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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Trento, 4 settembre 1912
I risultati del congresso
Diamo in riassunto il discorso del Dott. Degasperi che nel comizio di domenica mattina ebbe il compito di ricapitolare in forma comprensibile a tutti i lavori e le conclusioni del congresso. Quindici giorni fa, disse il Degasperi, le persone che dovevano preparare il congresso erano così assorbite da altre attività, così stanche in una sovroccupazione la quale durava da mesi, che si fu a un pelo dal rimandare il congresso ad un altr’anno. L’enorme concorso odierno, l’entusiasmo col quale si rispose all’appello, ci dicono però che il congresso era invocato dal popolo e che rimandarlo sarebbe stato un errore gravissimo. L’accorrere in folla incominciò già per la seduta inaugurale, in cui il nostro P. Vescovo lesse l’autografo di Pio X. Quale ovazione raccolse, quale scoppio d’entusiasmo. Qualche avversario e qualche malevolo avevano insinuato che al nostro lavoro mancasse l’approvazione del Pontefice. Ora è venuta una smentita solenne (Grida di viva il Papa!). Eloquentissima fu anche l’accoglienza che il congresso fece al nostro P. Vescovo, e se c’è qualcuno che si lagna di non trovare la stessa corrispondenza, venga qui tra noi ed impari che l’amore del popolo si guadagna non con sfoggio di potenza, ma predicando la verità e difendendo la giustizia (grandi applausi). Pari all’entusiasmo fu l’impegno, la serietà dimostrata nelle discussioni. Gli amici di Verona avevano ragione di notare nei popolari intervenuti una particolare maturità per la discussione anche di oggetti tecnici e relativamente difficili. Non era lavoro semplice il ripassare le ruote di quello che Mons. Inama definì l’orologeria del movimento, raggiustare gli ingranaggi, rinnovare le molle, rinsaldare i perni. Si comunicò col perno principale, cioè il comitato diocesano. Venne stabilito nessun centralismo, ampia autonomia all’azione locale ma rigida disciplina di tutte le associazioni sotto la direzione del Comitato diocesano per quanto riguarda le supreme ragioni di principio e di unità e salva la competenza delle altre società centrali. Si affermò anche come norma imprescindibile che il Comitato diocesano debba servire quale supremo tribunale arbitrale in caso di differenze d’ordine sociale e morale fra le società centrali. A questo compito non facile speriamo di soddisfare sotto la guida di quel luminare dell’azione cattolica che è il Dr Gentili (ovazione). Il Comitato diocesano nella prossima seduta generale voterà un nuovo regolamento, stabilirà i fiduciari in ogni distretto decanale. Il congresso ha fatto un dovere a tutti di sostenere ed appoggiare quest’azione riorganizzatrice. Il relatore sull’azione locale ha però anche proposto ed il congresso ha votato doversi fondare in ogni più piccolo luogo almeno una società di cultura, almeno un circolo. Per un circolo bastano tre persone di buona volontà. Non ci sono quindi scuse ragionevoli per non farlo. Nel prossimo congresso — in 5 anni segneremo sul libro nero quei paesi dove non si sono raccolte per l’azione cattolica nemmeno tre persone (applausi). Se l’organizzazione di cultura rappresenta la rete fine e delicata dei nervi, l’organizzazione cooperativa costituisce l’ossatura del nostro corpo sociale. Il congresso ha stabilito diversi presidi per il buon andamento delle associazioni di credito. Inoltre il nostro presidente federale ha detto che le casse rurali sono ancora troppo poche. Ne mancano ancora 100. In 5 anni le 100 casse — se pur non mancano le necessarie premesse — debbono essere costruite. Ma — ha aggiunto il relatore — è necessario grande rigore nell’assunzione dei soci. Base imperitura dev’essere la religiosità e moralità. Il congresso ha confermato solennemente la necessità che le nostre istituzioni s’ispirino ai principi sociali cristiani. Guai a chi manca a tale dovere (applausi). Il congresso ha poi raccomandato di appoggiare la Banca Cattolica, di rafforzarla sottoscrivendo nuove azioni. Se saremo uniti, anche sul terreno economico, non ci sarà arte o malignità che valga a scuotere la nostra compagine. Nella cooperazione di consumo il relatore D.r Lanzerotti ha fatto appello ad un maggior senso di solidarietà per il Sindacato e un maggior rigore nella scelta dei soci. «Meglio pochi, ma situazione chiara!» ha esclamato accennando a qualche famiglia cooperativa, ed il congresso ha applaudito. Siamo fedeli alle nostre istituzioni e riconoscenti a coloro che specie sul principio hanno diffuso l’idea ed avviato così i congressi del popolo. Non si dice dei cattolici trentini che sono degli ingrati che dimenticano il bene ricevuto (applausi). Nella cooperazione di smercio abbiamo approvata una forma che non è nuova, ma si presenta oggidì con maggior insistenza: la lega dei contadini (cooperativa di smercio, eventualmente di produzione agricola). Si è però raccomandato di procedere con prudenza sia in linea economica che morale. Si è stabilito che nel fondare associazioni nuove si debba tener conto delle esistenti, di farle aderire tutte al Comitato diocesano e soprattutto di assicurare e coltivare con opportuni provvedimenti il carattere cristiano e lo scopo di educazione. Associazioni nuove evitino vecchi errori: nessuna società economica sia fatta in modo che si esaurisca — per statuto o per la pratica — nell’affare e nella speculazione. In altro dibattito ci siamo occupati dell’organizzazione professionale. Nel campo degli operai industriali urge riguadagnare il terreno perduto. È un terreno difficilissimo, della cui asperità non hanno idea coloro che stanno in mezzo ai contadini. Ben lo sanno gli amici di Merano, qui presenti, i quali difendono la loro bandiera con strenua costanza tenendola alta in mezzo al turbine socialista. Lode a voi, milites confinarii della democrazia cristiana trentina, noi riconosciamo le vostre fatiche e vi ammiriamo (grandi applausi. Viva i forti di Merano!). Se anche altrove il loro esempio sarà seguito, arriveremo alla sospirata unione professionale trentina. Migliaia di non organizzati ancora ci attendono. Al lavoro! Altro esempio luminoso di organizzazione professionale è quello scelto dalle alleanze di Vallagarina e del Vezzanese. È qui piantata in mezzo ad una folla la bandiera dei Lagarini colla vanga dorata. Salve, o vanga del novale cristiano! Va giù fonda nel tuo simbolico campo, affinché la classe dei contadini rimanga quella su cui la Chiesa possa contare in ogni tempo. Laggiù abbiamo avuto un momento di trepidazione, ma poi i bravi si sono ridestati, hanno preso il sopravvento ed hanno trascinato col loro entusiasmo gli avversari. Qui sono amici vecchi, e accanto a loro i convertiti. (Ovazioni dell’Alleanza). Il congresso ha pensato anche ai fratelli emigranti nelle provincie vicine, dovendo purtroppo rimandare ad altra occasione la trattazione del problema transoceanico. Dobbiamo far voti che col concorso dei parroci nei luoghi d’emigrazione, del Comitato diocesano, dell’ordinariato e della benemerita Bonomelliana si riesca a creare i segretariati che il congresso desidera. Un dotto relatore ha riferito sulla necessità di un’intesa fra gli studiosi cattolici per promuovere un movimento scientifico e letterario”. I popolani hanno ascoltato volentieri anche tali discussioni perché sanno che nei gabinetti degli studiosi si elaborano, come la rivoluzione francese, tutti i grandi movimenti sociali. Generale interesse ha destato la proposta che si dia finalmente una storia dei nostri padri che valga a rafforzare le buone tradizioni del paese. Infine su due altri argomenti importantissimi venne richiamata l’attenzione dei congressisti: l’organizzazione e la stampa. Per la prima più che un piano concreto dovremo limitarci a dare le grandi linee, per il secondo argomento abbiamo ancora negli orecchi il grido d’allarme del D.r Grandi, che con grande eloquenza ha spronato al lavoro. La riconoscenza espressa ai giornalisti fa Onore alla modernità dei cattolici trentini (applausi). Un fatto va notato come caratteristico per tutte le discussioni. Non una parola né un cenno che avesse potuto recare la più lontana offesa per gli avversari. I cattolici sanno la loro forza, conoscono la loro via e camminano innanzi, senza occuparsi degli avversari. Eppure ve n’ha fra essi di accanitissimi e provocanti. In occasione del congresso stesso un giornale ci schernisce quotidianamente, ed ebbe a scrivere che i cattolici migliori non compariranno qui. Ora noi gli rispondiamo che certo, perché noi ci diciamo cattolici, non vogliamo con ciò affermare d’esserlo soli o d’essere i migliori tra loro. La Chiesa c’insegna a recitare il Domine non sumus dignus ed a pregare che il Signore crei in noi un cuore puro e ci rinnovi lo spirito e lo facciamo con atto di doverosa umiltà, innanzi a Dio ed agli uomini. Ma sappiamo anche che i nostri principi sono buoni e che a preferenza di altri ci stringiamo intorno al papa e al vescovo, lavorando per il bene del popolo cristiano, certi che Cristo, il quale premia un bicchier d’acqua dato all’assetato, ci userà misericordia anche per questa nostra azione cattolica sociale che dedichiamo alle classi lavoratrici (applausi). E nient’altra pretesa abbiamo dai nostri avversari se non che rispettino questo nostro buon volere e questa nostra concezione ideale della vita (grandi applausi). L’oratore accenna a questo punto alla fraterna e sapiente collaborazione data al congresso dagli amici di Verona, Milano, Torino. I trentini sanno in quali condizioni estremamente difficili si combatte laggiù e tanto più vivo quindi è l’augurio che riesca ai loro sforzi di rifare l’Italia tutta cristiana (applausi). Dicano laggiù i nostri amici, dicano laggiù nei comizi e nei congressi che noi trentini posti quassù fra le Alpi a difendere le grandi tradizioni della civiltà cristiana e latina ed a battagliare giornalmente per le nostre stesse condizioni d’esistenza, abbiamo compreso il grande dovere impostoci dalla Provvidenza e dalla Storia e facciamo ogni sforzo per adempierlo (grandi applausi). Ed altri amici che ritornano verso il Nord dicano pure anche lassù che chi vede in noi un pugno di sciovinisti imbevuti di fanatismo di razza, mal ci conosce. Dicano esser nostro vivo desiderio che fra i cattolici dell’una e dell’altra nazione sia tregue e che nessuno cerchi il predominio sull’altro, ma che la democrazia cristiana di tutte le nazioni marci verso quel giorno in cui — sovra tutti — regni ed imperi Cristo sovrano (uragano di applausi).