Sono però d'accordo coll'onorevole signor ministro delle finanze che quest'industria è a quel sito con poca simpatia di tutti coloro i quali ci vanno, perchè debbono abitare nelle montagne, e non potrà mai essere creduta buona dal Governo dopo la relazione di quel tal direttore che l'onorevole Sella citò, forse disgustato e degli abitanti e del clima e della solitudine nella quale si è trovato. Io so che ha fatto dei rapporti molto contrari allo stabilimento; che attaccò anche la qualità del minerale di Agnana, nel che non credo sia stato veritiero.
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Noi non mancammo di notare queste specialità di fatti nella relazione che precede la legge; nè tacemmo che se per regola il preposito generale, il procuratore generale o il vicario generale di un ordine (poichè è vario il nome della comune rappresentanza degli ordini religiosi presso la Sede pontificia), abita per lo più in una casa dell'ordine, in Roma, questa casa però, all'infuori di qualche rara eccezione, non ha un carattere proprio e particolare: è una casa dell'ordine coma un'altra, e non è detto neanche che il rappresentante dell'ordine debba abitare sempre nella casa medesima.
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È facile farsi un'idea di ciò che è avvenuto; la parte agiata della popolazione è andata ad abitare ove trovavasi la classe povera, e la classe povera è andata a cacciarsi là ove mai essere umano aveva abitato. Per la massima parte le case di Roma sono costrutte col tufo, il quale ha una capacità assorbente per l'umidità, dieci volte maggiore delle altre pietre da costruzione usate in Italia. Combinate questa facoltà
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Si abbatte il Ghetto, ma dove andranno ad abitare gl'israeliti? Il Ghetto non è vasto, ha un'estensione di 20,000 metri quadrati, ma vi è accalcata una popolazione di 5 mila persone, una popolazione avvezza a vivere con una pigione così modica, che risale a secoli passati per certi diritti speciali.
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E dove andranno dunque ad abitare queste 10 o 12 mila persone, povere in gran parte, se non si prende qualche provvedimento? Comprenda tutti i timori che ha suscitato l'apparizione di questo articolo 4; non partecipo a questi timori, ma non posso negare a me stesso che se io mi sbagliassi, e quelli che li temono avessero ragione, essi avrebbero diritto di lagnarsi. Voi lo avrete già compreso dalle mie parole, io non mi preoccupo tanto dell'abbassamento delle pigioni in Roma; piuttosto che vi siano abitazioni sufficienti e civili, io desidero vi siano dimore degne di un paese civile, desidero che il povero nella sua casa trovi un riposo, un gradito ritrovo delle sue affezioni domestiche, non già una tana brutale, germe d'immoralità e di infezioni. Se potesse dunque ottenersi questo scopo senza l'articolo 4, io ne sarei felicissimo, perchè non sono il paladino di questo articolo, e non lo voterei così come è redatto; però dopo quanto ho veduto coi miei occhi, tradirei la mia coscienza, mentirei a me stesso, se non esponessi in questo Parlamento il risultato della esperienza da me acquistata nei pubblici uffici.
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Dalla relazione presentata dal Ministero delle finanze il 15 novembre 1880 risulta, dirò le cifre in genere, che sul vino Roma esige più di Milano 2,296,000 lire; sulle carni 1,090,000 lire; sopra le farine 992,000 lire; in una parola siccome quelli che sono a Roma sono tutti gente ricca, e vengono qui ad abitare molti forestieri, Roma col dazio-consumo esige, più di Milano, 4,278,000 lire. Il comune di Milano ha il suo bilancio ordinario in 13 milioni e mezzo, e supplisce bene a tutte le spese pubbliche. Il comune di Milano ha speso circa 80 milioni in abbellimenti; ha speso circa 26 milioni attorno alla piazza del Duomo, e non ha domandato niente a nessuno; invece, il bilancio di Roma ha 18,673,000 lire. Milano ha 80 milioni di debiti; Roma 45. Dunque io non voglio destare suscettibilità, e non voglio guardare se il comune è bene o male amministrato. Lasciamo andare questa questione. Sottopongo solo queste cifre per far vedere qual differenza di entrate c'è fra la città di Roma e Milano, che hanno la medesima popolazione. Del resto, l'oratore che ha parlato avanti di me, nella seduta del 26 aprile 1880, disse al comune che il bilancio del 1880 si sarebbe chiuso con un vistoso avanzo. Dunque si tratta di un vistoso avanzo, e questo vistoso avanzo ha luogo sebbene anche nel 1880 si eseguano dei lavori straordinari, sebbene le imposte e le sovratasse comunali siano basse, e sebbene le varia tasse che possano mettere i comuni, nella maggior parte, non siano applicate.
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Lo aggiungere la pena del confino, specialmente per periodi lunghi, equivale a spingere chi va ad abitare lontano da casa sua, ad un genere di vita che sicuramente non può essere un impulso all'operosità ed al buon costume.
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Ad ogni modo, io gii assicuro che mi farò uno speciale dovere di vedere da che dipende la lentezza di quei lavori, e procurerò di farli procedere colla maggiore speditezza possibile, trattandosi di località che sono, specialmente in certe stagioni dell'anno, difficili ad abitare.
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