Un fratello, maggiore di alcuni anni della sorella e conosciuto come giovine serio, ha l'obbligo, quando mancasse il padre o mancasse o non potesse la madre, di accompagnarla a passeggio, in bicicletta o a rendere qualche visita di confidenza, o anche a teatro. Ma badi, quando è con la sorella o con le sorelle, di non fermarsi a salutare gli amici, di non invitarli a passeggiare insieme od a far visita in palco. Badi di comportarsi in modo da essere vero protettore e morale difesa delle sorelle sue. Non spinga però il sentimento della cavalleria fino a l'esagerazione e a la permalosità. Non si offenda di uno sguardo rivolto a la sorella, di una parola di lode o di ammirazione che un amico le possa rivolgere con il dovuto rispetto. Sia un accorto e cortese cavaliere; non una rigida e ombrosa chaperon.
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Se A dichiara una presa a cuori, ed il suo compagno ha in mano tre carte di cuori, di Fante e l'asso di quadri, esso può aiutare A con la sopradichiarazione di due prese di cuori. Per contro, B, avendo carte di nessun valore, non potrà porgere aiuto al compagno, passerà in parola a C, il quale, sapendosi sostenuto dal compagno A manterrà la propria dichiarazione di cuori. Però, se D, dato il valore delle proprie carte, giudica di trovarsi in buone condizioni aumenterà la dichiarazione di una presa a picche a due prese a picche, avendo in mano nove o dieci prese sicure. C peraltro, sentendosi appoggiato dal compagno, dichiarerà tre prese a cuori, mentre D persisterà a tre di picche, e rimarrà padrone del giuoco per mancanza di contrasto da parte degli avversari.
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Fa le carte chi ha scoperto la carta più bassa; alla sua destra sta chi scoprì la più alta; l'altro giuocatore a sinistra. Il giuoco del morto è scoperto a dichiarazione avvenuta. Il posto del morto è di fronte a chi fa carte. Le dichiarazioni ognuno le fa per sè; il giuoco è assegnato a chi la fa più alta; gli altri due giuocano associati. I punti si segnano come nella partita a quattro; ma ciascuno dei tre li segna per proprio conto nella rispettiva colonna. Se il dichiarante mantiene l'impegno, i punti delle prese con i 10 alla fine d'ogni mano gli vengono accreditati, e se non vi riesce dovrà pagare penalità delle prese perdute, sia doppiate o raddoppiate tanto al giuocatore di destra come a quello di sinistra. Gli onori vengono segnati individualmente ed ognuno segna i propri. Alla fine di ogni partita si segnano i punti di coda, come nel Bridge a quattro, e cioè 250 punti. Il vincente guadagna la differenza tra il totale dei propri punti e il totale dei punti di ciascuno dei due giuocatori avversari. Esempio: A vince la partita con un totale di 756 punti; B denuncia un totale di 223 punti e D di 322. A vincerà a B 533 punti e a D 434 . . . . . = 967 B perde con A 533 punti e con D 99 e paga . . 632 D perde con A 434 punti e vince a D 99 e paga . 335 Totali . . 967 967 che sono i punti guadagnati da A.
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Masticare a bocca aperta. Masticare chewing gum a bocca aperta. Mettere lo smoking a un matrimonio.
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Per eseguire la reticella in rotondo si fanno due o tre maglie sul cappio che serve di avviatura, poi si seguita il lavoro girando sempre torno torno a queste, aumentandone il numero, prima più frequentemente, poscia meno, a seconda del bisogno (fig.15). Fig. 15 La reticella si ricama col punto a pannetto o a rimendo, a mezzo pannetto, a crocino, a punto tela, così denominato perché s'incrociano i fili come nella tela, a punto strega, col quale si riempie il fondo del lavoro. Si fanno pure dei ricami in rilievo, come foglie, Fig. 16 Fig. 17 stelle, ecc. Questi lavori vengono attaccati alla reticella che serve di fondo, ma sono affatto indipendenti da essa, e si ricamano a punto di rimendo (fig. 18). Fig. 18
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In furibonde mischie a corpo a corpo i soldati italiani contesero al nemico il sacro suolo della Patria risoluti a vincere o a morire. «Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!» scrisse un fante, a grandi lettere, sul muro a mezzo rovinato di una casa abbattuta dal cannone. Gli Austriaci furono ricacciati al di là del
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Anche i muri delle case esposti a mezzanotte, a nord, hanno, per la stessa ragione, una tinta più scura dei muri esposti a mezzodì, a sud.
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A CASTELLETTO Sala con suppellettili del Settecento. Alle pareti ritratti di antenati. Terrazza chiusa nel fondo. Caminetto e porta d'entrata comune a destra. Due usci a sinistra. Canapè a destra. Tavola con sedie a bracciuoli a sinistra.
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A proposito: ho visto a Napoli la tua camera nuziale...
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Vado a mettermi a letto... Permettetemi, scusate...
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Caminetto con specchio a sinistra; balcone a destra. Scrittoio da signora a sinistra.
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- A chi? A lui? A Enrico di Riverbella?
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Un canapè a destra, un altro a sinistra. Caminetto e uscio a destra. Suppellettili di gran lusso.
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1 - 'O buono marito fa 'a bona mugliera 2 - Vaco a murì tu campa... (scena in versi) 3 - 'O Miullo d' 'a rota 4 - Guappo pe' forza (commedia in napoletano) 5 - 'E doje catene (commedia) 6 - 'A Chiesa d' 'o sanghe (dramma) 7 - Don Nicò si piecoro! (commedia) 8 - Non te ne ncarricà! 9 - Tu si' 'na santa 10 - Maleparole a muzzo 11 - Canzone 'e Salummone
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Io però l'ho convinta a venire, domani, a pranzo. Dopo il funerale di Lamberto Genova, l'ho accompagnata a casa, e l'ho convinta. S'è lasciata convincere.
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Però a un certo punto è anche giusto mandarle un poco a farsi benedire, no? Volergli bene magari, però mandarle un poco a farsi benedire. È vero?
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(continua a scrivere, dettando a sè stesso).
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- A Frascati...a Tivoli...a Jokohama!
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Ma, almeno...quando sarete fidanzati...lei potrà venir qui a tutte le ore...accompagnarci a passeggio...a teatro...
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(a Amalia e a Rina).
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- Dunque, anche a Napoli e a Palermo...grande successo!
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(Marianna entra a sinistra: - a Labani).
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(Marianna va a cercar il bastone; e, poi, lo consegna a Gaudenzi: - Rina, parlando con Naldini, volge le spalle a Labani).
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Io, dunque, non devo partire...Vojaltri volete che resti a Roma... Ma che cosa ci resterò a fare...a Roma?... Vediamo!... A continuare lo studio del pianoforte...e...fra qualche mese...prendere il diploma di professoressa... E poi?... Dar lezioni...
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A varcarlo... a ghermirvi... a piegarvi...
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(Ed ecco, a poco a poco, il cielo si sbianca nell'alba. Piccoli tocchi chiari di campana, a intervalli lontani).
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(a bassa voce a Manon)
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E a me che la sognavo, pareva sì lontana ed incredibile! Signori no!... A due passi... a due passi, l'avevo!... Ma, quei due passi - a farli - che difficile!... Laggiù, nella mia casa, temevano, lo sai, che io scappassi!... E allora, a sorvegliarmi... a imprigionarmi! lo avevo qualche debito... era vero... Capricci su capricci... mi dicevano...in testa mi frullavano le idee più strambe e matte... e allora, giù, a punirmi... Ed io, più giù, a far peggio! E si venne a un consiglio di famiglia... si chiamò mio fratello da Parigi... E quell'ultima notte, che piangere!... che piangere!...
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(piantandosi davanti a Combalet, a bassa voce, ma recisamente)
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Ma è a me che s' è donata! E sono pronto a tutti i sacrifici! Risoluto a difenderla, finchè mi resti forza!
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(a voce rapida a bassa)
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A me? O ch'io penso forse a me?
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(Va a prendere la sua pelliccia nell'anticamera e va a scaldarla al caminetto).
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Mi hanno detto che eri venuta a a cercarmi.
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Vi decidete a venire a tavola?
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(traendo a poco a poco degli accordi)
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(a Grazia che continua a consultare l'orario)
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Vado a parlare a tuo padre.
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Domanda a Max, domanda a Max.
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Oh a quel patto! Lo dirai tu a Nennele.
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A Giulia accennando a Giovanni.
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va a scrivere la ricevuta, poi la consegna a Giulia.
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A me niente, cognata? Rubo il vostro bacio a Nedda
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Ridurmi a questo!... Povera a me! Povera a me!
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E vostra moglie, che vi vede soltanto a Pasqua e a Natale, cosa dice?
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(dalla prima stradicciuola a sinistra, con la mantellina in capo, va a dare la chiave a suo marito)
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mala Pasqua a a te!
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(La gente comincia a tornare dalla chiesa e si disperde a destra e a sinistra. TURIDDU MACCA, LA GNA' LOLA, COMARE CAMILLA, LA GNA' NUNZIA, LA ZIA FILOMENA vengono avanti senza badare a SANTUZZA che resta verso la viottola in fondo a destra, imbacuccata nella mantellina. Solo LO ZIO BRASI, che viene l'ultimo, accorgendosi di lei)
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senza guardarla, continuando a soffiare e a fischiettare.
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Tanto, poichè nessuno vorrà crederci poi.... nè a me nè a voi!...
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