Maria. Ah, ma se l'avessimo saputo! Perchè la signora non ha telegrafato? - Per fare una sorpresa, proprio, mia buona Leonia.... Va tutto bene? - Sì
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Nicoletta indignata - no, in prigione, no! Sto così bene nella mia bella camera. Ma, non so perché, stamanì ho pensato che voi andavate a giocare
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, con grida selvagge, si precipitano su lei e la circondano con un allegro girotondo. - Maria, mia cara Maria, facciamo un po' a moscacieca. - Via, via
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cosa può essere? » pensa la signora d'Aufran. «È strano: questi capelli nel mio cassetto!... È stato scannato qualcuno, in camera mia?... Ma non ci
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- continua la signora d'Aufran - preferirei che tu divenissi mia figlia, la sorella di Francesco, di Alano e di Maurizio. Vuoi? - Nicoletta manda un grido
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Maurizio tristemente. - La mia, la mia bella Fioretta, è rimasta dalla mamma Duflet. - Se tentassimo di andare a cercarla? - propone Alano. Francesco
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fette che devono avermi prese prima di colazione. E la mia ala di pollo, l'altra sera? Lì per lì non mi accorsi che mancava e non dissi nulla. E
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compagnia alla mia. L'uscita di Nicoletta e la mia pioggia si equivalgono. A Francesco, ora!... - Ma Francesco, scoraggiato, si volge verso i suoi
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la induce a bere. - Non è buona, - dice essa con una piccola smorfia. - Ma ti guarirà. Mia cara Nicoletta, bisogna assolutamente che tu la beva per
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. - Quella presso la quale abitavamo io e la mia mamma. - Dove? - Qui accanto. Dalla soffitta vi vedevo giocare.... Io vi conosco bene. - E, col dito teso
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Colico, sentiva scaldarsi il sangue, e fissando il suo contraddittore:« Questa volta, dice? eh! mi pare anche a me d'aver letta la mia parte di buoni
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vostre parole fanno la mia vita... Ah voi, adesso, o Carlo, siete per me padre, fratello, e tutto! » Il fratello la guardò con tenerezza, ma non seppe
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venuto mezz' ora fa, v' avrei fatto, così alla buona, sedere alla mia tavola; ne vengo adesso. Eh! un desinarino da un povero curato, ma da
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forse non è lontano, che si farà noto a tutti questo mistero, la cui conoscenza adesso sarebbe causa della mia e della tua perdita. » Maria non replicò
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felicità è l' unico mio voto.... Oh se potessi spiegarti quanta dolcezza tu spargesti nella mia vita!... Ma no, ti chiedo una sola parola.... Dimmi che
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copre di disonore la mia sfortunata sorella?... Bene, milord, dirò tutto. All' onestà d' un' oscura famiglia non rimaneva altra protezione , fuorchè
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così in quel dolce e prolungato abbracciamento: pareva che la fanciulla non volesse distaccarsene più. « Maria, mia buona e cara figliuola, » disse
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confuso nella moltitudine degli oppressi; e mi animarono a unir la mia parola, forse inutile, ma sincera, alla potentissima voce di coloro che con
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intorno alle teste de' santi. » Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia paura. » Abbi fede in me, e nella mia misericordia ti fida. » Quando tu pensi
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pregarla anch' io d' una cosa, signora Giuditta, ho a dirle.... » « Cosa volete? dite pur su col cuore in mano, la mia figliuola!... » Così la vedova, dopo
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perdoni! porto ancora questo vestito nero, perchè da poco tempo ho perduto mia madre, nè mi pare che disdica alla mia umile condizione. » « Però quel
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? è perchè mia nonna, non contenta di recitare tutto il dì la corona, chè in fine non è lei che m' ha fatto, non vuole mai lasciarmi andar sola per le
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' altra poveretta.... Domandate la vostra licenza, andate via, credete a me che vi voglio bene, come foste mia figliuola. Voi non potete dormir in pace
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modo la mia colpa, oh! salvatemi voi da questa memoria che mi perseguita, datemi il mio cuore di prima!... Io perdono a tutti quelli che mi hanno fatto
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mia madre, io pensava sempre a voi, quand' ero lontana; ma questo povero cuore.... questo cuore non era mio! C'è qui dentro un segreto, che non devo
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di patetico e misterioso, a cui mal non rispondevano i miei pensieri e le confuse fantasie on- d' era occupata in quel momento l'anima mia. Nelle
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nella città, mi rispose: « Sì, signore, torno a casa mia. » « Quant' è lontano di qui il vostro villaggio? e come si chiama? » « Oh bello! si chiama
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insospettito e impacciato dall' inattesa mia visita. Mi guardava di traverso, con una cotal cieca scura in uno e piacente, a ogni mia domanda rispondendo
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sentimento del suo cuore. D'altra parte, io non dissi se non quello che l'anima mia, e la povera condizione di que' buoni contadini, mi chiamavano alla
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della loro via!» « Ah non parlate così! Egli.... era buono; e forse, se il vostro sdegno.... » « Eh non sai tu, che quell' uomo ha rovesciata la mia
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mia sorte è certa e tranquilla, il mio cuore contento. Fare a' miei fratelli quel poco di bene che per me si possa, nella condizione in che mi pose la
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pane a ufo non si trovano in nessun luogo. Ogni stato, mia cara, ha le sue spine: forse il tuo ne ha meno degli altri. Quindi non hai ragione di
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, tenetemi conto del buon volere, e con l'esperienza vostra correggete i difetti dell'opera mia. Roma, marzo 1880. FELICE GARELLI. INDICE Alle Maestre delle
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saluto, da una signora tanto velata, è ben lusinghiero per quella cara vanità che noi uomini ci figuriamo di saper nascondere. La mia ne fu tocca nell
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, ancora, ancora!... E poi, questo è proprio il mio letto!... Sono proprio ai casa mia!... LA MAMMA Ma che hai?... Su, svegliati.... Ti senti poco bene
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(lasciandosi cadere sfinita sugli scalini di marmo) Sono io, comare Notte.... Non ne posso più.... LA NOTTE Che hai, figliuola mia?... Sei pallida
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rinunziare. Ne ho bisogno per la mia bambina, che è malata. TYLTYL Che cos'ha?... LA FATA Non si capisce bene: vorrebbe essere felice.... TYLTYL Ah
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taglialegna?... TYLTYL Si, signora.... LA QUERCIA Tuo padre mi ha fatto sempre del male.... Per dire solo della mia famiglia, mi ha ucciso seicento figli
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saremo completamente in sua balìa.... La mia vecchia amica la Notte, che è al tempo stesso la custode dei misteri della Vita, me lo diceva poco fa
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capito?... E voi laggiù, Zucchero e Pane, chi vi ha dato il permesso di lasciarmi?... Che cosa state facendo costì, senza la mia, autorizzazione? IL
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me era di averlo trovato proprio qui in casa della mia nonna, e insomma di averlo sempre avuto sotto il naso senza saperlo, mentre non c'era stato in
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di Caterí dalla trecciolina e altre storie 59 Bianca Pitzorno, Streghetta mia 60 Angela Nanetti, Le memorie di Adalberto 61 Bruno Munari, Un fiore con
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che mi ammalerei. Invece quando si sono separati sono stata un pezzo con mia madre, qui - in Italia, voglio dire - e anche a Parigi. Poi però lei ha
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rincresceva che lo facesse per causa mia. Non l'avevo mica picchiata con malanimo, io; solo per il nervoso della paura che avevo patita. Le dissi di
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? - Credo... credo un po' di mal di testa. Non si era affatto parlato di mal di testa, tra me e Ippolita. Era un'invenzione mia. Be' qualcosa dovevo pure
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l'estate scorsa, appesi a testa in giú nel solaio della casa di mia nonna, e non mi erano parsi poi tanto terribili. Un po' buffi, anzi. Cosí dissi, col
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mamma, lassú, a comprarmi tutto quello che mi serve. Porterò solo la mia valigina piú piccola, quella ci sta, sulla bicicletta. Anzi, fammi ricordare di
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Cosí la mia vacanza al castello non era finita, come avevo creduto prima. Veramente mi ero quasi aspettata che gli zii di Ippolita mi spedissero via
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scema in vita mia, però un po' mi veniva anche da ridere. Ippolita era sparita dal verone, voglio dire dal balcone, e siccome non si faceva piú vedere
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finita quella attaccai di mia iniziativa Suoni la tromba e intrepido, che era un'altra di quelle musiche d'opera che cantava sempre il mio papà (lui
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