Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La filosofia neo-tomista e il movimento moderno della filosofia cristiana

401240
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1900
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1900-1902, pp. 104-107.
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Essi si fermarono sino a Cartesio, Kant, a Gioberti, a Rosmini, a P. Ventura, che principalmente presero di mira.

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A questa scuola bisogna che converga lo studio di quanti amano la filosofia come la scienza fondamentale della vita, propedeutica al domma nella sua espressione scientifica, mezzo precipuo della riforma sociale dei nostri giorni.

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La stampa quotidiana e la cultura generale

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Averri, Paolo 48 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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E come, anzi, la diffusione della cultura delle classi medie ha introdotto queste nell'ambito della vita politica e preparato gli eserciti rivoluzionarii ed elettorali della borghesia ascendente, così oggi, a mano a mano che la cultura scende alle classi inferiori e proletarie, o queste salgono ad essa, si prepara la milizia di altre rivoluzioni e la base di altri ordinamenti sociali destinati non sappiamo ancora se a riparare o ad aggravare i torti e i danni dei presenti ordinamenti borghesi.

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Così il procedimento mentale del giornalista è un regresso vero dinanzi a quello dello studioso; regresso che negli scrittori o nei lettori i quali abusano del giornalismo produce sovente delle abitudini viziose di superficialità e di sconnessione logica, e che forse a lungo andare potrebbe dar luogo a dei difetti anche più gravi nella storia del sapere umano.

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Questo compito di volgarizzare la scienza, trascurato spesso dalla stampa quotidiana minore, è invece rilevantissimo nei giornali di cultura ed in genere in quelli che si rivolgono ad un uditorio colto ed intelligente: critica letteraria ed artistica, storia, geografia, viaggi avventurosi, scienze politiche e sociali, trovano volta a volta nei giornali migliori la colonna loro dedicata e diretta a soddisfare curiosità od offrire soddisfazioni letterarie ai lettori di essi.

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A questo scopo risponde la parte del giornale dedicata alle informazioni di ogni genere, dalle mercuriali e dai listini di borsa ai bullettini degli uffici pubblici, dai consigli d'igiene alle notizie professionali.

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Così, per mezzo del giornale, la conoscenza dei mezzi atti a raggiungere i diversi scopi immediati della vita individuale e sociale, la consapevolezza dei propri atti e delle proprie forze, la scienza della vita, la solidarietà de' popoli in un progresso comune cresce ogni giorno nella società: i tesori intellettuali aumentano e tutto il popolo è ammesso in larga misura a prendervi parte; e la società umana diventa ogni giorno più umana, perché le direzioni della ragione vi hanno una parte sempre crescente e il libro delle cose è aperto a tutti.

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Sono manifestazioni della scienza le quali hanno anche, è vero, i loro inconvenienti, specie per quel che riguarda le scienze sociali; dove il dilettantismo o il cattivo uso dei mezzi di dimostrazione de' quali esse si servono (inchieste, statistica, osservazioni generali, documenti e indizii di diverso genere) sono così facili e il controllo così difficile; ma a questi si potrebbero sempre opporre dei vantaggi non leggieri; del resto a noi basta qui notare il fatto.

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In questo ambiente intellettuale e morale cosi saturo d'idee e di passioni politiche è nato e si è svolto rapidamente il giornale: e l'attitudine sua a diffondere opinioni e suscitare passioni, a muovere le moltitudini, lo ha fatto divenir subito e innanzi tutto strumento di politica.

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E così, in Italia specialmente, per giudicare di un giornale, noi chiediamo innanzi tutto se esso sia ministeriale o d'opposizione, se di destra o di sinistra, se aderente a questo o a quel gruppo parlamentare o locale; né avviene mai che due avversari politici leggano lo stesso giornale, come non avviene che essi frequentino lo stesso circolo.

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Il più spesso sono idee politiche e desideri di proselitismo politico che inducono a fondare un giornale, assegnano ad esso i suoi lettori, lo caratterizzano e rappresentano la sua ragione di essere.

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Ma è difficile che tali giornali si diffondano o durino a lungo: e, il più spesso, essi finiscono presto col fare della politica e più insinuantemente e più pericolosamente.

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Sicché ogni giornale di qualche importanza deve per necessità prendere un colore politico e occuparsi vivacemente di politica: e se esso riescisse a non farlo per parecchio tempo, la tentazione di vendere nascostamente la sua clientela, neutra, a qualche partito o passione politica diventerebbe troppo forte per poter esser vinta.

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Ciò che interessa molti ed è in relazione con l'attività pubblica dello Stato diviene un bisogno politico: ed appunto ciò che interessa molti e intorno a che molti amano essere istruiti e condotti ad un'azione corrispondente è ciò di che, per natura sua, si occupa il giornale. Questioni scientifiche, letterarie, economiche, possono indubbiamente eccitare gli animi di molti senza alcun rapporto con la vita dello Stato; ma quando alcuna di esse è o sembra d'una gravità particolare, e molti cominciano a interessarsene, l'opera dello Stato è subito invocata, un partito politico scrive la soddisfazione di quel bisogno nel suo programma, un giornale politico la promuove e propugna: e altri partiti e altri giornali la combattono, dato il caso, come è il più spesso, che interessi esistenti sieno messi in allarme e nuovi appetiti nascano. Esempio, di nuovo, la campagna pro e contro Dreyfus che ha dato un da fare incredibile a tutti i giornali d'Europa.

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La coscienza morale del mondo moderno è malata: né fa meraviglia che la esteriorità della vita quale ci apparisce ogni giorno nel giornale, lo scetticismo nascente in chi osserva con occhio debole ed inquieto questo strano succedersi e moltiplicarsi de' drammi dell'esistenza umana, l'inettitudine a raccogliersi in sé e scoprire o crearsi uno scopo della vita, conducano così sovente a disperderla nelle soddisfazioni fugaci del senso o a farne getto senza dolore.

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Si è notato spesso che sotto la penna venale del cronista il racconto d'una colpa o d'un delitto, staccato da ciò che l'aspetto di essi poteva avere di ripugnante, viene invece offerto al lettore in condizioni e con contorni tali da dargli una virtù suggestiva, specie in animi più disposti a subirla, la quale conduce non raramente, traverso a una inconscia preparazione morale, al ripetersi di quei delitti medesimi.

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Un altro effetto certissimo del giornale è l'aver contribuito per molta parte a diminuire negli uomini la quiete nella propria condizione sociale.

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Solo le classi rimaste intieramente fuori della cultura moderna — là dove di queste classi ve ne ha ancora ⸺ rimangono contente del proprio stato e limitano i propri desideri a vivere in esso normalmente, senza troppi sacrifici.

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Un altro danno del giornale è che esso si presta sovente a sollevare all'altezza di questioni sociali problemi che difficilmente il libro o il giornale sarebbe riescito a imporre all'attenzione di molti e crea così nuove crisi e nuovi scontenti. Io credo che una di tali questioni sia quella del feminismo. Il disgregamento della famiglia, le cure della vita e la condizione precaria degli operai spingono le donne a lottare con gli uomini nella ricerca del lavoro e degli uffici: ma il feminismo non sta qui: feminismo, egualmente, non è la cultura della donna, desiderabilissima, né la ricerca de' mezzi di aumentarne l'educazione e le attitudini a render felici i suoi; ma è invece la volontà petulante di escire dal riserbo della vita di famiglia, di correre le emozioni, i rischi, i trionfi della vita pubblica, di rinnegare la donna, la domina della pace domestica, per sostituirle il cittadino-femina. E questa è colpa in grandissima parte della vacuità, del chiacchierio, delle storditaggini del giornalismo.

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Non tutto il giornalismo è a un modo. A quello delle nazioni più giovani e sane tali osservazioni vanno appli cate con parecchie riserve: Guglielmo Ferrero in Europa giovane, pag. 162 e seg., mette bene in rilievo l'enorme differenza che passa, a questo riguardo, fra i giornali parigini e i londinesi o berlinesi. ma, certo, presso di noi e in grado più o meno notevole per tutto, la letteratura giornalistica rappresenta e diffonde, della vita moderna, gli elementi meno sani e più seducentemente immorali.

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E in nessuno questi infelici effetti del giornalismo di oggi si rivelano meglio che nei giovani: i quali, solo che seguano una pubblicazione quotidiana — e delle settimanali e quindicinali è a dire lo stesso, in proporzione ⸺ imparano a conoscer troppo, e troppo presto, della vita., han troppo pascolo alla curiosità ed al lavoro di imaginazione, escono troppo sovente dalla intimità del santuario domestico e dei loro sereni pensieri di fanciulli, perché possano non perdere quell'intimo riserbo che è l'atmosfera delicata di un'anima onesta e di un forte carattere in formazione.

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E a questo deve tendere il giornalista che conosce l'altezza e la nobiltà della sua missione: a mettere abilmente a profitto d'una nobile causa di progresso morale tutti i mezzi di cui egli può disporre per guadagnarsi i lettori, ed a spargere sulla vita descritta e rappresentala nel giornale la luce di un grande ideale di bene e di pace.

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Poiché forse anche è vero che questa influenza deleteria del giornale indica solo un momento di crisi della coscienza umana: e se questa potrà trovare in sé forze sufficienti a riaversi dal profondo malore che l'ha colpita — attingendole al cristianesimo — ed a far convergere alla ricerca e al compimento della perfezione morale e del bene tutte le molteplici forze nuove delle quali la sua attività si è arricchita, anche il giornalismo potrà venir lentamente ispirandosi a ideali più alti e compiere una nobile missione di vera elevazione civile.

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Il giornalismo cattolico dei paesi latini, per esempio, non sa rinunziare a simili difetti senza perdere insieme molte delle doti di novità, di piacevolezza, d'interesse del momento che rendono grato e diffuso il giornale.

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Sicché noi non dobbiamo più riguardare il giornale come una serie qualunque di notizie dirette a soddisfare ed allettare la pubblica curiosità, ma come una cosa in sé, avente un carattere ed una fisonomia speciale, come un'officina d'idee il cui prodotto intellettuale ha caratteri proprii, e la cui propaganda assume certe forme stabili ed è intesa a certi particolari risultati.

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Ogni giornale, fosse anche il più esiguo foglietto di provincia, ha una parte dedicata a questioni e argomenti d'indole generale, con i quali gl'interessi del lettore non hanno alcun rapporto visibile od immediato, ma che sono solo destinati a soddisfare la sua curiosità.

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Ma a mano a mano che dalla stampa minore si sale verso le più alte e complete creazioni del giornalismo moderno, la parte del giornale dedicata alla cultura generale acquista ampiezza ed importanza maggiore; al criterio empirico di scelta succede via via il proposito costante di seguire, in tutta la loro larghezza, le manifestazioni superiori della vita moderna, alle forbici succedono le penne di pubblicisti valenti e sino dei migliori scrittori d'una nazione; mentre da parte del lettore a un semplice movimento di curiosità succede un'idea più alta della collaborazione e della cooperazione umana, e una grande idea scientifica, nazionale, umanitaria, e via dicendo, collega e raccoglie in un insegnamento solo le pagine quotidiane della letteratura giornalistica.

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Ma insieme a questo note generali vi sono poi sempre, più visibili e caratteristiche, le note speciali di chiesa, di classe e di partito.

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E una stampa simile contribuisce a produrre la raffinatezza e la mobilità della cultura generale, che diviene poi finalmente artefatta e corrompitrice.

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Ed oggi il giornalismo si è, diremo cosi, effuso in tante specie diverse, si è così intimamente identificato con le più varie tendenze e qualità della vita moderna presso i diversi popoli, che descriverne l'andatura con larghe osservazioni sintetiche diviene assolutamente impossibile: e noi siamo costretti a limitarci a poche note generali e comuni sulle origini e sui caratteri psicologici del giornalismo e su l'intricato processo della sua funzione sociale.

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Abbiamo dunque messo in sodo gli scopi del giornale ed i suoi rapporti con il resto della vita pubblica d'oggi e veduto come suo carattere fondamentale è mettere a disposizione dei lettori quel tanto di notizie pratiche e di cultura generale che serve ai loro usi quotidiani. L'indole e la levatura del giornale è quindi determinata dalla richiesta dei lettori, la quale a sua volta dipende direttamente dalle condizioni della vita sociale.

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La redazione obbedisce quindi a certe norme comuni: tutte le parti del giornale aspirano ad ottenere un effetto determinato. Come una corrente, le cui acque fra sponde di eguale conformazione obbediscono egualmente a certe mosse meccaniche determinate, le grandi correnti d'idee e di tendenze sociali si accomodano, a movimenti simili fra le sponde d'una redazione giornalistica.

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Prendiamo, ad esempio, la megalomania delle classi parassitarie che vivono a spese dello Stato a proposito della guerra d'Africa. Organo di questa megalomania era la Tribuna: l'esistenza di altri giornali che erano a loro volta organo di interessi contrari, la costringeva ad esporre ed illustrare i motivi del suo entusiasmo per la guerra e toglieva quindi ad essi gran parte della efficacia che avrebbero potuto avere sulle masse presentati in forma dommatica ed impulsiva. Così in molte altre circostanze la rappresentazione concreta di interessi e di tendenze diffuse e comuni a molti in un dato giornale le ha sottoposte a un esame il cui effetto immediato è di togliere ad esseogni forza di diffusione incosciente e impulsiva e vincolarle al loro giusto valore: sostituendo così lentamente ai moti rudi e bruschi delle masse la direzione delle intelligenze. Un altro esempio, anche più recente. Il nord e il sud d'Italia concorrono diversamente alla redistribuzione delle ricchezze consegnate allo Stato in forma di tributi e agli effetti della politica economica e sociale da esso seguita. Sull'argomento delicatissimo s'è impegnata da parecchio tempo una questione alla quale tutti i giornali e periodici più importanti hanno preso parte: ed i fenomeni relativi al fatto della partecipazione delle diverse regioni d'Italia agli oneri e agli utili della finanza pubblica è stato largamente discusso.

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Questi giornali rappresentano, è vero, a loro modo, gli interessi della stabilità del potere civile, la reazione contro l'impulso continuo innovatore dei partiti d'opposizione; ma questo loro programma non s'ispira già a un concetto sereno di dovere e a saldi principi d'ordine sociale; né procede da quel complesso di tendenze e di abitudini sociali che, nella vita pubblica d'un popolo sano, son sempre la base delle tendenze di conservazione e di autorità. Esso si ispira invece alle comodità d'una protezione corrompitrice, appoggia indistintamente le sane opinioni conserva trici e le ingordigie parassitarie di classi anormali, abbassa la tutela della conservazione sociale sino ai limiti di difesa a oltranza di pochi, uomini e di poche fazioni; e rappresenta quindi il male “reazione„ come altri, nel campo opposto, rappresentano il male “rivoluzione”.

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Gli stessi governi sorti dalla borghesia nuova — i vecchi erano troppo vecchi per apprezzare i servigi della stampa quotidiana — specularono largamente su questa, e d'allora cominciò, specie nei popoli di civiltà più guasta dalla servitù precedente e meno sviluppata, la tradizione d'una stampa ligia in tutto all'opera del governo che paga, mirabile nella disinvoltura con la quale al momento opportuno compie le evoluzioni necessarie a preparare la nuova officiosità, schifosa — spesso ⸺ nei giuochi di astuzia e di equilibrio messi a servigio non d'idee — sarebbe gran male sempre, ma minor male — sibbene di uomini e del loro presente potere politico, scritta per lettori che interessi simili e simili volgarità d'animo preparano a un inganno saputo e sovente desiderato.

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Se paragonate l'Italia di un mezzo secolo addietro ⸺ senza risalire molto più addietro — a quella di oggi, e vi chiedete quale meravigliosa forza nuova abbia potuto far sparire così completamente tante barriere d'ogni genere che avevano per secoli profondamente divisa l'Italia in comuni ed in stati così estranei l'uno all'altro, e che erano sopravvissute a tante vicende storiche: quale forza meravigliosa abbia potuto a questa indefinita varietà di tipi e dì forme sociali, così ricca talora di contrasti violenti, sostituire l'elaborazione rapidissima d'una notevole unità nazionale, voi troverete la spiegazione nella stampa quotidiana, innanzi tutto. Così, per ricorrere ancora ad un altro esempio, se voi cercate in che modo il partito socialista italiano, in soli sette anni, sia riescito ad organizzarsi cosi potentemente in tutta Italia, a far conoscere e discutere per tutto il suo programma, a ottenere vittorie come quelle delle elezioni municipali di Torino e Milano del giugno corrente, a dare una così larga risonanza nel paese alla sua politica parlamentare, voi dovete riconoscere che molte delle forze le quali hanno condotto a questo mirabile risultato preesistevano, che le forze nuove spiegherebbero ben poco senza la stampa, e che solo questa ha potuto in pochi anni creare in moltissimi la coscienza del programma socialista, mettere in rilievo e far quindi agire con intensità raddoppiata le cause di un simile movimento sociale, unire, assimilare, {{7}}dirigere le diverse forze a uno scopo comune, creare, infine, un partito e un tale partito.

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Viene quindi la polemica, mezzo potente e vivace nelle mani di chi sa servirsene, rivolta più che a convincere gli avversari — scopo il quale non si ottiene mai — a confermare i proprii; mezzo d'indubbia efficacia sulle menti incapaci di esaminare le questioni per conto proprio.

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Solo da poche diecine di anni la sociologia ha incominciato a rivelare agli occhi dell'uomo le vicende di quegli intimi e profondi rivolgimenti sociali dei quali la storia esterna e visibile non è che la manifestazione: ed appena ora, dopo lunghi studi, si riesce a seguire con sufficiente chiarezza, traverso quei rivolgimenti e quelle lente trasformazioni, i progressi di alcune leggi e forme fondamentali della convivenza umana, il diritto, l'economia, l'arte e via dicendo. Una legge costante regge lo sviluppo di queste norme e manifestazioni della vita: l'antitesi continua tra la forza che crea forme nuove, e agita e spinge a trasformazioni nuove le create, ed un'altra forza che tende, man mano che esse appariscono, a fissare i prodotti della lenta elaborazione sociale e sottrarli alle incalzanti necessità dei tempi.

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Nella vita dei partiti e de' giornali si osserva la stessa cosa: col mutare delle condizioni della vita sociale mutano rapidamente i partiti e le direzioni della coscienza pubblica: e perché l'uomo, nel quale i convincimenti politici e sociali sono frutto di una cultura e di una educazione che difficilmente si rinnuova, non è atto a seguire le mutazioni del mondo esterno, la corrente della vita lo elimina e lo ripudia e chiama uomini nuovi a rappresentare le necessità nuove. Ma a questo i vecchi, coloro che pure ieri sentirono l'anima loro all'unisono con le voci della vita, si ribellano e resistono, non sapendo rendersi conto di una mutazione la quale in essi non ha più luogo: onde il conflitto fra reazionari e progressisti, tanto più intenso quanto più intensamente mutevoli sono le condizioni dell'esistenza sociale.

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Voi potete per esempio imaginare un giornale borbonico a Napoli: ma bisogna che lo imaginiate noioso e quasi clandestino, benché il borbonismo laggiù sia un male sì largo e comune che, a volerlo misurare da quel che apparisce dai giornali, si sbaglierebbe il conto di certo; imaginarne in Sicilia dei mafiosi, ma che innanzi all'opinione pubblica prendano atteggiamento di puritani e d'indipendenti.

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È adunque necessario che ogni nuova condizione di cose la quale trasformi profondamente e renda più intensa la vita intellettuale dell'uomo agisca con grandissima efficacia a modificare le sue operazioni collettive. Ora, nella storia si sono date spesso delle rivoluzioni intellettuali che hanno poi profondamente modificato la vita: alcune, per l'importanza del nuovo contenuto intellettuale e morale, superiori certamente all'introduzione della stampa periodica: ma nessuna ve n'è stata la quale contribuisse più largamente non già a creare delle forme nuove di pensiero ma a diffondere e rendere accessibili a tutti le già esistenti ed a moltiplicare così straordinariamente la circolazione del pensiero nella società umana e quindi anche le nuove orientazioni ed i nuovi sviluppi di questo. L'introduzione del giornale nel secolo xix non è paragonabile, da questo punto di vista, che a quella del libro stampato nel xv.

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L'arte che era stata democratica in Grecia, borghese a Roma e repubblicana, si era fatta da noi aristocratica e cortigiana; sempre e dovunque essa era stata una cosa di classe, dalle origini del suo differenziamento come professione speciale insino a noi: fatta eccezione per qualche momento e qualche forma letteraria speciale del medio evo e del Trecento in ispecie.

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Il giornale di domani noi dobbiamo concepirlo libero da queste pastoie: esso dovrà attingere a una vita intellettuale più serena e più normalmente diffusa, a una vita morale più sana e più feconda di bontà e di giustizia sociale.

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Noi abbiamo veduto, nel corso di questo nostro breve studio, nelle pagine dei giornali esprimersi le lotte con le quali il pensiero e l'ingegno umano partecipavano al processo della vita, prender forma ed espressione le tendenze e le richieste della nuova coscienza politica, avviarsi e procedere la vita intellettuale del popolo, chiamato a prendere una parte più diretta nella vita pubblica ed a sentirsi, oltre le barriere delle vecchie patrie, animato da intenti e desideri comuni.

Pagina 63

Invece, a parer nostro, il giornale cattolico deve innanzi tutto distinguersi per un'altissima concezione del compito suo nella vita, per una stima profonda dei beni della civiltà, per una serenità di vedute tale che mostri la religione superiore di fatto a tutte le piccole animosità e le piccole contese degli uomini.

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Sicché noi vorremmo che il giornale cattolico rispondesse piuttosto al tipo dei giornali di cultura che a. quello dei giornali di partito, e che esso cercasse prima di essere un giornale, nel più largo senso della parola, e poi attendesse ad esser cattolico: solo così potrà rendere dei servigi veri alla causa che vuol difendere. Ma a questo esso non giungerà se prima una larga e profonda trasformazione non abbia luogo nella cultura e nella vita dei cattolici.

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E per questo il giornalismo richiama ogni giorno più l'attenzione dei sociologi e degli uomini pubblici: e mentre esso era abbandonato sinora liberamente all'esercizio di chiunque volesse improvvisarsi giornalista, oggi s'incomincia a riconoscere ed a predicare che questa importantissima funzione pubblica richiede attitudini e studi preparatori determinati: sicché, per esempio, proprio di questi giorni a Parigi si è decisa la fondazione di una facoltà universitaria speciale per i giornalisti.

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Il carattere di queste rivoluzioni intellettuali, e del giornalismo più specialmente, è che esse influiscono principalmente, oltreché ad allargare la cerchia delle società umane, come abbiamo detto, a sostituire al governo della forza fisica e delle cause esteriori quello del pensiero e delle forze intellettuali e morali di coesione e di sviluppo storico, aumentando negli individui la coscienza de' fatti sociali ed acuendo in essi il desiderio di intervenire, per la propria parte, a moderarli e dirigerli.

Pagina 8

La stampa quotidiana, espressione del pensiero, agisce solo in quanto essa è mezzo e strumento in mano di queste ed altre simili cause sociali; essa influisce poi alla sua volta nel dirigerne e determinarne l'efficacia, presentandole ed applicandole diversamente a seconda dei suoi diversi caratteri storici; ma ciò non le toglie quel carattere fondamentale di mezzo semplicemente rappresentativo; come la parola, della quale l'uomo si serve per esprimere i suoi pensieri, assume delle significazioni ed obbedisce a delle regole indipendenti dalla volontà di chi la usa, ed influisce cosi indirettamente a determinare con i modi di esprimersi anche i modi di pensare dell'uomo; cosa che avviene in ispecie nei periodi di decadenza letteraria e politica.

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I positivisti ad oltranza, male bestie sempre, troveranno poco scientifico il concetto di progresso e di perfezione umana che è in fondo a queste pagine.

Pagina VI

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