GINO (Entrando con diversi oggetti tra le braccia, a Elena). Io il krause e la tuba vecchia del babbo ; tu la veste della zia, che è piccina quasi
anche la mamma. — E la maestra? — Anche lei, se tu vuoi. — E il maestro d' inglese? Le monache soffocarono una risata; non poterono rispondere: Verrebbe
potresti benedirle tu? E non potrei benedirle io ? — Tu si, perchè sei piccina. — Fammele benedire dunque; farò venir bene ogni cosa. Allora il babbo la
voce le disse: — L' anno venturo regaleremo un croccante noialtri alla mamma. — In che modo ? — Lo faremo noi. — Tu sei matto! — rispose Bice. — Chi sa
mente, impedisce di ragionare. Se un cane ti corre incontro per morderti e tu hai paura, che fai? Chiudi gli occhi, rimani li impalato, e il cane ti
che non si deve mai chiedere due volte quel che già si ha; e tu intanto mi fai ripetere tutte le sere al Signore: Dacci il pane quotidiano! — Potrebbe
, vecchia cornacchia ? (Ad Arlecchino:) E tu, buffone, dove vai? Restate qui; siete ministri, e c'è Consiglio per giudicare le fornaie. ARLECCHINO. (a
che il bambino aveva preso un dirizzone di testardaggine, ricorse ai grandi mezzi. — Ah ! Tu fai il cattivo ? Ebbene, io me ne vado via, e non torno più
impastare e a infornare il pane. Tu staccerai la farina, — soggiunse rivolto alla maggiore. Le bambine non rispondevano, stupìte di quel che vedevano e
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, — disse don Paolo. — Vieni qua, Lisa; tu che sei la maggiore accendi il fuoco. Sai accendere il fuoco? Si? Brava. Vediamo. E tu, Giovanna, aiutami a
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empiva il cuore di gran pietà. E poi, voleva vederlo mangiare almeno una volta, una volta sola! E si raccomandava alla mamma: — Diglielo tu che voglio
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ogni mattina. — Tu, Lisa, spazza le stanze. Tu, Giovanna, spolvera i Mobili e ogni cosa. Le bambine eseguivano, zittte zitte, ancora intimidite dalla
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sorvegliava, la incoraggiava, — Brava! bene! — e aveva le lagrime agli occhi. — Tu intanto, Giovanna, fa fuoco sotto il paiolo; per scaldare l'acqua
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dice « Tu Pio IX come il tuo antecessore S. Pietro menti, menti, menti; anatema sit »! E l'on. Mussi il 4 dicembre '76 disse alla Camera senza che il
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cosa, silenzio? "Non lo so." "Ma perché la mamma non voleva che tu dicessi così?" "Non lo so. Io dicevo sempre così e la mamma mi sgridava sempre
fatto io, una triste notte, e ho sentito che ci pensavi anche tu quando scrivevi, benché né questa lettera né alcuna delle altre tue ne abbia parola
anch'io, domani, dove vai tu, Maria? La vuoi la tua mamma, in terra con te?". "Luisa! Luisa!", singhiozzò Franco. Si trovarono nelle braccia l'uno
, non volevo neanche venire, non volevo lasciar Maria né che tu avessi l'amarezza di trovarmi così. È stato causa lo zio che venissi. Voleva venir solo e
cattivo, adesso non credo più che esista; ma se vi fosse il Dio buono nel quale credi tu, non potrebbe condannare una madre che ha perduto la sua unica
che si sarà addormentato dobbiamo star qui da minchioni ad aspettare che ci prendano? Tu, Maironi, la strada presso a poco la sai e siamo poi anche in
più contento così e sarei più contento ancora se tu avessi già detto a tua nonna le cose chiare e tonde. Questo segreto, questo infingersi, questo
poesia religiosa buona per una ragazza di dodici anni, Luisa taceva; se invece gli avveniva di dire a Maria: "Bada, Iddio non vuole che tu faccia
gli occhi. "Tu, nonna, tu sei stata, tu. Io avrei dovuto nascer e vivere nella tua casa. Tu non l'hai voluto. Sei condannata alla morte eterna." Gli
, tu sei l'uomo che dovevo strozzare, - disse.- Che stupido che fui, a lasciarmi prendere. - Non ti sembra che l'agguato sia riuscito bene? - Non lo nego
tempo l'indiano, - tu corri un gran pericolo. Ada fremette. L'accento dell'indiano era cupo e minaccioso. - Dove sei stata questa notte? Mi dissero che tu
polsi. Bhârata si collocò al suo fianco, mettendosi dinanzi un paio di pistole. - Tu adunque hai detto di conoscermi, - disse il capitano Macpherson
disgrazia che tu non sii un thug. - Preparati a saltar giù. Prese il laccio e calò il fantoccio dalla finestra facendolo ondeggiare. I due sipai fecero
che adoperano il laccio di seta. - E tu dici che sono qui? - chiese Tremal-Naik, affettando terrore. - Sì, e se cadi nelle loro mani ti strangoleranno
esserti ingannato? - Certissimo, sergente. Negapatnan solo è uscito. - Sta bene. Vedi tu quell'uomo che corre verso la jungla? - Sì, è Saranguy. - Seguilo
perché l'hanno pugnalato? - È difficile il dirlo. Tu sai che il padrone voleva rivedere la visione. - Almeno così ha detto. - Egli, giunto all'isola
del bengalow. - Si vede che sono prudenti quegli europei. - Sembra. - Ma tu lo libererai. - Io! - esclamò Saranguy. - Lo credo. - Chi te lo disse? - Non
per quale motivo lo mi trovo qui prigioniero. - Perché ormai sappiamo che tu sei un thug. - Io! ... Un thug! ... - Sì, Saranguy. - Tu menti! ... - No
dove si trova e che tu mi guidi, non ho più alcun timore mio bravo indiano, - rispondeva il capitano. - Ah! ... finalmente potrò vederla dopo tanti
mettere in dubbio la minaccia, s'era fermato, digrignando i denti come una pantera presa al laccio. - Tu! ... Saranguy! - esclamò, rigando colle unghie
, - disse la giovanetta con dolce rimprovero. - Tu non sai ancora, i tremendi pericoli che ci minacciano. - Io sono Tremal-Naik! Chi è quest'uomo che ti
vivamente. - Chi sei? - chiese questi sottovoce, puntandogli sul petto una pistola. - Hai udito? - domandò Tremal-Naik. - Ah! sei tu, padrone? Sì, ho udito
? - Perché amo Ada. - Non vogliono adunque, quegli uomini, che tu l'ami? - No, e cercano d'assassinarmi. - Ma perché? - Perché sul capo di quella donna pesa
, Kammamuri, come pure saprò chi sia quella donna che veglia nella pagoda della loro terribile dea. Hai udito tu, ciò che disse quel vecchio? - Sì, padrone
, fissando in volto il maharatto. - Ah! sei tu, Kammamuri! - esclamò. - Sì, padrone. - Cosa fai tu qui? - Veglio su di te e scaccio le zanzare. Tremal-Naik
essersi imboscata fra i bambù. Tu sai che quegli animali sono astuti, e che non temono di assalire l'elefante. - In tal caso avrà da fare con Bhagavadi
scomparve Tamul, vale a dire sei mesi fa. - Sicché credi anche tu, come Kammamuri, che segnali una disgrazia? - Si, padrone. - Sai chi è che lo suona? - Non
alcuno. Si volse ed appoggiato allo stipite della porta, scorse Tremal-Naik. - Tu, padrone! - esclamò egli con stupore. - Tu! ... - Sì, Kammamuri
quartier-mastro, sorridendo. - Bisogna che sia risoluto. Mi occorre la testa del capitano. - Ma tu corri un gran pericolo! - Lo so, Hider. - Il capitano
, salutando militarmente. - Conducete il mur-punky nel piccolo seno, - disse il capitano agli indiani. - E tu Bhârata, vieni con me. Il mur-punky prese
. - Tu rimarrai e noi andremo alla caccia, - incalzò Aghur. - Con un vicino così pericoloso, non si può vivere tranquilli. - Se avete coraggio bastante
spaventosamente gli occhi - dove se' tu, vergine della pagoda? ... Ah! ah! mi ricordo ... Sì, mezzanotte! mezzanotte! ... Ed essi sono venuti, tutti armati
preda ad una febbrile impazienza, nell'udire quelle parole si alzò di scatto, spingendo lo sguardo verso il nord. - Dov'è? - chiese egli. - La vedi tu
, seguito da uno scricchiolìo, come di un'arma da fuoco che veniva montata. - Tremal-Naik, - chiamò il thug. - Sei tu Hider? - domandò una foce soffocata
a spingere in acqua il canotto. - Padrone, - disse Kammamuri, mentre Tremal-Naik vi balzava dentro. - Credi tu che incontreremo degli indiani lungo il
batte come volesse spezzarsi. - È l'emozione, padrone. - Credi tu che noi giungeremo alla pagoda? - E perché no? - Temo di smarrirmi in questi corridoi