sua mensa e, non richiesta, si abbandonava a lusinghiere promesse. Aquilino Ratta, qui presente, eroe delle patrie battaglie, onesto impiegato
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conte, che mi rispose cortesi promesse, ma dalle quali traspariva un amaro cordoglio. Don Giulio, che non osava lasciar la mia casa, fidandosi nella
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lo meno eguale a lui, ma egli aveva vantaggi incontestabili: era più giovane, aveva fatto parlare di sé come d’un ingegno pieno di promesse, e
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una ciocca dei suoi capelli, e di repente vi ricorderete di quella che ella stessa recise, che vi diede un giorno, il giorno delle beate promesse. Voi
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si fissava ancora su di me, pieno della mia visione? Tutte quelle lettere, quelle parole d’amore, quei giuramenti, quelle promesse erano stati
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