3. Le seguenti categorie di veicoli non possono superare le velocità sottoindicate: a ciclomotori: 40 km/h; b autoveicoli o motoveicoli utilizzati
1. Ai fini della sicurezza della circolazione e della tutela della vita umana la velocità massima non può superare i 130 km/h per le autostrade, i
. Uncinato. h. h. h. h. h. Ossa del metacarpo. i. i. i. i. i. Prime falangi. k. Seconda e ultima falange dal pollice. l. l. l. l. Seconde falangi. m. m. m. m
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H. Voss, Jacopo Zucchi, ein vergessener Meister der Florentiner Spätrenaissance («Zeits. f. B. Kst.», XXIV, H, 7) (in: ‘L'Arte’, 1917, p. 301-2).
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H-HHH...
H’MM...
H’MMM...
H’MMM...
H’MMM...
H’MMM...
H’MMM...
Morgan, Th. H., Sturtevant, A. H., Muller, H. J. e Bridges, C. B. - Le mécanisme de l’hérédité mendelienne. Brusselle, Lamertin, 1923.
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De Vries, H. - Das Spaltungsgesezt der Bastarde. B. d. B. G., XVIII, 1900. Federley, H.- Das Inzuchtproblem. Hdb., Lief. 4, 1928.
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Morgan, Th. H, Bridges, C. B. e Sturtevant, A. H. - The genetics of Drosophila. B. G., II, 1925.
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Plough, H. H. - The effect of temperature on linkage in the second chromosome of Drosophila. J. E. Z., XXIV, 1917.
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Newmann, H. H. - Development and heredity in heterogenic teleost hybrids. J.E.Z., XVIII, 1915.
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Plough, H. H., e Ives, T. - Induction of mutations hy high temperature in Drosophila melanogaster. G., XX, 1935.
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Nilsson, H. - The problem of the origin of species since Darwin. H., XX., 1935.
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Hunter, H. e Martin Leake, H. - Recent advances in agricultural plant breeding. Filadelfia, 1933.
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Iltis, H. 403.
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Hayes, K. H., 430.
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Newmann, H. H., 233, 413.
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Plough, H. H., 189, 409, 416.
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Siemens, H., 429.
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h
H
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dove h . ed ɷ sono due dati numeri positivi, definisce tutti e soli i moti vibratori smorzati di periodo : e di costante di smorzamento h.
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42. Ciò premesso, passiamo allo studio dei moti definiti dalla (49); ed anzitutto notiamo che, se h è negativo ed è precisamente h = -h 1 talché la
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43. Per l’accennata discussione, distinguiamo tre casi, secondo che è h 2 k o h 2 > k o h 2 = h 2 = k.
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e sappiamo già (n. 40) che questa equazione differenziale caratterizza per h > 0 i moti oscillatori smorzati (di periodo e costante di smorzamento h
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Del resto è facile ritrovar qui direttamente le equazioni orarie di questi vari moti, partendo dai risultati riassunti al n. 41. Sotto l’ipotesi h 2
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e questa equazione oraria, mentre per h > 0 o h = 0 si identifica con quella già nota dei moti oscillatori smorzati o, rispettivamente, dei moti
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a) Supposto anzitutto h > 0, notiamo che con questa ipotesi (e con la precedente h 2 > k) sono compatibili le tre eventualità k > 0, k 0 e k = 0.
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Infine se h > 0, k = 0 (la h 2 > k è implicitamente soddisfatta) si ha
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C) h 2 = k (il che implica k > 0, salvo il caso h = k = 0).
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c) Se h = 0, la h 2 > k implica k 0; e le radici della (50), date da
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b) L’ipotesi h 0 (insieme con la h 2 > k) caratterizza i moti inversi di quelli dianzi discussi, onde è inutile spendervi intorno parole.
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Per h 0 si ottengono i moti inversi di quelli or ora caratterizzati; ed infine, per h = 0 (h = 0) si ricade su di moti uniformi, come risulta dalla
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non si annulla mai per c 2 = 0 (o per h = 0); e se c 2 ≠ 0 ed h ≠ 0 si annulla soltanto per
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q h = q h(t) (h = 1, 2,... , n)
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dove le a h, b siano funzioni delle coordinate q h ed, eventualmente di t, comunque prefissale, cioè tali che la (8) non sia deducibile per
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Se poi il sistema è riferito a coordinate q h sovrabbondanti e le equazioni che legano fra loro codeste q h, sono date dalle
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Se a certe variazioni, comunque scelte, δq h corrisponde per le (15) lo spostamento δP i, le stesse (15) danno, corrispondentemente alle - δq h, lo
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rappresentando v la densità, B e H la base e l’altezza del rettangolo esterno, b e h le corrispondenti dimensioni del rettangolo interno.
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proporzionalità, che denoteremo con h 1 e h 2, sono in generale diversi, e precisamente si ha h 2 h 1. Ad es., per una sfera metallica di 1 metro di diametro
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dove i coefficienti h 1 ed h 2 designano due lunghezze sensibilmente indipendenti dalla sollecitazione esterna (e quindi da N), nonché dalla
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talché, immaginando la U espressa, per mezzo delle (8), in funzione delle q h e identificando i coefficienti delle d q h , si conclude
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supera o no h. Infatti, dacché Ψ(ψ) è funzione crescente di φ, per rendere Ψ(ψ) eguale ad h, dovremo, nel primo caso [Ψ(φ) > h] attribuire all
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H = costante
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