Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondare

Numero di risultati: 15 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il successo nella vita. Galateo moderno.

173861
Brelich dall'Asta, Mario 1 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Ancora una volta il tatto vi mostrerà quando sia il caso di abbondare, e quando al contrario dobbiate

Pagina 129

Per essere felici

179495
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Non so con qual animo le signorine di buon senso sopporterebbero la calamità di vedersi inventariare le calze, i copribusti, le camicie e via, da una folla di curiosi d'amo i sessi, persone assolutamente indifferenti, fra le quali possono abbondare frizzi salaci e volgari. Fortunatamente è una consuetudine che va perdendosi con molto guadagno del buon senso e della riservatezza femminile. La biancheria è cosa troppo intima per sventolarla dinanzi agli occhi di tutti; si può fare eccezione per le amiche più care, ma evitare in modo assoluto la cosidetta "esposizione„; anche giudicandola col più benevolo giudizio, non si potrebbe considerare che come un'urtante ostentazione di arricchiti desiderosi di abbagliare il prossimo con lo sciorinamento delle proprie ricchezze. In questi tempi in cui antichi negozianti e bottegai, mercè guadagni favolosi, si sono messi a fare i "signori„ i veri "signori„ hanno creduto opportuno imporsi un modesto regime di vita, e se anche la loro fortuna non ha subìto scosse e possono mantenere il fasto della tradizione familiare, hanno compreso perfettamente l'opportunità di chiudere l'uscio a tutte le possibili infiltrazioni e mantenersi nel cerchio delle sole conoscenze d'egual posizione. Ne consegue perciò che anche nel patriziato le cerimonie di qualsiasi genere sono svolte nella massima intimità, e che l'ideale della promiscuità di razze differenti è ancora un pio desiderio....

Pagina 144

Le belle maniere

180084
Francesca Fiorentina 2 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

E allora, poichè della mensa domestica non dobbiamo parlare separatamente e poichè anche fra le persone più note è meglio abbondare che mancare d'educazione, attenetevi in generale alle norme principali ch'io ricorderò alla nostra Iole, accompagnandola in casa della sua amica, dov'è invitata a pranzo. Non vorrei che mi facesse qualche marrone! La famiglia che ti ospita, Iole, è cortese e stimabile come una famiglia di principi, e tu dovrai dimostrarti degna dell'onore che ti fa, trattandoti da amica e accogliendoti attorno alla sua tavola. Ci saranno molti invitati, perchè è la festa della signora. Tu siediti al posto che t'indicherà la padrona, quando le persone superiori a te siano già sedute:augura il buon appetito, piano, a chi t'è vicino, spiega il tovagliolo sui ginocchi, non appenderlo al collo come i bamberotti e, per carità, guàrdati dall'atto istintivo di fregare con esso il piatto, scambiando la nitida domestica mensa per quella d'un albergo: che mortificazione sarebbe per la padrona di casa! Per nessun motivo devi rimandare ad altri il servitore o la cameriera che ti porge il piatto comune; procureresti inutile scompiglio. Vuol dire che la padrona - di cui il servo eseguisce gli ordini - ha creduto bene così. Non ti trattenere troppo nella scelta, ma piglia il pezzo più vicino, non il più grosso nè il migliore; procura soltanto di non versare la pietanza nel tuo piatto, ma di mettercela con la forchetta o col cucchiaio comune - - non col tuo, ve' - , in modo che non cada sulla tavola intingolo o altro. Se poi t'accade questa disgrazia, non ci far tanto caso, ma raccatta il boccone caduto con la punta del coltello, o suzza il liquido con un po' di mollica e deponi sul tuo piatto il. . . corpo del reato. Se la pietanza non ti piace, non devi darlo a vedere; prendine poca e sacrÍficati a tirarla giù. Se t'invitano a servirti nuovamente della stessa portata, non far vani complimenti. Ne hai voglia? Senz'esagerare puoi riprenderne. Non è più il tempo in cui piacevano le ragazze sentimentali, che davano a credere di viver d'aria; ora si preferisce una giovinetta pratica, la quale dia bene a sperare per la sua futura vita attiva, piena di responsabilità:non s'amano più nemmeno i vitini di vespa. La forchetta si tiene con la sinistra, fra il pollice e le altre quattro dita, con la punta all'ingiù:qualche volta passa all'altra mano per le vivande - - come la verdura e il pesce - che non abbisognano di coltello; ma questo sta sempre alla destra, e s'appoggia con la punta sul piatto ogni volta che si deve mettere il pane in bocca. Anche il cucchiaio si tiene sempre nella mano destra, non impugnato malamente, ma con tre dita sole. Ho già veduto alcuni portare la lama alla bocca. Brrr, che brutto vizio! A quanti fa venir la ghiaccina ai denti! Nemmeno il formaggio si porta alle labbra col coltello:tutt'al più, si può posare sul pane e morderlo insieme. Non ti dimenticare ch'è pessima abitudine tagliare il pane a mo' de' contadini; bisogna spezzarlo a bocconi, volta per volta, con le mani, che però, oltre il pane, toccheranno soltanto la frutta, non il salame, non la verdura in pinzimonio. La forchetta, che può servire a puntino, se n'offenderebbe. Nè devono, le mani, ricevere i nòccioli, o le squame del pesce, o gli ossetti minuti del pollame; che, coperti dalla palma ad arco, scivoleranno sul piatto, lievemente. Se per caso dovrai tagliare una pietanza che debba passare ad altri, pulisci prima con una midolla il tuo coltello, se non ne hai pronto uno apposta. Nel porgere a un commensale una posata, vòltane verso di lui la parte più comoda:non dico la posata tua, che non offrirai ad alcuno. Potrebbe darsi che la padrona di casa, per trattare con maggior intimità i suoi invitati, faccia girare fra questi il piatto comune; tu allora prendilo con la destra dal tuo vicino di sinistra, sèrviti come se ci fosse il cameriere, e poi porgilo dalla parte più comoda, con garbo e precauzione, all'altro vicino. Nè farai male, se è bandita l'etichetta, a versar da bere a una signora che ti sia accanto; ma guàrdati dall'empir il bicchiere fino all'orlo o con foga eccessiva. Non osservare il piatto degli altri, nè fissare con avidità la pietanza ch'è portata in tavola, come se tu la volessi mangiare con gli occhi; non ti chinare ad annusare il cibo, non ti rimpinzare la bocca, non trangugiare i bocconi interi, non tracannare, non ti stropicciare a più riprese le labbra, ma suzzale leggermente, non introdurre fra i denti i rebbi della forchetta, la punta del coltello, o uno spillo, o, peggio, le unghie, ma, tutt'al più, lo stecco. Trattienti, quanto puoi, dal tossire, dallo starnutire, dal soffiarti forte il naso o con troppa frequenza; avendone necessità, non ti mettere in mostra. Un'altra osservazione:ho veduto persone già mature pulire il piatto col pane. Tu non lo fare:te ne sarebbe grata la domestica, a cui la fatica della rigovernatura sarebbe per metà risparmiata; ma non l'educazione, certamente. Non bocche larghe, per carità! Chi vede non se ne compiace, mentre invece si può conciliare l'estetica con la creanza, socchiudendo appena le labbra. Non ripiegare mai il tovagliolo in casa d'altri; tocca meno che t'è possibile la tovaglia comune, non v'appoggiare i gomiti, ma soltanto l'avambraccio; non lasciare bocconi di pane al tuo posto, e neanche troppi minuzzoli.

Pagina 102

Pagina 171

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185174
Lydia (Diana di Santafiora) 2 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

S'intende che vi sono certi capi di biancheria per i quali si può anche abbondare, mentre invece per altri, come per le calze, la moda può cambiare da un momento all'altro. Se la famiglia della sposa assume sopra di sè la spesa della biancheria da letto e da tavola, allora sì che sarà il caso di far le cose con abbondanza! Oh, i bei cassoni delle nostre nonne, pieni zeppi di lenzuoli, di federe, d'asciugamani, di tovaglie, di tovagliuoli, disposti in bell'ordine fra mazzi di spigo e mele cotogne! Le buone vecchine andavano fiere dei loro tesori di lino e di canapa, più che dei loro gioielli d'oro massiccio e pesante; e quando, toltosi dalla cintura il mazzo di chiavi, si dirigevano alla cassa o all'armadio, parevano accingersi a compiere un rito solenne e misterioso. La più parte delle famiglie moderne ha dimenticato ormai queste belle e buone abitudini. Generalmente, la futura sposa pensa più alle proprie camicie e sottane, che alle tovaglie e ai lenzuoli, contentandosi di acquistare di quest'ultimi solo quel tanto che è strettamente necessario. Ma una madre pratica e intelligente, che sa per esperienza quanto sia utile in una famiglia l'abbondanza dei lini e della canapa, saprà consigliare la fanciulla ancora inesperta e, se i mezzi lo permettono, la provvederà ad usura anche di questa parte di corredo. Raccomandiamo invece l'economia in fatto di vestiti. Molti capi di vestiario finiscono col diventare inutili; e più d'una giovane sposa, poco dopo il matrimonio, si trova costretta a rimettere in mano della sarta, dopo averlo indossato una volta o due, un vestito che s'era fatta fare con tanto amore qualche mese prima: scherzi di quella tiranna della moda. Fra i vestiti, occupa il posto d'onore l'abito da sposa. Sarà l'abito bianco tradizionale, col velo e i fiori d'arancio? Sarà un abito da mattina, chiaro e senza pretese? Questione grave, che talvolta lascia in dubbio per mesi e mesi la sposa, lo sposo e le loro famiglie. Quanto a noi, non sapremmo dare davvero un parere definitivo. Tutto dipende dalle abitudini della famiglia, dal suo grado sociale, dai mezzi disponibili, dall'età della sposa, dal desiderio dello sposo, e da tante altre cose. Come si vede, gli elementi da considerare sono molti, e ciascuno ha il proprio peso. Tuttavia, se un parere dobbiamo dare, diremo che, quando nulla di grave si opponga, l'abito bianco tradizionale è preferibile a tutti: esso ricorda un uso antichissimo, pieno di gentilezza e di grazia, e dà alla sposa, nel giorno solenne, quella vaporosa eleganza che tanto si confà al suo viso dolcemente pensoso. Quando si sappia fare le cose con economia, la spesa non è grave, e nemmeno inutile; un giorno la bianca stoffa di lana o di seta e il lungo velo serviranno a preparare l'abito per la Prima Comunione delle proprie bambine. Se la sposa sceglie l'abito bianco, lo sposo adotta generalmente il frac; ma può anche, senza urtare le convenienze, limitarsi al soprabito o allo smoking. I testimoni fanno generalmente quel che fa lo sposo: gli altri invitati, anche se lo sposo è in frac, possono essere in soprabito. Tutto questo, s'intende, vale per le cerimonie di carattere normale, quali si usano nelle famiglie borghesi; nei matrimoni di gran lusso, lo sposo e tutti gli uomini sono in frac, le signore adottano generalmente fresche toilettes da mattina, in colori chiari.

Pagina 216

Con gl'inferiori, sarà sempre bene abbondare in cortesia: Caro signore, Cara signora, non costano nulla a scriverli e fanno piacere a chi li riceve. Ai titolati si metterà sempre il loro titolo. A seconda del grado di confidenza o d'amicizia, si oscillerà fra Ill.mo signor Conte o Caro signor Conte o Caro Conte. Scrivendo a persone che cuoprono cariche speciali, ci si regolerà secondo le norme ormai stabilite. A un ministro, si intesterà Eccellenza; a un deputato, Onorevole signore; a un vescovo, Eccellenza reverendissima; a un Cardinale Eminenza; a un prelato, o a un canonico, Monsignore; a un sacerdote, Molto reverendo signore, a un principe del sangue, Altezza Reale; al re o alla regina, Maestà. La firma in fondo alla lettera deve constare soltanto del nome e cognome. Sarebbe ridicolo farla precedere da Cav. o Comm., o anche da Avv. o Prof. Tuttavia, si potranno mettere i titoli indicanti la professione quando si scrive ad ignoti e quando sia necessaria un'indicazione di tal genere per l'affare che si sta trattando. Alla firma si fanno precedere generalmente delle parole di congedo e di saluto. Esse possono variare quasi all'infinito, ma non dovranno mai essere esagerate o false. Ecco, come esempio, alcune espressioni correnti: Una signora ad un'altra: Riceva, signora, un cordiale saluto dalla sua aff.ma N.N. Una signora ad un'altra più anziana: Mi creda, signora, con devoto ossequio, sua N.N. Una signora ad an uomo: Coi migliori saluti, N.N. Un uomo ad un altro: La saluto cordialmente e mi confermo suo aff.mo N.N. Un uomo a un superiore: Coi sensi della massima stima, me le offro dev.mo N.N. Un uomo a persona di gran riguardo: Coi sensi del maggior rispetto mi dichiaro, della S. V.Ill.ma , dev.mo N.N. Un uomo a una signora: Mi è grato esprimerle tutto il mio rispetto, mentre mi confermo suo dev.mo N.N. A un inferiore: Vi saluto cordialmente; vostro N.N. Per l' indirizzo sulla sopraccarta, ci si regola come per l'intestazione. Una volta si abusava di frasi e di titoli onorifici anche sulla busta, ma oggi si tende, e giustamente, a semplificare. A una persona qualunque, inferiore o uguale, basta un Preg.mo Signor N.N., o Egregio Signor N.N. A persona d'un certo riguardo si dirà meglio Ill.mo Signor N.N. A chi ha un titolo professionale, si potrà omettere la parola signore: Ill.mo Avv. N.N., Chiar.mo Prof. N.N.; e lo stesso si potrà fare per i titoli accademici: Ill.mo Cav. N.N., Ill.mo Comm. N.N. A persone illustri si usa ora togliere, nelle soprascritte, ogni titolo. Per esempio: A Giovanni Marradi, A Guglielmo Marconi. Talvolta il titolo si mette dopo: A N.N. deputato al Parlamento, A N.N. senatore del Regno. Ai nobili si mette solo il titolo: Conte N.N., o si fa precedere dalle parole Nobil uomo o Nobil donna abbreviate generalmente in N.U. (anche, alla latina, N.H.) e N.D. A signora di riguardo per posizione o per età si suole preporre il nome Donna: Donna N.N. L'indirizzo sulla busta sia chiaro, senza svolazzi, senza girigogoli. Si scriva cominciando dalla metà della busta, in modo che resti al disopra spazio sufficiente per i francobolli e per la timbratura. Il francobollo deve esser sempre applicato sull' angolo destro superiore della busta. Ciò facilita la timbratura ed evita ritardi. È un uso cattivo applicarlo sul di dietro della busta o in un altro angolo. Se la lettera si spedisce a mano, affidandola a persona amica o conoscente, si scriverà su un angolo « per favore». E un'ottima abitudine scrivere sul di dietro della busta il proprio nome e indirizzo. Con questa precauzione, in caso di irreperibilità del destinatario, la lettera ritorna al mittente. Le lettere che avete scritte o che vi sono state affidate, impostatele subito. È un avviso questo che va agli uomini, che tanto facilmente se le dimenticano in tasca.

Pagina 324

La gente per bene

191774
Marchesa Colombi 1 occorrenze
  • 2007
  • Interlinea
  • Novara
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Non essendo in molta confidenza, e volendo abbondare nei doni, la comare darà al bambino la ciotola d'argento col cucchiaino e la sottocoppa e tutto il servizietto delle sue pappe future. La comare non ha obbligo di fare doni alla partoriente; ma, ricevuta la nuova del parto, deve mandarle subito un mazzo di fiori di bulgaro. Il compare deve regalare alla partoriente una coppa colla sottocoppa ed il cucchiaio, ed un ovajolo col cucchiaino da ova; il tutto di metallo più o meno prezioso o di porcellana, a seconda dei suoi mezzi e della sua generosità; l' ovaiolo sarà con vantaggio mutato in un intero servizio per le ova. In parentela e nell'intimità si può mutare arbitrariamente il dono, tanto più se si tratta d'una madre di famiglia, che ha già ricevute tante coppe quante sono i suoi figli, e non può essere molto contenta di veder aumentarsi quella inutile collezione. In tal caso si può offrirle una cuffietta di trina antica o moderna, per le visite dei quaranta giorni che si ricevono in cuffia, oppure un gioiello colla data del giorno in cui è nato il bimbo. In alcuni paesi il compare fa un dono alla comare, ed allora la comare o chi per lei, dà un pranzo di invito in onore del compare, e questi prende posto, a tavola alla destra della signora o della signorina, che gli ha fatto l'onore di tenere un battesimo con lui, Il dono del compare deve limitarsi ad una confettiera piena di dolci, che può essere tanto di cartone e raso, come un oggetto d'arte inapprezzabile, o un cofanetto di metallo prezioso, ma sempre una confettiera. Ad un battesimo come ad un matrimonio una signora non deve mai presentarsi vestita di nero, si diceva fino a ieri. Da oggi la moda è cambiata; ed il nero è quasi il colore preferito in quelle circostanze. La durerà questa moda? Ne dubito. Il compare, uscendo di chiesa, dà una mancia al sagrestano; e, rientrando in casa, dice qualche parola alla nutrice o alla bambinaia raccomandandole il suo figlioccio, e le pone in mano un dono in denaro. Lo stesso farà colla levatrice. Prima della cerimonia, compare e comare debbono imparar bene le risposte da dare al sacerdote, le formule di rinuncia da fare in nome del battezzato, gli atti di rito, le imposizioni delle mani, ecc. Sarebbe scortese verso i genitori del bambino e dimostrerebbe di prestarsi di mala voglia alla cerimonia chi vi andasse senza esservi preparato. Generalmente la mamma è ammalata quando si celebra il battesimo, per cui non s'invitano che i parenti e le persone di grande intimità, affine di evitare i rumori che le riescirebbero fatali. Se il battesimo dev'essere fatto con pompa, si dà l'acqua al bambino, e si differisce la cerimonia fino a che la madre sia abbastanza guarita per assistervi. Però questo non si fa da molti. Quelle esistenze pargolette sono così fragili, che difficilmente una mamma si mette in pericolo di veder morire il suo bambolino senza battesimo, sebbene alla crudeltà del limbo le mamme non ci credano, e si tengano sicure, che tutte le porte del paradiso si spalancherebbero dinanzi al piccolo innocente, per lasciarvelo svolazzare nella forma idealmente pura d'una testina alata. La mamma non è obbligata a ricevere il compare in camera finchè sta a letto. Se crede però di farlo nessun riguardo di convenienza vi si oppone. Ad ogni modo sarà il solo uomo che godrà un tale privilegio, al quale la comare ha diritto. Dopo il battesimo, il padre del bambino offrirà un rinfresco al compare, alla comare ed agli invitati. In alcuni paesi si suol dare un pranzo; ma da noi non si usa prolungare dei complimenti, che terrebbero il marito lontano dalla moglie in momenti, in cui sentono più che mai l'uno e l'altra il bisogno di stare uniti, di comunicarsi le impressioni di quel nuovo amore, che è venuto a vincolare maggiormente le loro esistenze. Oltre alle carte di visita in risposta all'annunzio, la mamma riceverà una visita dalle persone più intime, fra quelle a cui ha comunicata la felice novella. Se la sua salute glielo permette comincierà a ricevere dopo tre settimane dalla nascita del bambino. Non in sala però, ma in camera da letto, o in un salottino accanto. La mamma deve avere un abito sciolto ad accappatoio, ed una cuffietta. Nella sua abbigliatura deve dominare l'azzurro se il piccolo angelo che dorme accanto a lei è un bambino; il roseo, se è una bambina. Il personaggio minuscolo dovrà essere in ordine per venir presentato alle visitatrici. Lui però non dovrà darsene pensiero, nè prendersi disturbo di sorta. Basta che, steso tra i merletti della sua culla, si degni di lasciarsi ammirare; del resto può gridare, dormire, e fare il suo comodo in tutta l'estensione del termine. La prima visita della mamma, dopo essere stata in chiesa a rientrare in santo, dev'essere per la comare. In seguito andrà da tutte le persone che sono state a vederla. E, più tardi, quando il bambino comincerà ad uscire, dovrà andare con lui portato dalla nutrice o dalla bambinaia, da tutte le persone che hanno salutato con una visita la sua venuta nel mondo. Per riguardo al bambino, a cui si debbono evitare gli urti dei passeggieri affrettati, la signora, andando a piedi in istrada, cederà sempre la destra alla persona che porta il suo tesoro.

Pagina 181

Saper vivere. Norme di buona creanza

192906
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Per ogni evento, potendo sconchiudersi il matrimonio, è meglio non abbondare in iscambio di lettere, di fotografie, di capelli. Non si sbaglia mai, essendo affettuosi, sì, ma riservati, in caso di fidanzamento.

Pagina 24

Signorilità

198435
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 3 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Gli armadi a muro dovrebbero abbondare; uno dovrebbe essere in cucina, uno in camera da bagno, uno in camera dei domestici, uno o più nei corridoi; se lo spessore dei muri non lo permette, si dovrebbero adottare per le stanze non di rappresentanze, gli armadioni tipo svizzero, cioè parte incastrati nel muro e parte sporgenti dal muro.

Pagina 145

Mentre, riguardo alla biancheria personale, è cosa prudente non fare troppa roba, nei riguardi della biancheria da casa si può abbondare senza timore di errare. Anzi un bell'armadio provvisto di qualche rotolo di tela o di tela mista, un bell'armadio bene ordinato, è una vera e sana ricchezza, una vera e sacra gioia per una padrona di casa. Ecco una provvista sufficiente e ragionevole, il cui costo si aggira sulle lire 8000, calcolando materiale di prima qualità. Per letto matrimoniale: 5 lenzuola di lino di m. 3 X m. 3 con orlo a giorno, con qualche piccolo motivo di ricamo e con 10 federe analoghe; 1 lenzuolo più ricco cori due federe analoghe; 6 lenzuola di lino con solo orlo a giorno e 12 federe analoghe; 1 lenzuola di m. 3 X 3,30 in tela più grossa, o in tela mista, da mettere sotto; 3 pieghe da lenzuola ricamate. Per letto comune: 2 lenzuola in lino in misura di m. 1,50 x 3 con guarnizione eguale a quella delle cinque lenzuola da letto matrimoniale; 4 idem con solo orlo a giorno; Per poter adoperare le 24 federe di lino tanto per letto matrimoniale, quanto per letto piccolo, bisogna avere le lenzuola grandi e le piccole con eguale cifra e con eguale ricamo. Cifra e ricamo che non va fatto nel centro delle federe, bensì ai lati o in angolo, e che va, invece, fatto nel centro del lenzuolo; 6 lenzuola di tela mista da sotto; 3 pieghe da lenzuola ricamate; 12 asciugamani di lino, o di Fiandra, 12 di crespo in lino, di cui sei particolarmente belli e ricchi; 12 idem a spugna; 12 in lino più semplici e modesti; 2 accappatoi a spugna da uomo e 2 da donna, 2 lenzuola di spugna da bagno; 6 manopole a spugna per lavarsi il viso; 12 lenzuola di cotone e 12 federe per i domestici; 12 asciugamani misti di filo e cotone idem. Nei paesi freddi, sono usate lenzuola di tessuto Panama; in quelli dove abbonda la canapa, si adoperano lenzuola di canapa, grossi per servitù, di media grossezza per mettere sotto, e finissimi e resistentissimi per mettere sopra. Ma dappertutto si adopra la tela di lino. La tela va scelta con molta ponderatezza e con molta attenzione, dato che spesso il lino è misto al cotone, in modo da non accorgersene a prima vista. Non bisogna spaventarsi davanti ad un colore leggermento scuro, bensì ricercarlo. Esso significa che un candeggio a base di cloro non ha rovinato le fibre del tessuto, ed esso scomparirà dopo due o tre onesti bucati. Si sono sempre ricamati, e si ricamano ancora delle meravigliose lenzuola a sfilato siciliano, a punto Richelieu, a punto Venezia e passato, con applicazioni ecc. cose, però, che costano 1000, 2000, 3000 lire l'uno; all'ultima esposizione di Torino, uno valeva 30 mila lire!... Però un lenzuolo di bella tela, con degli «à jour» bene eseguiti e con una bella cifra ricamata alla perfezione, può essere degno del letto di una regina. Le pieghe da lenzuola, cioè un telo di tela lungo un metro e della stessa larghezza del lenzuolo, ricamato e cifrato, se sono antipaticissime quando sono poste a nascondere un lenzuolo ordinario o poco pulito, sono, invece, di grande utilità e necessarie e raccomandabili in un corredo, in previsioni di inevitabili malattie. Tutti noi sappiamo come sia facile compromettere il candore della biancheria con una macchia di brodo, di zabaglione o di decotto, e come siano difficili, nelle città grandi e nei piccoli appartamenti, dei bucati razionali di lenzuola larghe tre metri... Quindi è pratica e buona cosa avere il modo di tenerlo fresco e pulito, senza mutarlo varie volte al giorno. In quanto alle cifre, in tre diverse grandezze, (da lenzuolo o da tovaglia da 18 e 12 persone, da asciugamani e tovaglie da 8, da federe e da tovaglioli), debbono essere dello stesso disegno: disegno che, se è bello e artistico, può trasmettersi per secoli nella stessa famiglia. La biancheria della servitù abbia una piccola cifra ricamata in cotone rosso, e tutte indistintamente: lenzuola, teli da lenzuola, federe, asciugamani, abbiano un piccolo numero progressivo, ricamato in bianco e non in vista. E ciò per l'organizzazione dell'armadio della biancheria, di cui parleremo a pag. 476. Per completare il fabbisogno di una casa, dovremo unire due coperte bianche da letto matrimoniale e due da letto piccolo, su cui poi si poserà il copriletto (vedi pag. 187) e anche alcune copricoperte. Queste sono dei rettangoli di tela grossa, di étamine, oppure d'étamine con tramezzi di merletto e qualche punto di ricamo, leggere, che servono a preservare le coperte da eventuali macchie, che sono preziose e eleganti, in caso di malattie e di convalescenze, utilissime e eleganti sempre.

Pagina 335

., di abbondare nella dose del risotto, per metterne da parte tanto da fare poi le crocchette per la sera; di friggere, pel pranzo, le patate nello stesso condimento in cui ha fritto le costolette a colazione ecc. Mettere in guardaroba o in cucina bene in vista la lista del lavoro che deve essere fatto dalla cameriera nel pomeriggio, ciò che le impedirà di trascinare, sbadigliando, un ricamuccio. Per es.: Lunedì: lavare vetri e specchi, accomodare calze. Martedì: lucidare gli ottoni, i bronzi e le maniglie delle porte. Mercoledì: lucidare i pavimenti delle camere da letto (quelli delle stanze così dette di «rappresentanza» vanno lucidati al mattino). Giovedì: lucidare a turno l'argenteria. Venerdì: accomodare il bucato. Sabato: stirare il bucato. Migliore cosa è quando il bucato ha luogo ogni quindici giorni. Allora bisogna fare un'altra lista, dando alla cameriera due giorni di tempo per accomodarlo e due per stirarlo in una settimana, e dando, nell'altra, vari giorni alla manutenzione della biancheria di casa, alla personale, al fare qualche vestitino o lavoro. Avendo poi una cameriera anche sarta, bisogna accordarsi, con la donna che fa la cucina, perchè la pulitura dei vetri, ottoni, argenteria ecc. tocchi a lei. Dovendo rimproverare la propria servitù, farlo in forma serena e non avvilire la propria dignità (come fanno troppe padrone... e non soltanto della piccola borghesia), con epiteti volgari o ingiuriosi, anzi cercare di persuadere le domestiche del perchè hanno fatto male o agito male, comportandosi in quel dato modo; facendo vedere il nostro dispiacere nel dovere rimproverarle. In speciali circostanze di feste (Natale, Pasqua, matrimoni ecc.), non bisogna sopraccaricare di lavoro i domestici senza compensarli, non pretendere da essi la rinuncia alle ore di libertà loro spettanti e con loro pattuite; dire loro una parola affettuosa di circostanza, specie se sono soli al mondo e lontani dalle loro famiglie. Pagare con assoluta puntualità il salario pattuito, e, se lo meritano, essere larghi di qualche dono in vestiario e in mancie all'epoca stabilita. Interessarsi dei loro cari, dei loro affari, con semplicità cristiana. Dar loro una camera sana e igienica e il modo d'essere molto puliti, mediante frequenti lavacri. Avendo domestiche e domestici, ricordare il preciso dovere di vegliare sulla loro moralità, di non usare, per esempio, il sistema francese, per cui tutta la servitù maschile e femminile della casa dorme nelle soffitte. E sempre ricordare che si ha da fare con uomini e non con santi; compatire certe debolezze umane, pensare che, se la cuoca si attarda cinque minuti in portineria, noi signore usciamo tutti i giorni per visite o riceviamo le amiche, e che la «guardiola» di Madame Pipelet è, per le nostre domestiche, quello che è un ricco salotto per noi. E, sopratutto, quando si ha una ragazza che viene in casa nostra per primo servizio, ricordiamo che da esso, e dal modo con cui noi la trattiamo, dipenderà, nella maggior parte dei casi, la sua più o meno buona riuscita. Saper comandare in poche parole serene, ma che non ammettono replica, con precisione, con chiarezza non è cosa facile, e deve essere nostro studio continuo... Non è una brava padrona di casa quella che tace sempre e che si fa sopraffare dalle domestiche, nè quella che è sempre con gli occhi loro addosso, senza lasciar loro la minima iniziativa, nè quella che preferisce fare lei, anzichè insegnare. No; è qui, nel saper avere e conservare buone domestiche, che «si parrà la nobilitade», l'intelligenza pratica, il cuore di una signora... Licenziando dei domestici, bisogna farlo con dignità, accordando loro i giorni prescritti dall'uso locale per trovare altro servizio.

Pagina 487

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200649
Simonetta Malaspina 1 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Non è necessario abbondare con salatini e olive: bastano due piattini, tanto per accompagnare il liquido. A un cocktail gli uomini vestiranno di scuro, e le signore indosseranno abiti da pomeriggio elegante. Se il cocktail è di poche pretese, le signore potranno indossare un semplice abito di tessuto elegante, o un tailleur da pomeriggio ravvivato da un bel gioiello. Naturalmente se il cocktail ha un tono molto elegante, bisogna regolarsi di conseguenza. Le signore, potranno indossare un abito un po' scollato e portare in testa un'acconciatura-cappello: quest'ultima, oltre tutto, è quasi obbligatoria se la signora non è più molto giovane. Le giovanissime, per un cocktail molto elegante, potranno sfoggiare qualche scollatura più audace, meglio se accortamente velata. Nessuna donna, comunque, deve dimenticare che la propria eleganza si misura dal suo saper adattarsi alla circostanza, all'ora e al proprio fisico. Ragazzi e bambini sono esclusi dai cocktail, e non solo quelli degli invitati, ma anche i bambini dei padroni di casa saranno allontanati.

Pagina 102

Eva Regina

203111
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Oggetti personali, il fidanzato deve evitare di regalarne, per un senso di delicatezza : tutt' al più un medaglioncino chiuso col ritratto, o coi capelli, o con un fiore; un ventaglio, un cerchiellino d'oro da portar sempre al braccio : ma abbondare in questi doni o sceglierli di semplice ornamento, senza un significato, non è corretto nè di buon gusto. Nei fiori abbondi pure ; non saranno mai troppi per l' amore e la poesia. La fidanzata corrisponderà sempre a tutti i doni, guardando però che si equivalgano nel genere e nel valore. Anch'essa dovrà evitare di regalare oggetti troppo personali come sarebbe uno spillo da cravatta, un paio di bottoni pei polsini, un bastone, un bocchino: ma potrà regalare un calamaio, una penna, una cartella da scrivere lavorata da lei, un oggetto artistico qualunque. Sopratutto procuri d'intonare i doni alle abitudini, alla professione del suo futuro sposo, giacchè in questa intenzione si vedrà la finezza del suo sentimento che ha presieduto alla scelta, non il desiderio di far dell' effetto per una soddisfazione di vanità. Molte signorine per la visita quotidiana del fidanzato mutano toilette, si pettinano diversamente, s'adornano in modo speciale. È un'abitudine che non mi piace. Tutt'al più si farà per le prime visite, durante quel po' di cerimonia che accompagna lo scambio della promessa: per ricevere i futuri parenti e le prime visite di congratulazione. Ma durante il periodo del fidanzamento che può anche essere non breve, la signorina si farà vedere quello che è di consueto fra le pareti della casa: giacchè non è ammesso che una fanciulla possa essere trasandata mai, neppure un'ora, nè nelle vesti, nè nella persona. E il fidanzato l'amerà di più con le sue camicette semplici e fresche, i suoi grembiulini ben guarniti, un vezzo di coralli o un collettino bianco intorno al collo e i bei capelli pettinati semplicemente, che non con un abbigliamento di parata che rivela l' ostentazione e la provvisorietà, e par nascondere quasi un inganno. Dove la signorina fidanzata può sfoggiare un poco è fuori di casa, alle passeggiate, ai teatri, alle conversazioni, ai ritrovi, per cui indosserà abiti più eleganti di quelli che indossava prima della promessa, metterà cappelli più guarniti. È bene però che una fidanzata non si faccia vedere con troppa frequenza in società. Si sa che è tutta al suo amore, ai suoi sogni d' avvenire: e l' amore e la felicità si appartano volontieri. E poi il mondo è curioso, è pettegolo, è maligno, numera i sorrisi, gli sguardi, spia i baci e le parole : « Si vous êtes heureux — ha scritto Bourget — ne le dites pas au monde: il n'aime pas ces confidences la. »

Pagina 41

Saper vivere. Norme di buona creanza

248265
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Per ogni evento, potendo sconchiudersi il matrimonio, meglio non abbondare in iscambio di lettere, di fotografie, di capelli, Non si sbaglia mai, essendo affettuosi, sì, ma riservati, in caso di fidanzamento.

Pagina 8

Voci della notte

250772
Neera 1 occorrenze
  • 1893
  • Luigi Pierro Editore
  • Napoli
  • Verismo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Guardò e sorrise anche lui alla giovinetta, anzi, per abbondare in generosità, le si fece accanto e l'accarezzò sotto il mento. Angelica rise più forte, allettata da quell'incontro, fissando il giovane con una curiosità che metteva delle scintille fosforescenti in fondo ai suoi occhi; nè ci volle gran tempo perchè nel silenzio dei prati, all'ombra dell'alto pioppo, risuonasse un bacio. Troppo tardi il giovane si accorse dell'infermità della fanciulla, quando a un segreto senso di rimorso, ella rispose col suo eterno sorriso — e però si allontanò in preda a un turbamento nuovo e bizzarro. Era un povero contadino anche lui, ignorante, niente affatto esente dalle debolezze dei figli d'Adamo; aveva vent'anni e nessuna attitudine a fare l'eroe. Il giorno dopo e gli altri ancora tornò ai prati; si era avvezzato alla dolce follia di Angelica, la sua fresca bellezza lo attirava; forse ragionando anche lui col metodo corrente pensava: quello che è fatto è fatto. I loro amori coutinuarono sereni tutto il tempo della mietitura; e poi dopo ancora quando gli alberi incominciavano a ingiallire e sui prati si stendeva un fitto e risonante tappeto di foglie secche. Angelica aveva imparato il nome del suo amante; lo ripeteva alle rane ed ai grilli, aspettando pazientemente ch'egli venisse a trovarla, ridendo e battendo le mani quando lo vedeva spuntare da lontano. Soltanto verso i morti la moglie dell'affittaiolo tirando in disparte il padre d'Angelica (che si era appena riavuto della pellagra ed era più rifinito che mai) gli disse: — Le mie predizioni si sono avverate, eh? — Cioè? — Guardate un po' la vostra ragazza e ditemi se non vi pare mutata. Il vecchio si strinse nelle spalle, sollevò gli occhi al cielo, e per tutta risposta esclamò: — Se Dio lo ha permesso, saprà lui il perchè. — Stupidi contadini — pensò l'affittaiola — sono come le bestie! Intanto il nuovo stato di Angelica si faceva palese; ella non capiva nulla ed era sempre felice. Fu interrogata invano dalle donne e dal padre, finchè non potendo saper nulla di positivo, i sospetti caddero su Gaetano, lo zoppo. Naturalmente quello negò, ma siccome avrebbe negato anche se fosse stato lui, non gli si volle prestar fede. Una o due volte Angelica pronunziò il nome del suo amante, che era Piero; e siccome dei Pieri in paese ne avevano almeno venti, ciò non fece caso; a nessuno poi venne in mente che si chiamava Piero anche un giovane bracciante venuto a lavorare come soprannumerario e che era già partito da qualche settimana. La moglie dell'affittaiolo si attaccò questa volta seriamente ai panni del sindaco, e non ebbe pace finchè non le promise di far ritirare la ragazza. Nel frattempo Angelica andava ancora quasi tutti i giorni nei prati ad aspettare il suo amante; ma il suo amante non veniva più. Ciò peraltro la lasciava calma. Sedeva sul ciglione della strada, in mezzo alla neve, guardando tutto quel bianco che era venuto dopo tutto quel verde; raccattava delle manciate di neve e le trangugiava, passandosi la mano sul petto, deliziata dalla frescura che scendeva dentro di lei. Una sera non la videro tornare. Il padre, dopo averla attesa due ore accanto al suo pezzo di polenta, dolente nel pensare ch'egli se ne privava, forse inutilmente, per una disutilaccia oziosa e vagabonda, interrogò l'affittaiola che era il suo oracolo. La buona donna volle spedire subito un famiglio sulle traccia della smarrita, ma il famiglio doveva mungere le vacche fra mezz'ora e non c'era tempo sufficiente. Il padre sarebbe andato lui se non fosse stato così vecchio e macilento. C'era un bifolco lì vicino, ma essendo ammogliato di fresco, la sua sposa aveva paura a starsene a letto sola e non permise a niun patto che si allontanasse. — Oh! foss'io un uomo! — esclamò l'affittaiola sdegnata. Ma anche questo non avendo concluso nulla, e trovandosi inoltrata la notte, fu deciso di aspettare l'alba. Alla mattina — una fredda e limpida mattina di gennaio — due uomini spediti dall'affittaiola trovarono Angelica morta nei prati, e al suo fianco una creaturina appena nata, bella come un amore e fredda anch'essa come la madre. Quando portarono i due cadaveri al vecchio contadino, egli disse una fila di Jesus, Jesus, Jesus, levando al cielo le scarne braccia, e poi rassegnandosi, mormorò : — Almeno lei non soffre più. L'affittatola fece fare a sue spese una bella cassa grande dove misero la madre e la figlia, colle mani intrecciate legate da un nastro bianco. Al modesto funerale concorse poca gente perchè gli uomini quel giorno erano occupati a concimare i prati, e fra le donne correva la superstizione che i funerali dei pazzi fanno diventar loschi dell'occhio sinistro. Fece per ciò molta meraviglia il vedere ritto accanto al cancello del cimitero il giovane bracciante, che era venuto nell'estate a falciare; e certamente la meraviglia sarebbe cresciuta se, al momento di calare la bara sotterra, qualcuno avesse osservato la grossa lagrima che cadeva dagli occhi di quel forestiero.

Pagina 3