facibus accensis mirifice comtam Alzor giaceva trionfalmente sui cuscini palpitanti di otto o dieci ardentissime more: Alzor, al principio dell'orgia
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i altri i se faza si- gnori. No i rovina i paroni, e eli i more de fame. Ma sti intriganti no ga altro fin che quelo de condur el popolo a la miseria
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anelante dal caldo. Ed ecco, svegliandosi, erano di bel nuovo ricaricati. Mangia- vano more per le siepi, castagne ai piedi degli alberi, uva nelle vigne
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scendevano a vendere cicoria e more di siepe, calzando polacche di vacchetta imbullettata che pulivano col nerofumo. Per venire, si viene sempre a piedi
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nasce e 'na vota se more." Ma era stato raccontato dai ragazzi. Si presentano uno dopo l'altro, screziati di turchiniccio (la polvere da sparo che rimane
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sbalorditi. Ma Aldo, che s'era messo di buon u- more, s'avvide di un tavolino apparecchiato in un angolo, e l'additò spalancando gli occhi. Il tavolo era
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. E all'ombra del gelso bianco, mentre i tacchini riposavano raccolti attorno a lui, mentre Paola si faceva una scorpacciata di more di gelso mature
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l'ilare coraggio di paragonarsi al Padre della Patria. Sì per giustificare il suo faux menage , la sua vita domestica more uxorio con Quagliastra, ha
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far sapere esteriormente, che vivessero more uxorio . Ma quella sera indarno il professore tentò una comunicazione con la stanza della Contessa, la
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con voi, sempre." Un omone grande gli rispose, tutto rosso: "Noi si pregherà ma Lei non more, sa. Lei non creda sta cosa. Però ce benedica." "Sì, ce
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gli troncò la parola. Spiccò un salto verso alcuni cespugli di more, ne colse e ridiscese di corsa. Le grosse voci dei commendatori gorgogliarono fra
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crescono abbondanti i cespugli delle more sotto l'ombra lunga dei pioppi. Dirimpetto allo studiolo nel quale Carlino compiva il suo tirocinio forzato
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a cogliere le more sulle siepi e, cogliendole, guardava gli uccelli che raggiungevano il nido, e pensava: "Quegli uccellini son più felici dei
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, comunione con la modesta natura canavesana sotto la specie di mirtilli, fragole, more, lamponi, asparagi selvatici: il tutto vivificato dal brivido a
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, funzionario retrivo nella vita, non abbia ritratto. Soprattutto il sonetto "Se more" mi pare indimenticabile. Riproduce un motivo caro ai romantici, e al Belli
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crescevano felci e fragole, o in autunno more; non di rado, si sfruttavano come appigli i tronchi di alberelli stenti, radicati nelle fenditure: e si
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' occhio, che non si smarrissero e non si azzoppassero giù per i dirupi. Diuka lo seguiva in silenzio; si fermavano ogni tanto a raccogliere more, e
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Accademia della crusca
