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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Atti diversi. — Nuova votazione a squittinio segreto di due disegni di legge. — Seguito della discussione del bilancio passivo del Ministero delle finanze pel 1870 — Domande dei deputati Seismit-Doda, relatore, e Plutino Agostino sui capitoli relativi alle intendenze finanziarie, e spiegazioni del ministro — Aggiunta di un capitolo (64), fatta a istanza del relatore, relativamente al Banco di Sicilia — Domanda del deputato Bianchi sul 95°, Fitto locali, e osservazioni del ministro e del deputato Sanguinetti — Sollecitazioni del deputato D'Ayala per provvedimenti in favore dello stabilimento metallurgico di Morigiana, e di altri — Dichiarazioni del ministro, e osservazioni dei deputati Plutino Agostino, Sanminiatelli e Cadolini — Sul capitolo 105 parlano i deputati Rattazzi, Seismit-Doda, relatore, ed il ministro; sopra vari il relatore ed il ministro sostengono le loro proposte, e la Camera prende deliberazione — Tutti i capitoli sono approvati — II relatore fa rapporto sopra una petizione d'impiegati dell'amministrazione centrale che chiedono indennità di locale, e propone rinvio al Ministero — Opposizioni del deputato Michelini e dei ministri per le finanze e per l'interno — Risposte ai ministri dei deputati Mellana e Rattazzi — Si passa all'ordine del giorno. — Risultamento dello squittinio segreto sopra due leggi. — Presentazione di disegni di legge per la sistemazione del porto di Catania, e per l'approvazione di trattati di commercio col Perù, con Nicaragua e con Guatimala. — Interrogazioni dei deputati Billia e Piccoli, relativamente ad un telegramma mandato dal ministro Sella al deputato Valussi a Udine, e ad una lettera in elogio di un'aggressione commessa contro il deputato medesimo — Dichiarazioni dei ministri delle finanze e di grazia e giustizia.
La seduta è aperta al tocco.
Lancia di Brolo, segretario, dà
lettura del processo verbale della seduta antecedente, il quale è approvato.
Gravina segretario, espone il sunto delle seguenti
petizioni:
13,046. Il presidente della deputazione provinciale di Palermo rassegna un voto da quella emesso per il mantenimento della Corte di cassazione in detta città.
13,047. Il sindaco e cinquantaquattro cittadini del comune di Bollita ricorrono perchè sia provveduto ad un equo riparto fra la Banca Nazionale Sarda, il Banco di Napoli, la Banca Nazionale Toscana ed il Banco di Sicilia del privilegio della circolazione e dei servizi governativi.
13,048. Il presidente della Camera di commercio ed arti della provincia di Bari trasmette un voto per cui, associandosi alle altre sue consorelle, insta perchè abbia luogo una sollecita revisione della tariffa daziaria.
presidente. L'ordine del giorno reca il rinnovamento
della votazione per iscrutinio segreto sui disegni di legge: esercizio
provvisorio dei bilanci nel mese di giugno; articolo addizionale al bilancio
dell'entrata. Si farà l'appello nominale.
(Segue la votazione.)
Torre. Domando la parola per una rettificazione. Nel votare la legge sull'esercizio provvisorio, per distrazione misi la palla nera nell'urna bianca, e non era questa la mia intenzione.
Salaris. Non si può fare questa dichiarazione; è inammissibile.
presidente. Lasci che l'onorevole Torre faccia la
dichiarazione secondo la sua coscienza; la Presidenza poi ne terrà quel
conto che crederà opportuno. L'onorevole Grotti chiede, per affari urgenti,
un congedo d'un mese.
(È accordato.)
presidente. L'ordine dei giorno reca il seguito della
discussione del bilancio passivo delle finanze per il 1870.
La Camera rammenta che vennero votati il capitolo 80 ed i susseguenti sino
all'88 inclusivamente, e che fu riservata all'onorevole relatore la facoltà
di palare intorno al capitolo Intendenze di
finanza.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione prega l'onorevole ministro delle finanze di un semplice
schiarimento, o, a meglio dire, di qualche informazione relativamente al
servizio delle intendenze di finanza.
La Commissione si è creduta in debito di interrogarlo pubblicamente, alla Camera, considerando che nelle intendenze di finanza, anzichè procurare un risparmio di lire 385,020 all'anno, come prevedeva il decreto 17 novembre 1869 (col quale furono istituite mediante la soppressione di alcuni altri uffici, che sono surrogati dalle intendenze di finanza), finora non solo si verifica una maggiore spesa per queste amministrazioni, ma vediamo che per l'anno in corso, pel 1870, l'economia di 385,020 lire si converte in una maggiore spesa di 980,000 lire, quasi un milione.
È bensì vero che con un artifizio amministrativo, che non è imputabile
all'onorevole Sella più che agli altri, ma che pure è invalso nel sistema
dell'amministrazione della nostra finanza, di queste 980,000 lire ne furono
imputate 500,000 al capitolo 190 bis se non erro il
numero d'ordine, dell'esercizio 1869; ma non è meno vero che la spesa reale
si consuma in quest'anno, e che per effettuare questa spesa, esaurendo la
sola somma assegnata dalla Camera pel 1870, sarà giuocoforza che il ministro
delle finanze storni da qualche capitolo le lire 500,000 decretate in
quest'anno, il che non potremo verificare se non vedendo i conti consuntivi,
che solitamente si ottengono dopo parecchi
anni.
Considerato adunque che l'aumento della spesa è gravissimo, perchè, non fosse
altro, durante due anni gli impiegati in disponibilità
delle intendenze di finanza
implicano una maggiore spesa di 480,000 lire all'anno; considerato che
l'onorevole ministro, nella sua esposizione finanziaria, ha dichiarato che
per ora questi uffici non funzionavano regolarmente; ed anzi, soggiungeva
allora, ed ha ripetuto ieri, se ben rammento, che in taluna intendenza non
eravi che l'intendente che funzionasse, e che dalla
maggior parte di questi uffici giungevano reclami per aumento di personale,
al che egli aveva dovuto consentire affinchè il servizio procedesse
regolarmente; la Commissione crede di essere pienamente giustificata dinanzi
alla Camera, se, quantunque non proponga veruna differenza di somma per
questo capitolo, ha desiderato che il ministro delle finanze dia, intorno a
questo ramo della sua amministrazione, che è uno dei più importanti, qualche
soddisfacente spiegazione alla Camera, attesi anche i frequenti reclami che
si vanno ripetendo su questo argomento.
Sella ministro per le finanze. È naturale che,
essendosi fatta nell'amministrazione un'innovazione così grave come quella
dell'istituzione delle intendenze di finanza in vece delle molteplici
direzioni che vi erano, nei primordi sia successa una specie di sosta
nell'andamento degli affari; però posso assicurare che mano mano queste
intendenze procedono, vanno migliorando i servizi, ed anzi, riguardo a
parecchie di esse, mi vennero fatte dichiarazioni assai confortanti da uno
degli ispettori generali che ho delegato a quest'uopo.
Infatti voi capite benissimo che l'istituzione delle intendenze abbia dei vantaggi, e non ho bisogno di dirlo a questa Camera, la quale ne approvava il concetto quando era proposto nel così detto progetto Bargoni.
Adesso se si volessero più particolareggiati ragguagli su questo argomento, io non potrei ancora fornirli, perchè l'ispezione che ordinai non è ancora interamente compiuta, ma fra qualche mese sarà mia cura di presentare una relazione sopra questo importaste ramo di servizio; perchè credo che la Camera desideri conoscere il modo con cui procede un così importante ramo di amministrazione come è quello delle intendenze di finanza.
Plutino Agostino. Io farò due raccomandazioni brevissime
all'onorevole ministro delle finanze.
Quando si è fatto il trasferimento delle direzioni compartimentali molti impiegati, per effetto della traslocazione, sono stati inviati in altri siti.
Venute le intendenze di finanza provinciali, questi impiegati naturalmente desidererebbero di ritornare ai posti primitivi, poichè è stato a gran danno dei loro interessi privati questo cambiamento, ed oggi si trovano spostati senza una necessità di servizio.
Io quindi prego il signor ministro, se lo crede, senza danno del servizio, di voler dare delle istruzioni in proposito.
Di più, nella installazione delle intendenze di finanza vorrei che il signor ministro tenesse conto dei molti impiegati che vi erano presso le ipoteche e pressa le direzioni del registro, che erano in soprannumero, ma che hanno per loro il titolo di avere servito trenta e sino a quarantaquattro anni nell'amministrazione; io pregherei il signor ministro di volersi benignare di tener conto di questi antichi impiegati che erano a disposizione dei direttori speciali, e se, nella installazione del nuovo personale delle finanze, può richiamarli in attività, non farà che un atto di giustizia a favore di tante persone, le quali servirono per tanti anni e che hanno adesso nessun compenso dallo Stato.
Ecco le due raccomandazioni che voleva fare al signor ministro.
ministro per le finanze. Io devo far osservare che,
siccome noi avevamo un certo numero di direzioni demaniali, di direzioni
delle gabelle e di direzioni delle tasse dirette, e che parecchi capoluoghi
di provincia, non so se 14 o 19, non lo potrei dire a memoria, non avevano
nessuna di coteste direzioni, quando si addivenne all'istituzione delle
intendenze di finanza fu d'uopo di costituirne nelle città dove non c'era
uffizio direttivo, prendendone il personale da altre località, non lo nego,
con disagio talvolta gravissimo di quegli impiegati. Ma la è questa una
necessità del pubblico servizio alla quale non saprei come sottrarmi. Se, a
cagione d'esempio, si deve istituire una intendenza di finanza a Grosseto,
dove non vi era alcuno degli
uffizi che ho dianzi accennati, a meno di nominare impiegati nuovi, io non potrei fornirla che di funzionari tratti dalle antiche direzioni: e questo spiegherà all'onorevole Plutino come si facciano delle traslocazioni di questo genere. Del resto posso dirgli in genere che la cosa che fu raccomandata negli uffizi è che si veda modo di ridurre al minimo possibile cotesti trasferimenti, perchè sono anch'io convinto che avvengono con disagio dei funzionari, e se non c'è una grave e seria ragione di servizio pubblico, le sono veramente cose da evitare.
presidente. Rammento alla Camera che i capitoli
dall'80 all'88 sonò già stati votati ieri. Ora siamo al capitolo 88 bis, Personale del Banco di
Sicilia, proposto dal Ministero e consentito dalla Commissione in
lire 154,314. L'onorevole relatore ha facoltà di parlare.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione su questo capitolo non ha che da chiedere una rettificazione di
cifra.
Nella “Gazzetta Ufficiale” del 10 maggio corrente è comparso un reale
decreto, col quale il Governo, riconoscendo il suo debito verso il Banco di Sicilia, e liquidandolo in lire 2,871,301
78, stabilisce che questa somma debbasi iscrivere nel bilancio passivo delle
finanze di quest'anno, costituendo un nuovo capitolo, il 60 quater; poscia aggiunge, all'articolo 3, che dal
giorno in cui sarà stato eseguito questo pagamento, cesserà la
corrisponsione della somma inscritta a favore del Banco di Sicilia in questi
capitoli 88 bis e 88 ter del
bilancio che abbiamo sott'occhio.
Ora, la Commissione chiede al signor ministro se, come prescrive questo decreto (che pur sarebbe sembrato conveniente comunicare alla Commissione del bilancio prima della sua comparsa nella “Gazzetta Ufficiale”) debbasi iscrivere nel bilancio di quest'anno, come sembra naturale, la nuova somma, portata dal citato decreto; chiede eziandio se fu eseguito, ed in qual giorno, il relativo pagamento; poichè a partire da quel giorno dovrà farsi la liquidazione fra la somma che il Banco di Sicilia ha finora percepito, in base agli esercizi provvisori dei primi cinque mesi dell'anno, e la nuova somma che dovrà essere inscritta in bilancio.
Prego adunque l'onorevole ministro di voler indicare quale precisa somma si debba iscrivere a questi capitoli, fatta la deduzione cui ho accennato testè.
ministro per le finanze. A termini del decreto, che ha
opportunamente citato l'onorevole relatore, il pagamento di questa somma
dovuta al Banco di Sicilia non è ancora avvenuto, almeno per quello che mi
consta da un telegramma ricevuto ieri; ma siccome le disposizioni sono tutte
date perchè questo pagamento si faccia, io ho tutte le ragioni per presumere
che entro il mese esso sarà fatto; cosicchè basta lasciare nei capitoli 88
bis e 88 ter cinque
dodicesimi della somma attualmente iscritta, imperocchè nei sette mesi
dell'anno, che sono ancora da decorrere, questa somma non sarà più pagata, a
termini del decreto, che testè citava l'onorevole Seismit-Doda.
Quindi è che io propongo che al capitolo 88 bis si
iscriva la somma di lire 64,297 50, ed al capitolo 88 ter la somma di lire 19,583 50.
Seismit-Doda, relatore. Prego
l'onorevole ministro di osservare però che, ammesse le somme, che saranno
appunto i cinque dodicesimi che egli domanda, per la
parte liquidata delle somme stanziate in bilancio, bisogna però sempre
iscrivere nel bilancio di quest'anno la nuova somma che egli propone col
decreto del 1° maggio 1870.
Trovo anzi che in quel decreto, da lui controfirmato, avvi l'indicazione
precisa del capitolo cui verrebbe imputato questo ammortamento di debito
liquidato in lire 2,871,301 78. Quindi, non solo credo che si debba fare la
deduzione di 7/12 dai capitoli 88 bis ed 88 ter; ma che si debba, coerentemente al decreto reale,
iscrivere nel bilancio del 1870 la maggior somma al capitolo indicato in
quel decreto per lire 2,871,301 78.
ministro per le finanze. Non ho alcun ostacolo da
opporre alla proposta dell'onorevole relatore. Osservo solo che, quanto alla
facoltà di ordinare quella iscrizione, il Ministero l'aveva dalla legge
stessa che ordinava la cosa. Però, per la regolarità, l'onorevole relatore
ha ragione, e sarà bene inserire quel capitolo che egli teste indicava.
presidente. Il signor ministro propone che lo
stanziamento pel capitolo 88 bis sia di lire 64,297
50. La Commissione aderisce?
Seismit-Doda, relatore.
Accettandosi la proposta della Commissione d'inserire la somma portata dal
nuovo decreto reale per questo capitolo, e deducendosi dal capitolo stesso
la parte consumata di quella spesa, ossia i 5/12, bisognerebbe ridurre
questo capitolo ad un solo; perchè non avvi, credo, più distinzione di
titoli, nel debito liquidato, tra personale e spese d'ufficio. Avvi bensì una dimostrazione della
liquidazione del debito dello Stato verso il Banco di Sicilia, e non
altro…
ministro per le finanze. Sono due cose diverse.
Seismit-Doda, relatore. Allora sarà più opportuno
aggiungere un capitolo al bilancio, come propone il decreto reale, e dal
capitolo 88 bis dedurre gl'importi che il ministro ha
indicati, cioè i 7/12. Siccome poi il decreto non suddivide i titoli della
inscrizione della somma in bilancio, e si limita ad inscriverla
cumulativamente ai capitolo 60 quater, così sarebbe
opportuno che l'onorevole ministro indicasse alla Camera quale sarebbe il
suo intendimento.
ministro per le finanze. La legge del 1867, se non
erro, la quale ordina la restituzione al Banco di Sicilia dei capitali che
erano stati tolti dal medesimo altra
volta dai vari Governi, perchè questi capitali furono tolti in parte dal Governo borbonico, in parte dal Governo dittatoriale, ed in parte dal Governo italiano, stabilisce l'autonomia completa del Banco, ed ordina che, a partire dal giorno in cui verrà fatta la restituzione del capitale, debbano cessare, a riguardo del bilancio dello Stato, le spese del personale e d'ufficio che, prima della restituzione, gravavano sui medesimo.
Ora queste spese di personale e d'ufficio per questi cinque mesi decorsi furono effettivamente fatte sopra questo capitolo. La contabilità è accesa sopra questo capitolo, e quindi sono d'avviso che bisogna lasciare questo capitolo riguardante l'esercizio dei Banco di Sicilia, riducendolo, beninteso a cinque mesi, anzi che alla base di dodici, come attualmente sono. Poscia nella parte straordinaria del bilancio converrà accendere un capitolo a titolo di restituzione di capitali al Banco di Sicilia, ordinata dalla legge del 1867.
Mi raccomando quindi alla Commissione affinchè voglia indicare, quando saremo alla parte straordinaria del bilancio, qual è la somma che si dovrà stanziare in questo capitolo. La somma pei capitoli di cui ora si discorre è meglio lasciarla com'è, salvo a ridurla di cinque dodicesimi di ciò che è attualmente.
Seismit-Doda, relatore. La parte straordinaria a cui accenna l'onorevole Sella
per l'iscrizione di questa nuova somma, l'abbiamo già votata. Diffatti nel
decreto reale si è inscritto questa somma di lire 2,871,801 78 al capitolo
60 quater, il quale sarebbe un capitolo aggiunto al
capitolo 60 ter che è l'ultimo
della spesa straordinaria della parte prima del bilancio,
nel quale siamo giunti al capitolo 88
bis.
ministro per le finanze. Perfettamente.
Seismit-Doda, relatore. Quindi si
dovrà votare ora quest'aggiunta, non già nella spesa
straordinaria amministrativa, attesochè è una spesa straordinaria sì,
ma eccezionale, di una volta tanto, che
non avrebbe nulla a che fare coll'amministrazione
ordinaria della finanza. Quindi, la Commissione domanda che piaccia
all'onorevole presidente, retrocedendo, direi, colla votazione, com'è
inevitabile a cagione di questo decreto, porre ai voti l'aggiunta di un
capitolo alla parte straordinaria della parte prima del bilancio, col numero 60 quater, nella precisa somma di lire 2,871,301 78, e
che voglia ridurre il capitolo 88 bis, sul quale
versa l'attuale discussione, ed il capitolo 88 ter,
il primo a lire 64,297 50, il secondo a lire 19,583 30, cifre indicate
dall'onorevole ministro delle finanze.
presidente. Quanto alla riduzione dei due capitoli 88
bis e 88 ter, va bene,
perchè il signor ministro lo ha specialmente dichiarato. Piaccia però al
signor ministro di dire se aderisce che io ponga ai voti lo stanziamento
della somma che il signor relatore si compiacerà di trasmettermi. Se il
signor ministro aderisce, prego il relatore a mandarmi l'intitolazione del
capitolo, il numero che deve portare e la somma che deve esservi
stanziata.
(Il relatore manda la proposta)
La Commissione ed il Ministero d'accordo propongono che sia aperto un nuovo
capitolo, che prenderebbe il numero 60 quater
coll'intitolazione: Restituzione al Banco di Sicilia,
giusta l'articolo 3 della legge 11 agosto 1867,
n° 3838, delle somme tolte
dalla sua cassa dal 1860 in poi. Stanziamento di questo capitolo
lire 2,871,301 78.
Coloro che sono d'avviso che si apra questo nuovo capitolo nella parte straordinaria coll'intitolazione e stanziamento sopra indicato, sono pregati di alzarsi.
(La Camera approva, e sono approvati senza discussione i
seguenti capitoli:)
«Capitolo 88
bis. Personale, lire 154,314.
Capitolo 88
ter. Spese d'ufficio, 47,000.
Regie zecche e monetazione. — Capitolo 89. Personale, lire
52,469.
Capitolo 90. Spese d'ufficio, lire 7030.
Capitolo 91. Perdita per tolleranza in più sul peso e titolo
delle monete, lire 1000.
Amministrazione esterna del demanio e delle tasse sugli affari. —
Capitolo 92. Personale, lire 1,329,016.
Capitolo 93. Spese d'ufficio ed indennità fisse, lire 167,670.
Capitolo 94. Spese d'ufficio variabili, indennità, materiale e
diverse, lire 418,590.
Capitolo 95. Fitto di locali, lire 52,597.»
L'onorevole Bianchi ha facoltà di parlare.
Bianchi. Io trovo nel bilancio una partita che ricorre molto frequente,
intitolata Fitto di locali, il che vorrebbe dire che
il demanio non possiede locali sufficienti per collocare i suoi uffici, e
che perciò deve condurne in affitto.
Io vorrei richiamare l'attenzione del signor ministro delle finanze sopra questo particolare.
È avvenuto, dopo le annessioni, che in molte città, le quali erano anche sedi di Governo, come per esempio, Napoli, che, cessate le corti, cessati i ministeri, cessate tutte quelle amministrazioni centrali che vi erano, e sostituitevi amministrazioni provinciali, non si sono trovati locali sufficienti per collocarle, il che ha prodotto anche in quei paesi una non buona impressione. Noi ci siamo trovati presso a poco in questa medesima condizione anche dopo l'ultimo ricupero della Venezia. Ora, il signor ministro delle finanze non ignora che su quest'affare dei locali demaniali vi è qualche cosa da vedere, e qualche cosa da fare. E ne parlo tanto più volentieri vedendo lui a quel posto, perchè so che fino dal 1865 egli si era preoccupato di questa condizione di cose, ed aveva ordinata un'ispezione, precisamente nella città di Napoli, la quale aveva dati risultati che pur dovevano condurrò a qualche cosa.
Se non isbaglio, l'ispezione portò a verificare che
nella sola città di Napoli vi erario 1450 stanze occupate io debitamente. Dico 1450 stanze indebitamente occupate solamente nella città di Napoli.
L'onorevole Sella non ha potuto venire ad una conclusione per una ragione, pur troppo, molto ovvia in Italia, ed è che, quando cominciava a fare qualche cosa, ha cessato di essere ministro.
Venuta la guerra del 1866, non si è più pensato a questo; ma, finita la guerra e fatta la pace coll'Austria nel dicembre 1866, il Ministero Ricasoli tornò ad occuparsi di questa materia, e fin d'allora, con decreto del 24 marzo 1867, fu nominata una Commissione per verificare in tutte le provincie del regno l'uso a cui servono i fabbricati demaniali, o passati al demanio dal patrimonio ecclesiastico; constatare qual partito se ne potesse trarre; cercare il modo di trar profitto anche di quelle parti che si potessero distrarre dai locali destinati ad uffici pubblici; esaminare i titoli in virtù dei quali i fabbricati avessero l'attuale destinazione, e proporre i provvedimenti opportuni ad utilizzare quelli che fossero indebitamente occupati.
La Commissione fu nominata e cominciò le sue osservazioni, e fece parecchie verificazioni che si protrassero, credo, fino all'estate del 1867.
A quel tempo fu separata la direzione generale del demanio dalla direzione
generale delle imposte dirette. Il direttore generale del demanio era anche
presidente di questa Commissione per la verifica dei locali demaniali; fatta
questa separazione, non si parlò più dell'uso dei locali demaniali, e da
quel tempo in poi la cosa è rimasta
Ora, io vorrei domandare all'onorevole ministro delle finanze se è stato mai preso in considerazione quest'argomento; se non crede che ci sia ancora qualche cosa da fare, e se non sarebbe il caso di riprenderlo in considerazione, poichè, a mio avviso, potrebbe portare nel bilancio passivo delle finanze dei risparmi non dispregevoli.
ministro per le finanze. Io convengo coll'onorevole
Bianchi che vi sia da fare qualche cosa sopra l'argomento, sul quale egli ha
chiamato l'attenzione della Camera, e devo dire che il Ministero attuale se
ne è preoccupato fin dai primi tempi ed ha delegato per parte del Ministero
della guerra un distinto generale, l'onorevole Petitti, acciò facesse
appunto un riconoscimento in rapporto a cotesti locali, e credo di essere in
grado di asserire che la missione affidata al generale Petitti porterà
risultati abbastanza importanti.
Per parte dell'amministrazione civile si è fatto lo stesso; si era affidata questa missione ad un nostro collega competentissimo in fatto d'amministrazione, e noto per la sua energia; ne faccio addirittura il nome: è l'onorevole Di Monale.
Sventuratamente l'onorevole Di Monale di lì a qualche tempo cadde ammalato e non gli fu possibile seguitare nella sua missione. Ma in un modo o nell'altro posso dichiarare all'onorevole Bianchi, che quest'argomento ha già attirato, fin dai primordi della formazione del Ministero, tutta la nostra attenzione, e per parte mia e dei miei colleghi l'assicuro che non si cesserà di vegliare sul medesimo, ed a fare tutto quello che si riconoscerà effettuabile: imperocchè riconosciamo anche noi che realmente sia opportuno il conseguire in ciò qualche risultamento.
Sanguinetti. Io sento il bisogno di chiamare l'attenzione del signor ministro sopra un fatto particolare rispetto ai locali demaniali.
In quasi tutte le provincie d'Italia, nelle grosse città, i locali che servono di ufficio al demanio spettano allo Stato; nei piccoli centri il fitto è pagato dal consorzio dei comuni che formano il distretto del registro. Questo si fa nel Piemonte e in tutto il Mezzodì; questo credo si faccia pure nell'ex-Pontificio ed in altre provincie. La Toscana però a questo riguardo fa un'eccezione. In Toscana tanto il fitto del locale, quanto il fitto del mobilio per uso d'ufficio è a carico del contabile.
Ora, voi vedete che questa disparità fra impiegati della stessa categoria porta un'ingiustizia. I ricevitori del registro hanno l'aggio liquidato, ciascheduno in proporzione della rendita d'ufficio; quindi avviene che un impiegato, quando fosse trasferito dal mezzodì d'Italia in Toscana, appena arrivato, dovrebbe pagare al suo predecessore tutto l'ammontare del mobilio, e, di più, il fitto del locale.
Voi vedete dunque che, per questa semplice traslocazione, si trova pregiudicato; non è trattato colla stessa giustizia con cui sono trattati tutti quanti gli altri suoi colleghi che in Toscana non sieno. Di più, vi è ancora quest'altra ingiustizia che, mentre le varie provincie del regno, i vari consorzi o distretti del registro hanno a carico il fitto dei locali, compreso pure il mobilio, in Toscana ne sarebbero esenti, mentre credo che neanco qui nessun comune si rifiuterebbe a questa spesa. Quindi io domando all'onorevole ministro se egli sia disposto a trattar gl'impiegati del registro toscano come son trattati quelli delle altre provincie, e se voglia porre per questo riguardo i singoli comuni nelle identiche condizioni.
ministro per le finanze. Fo osservare soltanto
all'onorevole Sanguinetti che questa è una delle disposizioni comprese nei
provvedimenti finanziari di cui vi sarà altra occasione di parlarne.
presidente. Sono approvati senza discussione i
seguenti sette capitoli, nelle somme proposte dal Ministero e dalla
Commissione.
«Capitolo 95. Fitto di locali, lire 52,597.
Capitolo 96. Aggio di esazione ai contabili, lire 2,500,000.
Capitolo 97. Spese di coazione e di liti, lire 1,240,000.
Capitolo 98. Restituzioni e rimborsi, lire 1,475,000.
Capitolo 99. Carta bollata, macchine e punzoni, lire 420,000.
Capitolo 100. Officina per la fabbricazione delle carte-valori, lire 240,000.
Capitolo 101. Manutenzione e miglioramento delle proprietà demaniali, lire 1,000,000.
Capitolo 102. Stabilimento metallurgico di Mongiana, lire 52,286 68.»
D'ayala. Potrei cominciare il mio breve discorso colle
medesime parole colle quali compiè il suo l'onorevole mio amico Massari
quando parlò sul capitolo 76, cioè che noi non facciamo mai questioni di
campanile, ma mettiamo, come debito nostro, innanzi agli interessi privati,
il pubblico interesse.
Io dunque, parlando dello stabilimento di Mongiana, non intendo rammentarvi essere esso collocato negli Appennini delle Calabrie; e, guardando al cronometro ed anche al termometro, non rammenterò la donazione fatta da Carlo V nel 1523 a Carlo fratello d'Ettore Fieramosca, uno dei tredici che combattè nella sfida di Barletta la battaglia di Cerato nella terra di Bari.
Ricorderò però che questo stabilimento metallurgico fu sempre ed è stato la fortuna delle popolazioni delle Calabrie, ed io sono lieto che in mezzo alle ultime turbolenze della provincia di Catanzaro non abbiamo veduto (e potevasi vedere, attesa la miseria), non abbiamo veduto operai della fabbrica metallurgica, nè operai delle miniere di Mongiana.
Questo stabilimento importantissimo per l'industria nazionale è stato per mala sorte pur troppo abbandonato in questi ultimi anni, ed è andato d'anno in anno peggiorando sempre; poichè, se guardiamo alle spese che erano scritte nei bilanci dal 1863 a noi, ogni anno si è cercato di scemarle, a danno sempre e della industria nazionale e di quei poveri cittadini dell'industre comune, che vivevano di quel lavoro e di quell'arte. Anche sopra la cifra determinata nel 1867 si vuole oggi, dopo tre anni, fare nuovo risparmio, riducendo la somma a 53,000 lire, se mal non mi appongo. Intanto debbo rammentare che il decreto 28 gennaio 1866, numero 2806, lo stabilimento di Mongiana passava sotto una direzione speciale (già tolto nel 1862 con decreto 21 dicembre, numero 1068, dalle artiglierie), diceva che il passaggio della miniera di lignite in Agnana al Ministero delle finanze doveva includere la necessità di procurarne la concessione alla privata industria; ed io credo ed ho ragione di credere che la miniera di lignite di Agnana, la quale miniera non ha poi dato il combustibile che si trovò utilissimo specialmente per i fuochi fissi dell'industria, rimane oggi chiusa e senza niun esercizio.
Istessamente il citato decreto del 1866 faceva sperare che, tramutando questo stabilimento grandioso sotto una speciale direzione, si fosse potuto presto, e già sono passati quattro anni, vedere qual via prendere, perchè non morisse del tutto la riduzione e l'industria del protossido idrato o limonite, sì giovevole per l'Italia; e che il medesimo amministratore, mercè le relazioni, facesse pur conoscere se fosse stata preferibile, per esempio, l'opera della vendita e quella della locazione. Fino a questo momento non si è cercato di preparare e con prò compiere nè vendita nè locazione, e credo che neanche le relazioni, che parmi dovevano esser fatte annualmente, sieno state compilate.
Se noi avessimo davanti agli occhi queste memorie
scientifico-tecnico-economiche, noi vedremmo se certe cose si potrebbero con
sicurtà fare senza grandissima scossa, e se le obbiezioni fossero vere, cioè
che Mongiana non possa dare all'industria e al commercio il ferraccio e il
ferro, perchè situata sulla cima del monte in mezzo a difficoltà che
derivano dall'esser situata quella officina sulla cima del monte Pecoraro, e
perchè noi questo prodotto lo dobbiamo portare al Pizzo, sul Tirreno, o alla
marina di Monesterace, dove abbiamo il piede del versante o acquapendente dell'Ionio. Ma anche queste stesse
obbiezioni che un tempo si facevano, ed erano colossali, oggi diventano
molto minori, oggi che abbiamo il lavoro delle vie di ferro Calabro-sicule,
le quali possono contribuire alla maggior prosperità di quelle fabbriche
nazionali.
Ma quando anche dovessimo vendere quelle ferriere di Mongiana e degli Alti Forni, non meno che la miniera di Pazzano nella scena giurassica, e la cava di Agnana ed i depositi del Pizzo, noi non potremmo barattarli che quasi per nulla, se le lasciassimo deperire, avendole poi a dare a qualunque primo concessionario o compratore che si presentasse, sprezzante dello stato in cui furon tristamente e son ridotti quelli stabilimenti che facevano il decoro delle artiglierie napoletane. E basterebbe soltanto citare uno dei tanti ufficiali superiori che ne fu alla direzione, basterebbe citare il nome del generale Raffaele Mola, autore dotto di molte opere, mio maestro nel collegio dell'Annunziatala, per vedere come gli ufficiali d'artiglieria facevano prosperare quella fabbrica nazionale, e come noi abbiamo fornito di cannoni moltissime altre parti dell'Italia medesima in quel tempo, e non solo abbiamo provvisto cannoni e proietti, e schioppi, e lame per il commercio militare, e per il commercio civile, ma abbiamo anche fornito alla marineria gomene, àncore ed ogni maniera di arredi, di cui avesse potuto essere bisognevole.
Ma perchè la guerra e la marineria non possono anch'oggi far tesoro della Mongiana; ora che le vie dei trasporti possono essere abbreviate?
Tutti gli stabilimenti possono mettersi in relazione, e coi diversi altri stabilimenti metallurgici dell'Italia.
Non dimentichiamo nessuno degli stabilimenti, perchè l'industria nazionale e la ricchezza nazionale non sono che la sintesi ed il complesso di tutte le industrie private, e noi guardiamo con occhio anche avido
lo stabilimento minerario di Agordo, al quale stabilimento nell'Annuario stesso del Ministero delle finanze si dà il titolo, non di stabilimento minerario, come leggesi nel bilancio, ma si dà il titolo una volta di stabilimento metallurgico ed un'altra di stabilimento montanistico di Agordo; e se noi guardiamo con occhio benevolo questo stabilimento, si vede che le differenze delle spese scemate sono figlie delle disgrazie a cui cono stati soggetti alcuni stabilimenti, e la Mongiana fu delle più sventurate amministrazioni delle provincie meridionali.
Poi debbo anche manifestare, con la mia immancabile schiettezza, che alcune note lette nello stesso Annuario, che è certamente scrittura di uffizio, non mi sono punto bastate a quietare la mia coscienza, poichè a pagina 395 si dice che il dottore Antonio Sommariva fa parte del ruolo della direzione dello stabilimento metallurgico di Agordo col titolo di amministratore del sotterraneo. Ebbene quel medesimo amministratore del sotterraneo nello stabilimento metallurgico di Agordo, lo stesso amministratore del sotterraneo troviamo scritto poi con le funzioni di direttore in Mongiana. Io non intendo come un direttore di una parte speciale dello stabilimento di Agordo possa fare da reggitore delle ferriere e miniere di Calabria.
E come volete che questi opifizi, che queste fabbriche possano andar prosperamente e darvi qualche frutto? Ed io con sentimento di dolore debbo rammentare il bisogno di una petizione che presentai alla Camera nella tornata del 7 aprile 1870, come ne parlai più lontanamente nella tornata del 20 aprile del 1887: il Consiglio comunale di Mongiana diceva che la miseria certamente regna fra quei miseri operai e comunisti, i quali non vivono che di quei lavori e di quella industria, cioè minatori, artefici, staffatori, mulattieri e carbonari, e che non solamente la povertà andava crescendo un dì più che l'altro, ma si vedeva quel comune nella necessità di domandare qualche lavoro, di quei lavori che si possono fare colà in Calabria in concorrenza della industria forestiera. Mi consolai da una parte nella speranza che era sorta fra quei faticosi popolani e fra quei periti artefici, che era tutta bella speranza, per una lettera dell'onorevole ministro delle finanze Sella, il quale era propenso ad affidare anche a quella fabbrica una parte dei contatori meccanici; e certamente che quella parte sarebbe stata fatta con coscienza e con arte; ma poi quella speranza fu anche miseramente deluse, ed i contatori non furono nemmeno in piccola parte fatti nell'officina di Mongiana.
Io dunque, tornando a guardare il termometro ed il cronometro, mi permetterò di pregare la Camera affinchè voglia per lo meno, come un ricordo, consacrare quest'ordine del giorno, che io spero sarà per essere accettato dall'onorevole ministro e dalla onorevole Giunta:
«La Camera, seguendo le norme economiche, non vuole lo Stato
fabbricante, ma domanda dagli onorevoli ministri delle finanze e
dell'industria quei provvedimenti che potessero tornar utili alle
due ferriere di Mongiana e degli Alti Forni, ed alle miniere di
ferro, di grafite e di lignite in Pazzano, Aspromonte; Olivadi ed
Agnana, e passa all'ordine del giorno.»
ministro per le finanze. Signori, la questione
sollevata dall'onorevole D'Ayala si può, a mio parere, riassumere in questo
modo: questo stabilimento siderurgico di Mongiana, colle miniere relative,
volete voi che il Governo si accinga a porlo in condizioni corrispondenti ai
bisogni dell'industria, o volete voi che lo faccia l'industria privata,
l'industria libera? Ecco la domanda che vuolsi fare sopra
quest'argomento.
A me pare che, fatto il quesito, la risposta non possa essere dubbia; imperocchè ognuno riconosce che il Governo male si acconcia a diventare esso industriale.
Le condizioni di Mongiana, signori, sono abbastanza gravi. Non vorrei spiacere all'onorevole D'Ayala, ma io debbo pur dirgli che è lecito il quesito, se le miniere di Mongiana possano vivere ancora, se possano ancora pagare le spese di coltivazione.
L'onorevole D'Ayala cita il passato di questo stabilimento. Ma io gli debbo far notare che sono assai cambiate le condizioni dell'industria siderurgica, specialmente negli ultimi tempi. Se ci guardiamo attorno, in Italia, noi vediamo che hanno dovuto chiudersi molte miniere, quand'anche non fosse esausto il minerale in esse contenuto, allorchè le condizioni di trasporto si riconobbero difficili, o meno buona la qualità del ferro che se ne poteva estrarre.
Ed infatti, signori, se voi percorrete, per esempio, la valle d'Aosta, troverete gran quantità di miniere chiuse e di alti forni spenti che appartenevano ad antiche officine oggi silenziose. Veggo a mala pena uno stabilimento di qualche importanza in quei luoghi.
Se passate in Lombardia, voi troverete che sono rimasti in piedi gli stabilimenti e le miniere che danno minerali di tale qualità da produrre ferro veramente ottimo, da produrre ferro ed acciaio di ottima qualità, in guisa da potersi portare sul mercato al prezzo di 40 o 45 lire al quintale, mentre che possiamo ricavare i ferri ordinari dall'Inghilterra al prezzo di 12 o 15 lire.
Quindi è che voi osservate dappertutto questo fenomeno, che le miniere di ferro, le quali o non sono in condizioni di trasporto e di combustibile veramente eccezionali, o che non forniscono un ferro eccellente, hanno dovuto chiudersi, perchè non potevano resistere alla concorrenza dei ferri fabbricati dove c'è tanta copia di combustibile e di minerale ferrifero, e d'onde i ferri prodotti si possono portare ne nostro paese con lievissima spesa di trasporto.
Non vuolsi infatti dimenticare, signori, che vi sono sotto questo punto di vista delle località così fortunate, che aprendo un pozzo nel terreno, vi si trovano
parecchi metri di combustibile, e che a formare il tetto ed il letto di questo combustibile vi sono niente meno che degli strati ferruginosi per modo che lo stesso pozzo, mentre fornisce il combustibile, produce pure il minerale di ferro, alla cui fusione si può adoperare quel combustibile, onde ne segue che si può produrre lì il ferro, specialmente l'ordinario, in condizioni di buon mercato tali e tante che, quando non concorrano gli altri elementi testè accennati, la concorrenza in altri luoghi è diventata impossibile.
Ed infatti, o signori, noi abbiamo, di questa mia proposizione, qualche altra prova in Italia, oltre quello che si verifica nello stabilimento di Mongiana. Nelle vicinanze di Cagliari fino all'anno scorso era in lavorazione una bellissima ed importantissima miniera di ferro, quella di San Leone, per l'esercizio della quale, conscii i proprietari della necessità di diminuire le spese di trasporto, si era fatta una ferrovia ad uso di miniera di niente meno che 15 chilometri, se non erro; se erro la cifra, l'onorevole Salaris, o qualche altro deputato sardo, mi potrà correggere.
Ebbene, si trattava di minerale abbondantissimo che si poteva abbattere senza neppure fare dei lavori sotterranei propriamente detti. Questa miniera non ha potuto reggere la concorrenza fatta ad essa in parte dall'isola dell'Elba, ed in parte dalle miniere aperte negli ultimi anni in Algeria e nei dintorni di Bona. Che più? La stessa isola d'Elba, nota all'onorevole D'Ayala, nota per le sue glorie moderne, ed anche per le glorie antiche, imperocchè vuolsi che siasi per la prima volta scoperto il ferro nell'isola d'Elba, ci presenta un fenomeno di questo genere. Io dirò le cifre a memoria, poichè, non aspettandomi una discussione di questo genere, non ho consultato i documenti, ma spero che le cifre non si scosteranno molto dal vero.
La sua produzione, che fu un tempo di 120,000 tonnellate, è ribassata ora a forse 60,000. Quell'isola non può sopportare la concorrenza delle altre miniere. Se non vi fosse la circostanza dei noli di ritorno, se non vi fosse la questione delle zavorre, io credo che neppur tanta sarebbe la quantità di minerale di ferro che si potrebbe portar via da quella veramente splendida, veramente classica miniera dell'isola d'Elba. Ora, in questa condizione di cose, tecnicamente parlando, il problema di Mongiana è realmente, mi si permetta il bisticcio, un problema problematico.
Fino dal 1865 io aveva mandato colà un distinto ingegnere di miniere, Toscano, che conosceva molto bene l'industria metallurgica per gli studi da esso fatti, non solo qui in Toscana, ma anche in altri paesi d'Europa, onde riconoscesse se vi era modo di migliorarne le condizioni, ed anzi egli fu per qualche tempo direttore della miniera, finchè non venne colpito da un'aggressione dovuta a trasformazioni che egli aveva voluto nell'ordinamento del personale. Fu tentata la locazione di codesto stabilimento, ma non vi si è ancora riusciti.
Per parte mia debbo dichiarare che, dacchè sono tornato al Ministero, ho già scritto, non rammento bene se alla provincia o al municipio, intavolando trattative per vedere se fossero disposti ad incaricarsene quelli del paese, imperocchè io no a velo, dai rapporti che ho avuto a più riprese da parecchie persone, che il Governo possa trarre un partito da questo stabilimento. Io credo che, se si vuole entrare nella via delle trasformazioni di questo stabilimento, bisogna probabilmente cambiarne intieramente l'ordinamento e l'assetto, locchè non credo che possa fare il Governo. Le autorità locali potranno forse meglio provvedere a questa situazione di cose.
L'onorevole D'Ayala parlava poi dello stabilimento di Agordo, e faceva un confronto tra lo stabilimento di Mongiana e quello di Agordo. Io debbo fargli osservare che le condizioni dello stabilimento di Agordo sono ben diverse; si tratta di di una miniera di rame. È una condizione di cose che non ha nulla di comune colla questione del ferro; imperocchè le condizioni dell'industria cuprifera sono intieramente dissimili dalle condizioni dell'industria siderurgica.
Se noi dovessimo qui entrare a discorrere di Agordo, io potrei anche in proposito trattenerne la Camera; ma m'immagino, visto, come dice l'onorevole D'Ayala, il cronometro ed il termometro, che non sia il caso che io più a lungo ne parli. Solo dirò che, per parte mia, si sta preparando il progetto di legge onde fare la cessione anche dello stabilimento di Agordo all'industria privata. Dirò di più che un analogo progetto di legge io ho in animo di proporre per ciò che riguarda l'isola d'Elba, dacchè sono convinto che, per trarre questi stabilimenti dal languore in cui giacciono non vi è altro modo che l'industria libera, l'industria privata.
(Bravo! Benissimo!)
Non è possibile che lo Stato lo faccia.
Per parte mia vorrei entrare anche in questa via per quello che riguarda Mongiana. Se l'onorevole D'Ayala volesse spendere la sua meritata influenza presso i corpi morali, presso i comuni, presso quella provincia, io davvero mi terrei per fortunato se si potesse venire a fare una cessione, e, non esito a dirlo, colle condizioni più larghe possibili, perchè attualmente questi stabilimenti importano una perdita per lo Stato. In tal caso gli industriali che prendessero a coltivare queste miniere potrebbero forse trovar modo di trame maggior utile di quello che non abbia fatto il Governo.
Credo di non aver altro a dire su quest'argomento; osserverò solo all'onorevole D'Ayala che non regge lo appunto che l'attuale direttore dello stabilimento di Agordo sia lo stesso che governa lo stabilimento di Mongiana. L'attuale direttore dello stabilimento di Agordo, è vero, fu per qualche tempo direttore dello
stabilimento di Mongiana, ma è molto tempo che non vi è più, e caso mai in qualche Annuario fosse passata questa sua qualificazione, posso dichiarare all'onorevole D'Ayala che da un anno e mezzo ciò non sussiste più. Venendo ora al suo ordine del giorno, io debbo fare osservare che il medesimo pone al Ministero un problema che noi non possiamo prendere impegno di risolvere. Con esso egli c'invita a rendere coltivabili con frutto quelle miniere…
D'ayala. No, no.
ministro per le finanze. Quest'impegno, non fosse
altro che per essermi occupato altra volta di questo generedi questioni, in
coscienza non lo posso prendere.
presidente. Vuol leggere l'ordine del giorno
dell'onorevole D'Ayala?
ministro per le finanze. Volentieri.
(Il presidente glielo comunica)
Quest'ordine del giorno domanda dai ministri quei provvedimenti che potessero tornare utili alle due ferriere di Mongiana e degli Alti Forni, alle miniere di ferro, di grafite e di lignite in Pazzano, Aspromonte, Olivadi ed Agnana.
Io pregherei l'onorevole D'Ayala a rimanere soddisfatto di questa dichiarazione che gli faccio di tentativi già intrapresi, e che viemmeglio continuerò, suffragato dalla sua autorità, giacche sarei proprio lieto di avere la sua collaborazione; poichè, se egli s'interessa, nel senso nobile della parola, allo sviluppo di questi stabilimenti, con può non desiderare che si cambi via.
Io credo dunque che egli potrebbe rimanere soddisfatto di questa dichiarazione che gli posso fare, cioè che per parte mia si procede, perchè vengano questi stabilimenti ceduti, se si vuole, ai corpi morali locali, i quali potranno trattarli meglio di quello che possa fare il Governo, ovvero, se questo mezzo non riesce, venire ad una cessione all'industria privata.
Io credo che l'onorevole D'Ayala debba desiderare con me, che non m'interesso meno di lui di tutto ciò che ha tratto a miniere, a metallurgia, che si provi per un'altra via, giacchè parmi che l'esperienza di questo decennio lo possa convincere che per la via governativa non si approda a mettere in fiore un'industria, la quale non può prosperare, se non allo stato libero.
(Il presidente del Consiglio parla a bassa voce al
ministro per le finanze)
Il presidente del Consiglio mi suggerisce il paragone dello stabilimento di San Leucio che fu in cattive condizioni finchè stette in mano del Governo. Vi vuole libertà d'azione per far fiorire l'industria: quando siete inceppati da regolamenti, da ispettori; quando dovete avere il parere di questo, l'avviso di quello, il consenso di un terzo, credete pure, non si può andare innanzi. Evidentemente, se c'è modo di trarre partito da questo stabilimento, non è che ricorrendo all'industria privata.
E queste mie dichiarazioni credo che possano persuadere l'onorevole D'Ayala che io sono seriamente su questa via, imperocchè sopra questa via ho cercato di mettere non solo lo stabilimento di Mongiana, ma, poichè l'occasione mi si porge, lo dichiaro, ho cercato anche di mettere gli stabilimenti di Agordo e le stesse classiche miniere dell'Elba.
Plutino Agostino. Io ringrazio l'onorevole D'Ayala che
si sia occupato dell'importante questione delle miniere di Agnana, che
stanno nella mia provincia. Mi permetto però di osservare all'onorevole
ministro delle finanze che le condizioni delle miniere di Agnana, per le
disposizioni benevoli dal Governo date in questi ultimi tempi in quella
provincia, hanno migliorato moltissimo; giacchè c'è la strada ferrata
dell'Ionio che le costeggia; c'è quella nazionale di Montecucco alla marina
di Stilo, che precisamente traversa i boschi che sono la dote combustibile
delle miniere di Agnana e che serviranno a mettere in comunicazione le
miniere d'Agnana colla marina di Monesteraci, come diceva l'onorevole
generale D'Ayala, ove, incontrandosi le strade ferrate, ci sarà facilissima
percorrenza.
Non mi dilungo troppo a parlare della qualità del minerale di Agnana. Credo che su ciò vi sia un pregiudizio, e che tutte le operazioni, le costruzioni e fusioni che si sono fatte in questi alti forni abbiano abbastanza dimostrato che il minerale d'Agnana è perfettissime.
Sono però d'accordo coll'onorevole signor ministro delle finanze che quest'industria è a quel sito con poca simpatia di tutti coloro i quali ci vanno, perchè debbono abitare nelle montagne, e non potrà mai essere creduta buona dal Governo dopo la relazione di quel tal direttore che l'onorevole Sella citò, forse disgustato e degli abitanti e del clima e della solitudine nella quale si è trovato. Io so che ha fatto dei rapporti molto contrari allo stabilimento; che attaccò anche la qualità del minerale di Agnana, nel che non credo sia stato veritiero.
Ma se lo stesso signor ministro vuole veramente che l'industria privata si occupi di questo stabilimento, che i comuni circostanti e la provincia ne possano prendere l'esercizio, bisogna che riduca quelle pretensioni che finora sono state affacciate, perchè nelle ultime disposizioni date dal Governo non si tratta di un canone, ma di pagare lire 30,000, mi pare, per i soli stabilimenti di Mongiana; poi si debbono espropriare all'incanto i 24 tagli di bosco che sono nelle montagne, e che servono di dote di combustibile a questo stabilimento.
Se il ministro delle finanze vuole (dal 1880 fino ad oggi è completamente abbandonato questo stabilimento) veramente darlo alla provincia o all'industria privata, acciò ognuno possa concorrere a metterlo in esercizio, bisogna che smetta dalle soverchie pretese. Io lo prendo in parola quando egli dice che bisogna
fare tutte le concessioni possibili onde lo stabilimento sia rimesso in esercizio.
Mi rivolgo poi all'onorevole ministro dell'interno e gli fo osservare che vicino a questa Mongiana e ad Agnana c'è la serra di San Bruno; egli deve conoscerla per gli ultimi fatti; c'è una gente armigera, gente di montagna, che lavora benissimo a martello i fucili, che lavora pugnali e tutti gli istrumenti i quali possono servire in qualche occasione. Io vorrei che non si abbandonasse quella popolazione, perchè, stando nel circolo delle montagne calabresi, non avendo territorio, non vivono che di questo lavoro. Chi faceva carabine, chi trasformava minerale, chi era addetto alla fusione e simili. È una popolazione robusta, la quale, abbandonata, pare che non sia contenta della sua posizione; perciò i mestatori trovano in essa qualche seguace.
Per tutte queste considerazioni io insisto presso il Governo perchè voglia procurare di mettere in esercizio lo stabilimento di Mongiana.
Sanminiatelli. Colgo l'occasione della discussione sollevata dall'onorevole D'Ayala per dire una sola parola sopra alle storiche miniere dell'Elba rammentate dall'onorevole ministro.
Quelle storiche miniere sono in uno stato di assolata decadenza; rendono immensamente meno di quello che potrebbero rendere, con detrimento di quell'isola, che è pure una delle gemme della corona d'Italia, e con diminuzione e grave iattura della ricchezza nazionale. La causa credo che stia, non tanto nelle condizioni economiche ed amministrative di quell'industria, quanto nelle condizioni giuridiche, nelle quali la proprietà delle miniere è tenuta nell'Elba; dove, con offesa credo io delle leggi vigenti in queste provincie, essa è convertita in un monopolio dello Stato. Ma qualunque sia la causa, constato il fatto che le storiche e ricche miniere dell'Elba non rendono la metà di quello che potrebbero rendere.
Quindi, per la conoscenza che ho di quelle località (non dico per la mia competenza tecnica), non posso che applaudire alla nobile intenzione manifestata dall'onorevole ministro di presentare sollecitamente un progetto di legge per la cessione all'industria privata dell'esercizio di quelle importanti miniere. Non presento ordini dei giorno, ma confido nell'operosità, nell'alacrità e nell'attività dell'onorevole ministro per ripromettermi che la sua intenzione possa essere realizzata sollecitamente.
Mi limito adunque a fare voti perchè questo accada, e mi taccio.
presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole
Camolini.
Cadolini. Io voleva solo far osservare che noi dobbiamo far plauso all'intendimento del ministro di affidare all'industria privata tutte quante le miniere e tutte quelle altre amministrazioni che possono avere un carattere industriale.
Però non nascondo che ho provato un certo senso di maraviglia, quando l'onorevole ministro ha parlato di provincie e di comuni, quasi che l'affidare ai comuni ed alle provincie queste industrie sia lo stesso che affidarle all'industria privata. Credo che l'industria privata sia quella dei privati e non quella delle amministrazioni pubbliche. Se l'onorevole ministro vuole riflettere al modo come…
presidente, Onorevole Cadolini, questo lo discuteremo,
quando il ministro delle finanze presenterà il suo progetto di legge.
Cadolini. Non voglio dilungarmi gran fatto in proposito, faccio solo osservare all'onorevole ministro, come ci sia gran differenza tra l'industria privata e l'industria dei comuni e delle provincie che non potrebbero far nulla meglio dello Stato.
presidente. Onorevole D'Ayala, insiste ella nella sua
proposta?
D'Ayala. Non insisto. Nostro intendimento è certamente
quello del pubblico vantaggio, non l'interesse parziale. Rispondo soltanto
all'onorevole ministro che io userò la poca influenza che ho, e mi rivolgerò
in questo senso agli onorevoli nostri colleghi che rappresentano i collegi
di Catanzaro e di Reggio.
presidente, Essendo ritirata la proposta D'Ayala,
pongo ai voti il capitolo 102.
(È approvato, e lo sono, senza discussione, i due seguenti
capitoli:)
«Capitolo 103. Stabilimento minerario di Agordo, lire 574,000.
Capitolo 104. Beni delle prelature e dei vescovadi in sede
vacante in Sicilia. (Per memoria.)
Capitolo 105. Contribuzioni fondiarie sui beni demaniali, lire
3,500,000.»
Rattazzi. Temo che vi sia qualche equivoco su questo capitolo 105. Vedo che per l'anno 1869 era stata approvata…
ministro per le finanze. Non c'è equivoco
purtroppo.
Rattazzi. … la somma di 1,254,037; invece per l'anno 1870 si propongono 3,500,000 lire, tre volte più.
Ora, non saprei darmi una spiegazione come possa essere che per il 1869, a titolo di contribuzione su beni appartenenti allo Stato, la spesa fosse ristretta a 1,254,037 lire ed invece per il 1870 la si debba portare ad una somma quasi tre volte maggiore. Io temo che vi sia un equivoco, perchè questa somma dovrebbe essere ridotta, mentre si sono alienati alcuni fondi che appartenevano al demanio, o almeno non dovrebbe essere aumentata in una proporzione così straordinaria.
ministro per le finanze. Per dimostrare all'onorevole
Rattazzi che pur troppo non c'è equivoco, basterà dire che nei 1869 sopra
questo capitolo fu stanziata la somma di 1,254,037 lire e la spesa, come
risulta dalla situazione del Tesoro, fu di lire 4,313,000.
Detto questo, credo che l'onorevole Rattazzi non chiederà più altro da me.
presidente. «Amministrazione esterna delle imposte dirette…»
Seismit-Doda, relatore. Domando
la parola.
presidente. Credeva che dopo le spiegazioni date dal
signor ministro ella non avesse altro a dire.
Seismit-Doda, relatore. Non è su
questo argomento, ma intorno ad una delle somme che costituiscono il
capitolo…
(Osserva la relazione)
È già passato il capitolo su cui voleva domandare uno schiarimento; era il capitolo 101.
presidente. Ad ogni modo, se non si tratta dello
stanziamento, può parlare.
Seismit-Doda, relatore. Si tratta
di altro. Io ho veduta ripetuta ogni anno, da tutte le Commissioni del
bilancio, la domanda al Ministero della presentazione di un inventario delle
Spese di manutenzione e riparamenti alle proprietà
demaniali, minute spese le quali ogni anno si fanno ascendere a
circa lire 700,000, cifra che a tutte le Commissioni è sembrata enorme e non
abbastanza giustificata. Noi anzi siamo stati tentati di proporre
un'economia; ma proporla senza avere dati sicuri, che la fretta con cui
vennero presentati i bilanci non ci concesse ottenere, ci ha indotto a
limitarci ad esporre il voto che questo schiarimento fosse dato alla Camera,
e che pel bilancio del 1871 si presentasse un inventario esatto delle spese
di questo capitolo.
ministro per le finanze. Fra i desiderii che la
Commissione manifesta v'è anche quello del prospetto degli stabili demaniali
in servizio governativo; ed io appunto l'aveva portato con me, per il caso
che potesse occorrere. Non è ancora interamente in ordine, ma è qualche
tempo che sono state date le disposizioni onde fosse allestito, per cui non
dirò nel bilancio del 1871, il quale verrà fra pochi giorni presentato alla
Camera già stampato, ma quanto prima sarà presentato al Parlamento.
Quanto alla lista delle spese di riparazioni, io capisco che la cifra teste citata dall'onorevole relatore possa sembrare ragguardevole (700,000 lire o qualche cosa di simile), ma vuolsi considerare che nel 1862 gli stabili demaniali erano valutati in 120 milioni circa, e quando si paragoni la cifra delle riparazioni a quella del valore, si vedrà che non è poi tanto ragguardevole; dirò anzi che riceviamo continuamente delle lagnanze per lo stato meno che felice, in cui sono lasciati questi edilizi, specialmente per quelli in cui v'è qualche oggetto d'arte, pei quali riceviamo continui eccitamenti, perchè non si fa tutto quello che occorre.
Debbo far notare ancora, che, quanto al dare un conto presuntivo su di uno o sull'altro stabile, vi sarà qualche difficoltà, imperocchè le riparazioni ora occorrono da una parte, ora dall'altra.
Del resto io non posso dire altro, se non che, per quanto è compatibile colle forze dell'amministrazione, la sua attenzione è portata su quest'argomento.
Intanto, come diceva, si sta compilando, ed è ormai compilato l'elenco di questi stabili governativi; di più, se non il personaggio, che ho testè indicato, farà qualcun altro l'ispezione di questi stabili, e si potrà anche togliere dal servizio governativo ciò che apparirà meno necessario.
Quando questi documenti saranno davanti alla Camera, mano mano si cercherà di venire a soddisfare anche l'altro desiderio di cui faceva menzione l'onorevole relatore.
Seismit-Doda, relatore. Faccio
osservare all'onorevole ministro che, fra le spese le quali si potrebbero
ritagliare, si trova quella di 18 mila lire per le
luminarie nelle feste pubbliche, e 38 mila lire per le spese di
trasferta degli architetti; a ciò si aggiunga che è invalso pur
troppo l'abuso della occupazione gratuita delle proprietà demaniali per
parte di pubblici funzionari.
Naturalmente allora lo Stato non riscuote il fitto; e se molti di questi stabili sono destinati a servizi pubblici, e si risparmia così un fitto, siccome i locali sono ampii, si perde intanto una somma non indifferente col lasciare buona parte di questi locali ad uso gratuito degli impiegati; il che si traduce in un maggior costo di amministrazione per le spese di ristauri, ecc.; ed ecco dove trovasi la logica spiegazione della permanenza di questa ingente cifra di lire 700,000 in bilancio. Mi sono permesso di fare al signor ministro questa osservazione, perchè voglia tenerne conto.
presidente. «Capitolo 106. Personale degli ispettori, lire 210,900.»
(È approvato, e sono pure approvati i seguenti
capitoli:)
«Capitolo 107. Indennità fissa per gli ispettori, lire 34,000.
Capitolo 108. Personale degli agenti delle imposte dirette e del
catasto, e degli esattori governativi a stipendio fisso, lire
3,064,240.
Capitolo 109. Spese d'ufficio degli agenti e percettori delle
imposte dirette e del catasto, lire 409,940.
Capitolo 110. Personale pel servizio dei pesi e delle misure,
lire 300,535.»
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione, come l'onorevole ministro avrà veduto dalla relazione, crede
opportuno trasferire, fino dal prossimo anno 1871, questa spesa dal
Ministero delle finanze a quello di agricoltura, industria e commercio.
Infatti, dai documenti trasmessi dal Ministero delle finanze alla Commissione
risulta che la media dell'entrata annuale per le tasse degli utenti pesi e
misure e relativi diritti di verificazione, ascende a poco più di un
milione, mentre la spesa è di 300 mila lire per il
personale, e di 82 mila
lire per il materiale d'ufficio, il che
costituisce circa il trentotto per cento di costo
allo Stato sul milione che percepisce.
La Commissione crede che, trasferendo al Ministero d'agricoltura e commercio questi due capitoli, e valendosi quei Ministero delle Camere di commercio, che sono molto più acconcie a sorvegliare questa partita, ed anche a vincere localmente quelle ripugnanze che si possono incontrare e tuttora si incontrano all'introduzione del sistema metrico decimale, si otterrà più agevolmente lo scopo, e si potrà economizzare sulla spesa che si riferisce a questa imposta indiretta.
Prega quindi la Commissione, come è detto nella sua relazione, l'onorevole ministro delle finanze di voler dichiarare se, trovando opportune queste riflessioni, intenda per il prossimo bilancio eseguire l'accennato trasferimento dal suo al bilancio del Ministero di agricoltura, industria e commercio dei due capitoli in discorso, diminuendo la spesa almeno nel personale che sembra invero esorbitante in paragone agli introiti.
ministro per le finanze. Capisco che la questione
testè sollevata dall'onorevole Seismit-Doda possa dar luogo a questo
pensiero, se non convenga cedere questo servizio alle Camere di commercio.
Come ministro di finanza potrei osservare che sono 600,000 lire di utile che
si ricava da questo servizio; e poi io non so se davvero in questa faccenda
dei pesi e misure tutte le Camere di commercio ci porterebbero quell'impegno
per l'unificazione che ci porta il Governo.
Ognuno sa come in tutti i paesi la unificazione dei pesi e delle misure non la si è potuta introdurre che con una persistenza grandissima, tanto che le difficoltà si può dire non sono nemmeno sparite in oggi nelle più grandi e nelle più civili città del mondo, cosicchè si vedono ancora adoperati pesi e misure molto antiche.
Quindi io domando, se nell'interesse dell'unificazione dei pesi e delle misure, scopo nel quale certo non vi può essere dissenso fra noi, domando, se convenga entrare nella via che testè indicava l'onorevole relatore.
Io non ho alcuna difficoltà di portare la questione in istudio di conserva col mio collega il ministro di agricoltura e commercio, che è non meno, se non più interessato di me nella questione; ma prendere oggi addirittura un impegno di agire in questo senso, non lo potrei. Però riconosco l'importanza delle osservazioni fatte dall'onorevole relatore, e l'impegno che posso prendere è quello di parlarne e di studiare la questione co' miei colleghi, e specialmente con quello di agricoltura e commercio.
Seismit-Doda, relatore. Non si
tratta punto di farne ora una questione, sarebbe fuori di luogo, tanto più
che non avvi differenza nelle cifre.
La Commissione è lieta di udire che l'onorevole ministro si proponga di
studiare la questione. Aggiunge soltanto, come schiarimento, che essa non
intenderebbe affidare questo servizio (nè nella relazione ha detto questo)
unicamente alle Camere di commercio, bensì al
Ministero di agricoltura, industria e commercio, con un apposito personale,
affinchè studii il modo di sorveglianza mediante le Camere di commercio per
l'applicazione e la riscossione della tassa.
(Sono approvati senza discussione i seguenti
capitoli:)
«Capitolo 110. Personale pel servizio dei pesi e delle misure,
lire 300,535.
Capitolo 111. Spese d'ufficio ed indennità pel servizio dei pesi
e delle misure, lire 82,000.
Capitolo 112. Spese eventuali, indennità materiale e diverse,
lire 478,160.
Capitolo 113. Fitto di locali, lire 130,827.
Capitolo 114. Spese diverse occorrenti pel servizio della
conservazione del catasto, lire 137,643.
Capitolo 115. Aggio di esazione ai contabili, lire 6,065,000.
Capitolo 116. Spese di coazione e di liti, lire 60,000.
Capitolo 117. Restituzioni e rimborsi, 3,460,000 lire.
Capitolo 118. Spese diverse per l'applicazione dell'imposta sulla
macinazione dei cereali, lire 2,000,000.
Amministrazione esterna delle gabelle. Spese comuni ai diversi
rami. — Capitolo 119. Personale delle ispezioni, (Per memoria.)
Capitolo 120. Spese d'ufficio e di giro. (Per memoria.)
Capitolo 120
bis. Soldi ed assegni pel
personale della guardia doganale, lire 11,890,337.
Capitolo 121. Fitto di locali per gli uffizi delle direzioni.
(Per memoria.)
Capitolo 122. Spese di materiale e diverse delle direzioni. (Per
memoria.)
Capitolo 123. Soldo ed assegni alle guardie doganali. (Per
memoria.)
Capitolo 124. Fitto di locali in servizio delle guardie doganali,
lire 380,000.
Capitolo 125. Spese di casermaggio e diverse per le guardie
doganali, lire 780,000.
Capitolo 126. Costruzione, riparazioni e manutenzione dei
piroscafi, delle paranzelle e degli altri legni doganali e
sostituzione dei battelli che si rendono inservibili; lire 445,000.
Capitolo 127. Sussidi e rimunerazioni alle guardie doganali, agli
operai della saline ed ai loro superstiti, lire 60,000.
Capitolo 128. Spese di giustizia e quote di riparto agl'impiegati
ed inventori sul prodotto delle contravvenzioni, lire 600,000.
Capitolo 129. Lavori di riparazione e adattamento di locali
demaniali e riparazioni e manutenzione ordinaria di ponti e strade
ad uso dell'amministrazione gabellarla. (Per memoria.)
Capitolo 130. Aggio agli esattori fiscali dei crediti arretrati
gabellari nelle provincie lombardo-venete e spese relative, lire
6000.
Dogane. Capitolo 131. Personale, lire 3,249,343.
Seismit-Doda, relatore. Mi è
sfuggito, un momento fa, di chiedere al signor ministro delle finanze, se
accetta le due piccole aggiunte venute al suo bilancio dal Ministero della
guerra e che andrebbero iscritte al capitolo 120 bis.
ministro per le finanze. Non fu fatto.
Seismit-Doda, relatore. Allora
bisogna (ed è bene che io abbia domandato tale schiarimento), bisogna
diminuire la cifra di lire 61.012 al capitolo 120 bis…
presidente. È stato già approvato.
Seismit-Doda, relatore. … atteso
che nella cifra da noi inserita nella tabella che il presidente sta
leggendo, la Commissione ha calcolato anche le lire 61,012, che si sarebbero
aggiunte per le comunicazioni ricevute dal relatore pel bilancio della
guerra. Votandosi il capitolo si votò anche quella cifra, e per conseguenza
il capitolo 120 bis bisogna ridurlo di lire
61,012.
ministro per le finanze. Ma, se non vado errato, la
proposta del Ministero di 11,890,337 lire era nella ipotesi che stesse a
carico del bilancio della guerra la spesa relativa alle guardie doganali,
che sono nel corpo franco; credo che questa fosse la questione.
Ora la Commissione proponeva che questo capitolo si dovesse accrescere,
trasportandolo dal Ministero della guerra. Ma siccome questa proposta che la
Commissione faceva era subordinata alla votazione che la Camera avrebbe
fatto relativamente al bilancio della guerra, così, se non vo errato, la
somma non viene aumentata nel capitolo 120 bis.
Ora, siccome quando si votò il bilancio del Ministero della guerra fu lasciata la somma come era proposta dalla Sotto-Commissione, così non è il caso di fare modificazione di sorta.
Seismit-Doda, relatore. Avvi
equivoco, onorevole ministro delle finanze. Esamini l'ultima variazione del
7 marzo da lei proposta al capitolo 120 bis, e vedrà
che la somma chiesta è di lire 11,829,325. Aggiunga le lire 61,012, di cui
ho parlato, e ne avrà precisamente la somma di lire 11,890,337 che la
Commissione propone. Per cui resta vero che quel capitolo debba essere
diminuito delle lire 61,012.
ministro per le finanze. Faccio osservare che le
tabelle stampate o non sono esatte, oppure li proposta della Commissione è
uguale a quella fatta dal Ministero.
Il totale della categoria di spese è di 14,161,337 lire, tanto secondo la proposta del Ministero, quanto secondo quella della Commissione.
Seismit-Doda, relatore. Ci è il
capitolo 120 bis.
ministro per le finanze. È lo stesso; la tabella
corrisponde. Tu[t]te le cifre parziali sono le stesse.
Seismit-Doda, relatore. Ecco: ne
do schiarimento subito.
Il totale qui è d'accordo in ambedue le colonne, perchè, come ho detto fino da principio, venendoci questa comunicazione quasi in via ufficiale dal relatore del bilancio della guerra, l'abbiamo inserita come un aumento non proposto dalla Commissione di finanza; ma nella relazione diamo spiegazione del perchè abbiamo aggiunto alle lire 11,829,325 dell'ultima variazione dell'onorevole Sella, del 7 marzo, le lira 61,012 in discorso.
Quindi, se si aggiungono alle lire 11,829,325 le predette lire 61,012, si
avrà 11,890,337, che è appunto la cifra da noi portata. Abbiamo poi notata
la stessa somma anche, nella colonna delle cifre proposte dal Ministero.
Ecco perchè il totale rimane uguale in ambedue le colonne, perchè in ambedue la Commissione ha
fatto l'aggiunta.
ministro per le finanze. Prego di osservare che il
Ministero non ha mai fatto questa proposizione.
Seismit-Doda, relatore. Non fu
fatta dal ministro delle finanze, fu domandato che s'inscrivesse dal
relatore del bilancio della guerra; e noi ciò abbiamo avvertito
ripetutamente nella nostra relazione, che pure l'onorevole ministro delle
finanze avrà letta.
presidente. Si passa alla votazione del titolo Dogane.
(Sono approvati senza discussione i seguenti
capitoli:)
«Dogane. — Capitolo 131. Personale, lire 3,249,343.
Capitolo 132. Spese d'uffizio ed indennità, lire 144,190.
Capitolo 133. Fitto locali, lire 157,000.
Capitolo 134. Spese di materiale e diverse per le dogane, lire
400,000.
Capitolo 135. Restituzione di diritti, rimborsi e depositi, lire
360,700.
Capitolo 136. Compenso ai costruttori di navi in legno nei
cantieri italiani, lire 200,000.
Dazio-consumo. — Capitolo 137. Spese relative alla riscossione
dei dazio di consumo e restituzione di diritti indebitamente
riscossi, lire 200,000.
Sali. — Capitolo 138. Personale. (Per memoria.)
Capitolo 139, Spese d'uffizio e trasporto di fondi. (Per
memoria.)
Capitolo 140. Spese di materiale e diverse pei magazzini dei
sali. (Per memoria.)
Capitolo 140
bis. Servizio delle saline,
lire 419,981.
Capitolo 140
ter. Deposito e spaccio di
sali, lire 1,028,000.
Capitolo 141. Fitto di locali, lire 140,000.
Capitolo 142. Indennità agli spacciatori all'ingrosso ed ai
rivenditori dei sali, lire 3,500,000.
Capitolo 143. Compra di sali, lire 2,467,150.
Capitolo 144. Trasporto di sali, lire 2,800,000.
Capitolo 145. Spese di manutenzione ed esercizio della saline
amministrate dallo Stato. (Per memoria.)
Capitolo 146. Sale agrario industriale, lire 220,000.
Capitolo 147. Buonificazioni ai salatori di pesci, lire 180,000.
Capitolo 148. Spese per l'otturamento della sorgenti salse per impedire la produzione naturale o clandestina del sale, lire 60,000.
Tabacchi. — Capitolo 149. Personale della delegazione e delle ispezioni per il controllo della società della Regìa cointeressata per la fabbricazione e vendita dei tabacchi, lire 73,900.
Capitolo 150. Spese d'ufficio ed indennità della delegazione e delle ispezioni per il controllo della società della Regìa cointeressata per la fabbricazione e vendita dei tabacchi, lire 14,000.
Capitolo 151. Corrisponsione alla Regìa cointeressata dei diritti percepiti sai tabacchi esteri introdotti dai privati nelle provincie soggette alla privativa, lire 100,000.
Capitolo 152. Spese diverse per la riscossione dell'imposta sulla coltivazione dei tabacchi in Sicilia. (Per memoria.)
Polveri. — Capitolo 153. Aggio ai contabili incaricati di riscuotere le imposte sulla fabbricazione delle polveri, lire 10,000.
Spese comuni per l'amministrazione finanziaria. — Capitolo 154. Personale
degli archivi delle finanze, lire 43,400. «
Capitolo 155. Spese d'ufficio degli archivi delle finanze, lire
2,950.
Capitolo 156. Indennità di tramutamento, competenze di viaggio e
diete per le missioni d'ufficio.»
Prego il signor ministro a dichiarare se accetta la riduzione proposta dalla Commissione.
ministro per le finanze. Il Ministero propone per
indennità di tramutamento una somma di lire 200,000, la Commissione
desidererebbe che questa somma fosse ridotta a 150,000.
Io debbo fare osservare, cominciando un poco dal passato, che nel bilancio del 1868 si approvò anche una somma di 200,000 lire, ma che poi venne fuori un decreto reale di maggiori spese di 150,000 lire, sicchè la spesa effettivamente fatta fu di 350,000 lire. Nel bilancio del 1869 venne approvata anche la somma di 200,000 lire, e poi si dovette chiedere un credito suppletivo, con un progetto di legge che sta davanti a voi, di lire 82,772; cosicchè nell'anno passato si spesero lire 282,772.
Notiamo poi ancora che in quest'anno, per tutte le modificazioni che vi furono nell'amministrazione, io temo assai che non si possa stare nel limite delle lire 200,000. Quindi, con vivissimo rincrescimento, non posso accettare questa riduzione, perchè credo che si ridurrebbe ad una finzione, e che nell'atto pratico questa somma sarebbe ecceduta.
Io mi raccomando dunque perchè la Commissione voglia tenere presenti questi dati della storia dei due anni passati, che si spesero 350,000 lire nel 1868, e 283,000 nel 1869: io ne chiedo 200,000 per quest'anno, e mi pare di esser nel vero.
presidente. L'onorevole relatore ha facoltà di
parlare.
Seismit-Doda, relatore.
L'onorevole ministro per le finanze ha un bel fare appello ai dati storici e
statistici della precedente amministrazione, ma io trovo che in tutte le
precedenti relazioni dei bilanci questa spesa viene deplorata per la sua
enormità, e viene invitato il Ministero a ridurla.
Non basta il dire che l'anno scorso, o due anni prima, siasi speso di più, per indurne che anche quest'anno si debba spendere la stessa somma ed anche maggiore.
La Commissione del bilancio è partita da questo criterio che, oltre all'indole stessa della spesa, la quale, come diciamo nella nostra relazione, pel maggior margine di spesa che si offre al ministro, implica talvolta trasferimenti inconsulti d'impiegati, emissioni che si potrebbero risparmiare; noi siamo partiti, dico, da questo criterio che l'attuale ministro delle finanze, avendo ripetuto su tutti i tuoni che vuole fare economie ad ogni costo, ed avendo cercato, dicesi, di praticarle persino nelle più minute spese amministrative, dintorno a lui, nell'amministrazione in cui egli quotidianamente risiede, dovrebbe questa volta, a differenza dei suoi antecessori, accettare una riduzione che sembra logica.
Se nell'anno scorso, se negli anni addietro si è speso eccessivamente per questo titolo, dovrebbe egli ora proporsi di
ridurre tali spese, e sentirsi come vincolato a questa riduzione dalle
stesse sue recenti dichiarazioni.
Permetta l'onorevole Sella che, senza rancore veruno, senza farne questione di partito, gli si dica che di queste economie, di cui egli parla, non vedesi ancora quale sia la preferita da lui, poichè nessuna egli ne accetta di quante ne propone la Commissione del bilancio. Vedo bensì, come ieri ebbi occasione di notare a proposito della questione del lotto, e come anzi addusse egli stesso a discolpa delle continue maggiori spese, quanto facilmente ponga mano egli organici, ed aumenti così, in quattro mesi, il personale amministrativo da lui dipendente.
Ieri ho detto quante centinaia di migliaia di lire si dovranno spendere di più pei nuovi uffici creati dall'onorevole Sella. Ed è basandosi su questi nuovi uffici, che oggi l'onorevole ministro viene a ripeterci: ho fatto queste maggiori spese nel personale, lasciatemi adunque margine maggiore nelle altre spese attinenti, poichè non saprei come provvedere in altro modo ai bisogni dei nuovi uffici da me istituiti.
Ma è forse questo il sistema delle economie che egli vagheggia?
Accresciute enormemente le spese della sua amministrazione, non trovò altra economia (e così dubbia) fuorchè nell'amministrazione del lotto. Rispetto il voto
della Camera, ma vedremo a suo tempo quale ne sarà il risultato. Nelle altre amministrazioni economie non ne fa, ed oggi il ministro chiede appunto un aumento di spese d'ufficio, perchè ha aumentato il personale; la conseguenza è a filo di logica, e non avvi a ridire.
La Commissione insiste nella sua proposta di riduzione delle 50,000 lire su questo capitolo, riduzione che l'onorevole Sella, come ha fatto sin qui delle altre, ricusa.
ministro per le finanze. Perdoni l'onorevole
Seismit-Doda: io faccio osservare che, se mi riesce di tenere questa spesa
nei limiti delle 200 mila lire che chiedo, vi sarà una riduzione di spesa di
82 mila lire sul 1869; ve ne sarà una di 150 mila lire sulla spesa fatta nel
1868.
I bilanci, o si vogliono serii, o si vogliono per commedia; se si vogliono serii, evidentemente il dovere di un ministro è quello di vedere ciò che effettivamente si deve spendere. Sta bene raccomandare economie, ma non si può venire qui a prendere degli impegni di fare con 150 mila lire il servizio che nel 1868 si fece con 350 mila, e nel 1869 con 282 mila.
Per me, colla migliore volontà del mondo, non posso che dichiarare che, se mi riesce di cavarmela con 200 mila lire, lo farò, e mi parrà di avere fatto molto, anzi moltissimo.
presidente. Pongo ai voti la proposta della
Commissione per la riduzione di 50 mila lire su questo capitolo.
(Non è approvata.)
Rimane dunque approvato lo stanziamento di 200 mila lire proposto dal Ministero.
«Capitolo 157. Spese per la trasmissione di telegrammi in
servizio dell'amministrazione finanziaria, lire 170,000.»
Prego il signor ministro di dichiarare se accetta la riduzione di lire 50,000 proposta su questo capitolo dalla Commissione.
ministro per le finanze. Sono di nuovo nella
condizione di un momento fa, ma io sono qui coi dati alla mano…
Seismit-Doda, relatore. Quali
dati?
ministro per le finanze. Di quanto si è speso negli
anni addietro.
Ecco: nel 1868 si sono spese lire 162,000; nel 1869, dalle liquidazioni che si hanno, si presume che la spesa non sarà minore. E devo poi soggiungere che, se si continuasse qualche tempo nelle condizioni, in cui siamo da quindici giorni a questa parte, io dovrò spendere assai di più di quello che è proposto in bilancio pel 1870. Il mio ufficio ha da avere quotidianamente una larga corrispondenza telegrafica per ragioni che ciascuno capisce.
Rattazzi. Io prego la Commissione a non insistere troppo, perchè in fondo si prende da una mano ciò che si spende dall'altra nei telegrammi, e se vi ha una economia, alla quale io rinunci di buon grado, è questa.
(Ilarità)
(Il relatore accenna di ritirarla.)
ministro per le finanze.
(Ridendo)
Ringrazio della generosità.
presidente. Il capitolo 157 remerà quindi quale fu
proposto. Se non vi sono altre opposizioni, lo ritengo approvato.
(È approvato.)
«Capitolo 158. Casuali,»
ministro per le finanze. Sopra la questione dei casuali, per conformarmi ai voti tante volte
manifestati dalla Camera, io ho ristretto la parte che si riferiva al
personale per portarla nella pianta del Ministero; quindi è avvenuto che il
capitolo dei casuali, come era da me proposto, presentasse una diminuzione
di lire 150,000, e così fosse ridotto da 400,000 a 250,000 lire. La
Commissione proporrebbe di ridurlo a 150,000 lire. Ora debbo dire che, se
fosse adottata la riduzione proposta dalla. Commissione, a partire da
quest'oggi, per andare alla fine dell'anno, rimarrebbe disponibile sopra
questo capitolo la somma di circa 12,000 lire, e ciò, prego la Commissione
d'osservarlo, perchè durante i primi due o tre mesi in cui venne ad essere
attivata la pianta del Ministero, non si potè effettuare il trasporto della
spesa di quel personale da questo capitolo all'altro. Per conseguenza, come
dissi, sopra il capitolo dei casuali sarei ridotto a non avere più che
12,000 lire disponibili, mentre su questo stesso capitolo si deve pagare
tutta una serie di spese relative a sussidi, a gratificazioni, si debbono
retribuire gli scrivani per la Corte de' conti che costano circa 40,000
lire, poi occorre sopperire alle missioni, alle ispezioni che, un momento
fa, ho indicato doversi fare alle intendenze. Se si riduce la somma
domandata, dove prenderò i fondi per far fronte a tutte queste spese? Ripeto
che, durante il primo trimestre, la spesa che dovette fare il Ministero
delle finanze fu effettivamente sull'antico piede di 400,000 lire.
Prego quindi la Commissione di tenere a calcolo questi elementi che modificano sensibilmente i risultati, e di credere che, se fosse accettata la riduzione proposta, sarei, fin da quest'oggi, quasi sprovvisto di fondi per quanto spetta a questo capitolo.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione aveva chiesto questa riduzione, fondandosi sulla dichiarazione
dell'onorevole ministro nelle annotazioni al bilancio. In esse avvertiva che
da questo capitolo venivano prelevate lire 188,000 nell'anno scorso per
retribuzione all'opera di impiegati diurnisti. Quindi
la riduzione sulla somma stanziata l'anno scorso non sarebbe già di 100,000
lire, ma di sole 72,000, dedotte quelle 188,000 dalle 400,000 dell'anno
scorso, come dice la
relazione. Siccome poi una gran parte delle spese casuali si compone delle
minute spese d'uffizio, per le quali il capitolo 62 del bilancio presenta un
altro titolo di spesa per lire 125,000, parve logico alla Commissione di
suggerire questa riduzione, sempre rammentando quel programma delle economie fino all'osso, di cui l'onorevole Sella
tanto spesso ha parlato.
Ma, udite ora le sue spiegazioni, la Commissione non insiste nella sua proposta di riduzione, paga di averne giustificato i motivi.
presidente. La Commissione non insistendo, pongo ai
voti lo stanziamento di lire 250,000 per questo capitolo 158.
(È approvato.)
«Capitolo 159. Maggiori assegnamenti sotto qualsiasi
denominazione, lire 9196 51.»
(È approvato.)
«Capitolo 160. Assegnamenti ad impiegati in
disponibilità.»
Il signor ministro accetta questa riduzione?
ministro per le finanze. Credo che, dopo la votazione
relativa al lotto, la Commissione non insisterà su questa riduzione, la
quale si basava principalmente sulla supposizione che non si attuasse il
decreto di cui si è ieri discusso.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione proponeva un'economia di 100,000 lire sulle disponibilità, basandosi essenzialmente sulla mutazione della
cifra da essa proposta al capitolo del Lotto, che ieri è stato deciso in
senso favorevole alla proposta dell'onorevole ministro. Quindi la
Commissione non ha motivo d'insistere su questa proposta di riduzione.
Bensì richiamo, come ieri ho promesso di fare, l'attenzione della Camera sul
sensibile aumento di questo capitolo del bilancio, che sotto l'attuale
amministrazione delle finanze sale, per quest'anno, da 310,000 lire ad un milione. Tale aumento, come ieri ho detto, non è
imputabile per intero all'amministrazione dell'onorevole Sella, perchè
infatti le intendenze di finanza non furono da lui create; ma è bensì
imputabile in buona parte, per 100,000 lire, a cagion d'esempio, per
gl'impiegati del lotto da lui licenziati, e per altri titoli di disponibilità,
che provengono dai mutamenti di organici da lui eseguiti con decreti reali. Non ho
altro a soggiungere.
presidente. La Commissione non insistendo sulla
riduzione proposta, pongo ai voti questo capitolo nella somma di lire
1,000,000.
(È approvato, e sono pure approvati senza discussione i
seguenti 7 capitoli:)
«Capitolo 161. Commissioni temporanee delle varie Corti dei conti
per gli affari arretrati. (Per memoria.)
Capitolo 162. Uffici di stralcio per gli affari arretrati di
diverse amministrazioni state soppresse, lire 300,000.
Capitolo 163. Elargizioni, sussidi ed assegni non
obbligatoriamente vitalizi, lire 390,000.
Capitolo 164. Rimborsi di capitali dovuti dalle finanze dello
Stato, lire 500,000.
Capitolo 165. Spese pel ritiro, cambio e conversione in moneta
decimale delle monete non decimali d'oro, d'argento ed eroso-misto
di conio italiano. (Per memoria.)
Capitolo 166. Censimento territoriale delle antiche provincie
(personale), lire 440,000.
Capitolo 167. Censimento territoriale delle antiche provincie
(materiale), lire 20,500.
Capitolo 168. Censimento territoriale delle provincie lombarde,
lire 520,000.»
Seismit-Doda, relatore. Vorrei
pregare l'onorevole ministro delle finanze, in nome della Commissione, di
offrire una volta alla Camera (cogliendo l'occasione che gli parrà più
propizia) una relazione intorno allo stato di quei lavori, mentre da
parecchi anni dura questa cifra in bilancio, senza che se ne conoscano i
frutti. Gli onorevoli Nervo e Martinelli, che mi hanno preceduto in questo
ingrato còmpito di relatore del bilancio passivo delle finanze (ingrato,
soprattutto, in quest'anno, in questi giorni ed in queste circostanze),
ebbero anch'essi ad esprimere lo stesso desiderio.
Io non sono che il continuatore dei loro inviti riguardo la presentazione di una relazione sullo stato dei lavori di censimento delle provincie lombarde, lavori che durano da tanti anni, con una spesa di oltre mezzo milione, senza che fin qui se ne conosca risultato veruno.
Non toccandosi da noi la cifra, speriamo che l'onorevole Sella non respingerà la modesta domanda.
ministro per le finanze. Io avrei qui alcuni dati
riassuntivi, ma forse non è il momento per occuparne la Camera. Se essa lo
desidera, presenterò volentieri una relazione come richiede la Commissione
del bilancio.
presidente. Pongo ai voti il capitolo 168 nella somma
di 520,000 lire.
(È approvato, e lo sono pure i seguenti 8 capitoli:)
«Capitolo 169. Censimento territoriale delle provincie lombarde
(Materiale), lire 20,000.
Capitolo 170. Pesi e misure (Tavole di ragguaglio), lire 10,000.
Capitolo 171. Pesi e misure (Provvista di campioni metrici ad
alcuni comuni), lire 5000.
Capitolo 172. Acquisti eventuali di stabili, lire 10,000.
Capitolo 173. Spese per la valutazione dei beni demaniali, lire
10,000.
Capitolo 174. Estinzione delle azioni della Regìa cointeressata
dei tabacchi già esistente negli Stati ex-pontifici. (Per memoria.)
Capitolo 175. Spese per la costruzione di magazzini
ed altri locali in aggiunta a quelli esistenti presso alcune dogane. (Per memoria.)
Capitolo 176. Spesa straordinaria per la fabbricazione delle nuove cartelle del consolidato 5 e 3 per cento nell'officina governativa delle carte valori, lire 283,000.
Capitolo 177. Spesa per l'aggio sull'oro, relativa ai diversi pagamenti da farsi all'estero.»
Il Ministero propone lire 5,000,000, la Commissione 4,500,000.
Il signor ministro accetta questa riduzione di 500,000 lire?
ministro per le finanze. Per parte mia accetto ben
volentieri, perchè, quando venga approvata la convenzione colla Banca, la
riduzione sarà anche più ragguardevole di quella che è qui indicata.
Anzi ringrazio il relatore e la Commissione di averla proposta.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione logicamente avrebbe dovuto, con l'attuale lieve disaggio della
carta, circa il 2 e mezzo per cento, proporre una
riduzione di due milioni, anzichè di mezzo milione. La maggioranza della Commissione del
bilancio confida che la proposta convenzione con la Banca non venga
adottata.
In questo caso tre milioni per questo capitolo
sarebbero anche soverchi. Adottata che fosse, i cinque milioni che domanda
il ministro sarebbero insufficienti pur troppo.
Ma, del resto, trattandosi di una spesa d'ordine, che
il ministro può oltrepassare senza attenersi alla cifra del capitolo del
bilancio, la Commissione, limitandosi a mezzo milione di riduzione, mostrò
di non darvi quell'importanza che le speranze dell'onorevole Sella hanno
testè rivelato.
presidente. Il ministro avendo ac[c]ettata la
riduzione proposta dalla Commissione, pongo ai voti il capitolo 177 nella
somma di lire 4,500,000.
(È approvato, e lo sono del pari i seguenti 7
capitoli:)
«Capitolo 178. Rivendicazione e svincolo di benefizi e
cappellanie di regio patronato a termini dell'articolo 5 della legge
15 agosto 1867. (Per memoria.)
Capitolo 178
bis. Spesa straordinaria pel
personale incaricato presso la Corte dei conti della revisione delle
contabilità arretrate già affidate alle soppresse Commissioni
temporanee; per le spese d'ufficio e diverse, lire 100,000.
Capitolo 178
ter. Spesa per la censuazione
dei bene ecclesiastici in Sicilia, lire 10,000.
Capitolo 178
quater. Spese relative alla
vendita a prezzo ridotto delle polveri rimaste nei magazzini quando
cessò la privativa, lire 50,000.
Capitolo 178
quinquies. Provvista ed
applicazione di contatori ed altri congegni meccanici (Spese diverse
per l'attuazione della tassa sul macinato), lire 3,000,000.
Capitolo 178
sexies. Spesa per
l'adattamento di locali ed altro ad uso di uffizi nel Ministero
delle finanze, lire 80,000.
Capitolo 178
septies. Spese straordinarie
per l'attuazione della nuova legge di contabilità generale, lire
30,000.
Parte terza — Asse ecclesiastico (Spese ordinarie). — Capitolo
179. Spese generali d'amministrazione.»
Proposto dal Ministero in lire 1,473,300 e dalla Commissione in lire 1,423,300, cioè una riduzione di lire 50,000.
Interrogo il signor ministro se accetta questa riduzione.
ministro per le finanze. Io spero che quando
l'Economato funzionerà bene si potrà fare una riduzione, come desidera la
Commissione. Ma dai dati che ho dall'amministrazione attualmente, non mi
risulta possibile. Leggerò addirittura le parole di una memoria che mi venne
data. «Gli stampati che occorrono per le intendenze e
ricevitorie
dei comuni e provincie e l'amministrazione
centrale per il ramo della contabilità arrivano ad una proporzione
enorme.»
Prego la Camera a voler considerare riguardo a questa riduzione di spesa che riflette l'Economato di cui io sono vivissimo fautore, che il medesimo naturalmente non può dare dei risultati immediatamente così ragguardevoli da autorizzarmi, nel corso del mezzo anno in cui appena comincia ad impiantarsi, a proporre una riduzione di spesa di un quarto, come vorrebbe la Commissione del bilancio.
Io quindi la prego a non insistere.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione del bilancio si è basata per questa riduzione sull'ingente cifra
che il ministro propone in vari capitoli per le spese di stampa: 255,000
lire al capitolo 70, Stampe e prospetti; 30,000 lire
al capitolo 178 septies, Contabilità generale; 200,000 lire al capitolo 179, Asse ecclesiastico; in tutto 485,000 lire.
L'onorevole ministro allega la testimonianza degli impiegati; ma quando venne al Ministero non avvisò egli stesso che lo sciupìo degli stampati esisteva e che egli si proponeva di mettere ordine in questo stato di cose? Non lo ha ripetuto nella sua esposizione finanziaria?
Ora, quando sopra 485,000 lire di spese di stampati
nel bilancio delle finanze si propone una piccola riduzione di 50,000 lire,
quando si istituisce l'Economato generale appunto
perchè procacci questa economia, non so vedere come il ministro delle
finanze si appaghi dell'affermare che i suoi impiegati lo hanno persuaso che
non si può fare a meno di tutta la somma. L'onorevole Sella non ha bisogno
che io gli rammenti che gli impiegati possono dire quello che vogliono, e
quello che essi credono vero; ma egli è al disopra degli impiegati
appunto per accertarsi, e ne ha i mezzi, che gli impiegati dicano il vero. Se egli stesso ha deplorato l'abuso che vi era nelle stampe, avrebbe pur dovuto indagare simile abuso; quindi, non avendolo sconfessato peranco, non avrebbe dovuto proporre delle cifre così gravi in bilancio. Fatta questa dichiarazione, e constatato il fatto, la Commissione recede volentieri dalla sua proposta di riduzione.
ministro per le finanze. Mi sia lecito invocare sopra
quest'argomento una testimonianza non sospetta all'onorevole Seismit-Doda,
quella cioè dell'onorevole Crispi, il quale fa parte della Commissione di
sindacato dell'asse ecclesiastico…
(Bisbiglio al banco della Commissione)
Egli ha potuto vedere coi suoi occhi e toccare colle sue mani quale massa enorme di stampati occorra per questo servizio, per domandare gli stati di consistenza, gli stati di versamento e cose simili. L'onorevole Crispi, che ha voluto onorare questa Commissione della sua presenza tutte le volte che essa si radunò, ha veduto colà raccolti addirittura dei metri cubi di stampati. I regolamenti, come esistono ora, bisogna eseguirli, e noi per conformarci agli ordini della stessa Commissione di sindacato, desiderando che si abbiano questi dati, che si compilino questi registri di consistenza, abbiamo mandate circolari su circolari, modelli su modelli. Io vorrei che l'onorevole Seismit-Doda si persuadesse…
Seismit-Doda, relatore. Abbiamo
rinunziato a tutto.
ministro per le finanze. … che non è per smania di
spendere, ma è realmente per necessità di servizio che, tanto i funzionari
che rappresentano quest'amministrazione quanto io, ci troviamo costretti ad
insistere onde la Camera non ci tolga il modo di provvedervi.
presidente. L'onorevole relatore ha facoltà di
parlare.
Seismit-Doda, relatore. Rinuncio
alla parola.
presidente. Ma insiste sulla riduzione?
Seismit-Doda, relatore.
L'onorevole ministro ha rinunciato all'economia; noi ci pieghiamo davanti
alla sua inflessibilità nel respingerla.
presidente. Signor ministro, ella non accetta la
riduzione?
Seismit-Doda, relatore. Io mi
sono soltanto permesso di precisare la posizione in cui ci troviamo. Ho
detto che la Commissione proponeva questa economia; l'onorevole ministro
delle finanze la ricusa, la Camera peserà i motivi che egli ha addotti ed i
nostri. La Commissione ritira la sua proposta, limitandosi a constatare la
larghezza o l'abuso che esiste nel Ministero delle finanze in fatto di
stampe.
ministro per le finanze. Io protesto contro questa
parola abuso.
presidente. Pongo ai voti il capitolo 179 in lire
1,473,300.
(È approvato.)
«Capitolo 180. Aggio di esazione ai contabili (Regio decreto 18
agosto 1868), lire 1,404,000.»
(È approvato.)
«Capitolo 181. Contribuzione fondiaria, lire 2,800,000.»
L'onorevole Casati ha facoltà di parlare.
Casati. Sul capitolo 179 fu fatta un'economia di lire 561,000 in confronto del bilancio 1869. Questa economia, come dice la relazione, si potè fare, perchè molti beni essendo stati venduti, si fece questa economia sull'amministrazione per la parte riguardante la diretta e locale amministrazione.
Pare adunque che, se dei beni sono stati venduti, anche la tassa fondiaria che li riguarda non dovrebbe essere portata in bilancio; eppure io vedo invece che si porta in bilancio esattamente la stessa cifra che era nel bilancio del 1869. Domando uno schiarimento in proposito.
ministro per le finanze. Lo schiarimento che posso
dare all'onorevole Casati è parente di quello che dava poco fa all'onorevole
Rattazzi.
presidente. L'onorevole Casati allora non era
presente.
ministro per le finanze. Per la contribuzione
fondiaria dei beni demaniali l'anno scorso era posto in bilancio un milione
e duecentomila lire. Ma all'atto pratico si spesero 4 milioni e più. Adunque
la somma risultò sufficiente; per cui, malgrado le vendite avvenute, io
credo che quest'anno occorrerà la spesa di cui si tratta. Del resto quando
l'onorevole Casati pensi un momento all'entità dell'asse ecclesiastico che
rimane in mano dell'amministrazione, gli sarà facile di vedere che questa
somma corre piuttosto rischio di essere superata.
(È approvato il capitolo 181, e sono pure approvati senza
discussione i seguenti capitoli:)
«Capitolo 181. Contribuzione fondiaria, 2,800,000 lire.
Capitolo 182. Oneri e debiti ipotecari afferenti i beni
provenienti dall'asse ecclesiastico, lire 376,395.
Capitolo 182
bis. Assegni agl'investiti
dei benefizi di regio patronato, lire 300,000.
Capitolo 183. Spese afferenti l'azienda pei censi, canoni,
livelli ed altre annue prestazioni amministrate dal demanio per
conto del Fondo per il culto. (Per memoria.)
Spesa straordinaria. — Capitolo 184. Obbligazioni 5 per cento
(legge 15 agosto 1867, n° 3848 e decreto reale 1°
settembre 1867, n° 3912. (Per memoria.)
Capitolo 185. Spese inerenti alla vendita dei beni, lire 723,000.
Capitolo 186. Affrancazione di annualità e restituzione di
capitali passivi, lire 600,000.
Capitolo 187. Spese diverse per l'attuazione delle leggi 7 luglio
1866 e 15 agosto 1867 per la liquidazione dell'asse ecclesiastico,
lire 300,000.»
La somma totale del bilancio passivo del Ministero delle finanze è di lire 765,370,711 92.
Seismit-Doda, relatore. Domando
la parola.
presidente. L'onorevole relatore ha facoltà di
parlare.
Seismit-Doda, relatore. Come
l'onorevole presidente e i nostri colleghi ricorderanno, giorni addietro la
Camera deliberò d'inviare alla Commissione del bilancio, e per essa alla
Sotto-Commissione incaricata di esaminare il bilancio del Ministero delle
finanze, una petizione presentata dall'onorevole Sanminiatelli, appoggiata
per l'urgenza da qualche altro nostro collega, petizione firmata da circa,
se non erro, 300 impiegati subalterni delle amministrazioni centrali
residenti in Firenze, appartenenti a vari Ministeri e ad altri uffizi
centrali, per esempio alla Corte dei conti, all'amministrazione del debito
pubblico, ecc.
ecc. Questi impiegati si rivolgono al Parlamento, e
specialmente alla Camera elettiva, domandando che, in vista del rincaro
eccessivo dei viveri nella capitale, e dell'insufficienza dei loro stipendi,
della quale si lagnano con parole piuttosto vive ed amare, si adotti un
provvedimento a loro riguardo, mentre accennano ai
continui pericoli a cui trovami esposti gl'impiegati civili (leggo
le loro parole) per le continue modificazioni ai ruoli
organici che rendono sempre incerta la loro carriera. Aggiungono
che il progressivo rincaro dei generi di consumo e degli
alloggi ha reso insolubile il problema del soddisfacimento dei bisogni
nella classe degl'impiegati con stipendio fisso, molto più se essi
appartengono ai gradi inferiori.
Chiedono quindi che la Camera voglia fare in modo che venga loro concessa
quella tenue indennità di alloggio che fu accordata nello
scorso anno a tutti gli ufficiali subalterni dell'esercito che si
trovano in guarnigione nei centri più popolosi della penisola.
Vi hanno delle gravi considerazioni in questa petizione, tali che parvero meritevoli di tutta l'attenzione della Commissione e della Camera. La Commissione del bilancio se ne era preoccupata; e nella relazione su quello delle finanze…
Michelini. Domando la parola.
Seismit-Doda, relatore. … parve
conveniente, accennando al fatto della petizione, senza farne speciale
soggetto di raccomandazione, del che la Commissiona non aveva mandato dalla
Camera, pubblicare fra gli allegati quella petizione, a proposito delle
innovazioni introdotte dall'onorevole Sella agli organici della finanza, e
soprattutto a quello dell'amministrazione centrale.
Quelle radicali e, a nostro credere, dannose innovazioni non furono argomento
testè di discussione, perchè non si proposero da noi variazioni di
stanziamento di cifre in bilancio su questa materia, lasciandone alla Camera
ed al tempo il giudizio. Bensì la Commissione additò, in genere, nella sua
relazione gli inconvenienti di quelle trasformazioni, ed a confermare la sua
opinione accennò al crescente malcontento degli impiegati per la instabilità della loro posizione, e per la scarsità
delle loro retribuzioni, poichè si hanno numerosi sempre più, anzichè pochi e ben pagati, come ier l'altro diceva volerli
l'onorevole Sella, contrariamente a quanto ha fatto sin qui.
Ma, nondimeno, la Commissione non credette di dover raccomandare la petizione a proposito della discussione del bilancio.
Ora, avuto incarico dalla Camera di riferirne, la. Commissione del bilancio proporrebbe che la Camera rimandasse questa petizione all'onorevole ministro delle finanze, ossia alla intera amministrazione, affinchè, valutate le ragioni che i petenti adducono, vedesse se, eccezionalmente ed in via equitativa (facendo distinzione fra gli impiegati aggravati di famiglia e quelli che non ne hanno, e preferendo le classi inferiori e meno retribuite fra quei funzionari), fosse il caso di concedere loro un qualche straordinario sussidio, quale appunto venne dalla Camera accordato, per le stesse considerazioni, agli ufficiali subalterni dell'esercito nell'anno decorso.
presidente. Onorevole Michelini, ella ha chiesto di
parlare, su che?
Michelini. Sulla petizione.
presidente. Ha facoltà di parlare.
Michelini. Io non entro, come si suol dire, nel inerito della domanda dei petenti, e credo che nemmeno la Camera dovrebbe entrarvi per ora. L'essere questa petizione riferita all'occasione del bilancio del 1870 e dalla stessa Giunta che è incaricata dell'esame di esso, dimostrerebbe che, ove fosse dalla Camera presa in considerazione, si dovrebbe fin d'ora, cioè sul bilancio del 1870, stabilire una somma per far fronte alla domanda dei petenti.
Ora, io porto opinione che tale decisione sarebbe affatto prematura.
Infatti, a giorni conosceremo meglio di quello che adesso conosciamo lo stato delle nostre finanze, e potremo prendere una decisione con maggior fondamento.
Quindi io credo che sarebbe bene differire la decisione, sia essa favorevole o contraria, e rimandare lo stanziamento che sarebbe necessario nel primo caso al bilancio del 1871.
presidente. Non vi ha alcuna proposta di stanziamento,
onorevole Michelini; la Commissione ne propone l'invio al Ministero…
Seismit-Doda, relatore.
Pregandolo…
presidente. … accompagnandolo di preghiere e di
considerazioni.
Salaris. Domando la parola.
Michelini. Sta bene. Ma il Ministero deve tenere conto dell'invio della Camera; non può prenderlo a gabbo; quindi regge la mia osservazione.
Io pertanto credo che si dovrebbe differire la decisione della Camera sulla petizione di cui si tratta, tanto più che allora si vedrà se i petenti non domandino per avventura un privilegio, e se non sarà il caso o di respingere la loro domanda, o di estenderla ad altri impiegati.
ministro per le finanze. Signori, io mi permetto di
fare sopra questa petizione qualche osservazione.
Io ho sempre veduto che la Camera, in fatto di petizioni riguardanti le relazioni fra gl'impiegati ed i Ministeri, prima di tutto domandava: i postulanti hanno già avuto ricorso sì o no al Ministero? Ora, per quello che io sappia, questa petizione ai ministri non fu presentata…
Michelini. Questo è un motivo di più…
ministro per le finanze. … quindi, domando io: la
Camera vuole così diventare un uffizio di trasmissione di
sollecitazioni?
Per conseguenza io credo che la Camera, considerando che quest'argomento non fu dai richiedenti portato davanti al Ministero direttamente, come avrebbero dovuto, io credo, dico, che debba passare all'ordine del giorno puro e semplice.
Massari G
ed altri a destra. Bravo! Benissimo!
Voci. Ai voti! ai voti!
presidente. Il Ministero propone l'ordine del giorno
puro e semplice.
Seismit-Doda, relatore. Domando
la parola.
presidente. Ma innanzitutto, se continua la
discussione, io debbo dare la parola all'onorevole Salaria.
Molte voci. Ai voti! ai voti!
Seismit-Doda, relatore. Domando
la parola per una dichiarazione, dopo la quale non avrò altro a
soggiungere.
presidente. Per una dichiarazione ha facoltà di
parlare.
Seismit-Doda, relatore. La
Commissione ha adempiuto il mandato che le venne conferito dalla Camera, ed
ha espresso il parere che la petizione potesse essere presa in quella
considerazione che il Ministero stimasse opportuno, in via equitativa, dopo
esame del suo tenore. Questa è la sola proposta fatta dalla Commissione, la
sola che le parve logica e conveniente, senza proporre alla Camera una
deliberazione che avrebbe potuto suscitare lunghe discussioni e
controversie.
Il Ministero può accettare o respingere quella proposta, secondo giudica più opportuno, poichè essa lo riguarda.
Fatta questa dichiarazione, alla Commissione del bilancio non rimane altro a soggiungere.
Lanza ministro per l'interno. Io credo che siamo
d'accordo nel riconoscere una cosa di fatto, che, cioè, la condizione
economica di quella parte degl'impiegati che è la meno retribuita, è
peggiorata d'assai dopo il trasferimento della capitale, perchè i più di
essi appartenevano ad altre provincie remote; quindi l'essere trasportati
qui, il caro dei viveri e degli alloggi che sempre aumentò
considerevolmente, ha resa la loro posizione economica veramente difficile.
Lo stato tutt'altro che prospero delle nostre finanze ha impedito finora al
Ministero di prendere l'iniziativa per un aumento.
Ora, la questione sarà esaminata certamente dal Ministero; ma io non posso che venire in appoggio delle considerazioni svolte dal mio collega ed amico il ministro delle finanze, che non sarebbe cioè opportuno che la Camera volesse inviare questa petizione al Ministero, perchè ciò costituirebbe un precedente, il quale potrebbe nuocere grandemente ai principii di subordinazione, di disciplina, di rispetto che gl'inferiori devono avere pei loro superiori. Quando si vuole avere un'amministrazione che proceda regolarmente, bisogna mantenere queste norme gerarchiche.
Io debbo dire alla Camera…
Voci. Ma se siamo d'accordo!
ministro per l'interno. … con molta soddisfazione che
gl'impiegati delle stesse categorie dipendenti dal Ministero dell'interno
hanno avuto il buon pensiero di chiedere al ministro se potevano, senza
recare dispiacere o turbamento, presentare una petizione al Parlamento, come
avevano già proposto di fare impiegati di altre amministrazioni; ed io
risposi loro che ciò non era sotto nessun aspetto conveniente; che il
ministro non avrebbe mancato di prendere ad esame la loro posizione e
avrebbe cercato, per quanto le condizioni nostre finanziarie lo permettano,
di migliorarla, se era possibile; ma che non dovevano passare, direi, sopra
il ministro
(Movimento)
e presentarsi alla Camera, ove probabilmente si sarebbero esposti ad un rifiuto;
(Susurro)
e gli impiegati del Ministero dell'interno hanno considerate come giuste e ragionevoli queste osservazioni del loro capo, ed hanno desistito dal presentare la petizione. Questo lo dico a lode loro, e vorrei che l'esempio di questi funzionari fosse stato imitato da tutti.
Quindi prego caldamente la Camera di volere su questa petizione passare all'ordine del giorno puro e semplice, e lasciare che gli impiegati si rivolgano, occorrendo, ai loro capi, onde i medesimi prendano ad esame le loro ragioni, e cerchino in qual modo si possa provvedere, parendomi che spetti al ministro di prendere l'iniziativa di quelle disposizioni che possono migliorare le condizioni economiche degli impiegati dell'amministrazione centrale, quando le creda opportune.
Voci a destra. Ai voti! ai voti!
presidente. La parola spetta all'onorevole
Salaris.
Molte voci. Ai voti! La chiusura!
presidente. Domando se la chiusura è appoggiata.
(È appoggiata.)
Mellana e Salaris. Domando la parola contro la
chiusura.
presidente. L'onorevole Mellana ha la parola contro la
chiusura.
Mellana. Io domando come la Camera possa chiedere la chiusura dopo il discorso dell'onorevole ministro per l'interno. Egli ha sollevato un'alta questione costituzionale,
(Oh! oh!)
cioè sul diritto di petizione, uno dei diritti sanciti dallo Statuto; e potrà la Camera, senza neppure che si discuta, passare ad una votazione su questo punto, se cioè l'ordine degl'impiegati è escluso dalla facoltà che accorda lo Statuto di ricorrere ai rappresentanti della nazione?
(Bisbiglio a destra)
Io quindi invito la Camera, in nome della dignità sua, in nome di uno dei diritti suoi, di uno dei diritti della nazione che essa qui rappresenta, a volere almeno lasciare che si discuta questo principio costituzionale.
ministro per l'interno. Domando di parlare in favore
della chiusura.
presidente. Ne ha facoltà.
ministro per l'interno. Io non credo che l'onorevole
Mellana abbia ragione, perchè egli non ha inteso quello che io ho detto.
Io non ho mai negato agli impiegati di ricorrere al Parlamento, qualora i loro diritti venissero disconosciuti. Ho detto che in via gerarchica, per mantenere quella subordinazione che è indispensabile a qualsiasi buon servizio, mi pareva che gli impiegati subalterni dovessero anzitutto rivolgersi ai loro capi.
Quando poi questi non credessero di ammettere il reclamo, allora sono liberi, come cittadini, di rivolgersi al Parlamento.
Insomma io ho chiesto di applicare agli impiegati le stesse norme che vigono per quasi tutti i cittadini che ricorrono alla Camera tuttavolta che si creda esistere un diniego di giustizia da parte del potere esecutivo.
presidente. Parli in favore della chiusura, signor
ministro.
ministro per l'interno. Dunque, ben vede l'onorevole
Mellana che per nulla ho contestato quei diritti e per nulla ho voluto
menomare le prerogative del Parlamento: per conseguenza le sue obbiezioni
cadono di per sè.
Sanminiatelli. Domando la parola.
Voci. Ai voti! ai voti!
Mellana. Domando la parola per un fatto personale.
(Rumori)
presidente. Non c'è fatto personale.
Rattazzi. Domando la parola sulla posizione della questione.
(Conversazioni animate)
presidente. Lascino parlare sulla posizione della
questione.
Rattazzi. L'onorevole ministro dell'interno e anche l'onorevole ministro delle finanze non hanno posto nei veri suoi termini la questione; stando alle loro parole, sussisterebbe che vi è mancanza di disciplina negli impiegati che io al pari del Ministero desidero religiosamente conservata.
Io osservo che, laddove questi impiegati avessero presentato una petizione alla Camera per un oggetto che fosse stato di competenza dei signori ministri da cui essi dipendono, le osservazioni che essi vennero affacciando, farebbero perfettamente al caso; ma, o signori, la petizione non riguarda una deliberazione su cui appartenesse al potere esecutivo di prendere un temperamento, ma tratta bensì di cosa che era unicamente di competenza del Parlamento. Quindi io non vedo nè che si manchi alla disciplina, nè che si comprometta quell'ordine che deve essere osservato, se questi, che mentre sono impiegati sono anche cittadini, si rivolgono a quella sola autorità cui spetta il diritto di deliberare in proposito.
(Benissimo!)
Io quindi non posso ammettere che la questione venga posta in questi termini. Io non entro nel merito. Forse, appunto per le condizioni in cui si trovano le finanze, la petizione non potrà essere trasmessa dalla Camera al Ministero.
Ma quanto io ritengo conveniente di schiarire si è che, se non si sarà creduto di ottemperare alla petizione, non è già perchè essa dovesse essere rivolta ad altra autorità che a quella della Camera, perchè questa sola è il vero potere chiamato a deliberare su tale questione.
(Bravo! Bene! a sinistra)
Sanminiatelli. Domando la parola sulla posizione della questione.
Mellana. Ho chiesta la parola per un fatto personale.
Sanminiatelli. Sulla posizione della questione…
(Rumori continui)
presidente. Non gliela posso dare, poichè bisognerebbe
aprire la discussione.
Coloro che credono che questa debba chiudersi, sono pregati di alzarsi.
(Dopo prova e controprova, la Camera delibera di chiudere
la discussione.)
Domando ora se l'ordine del giorno puro e semplice è appoggiato.
(È appoggiato e quindi, dopo prova e controprova, è
adottato.)
Comunico alla Camera il risultamento della votazione dei due seguenti progetti di legge:
Esercizio provvisorio del bilancio nel mese di giugno.
Presenti e votanti 238
Maggioranza 120
Voti favorevoli 206
Voti contrari 32
(La Camera approva.)
Articolo addizionale al progetto di legge sul bilancio dell'entrata.
Presenti e votanti 238
Maggioranza 120
Voti favorevoli 207
Voti contrari 81
(La Camera approva.)
presidente. Ha facoltà di parlare il signor ministro
dei lavori pubblici per presentare un progetto di legge.
Gadda ministro pei lavori pubblici. Ho l'onore di
presentare alla Camera, d'accordo col mio collega il ministro delle finanze,
un progetto di legge per la sistemazione del porto di Catania e la sua
classificazione nei porti di terza classe. (V. Stampato
n° 89.)
Visconti-Venosta, ministro per gli
affari esteri. Ho l'onore di deporre sul banco della Presidenza tre
progetti di legge per autorizzare il Governo del Re a dare esecuzione ai
trattati di commercio e navigazione conchiusi: il primo col Perù, il secondo
colla repubblica di Nicaragua, il terzo colla repubblica di Guatimala.
(V. Stampati nri90-91-92.)
presidente. Si dà atto ai signori ministri dei lavori
pubblici e degli affari esteri della presentazione di questi progetti di
legge che saranno stampati e distribuiti.
Ha la parola l'onorevole Gravina.
Gravina. Pregherei la Camera a voler dichiarare d'urgenza il progetto di legge che è stato testè presentato dall'onorevole ministro dei lavori pubblici.
presidente. Se non vi sono osservazioni in contrario,
questo progetto di legge sarà trasmesso al Comitato e dichiarato
urgente.
(È dichiarato urgente.)
presidente. Essendo presenti i signori ministri
dell'interno e di grazia e giustizia, do comunicazione alla Camera di due
domande d'interrogazione.
Una è dell'onorevole Billia, così concepita:
«Desidera il sottoscritto d'interrogare il signor presidente del
Consiglio sull'autenticità di un telegramma diretto a nome del
Governo al
Giornale di Udine.»
L'altra è dell'onorevole Piccoli, nei termini seguenti:
«Il sottoscritto domanda d'interrogare il signor ministro di
grazia e giustizia se si proceda contro i firmatari di una lettera,
in data 17 maggio 1870, pubblicata nei giornali per lodare
l'attentato commesso contro il deputato Valussi.»
Siccome queste due domande d'interrogazione hanno relazione fra loro, prego i signori ministri a voler dichiarare se e quando intendono di rispondervi.
ministro per l'interno. Mi pare che si tratti di un
fatto molto semplice. Se l'onorevole Billia vuole fin d'ora fare la sua
interrogazione, noi siamo pronti a rispondere anche immediatamente.
presidente. In tal caso darò anzitutto la parola
all'onorevole Billia per svolgere la sua interrogazione.
Billia. Accadde in questi giorni in Udine un fatto dispiacevolissimo.
Premetto che in Udine c'è un giornale il quale ha il privilegio degli annunzi officiali e la fortuna di avere per direttore e gerente un deputato al Parlamento. In questa condizione di cose, i miei colleghi sanno che, a tenore dell'articolo 45 dello Statuto, il gerente non risponde in confronto al pubblico, perchè gli è scudo la sua qualità di deputato.
Ora, in questa posizione anormale, pare che quel diario abbia stampato (io non le ho lette) parole per le quali un cittadino si ritenne offeso, e quel cittadino, non potendo invocare la legge, pare si sia fatta giustizia da sè.
(Rumori)
Dico pare, perchè di nulla io sono stato testimonio, nè sul fatto intendo arrischiare il menomo apprezzamento. Dissi essere dispiacevolissimo, e mi arresto lì, e mi astengo dal portare un giudizio, perchè a darlo sono chiamati i tribunali.
Ma quello che accadde di ben più grave fu che il Governo intervenne e spedì un telegramma a Udine, con cui, anticipando appunto il giudizio del tribunale, qualificava quel fatto di aggressione e faceva condoglianze…
ministro per le finanze. Legga il dispaccio.
Billia.
(Legge)
«Solo ora vengo informato della villana aggressione.»
Massari G ed altri a destra. Benissimo! benissimo!
presidente. Ma non interrompano!
Billia. Possono applaudire poi quando parlerà il ministro.
(Ilarità)
«Mi affretto a mandarvi l'espressione del vivissimo
rincrescimento e dell'altissima stima per la vostra persona, non
solo mia personale, ma anche del Governo.»
(Bene! Bravo! a destra)
Loro stimano bravo il signor ministrò per aver fatto quel telegramma.
(Sì! sì! a destra)
Massari G. Ha fatto stupendamente bene.
presidente. Onorevole Billia, non è permesso fare
dialoghi.
Billia. Dica allora che non facciano interruzioni.
presidente. Ella ha ragione. Continui.
Billia. Io non credo che il signor ministro sia da lodarsi, anzi deploro quanto ha fatto; e ne lo biasimo.
Egli così è venuto a stabilire una continuazione con altri precedenti, di minor gravità, è vero, stabiliti da un ministro della precedente amministrazione, che in caso di querela privata ha fatto intervenire il potere esecutivo in favore di uno dei contendenti innanzi al tribunale. Nel caso attuale v'ha di più; si esprimono a nome dell'intero Governo dei sentimenti, per la persona, e si qualifica a nome dell'intero Governo un fatto che il potere giudiziario deve solo conoscere.
Ora io domando come i tre individui che rappresentano il tribunale potranno essere indipendenti nell'opinione che dovranno emettere, quando un'autorità così superiore, anche pel numero, perchè i ministri sono otto o nove, ha già anticipato un giudizio.
Non voleva che accennare come fosse deplorevole questo fatto, e pericoloso che il Governo esca dall'impersonalità che deve mantenere nelle questioni private. Se poi mi sono rivolto al presidente del Consiglio anzichè all'onorevole Sella, egli è perchè il dispaccio parlava a nome dell'intero Governo; quindi più opportuno mi sembrava rivolgermi all'onorevole Lanza, che pare il capo dell'attuale Gabinetto.
ministro per le finanze. Io certo non mi aspettava,
inviando il telegramma di cui si tratta e che scrissi con un sentimento che,
chi abbia animo anche poco gentile, facilmente può provare, io non mi
aspettava, dico, essere di questo fatto chiama to a render ragione davanti
al Parlamento.
(Bene! a destra)
È d'uopo che sappiate, o signori, che, trovandomi per missione governativa, ad un solenne momento, in Udine, ebbi la fortuna di essere fatto cittadino onorario di quella patriottica città, e per conseguenza tutto ciò che tocca Udine mi sta molto a cuore.
Or bene, mi viene a notizia che un nostro collega, l'ottimo Valussi, dal quale in politica vi sarà chi può dissentire, ma che credo meriti l'affetto di chiunque ne conosca la nobilissima vita, vengo a sapere, dico, che quest'uomo è stato aggredito per un articolo di giornale, in cui per verità nulla trova di male colui che lo legga con animo imparziale.
Prima di tutto un'aggressione contro un deputato per la manifestazione della sua opinione, non solo nella Camera, ma anche nella stampa, a me pars sempre un fatto gravissimo, che non può lasciare indifferente alcuno, sia che segga su questi o su quegli altri banchi che ci stanno di fronte.
(Bravo! a destra)
Io credeva, o signori, che davanti alla violenza commessa contro le persone non ci potesse essere un pensiero diverso fra noi.
Si è detto, lo so, che si tratta di fare pressione sui tribunali.
Ma che sapeva io di cause, di tribunali! Io non poteva saper altro se non che un nostro degnissimo amico era stato villanamente assaltato, perciò mandai a quel nostro collega una espressione di vivissimo rincrescimento, manifestandogli tutta la simpatia, non solo mia personale, non solo quella dei miei colleghi come cittadini, ma anche carne membri del Governo;
(Rumori a sinistra)
imperocchè il Governo, a meno di abdicare
(Bravo! Bene! a destra)
alla sua missione civile, pare a me, che non possa restare indifferente davanti ad atti di questa natura.
Diffatti, o signori, l'onorevole Billia stesso ha detto che vi fu chi si fece giustizia colle proprie mani. Ora, a meno di voler bandire dai nostri costumi ogni civiltà,
(Vivi segni di approvazione a destra)
io credo che il Governo, prescindendo da ogni questione politica, non possa che riprovare questi fatti e manifestare la sua vivissima simpatia a coloro che, esercitando il nobile mandato d'illuminare i cittadini, e dalla tribuna e colla stampa, sono vittime di attentati di questa natura.
Duolmi solo, o signori, che un atto così semplice abbia potuto essere oggetto di una osservazione.
(Applausi a destra)
presidente. Prima di dare la parola all'onorevole
Piccoli, invito l'onorevole Billia a dichiarare se è o no soddisfatto della
risposta del ministro.
Billia. Se la interrogazione dell'onorevole Piccoli si collega alla mia io lo lascierò volentieri parlare. Del resto, ben lungi dall'essere soddisfatto, sono altamente meravigliato che si venga in Parlamento, e a nome dal Governo, a dichiarare che, in presenza di certi fatti non c'è tribunale, non c'è giustizia!
(Ilarità a destra)
Pare a me che il Governo avrebbe invece dovuto dire: bisogna che giustizia sia fatta per tutti i cittadini egualmente, e che chi scrive un giornale, che assume la responsabilità legale, possa essere tradotto sempre davanti ai giudici.
Poi, quando è presentata una querela innanzi ai tribunali, tengo per fermissimo che nessun Governo, sia o no rappresentativo, e di qualsiasi colore, possa nè debba venire a fare pubbliche dichiarazioni così categoriche, quali sono quelle che furono fatte dal Ministero, sulla causa ancora da giudicarsi.
Io ho ragione di dire che sono tutt'altro che soddisfatto, quando il Governo rispose il contrario di quello che io reputava suo dovere avesse a rispondere.
presidente. L'onorevole Piccoli ha facoltà di parlare
per rivolgere la sua interrogazione.
Piccoli. Le parole testè pronunciate dall'onorevole ministro delle finanze, allo quali mi associo pienamente, mi dispensano dall'esprimere in questo momento alla Camera tutto il mio rincrescimento per l'offesa di cui fu vittima il nostro collega il deputato Valussi.
Vi è per altro qualche cosa di più. Dopochè l'onorevole Valussi fu assalito per via da chi si credette offeso per un articolo, che egli aveva pubblicato nel suo giornale, avvenne che alcune persone hanno stampato e divulgato una lettera, colla quale fanno atto di adesione all'assalitore, e lo lodano pel fatto che egli ha
commesso, fatto che io reputo un reato. Io debbo esprimere tutta l'indignazione che provai quando lessi questo documento, perchè, se avvenuta un'aggressione sulla pubblica via, può essere lecito ai cittadini di pubblicare l'apologia di quelli che si fanno giustizia da sè, io credo che si verrebbe a tollerare una sfida all'autorità della legge, e non solo si permetterebbe un attentato alla libertà di tutti, ma eziandio ai principii stessi di ogni civile consorzio.
Io quindi domando all'onorevole ministro guardasigilli se questo documento, che si è letto nei giornali, ha richiamato la sua attenzione, se egli vi ravvisa un azione punibile…
(Mormorio a sinistra)
Voci a sinistra. Non può dirlo!
presidente. Facciano silenzio!
Piccoli. … quale sia la sua opinione intorno a questo argomento…
(Nuovi rumori a sinistra)
Se è permesso all'onorevole Billia, di apprezzare un fatto, non so perchè abbia ad essere vietato all'onorevole ministro di dire…
(No! no!)
quale è il suo apprezzamento, e se si procede contro gli autori di quella lettera.
Raeli ministro di grazia e giustizia. Il Ministero,
come ben comprende l'onorevole Piccoli, se ha per missione di curare
l'osservanza delle leggi, ha però delle norme e degli agenti chiamati a
spiegare l'azione della legge. Il Ministero per conseguenza si astiene ora,
come è suo debito, dal caratterizzare il fatto nel senso giuridico, giacchè
nel morale non è mestieri che io dica quale sia la mia opinione, perchè
divido quella di ogni uomo onesto; come ministro di giustizia credo però
dovermi astenere da qualsiasi parola che possa, non già influire sulla
magistratura, ma caratterizzare il fatto in un senso od in un altro.
In simili circostanze provvede la legge sulla stampa, ed un articolo del Codice penale tuttavia vigente nel Veneto; ma per l'applicazione di queste leggi al caso speciale il ministro non può far altro che chiedere il funzionario chiamato per legge allo sviluppo dell'azione, perchè egli faccia secondo il suo intendimento, ed i mezzi che la legge veneta offre in proposito. In tutto il resto lascio libero il corso della giustizia.
E qui mi è grato poter dire all'onorevole Billia che stia pur certo che la magistratura, qualunque parola pronunzi il ministro, farà sempre il suo dovere e quello che la legge impone.
(Bene! a sinistra)
Nel tempio della giustizia, signori, l'ho detto altre volte e lo ripeto, non deve entrare per nulla la politica. La magistratura interpreta ed applica la legge, come è suo dovere: ed il ministro sarebbe il primo a censurarla, se mai desse motivo a sospettare che sentenziasse, sia per favorire l'opinione del ministro, sia per cedere vivamente alle influenze della piazza. Il Ministero, ne siano pur sicuri, e sfido chiunque a trovare una parola, un atto del Ministero che smentisca la sua missione, il Ministero è penetrato dell'obbligo che ha d'inculcare sempre l'osservanza della legge contro qualunque la violi.
Eccovi qual è la risposta che io credo poter dare all'onorevole Piccoli, e mi auguro che l'onorevole Piccoli sarà convinto che la magistratura, che i funzionari incaricati dell'azione pubblica, ove trovino che il fatto costituisca un reato, non mancheranno di adempiere a quanto la legge loro prescrive.
(Bene!)
presidente. Onorevole Piccoli, è soddisfatto?
Piccoli. Io avrei voluto sapere, essendo già passato qualche giorno dalla pubblicazione del documento, se sia o no avviata l'azione penale.
(Bisbiglio)
presidente. L'interrogazione non ha seguito. Domani,
alle due, seduta pubblica. La seduta è levata alle ore 5:30.
1° Discussione del progetto di legge per provvedimenti relativi all'esercito.
2° Discussione delle modificazioni proposte ad alcune parti del regolamento.