costituzionale. C’è bisogno di dire, conclude l’oratore, che anche su questo terreno, a giudicare dai risultati immediati, noi siamo dei vinti?
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fiducia che il buon senso trentino finirà col superare l’egoismo delle fazioni politiche. L’oratore termina ricordando una parabola del Mickievicz: «Una
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L’oratore non osa avvicinare questa nostra età alla gloriosa età precostantiniana, ma vi corre col pensiero per ril'evare che le lotte politiche si
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gettano coll’avidità delle bestie feroci. L’oratore ricorda qui il recente scandalo sollevato in Francia contro Hanotaux, Meugeot, Cocherey, Foucher
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convenuti in gran parte contadini, la questione dell’opportunità e delle forma della nuova organizzazione. In tali occasioni l’oratore richiamò l
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più imponente che mai la questione sociale. Nel sistema economico si dibattono le grandi questioni morali». L’oratore fa qui un appello ai giovani per
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è forse cullarsi in un sogno che non è più realtà. Interrotto spesso da applausi e da «bene, bravo» alla fine l’oratore fu fatto segno a una ovazione
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’anticlericalismo (applausi). L’oratore conclude col promettere a nome dei deputati di tener sempre presente che la maggioranza degli elettori è costituita dai
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rispettino questo nostro buon volere e questa nostra concezione ideale della vita (grandi applausi). L’oratore accenna a questo punto alla fraterna e
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attacchi violenti, in accuse di tradimento ed in ingiurie contro i deputati popolari. L’oratore rileva qui che, quantunque avesse potuto come tanti
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auspichiamo alla democrazia cristiana trentina (grandi applausi). Io vi veggo, o giovani, - conclude l’oratore - circondati oggi da tanto assenso di popolo
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politica si imponga il marxismo. — L’oratore fa poi la storia della lotta universitaria negli ultimi tempi, rileva la concordia dei partiti e la slealtà
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nota malinconica e forse, oratore mal pratico come sono io, non saprei evitare la resonanza dell’elogio funebre. Ma oggi festeggiamo non l’estensione
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cinque anni da loro in mano, verrà usata bene, le conseguenze non si limiteranno a Trento, ma avranno un’eco anche nel paese in generale. Infine l’oratore
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’amministrazione democratica che possa servire d’esempio alle altre provincie. L‘oratore rivolge anche un vivo appello ai socialisti, perché appoggino con
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gli interessi di noi italiani per favorire altri che alla guerra hanno portato un contributo soltanto all’ultima ora. L’oratore passa quindi a
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!» Nessuna menzogna, esclama l’oratore, più audace di questa. Dopo aver ammesso che il capitalismo imperialista fu senza dubbio una delle cause principali
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’assemblea assorge). L’oratore continua: Ma in piedi, amici, voi siete anche per affermare che la vostra volontà dopo tanto schianto, non è spezzata, che
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Il terzo oratore della maggioranza è il dr Degasperi. Rinuncia ad entrare nel vasto argomento e si limita ad alcune osserva-zioni. Ricorda che a Riva
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’oratore urge ancora che non si voglia disperdere le forze in altre imprese buone sì, ma non così importanti ai giorni nostri come la stampa. Ricorda l
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venir proclamato «popolo sovrano». L’oratore passa poi a parlare delle probabili conseguenze del suffragio universale.
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Doveva, osserva l’oratore, riferire particolarmente al basso personale in merito alle trattative ultime, ma gli avvenimenti mi hanno preceduto
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noi andava diretto l’invito che abbiamo l’onore oggi di aver fra noi come oratore, l’amico Luigi Carbonari, lo strenuo difensore dell’italianità, dove
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quali se non mandano in malora un matrimonio hanno però la forza di impedire la formazione di una cooperativa, di una società operaia! L’oratore passa
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della libertà della Chiesa e degli interessi religiosi. L’oratore, dopo aver accennato alla nuova situazione elettorale, conclude la sua applaudita
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rimproveri dell’individualismo liberale sentenziando: «les partis sont nécessaires dans la vie politique et parlamentaire». L’oratore poi passa a
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Per rispondere alla domanda: come si è giunti al compromesso? bisogna rifare col pensiero tutta la storia della magnifica. E qui l’oratore riassume
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supremo e di una moralità superiore all’interesse del momento. Vale insomma oggi quello che l’oratore ebbe a dire vent’anni fa: «che la differenza
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consiglieri di Guglielmo, non attenuò, ma acuì il dissenso. L’oratore dichiara a questo punto di non voler trarre dalla situazione le ovvie considerazioni di
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L’oratore ricorda qui il radicalismo e l’anticlericalismo della scuola del Popolo, di cui furono alunni i cosiddetti «giovani liberali», fondatori
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