Certo il parlamento del novembre non era lo stesso e nel potere e nella forza del parlamento del luglio; e la concessione dei pieni poteri non ha avuto il significato di una delega tecnica, come per la riforma dei codici o come per gli omnibus finanziari; la partecipazione sia pure morale e indiretta dell'esercito per l'avvento fascista, il rapido consenso regio, contro la proposta di stato d'assedio, al governo di Mussolini, e l'aspettativa del paese per generali riforme, delle quali si sente la possibilità senza valutarne la portata, dànno alla vita politica di oggi un clima forzato, un'aspettativa nervosa, un senso di trasformazione, che deve sboccare ancora in un tentativo di abbattimento e di ricostruzione statale.
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Essa porta a veder l'uomo soffrire, non come corpo fisico, ma come uomo; a dolersi dello stato d'animo (abbattimento, umiliazione, ansia dei beni fisici, desiderio di distrazioni violente e colpevoli, abbrutimento graduale) che accompagna la miseria e trae l'uomo al bruto, quasi soffocando le mirabili facoltà di elevazione spirituale e di vita morale che pur sono in ogni uomo; ad andare con l'aiuto più oltre del male fisico presente, raggiunger l'animo del sofferente e risvegliarvi le sopite energie spirituali. La povertà non angusta, serena, confidente, che ha quanto è necessario per la nettezza dell'umile casa, pel vestito decente e pel vitto, non è male nel cristianesimo: molti, anzi, al lume di questo hanno imparato ad amarla e se la son procurata volontariamente. Io ho pietà del marito che ha un salario insufficiente, perché percuoterà la sua donna, trascurerà i figli e passerà le sere all'osteria; ho pietà della fanciulla di genitori miseri, perché so che essa è quasi sicuramente votata al disonore ed all'infermità; ho pietà del bambino che cresce abbandonato sulla via, perché so che egli sarà un pessimo uomo; ed ho pietà del cencioso, dell'affamato, del derelitto, perché so che in tali stati alla miseria esterna si accompagna la depressione dello spirito e quindi l'abbrutimento. La pietà cristiana non può arrestarsi a lenire i mali fisici; per essere realmente pietà cristiana essa deve sempre mirare alla rigenerazione morale e spirituale del beneficato; l'elemosina gettata passando a un ignoto è solo scusabile quando altre e più adatte forme di beneficenza non appariscano possibili. Con ciò essa mostrerà anche di vedere nel beneficato un uguale, un essere che essa aiuta a riconquistare il suo posto nella società, e farà grato il dono che, altrimenti, provocherebbe dispetto ed odio.
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