- Vi ringrazio tanto di quel condizionale. Ma ecco... debbo andare alla villa del povero Gioiosi, per farvi apporre i suggelli: sono dieci miglia di
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in quel vostro barbaro latino... c'era di mezzo certo timeo... certo daneo e certe ferite...
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- Ma vuoi che sappia quel che io ho firmato? Oh, vedete che pretensioni!
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- Rompendo quel vetro... È cosa da nulla, è la sinistra... quella che è necessaria, la dritta, l'ho intatta!
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- Mio caro, o siete pazzo, o, quel che sarebbe più umiliante, avete bevuto...
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- Me ne dispiace; voleva dargli una lezione, ma non rovinarlo fino a quel punto.
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Chi non muore, si rivede! L'avete proprio conciato per le feste quel povero Barone! L'ho visitato un'ora fa...
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- Quel che posso consigliarvi è di ritornare presto, fra un anno al più...
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Se invece, per esempio, di quella tappezzeria di quel pesante rococò, i mobili fossero di un bel legno di rosa, semplice, semplice...
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Mai. Aveva un golfone nero, con dei bordi di camoscio anche neri. Un golfone bellissimo. Io credo che per prima cosa mi sono innamorata di quel
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Io invece penso che quel tuo Manolo era uno stupido, un vero idiota, e un vigliacco. Non è scappato, quando ha saputo che aspettavi un figlio?
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Sai quel bottiglione d'inchiostro, che ho rovesciato addosso a una cliente, quand'ero nella cartoleria?
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Se ne è andata perché c'era un cane. Un cagnone enorme, un mastino. A Vittoria non le piaceva quel cane. Cosí se n'è andata.
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La mamma, appena ha saputo che ti sposavi, è corsa subito a comprarsi quel cappello.
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Forse perché tua madre ha detto che quel cappello non lo può soffrire?
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Al Quartiere Trionfale? Forse non era alla Circonvallazione Clodia quel mio medico psicanalista. Forse era al Quartiere Trionfale.
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Allora lo vedo, Lamberto Genova, venire avanti sul ponte, piccolo piccolo, con quelle sue guancione gonfie, quel suo sorriso...
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Non vuoi sapere se sono poi andata da quell'amica del mio Lamberto Genova, per quel lavoro?
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In giardino, credo, a raggiungere quel povero uomo dell'Avvocato che è in tutte le furie.
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Quel violinista russo col quale ho sonato a Santa Cecilia due mesi or sono...
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- Voglio che tu smetta quel tono irriverente...e che tu parli seriamente... Hai capito?
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- Alfredo, non dovevi trattarla in quel modo!... Ida ha ragione... E tu, invece d'irritarla, avresti dovuto cercar con lei il modo di togliervi
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Voi, che fino a quel momento, mai avete pensato di tentarmi, cominciate in vettura a mancar di rispetto...
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È una nottata perfida!... Ah! quel destino, quando ci si mette!... Voi credete al destino?...
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No... mi ha salutato, con quel suo fare cupo e misterioso... Ho risposto. Nient'altro. Se n'è andato... Ma perchè domandi?
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Non so.... non so... mi son perduto... Quei suoi occhi fissi... quel suo sogghigno ironico...
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Se quel povero abate, invece di confondersi davanti al cardinale, gli avesse detto...
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Tu resterai, tu mi renderai conto dell'opera tua!... Comprendi tu quel che hai fatto? Di', lo comprendi tu?
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Abbandonerai la tua casa, tuo marito, i tuoi figli? E non pensi a quel che se ne dirà?
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Senza dubbio. È avvenuto questa sera, quando non ho visto avvenire il prodigio sperato: in quel punto ho capito che tu non eri l'uomo che io ti
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Come si chiama l'uccello che disperde qua e là tutto quel che gli capita?
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Neppure il lutto al cuore, quel rimpianto che tiene in qualche modo occupata.
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Non occorre che tu comprenda. Io già non ho detto d'aver fatto un debito per aver quel danaro. Me lo son procurato con altri mezzi.
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Non ci sarà in quel ballo chi potrà star a paro della mia signora.
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Dev'essere così, Norina mia! Avvenga quel che deve avvenire. Nei momenti gravi, vedrai che ho forza e coraggio e che assumo la responsabilità di ogni
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A quel che vedo ti sobbolle la tarantella nel sangue. E la tua seduzione si accresce. Senti? Gl'invitati vanno via.
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Ah! Giacomo! Giacomo! Se io non fossi quel calmissimo uomo che sono, ecco il vero momento di prenderla a schiaffi!
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E tutto il gioco di ieri sera, un gioco, era... E quelle arie, una finzione... e quel vestito... un vestito di quall'altra... di Yvonne... ma sicuro!
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Giacomo! Giacomo! Se non fossi quel calmissimo uomo che sono, ti direi che m'agita una sola paura: la paura che essa si penta!
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Non è molto chiara, ma da quel poco che ne capisco non è nemmeno molto allegra!
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Ma guardala lì fuori, la ricchezza. È lì, fuori della finestra. Sono quei prati, quei boschi, quel lago e quei vigneti. La ricchezza è delle cose.
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Ah già. Sono io Max. Non mi ricordo mai che tu mi poetizzi a quel modo. È una società allegra e rispettabilissima.
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Ma sì. È da un pezzo che mi stai sulle piste. Bel rispetto! Fingevo di non accorgermene per riguardo a quel pover uomo di tuo padre.
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Mi ha fatto leggere una lettera di quel suo amico. Ci sei andato un giorno solo.
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Lo pensavi già da principio, di', che non avresti durato a quel lavoro? Fino da quando hai detto a Massimo che lo accettavi?
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Oh! Oh! Si dice un no a quel modo? A tuo padre? Guarda che tono, madamigella! No! E io dico di sì. Andiamo.
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Sì. Guai a te se mi gualcisci quel pastrano. È un modello di Londra. E mammà dipingerà all'acquerello il lago ed il Castello di Chillon. Vendita
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Me ne dispiace per i tuoi knickerbockers, ma quel bel costume ne vedrà dell'altre e si dovrà avvezzare. Si parte di casa fra mezz'ora. Prego di
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Perchè parlare so. Quel che mi manca, sono gli elementi. È di sapere che siano quelle cose che sono eguali in tutte le lingue. Capisci?
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Perchè batti tanto su quel vedova? Non l'ha ammazzato lei suo marito.
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