Non avevo più visto la Sicilia da quarant'anni, niente di meno: dall'anno di grazia 1865, nel quale avevo fatto la mia prima guarnigione, come si
silenzio profondo che mi circondava, e di quel mare luminoso e queto, non mutato dai tempi, in cui era rapita la mia fantasia. Sentii le grida dei
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Non ricordo nella mia vita di viaggiatore ore più deliziose di quelle che passai la sera sulla terrazza del grand'albergo Politi, che sorge
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La popolazione di Catania è quasi tutta di tipo greco, dicono. Non sono in grado di giudicarne. Sarà forse una mia illusione: mi parve di vedere
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rivedremo ancora? - La mia risposta fu l'espressione d'una speranza che non avevo nel cuore. Ci baciammo come si baciano due amici che partono in
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proposito, cercando di essere utile». Queste parole erano la sua giustificazione e fanno anche la mia: poichè impiegando qua e là il lavoro degli altri
n'importa. Mio padre mi ha cacciata via come una cagna! -Perchè? -Perchè.... -Dite pure, figliuola mia! -Perchè vuole che io vada a servizio.... -Che male
. - Dannata? Figliuola mia! Dannata? Ella lo spinse su la seggiola a bracciuoli presso il tavolino e gli cadde davanti in ginocchio. - Dannata?... Non è
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.... -Non mangia vive le persone il cavalier Ferro. - Se se le mangiasse vive, comare mia, non sarebbe gran male; gli farebbero indigestione. Non se le
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sotto chiave; la mia vecchia serva golosa per tutto quel che è dolce.... Hai dunque inteso? Reagire! Reagire! Ci rivedremo presto! - E questo è il
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: - Dice il signor cavaliere che il pane lo comprerà da Severino. Il vino, di quello della botte piccola lo battezzerò io, padrona mia! E siccome scendeva in
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, rassegnato alla mia sorte, con pochi bisogni e nessun capriccio; spiritualizzato più che voi, mio caro, non arrivate a immaginare, un po' per necessità, un po
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questa camera fu libera, presero di assalto i miei libri, le mie carte, la mia pipa.... Ridevano, ridevano trasportando bracciate di volumi, di riviste
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nel mondo all'infuori di questo: la vedova Garacci si è costituita.... mia suocera! - Suocera? - Che volete? Le ho sedotto la figlia.... minorenne; ho
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bevuto tutto il suo.... ed è felice! Ma siccome è più bestia di te, mi odia perchè non ho fatto come lui. Che colpa ci ho io? È stata la mia
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mai voluto mutare il posto della mia passeggiata pomeridiana di ogni giorno.... Devono averglielo detto. Mi credono un po' matto. Eh! eh! Faccio il
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dire: il governo. Ma Rosa, in risposta, baciava forte il bambino, dicendo: - Questo è barone, principe, re di casa mia! E suo marito, grave, con le
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volta che il bambino tornato da scuola le domandò: - È vero che voi non siete la mia mamma? - Chi ti ha detto questo? - De Marco, il figlio del
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tra' piedi, in casa mia. Non sono padrone, forse? E sbatacchiò all'angolo la mazza, che cadde per terra.
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testa della ragazza la cattiva tentazione di quella passionaccia che manteneva l'inferno in casa loro. - Figliuola mia, proviamo. Se poi c'è la
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: - Scappa! Si vedrà poi? - A mia figlia sì. Tinu Mèndola però ha fatto male i suoi conti. Glielo può mandare a dire voscenza. E preghi il suo Santo
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consegnato la roba mia e, reso, con le buone, i conti della tutela. - Mio padrigno si credeva di aver da fare con uno sciocco. Ah! È proprio vero che
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nella grotta, afferrò per una mano la giovane. - È persona di casa mia, - disse don Pietro; - lasciatela stare! E Scosse quell'uomo pel braccio, senza
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nell'inferno l'anima di mia madre che mi consigliò male! - Se la veda lui, con la sua coscienza. Tutti sparlano: - Giacchè don Pietro Sbano se la tiene
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.... - Penso per tutti! Ho pensato sempre per tutti! Consumo la Mia vita per tutti!... Non mi diverto a caccia io!... Non mi spasso col tornio io!... Non sto a
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sento italiano nelle più intime profondità della mia coscienza, sento di vivere di respirare di muovermi in una tradizione di cultura di genialità di
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lamentosamente; pareva che piangesse. - Che cosa canti, figliuola mia? - Canto la mia mala ventura. Ho gli occhi e non ci vedo; ho le gambe e quasi non posso
andare e venire la spola tra l'ordito del telaio, comare Formica cantava: Vola, spolina mia, vola, spolina! Non ti arrestare mal, spolina cara; Trama di
cominciò a darsi pugni in testa, a strapparsi i capelli, a piangere e a strillare. - Ahimè, Primpella mia! Ahimè, Primpellino mio! O l'una o l'altro, ti
! Scellerata! Guarda che cosa ha fatto il tuo pettirosso! - La colpa non è mia, babbo! - Voleva ammazzarmi! Anche Cingallegra fu spaventata sentendo
che carne tenerina! Ne faccio due bocconi! - Per carità, buona Fata, risparmiate la mia creatura! Se avete fame, qui c'è la mia carne; se avete sete
, impallidiva ogni giorno più, stava muta, con gli occhi chiusi e ogni tanto sospirava. - Perché sospirate, figliuola mia? - Maestà, voglio Pane. La
ragazzi ti chiamano cosi? - Perché la mia mamma mi lava quattro, cinque volte il giorno: e tutti quei ragazzacci sono più sporchi di me. Intanto la sua
, la mia padrona vi aspetta. Siete liberi. Il conte, che si era già da un po' di tempo svegliato e stava discutendo con Buttafuoco, seduto presso la
riusciremo finalmente? Vostra sorella ci ha fatto correre un bel po'. - Io spero di non ritrovare piú sulla mia via né il marchese di Montelimar, né don
. - Domandate di me? - chiese avanzando verso il ponte. - Sí, signor Barquisimeto - rispose il corsaro. - Che cosa volete? - Che passiate sulla mia fregata
successo? Voi dovete saperlo. - Io! ... - Eh, signor marchese, non cercate d'ingannarmi. Quella piccola meticcia, che è mia sorella, è stata raccolta da
corsaro con una gentilezza strana in un uomo di apparenza cosí rozza, disse: - Signore, seguitemi. La mia povera capanna e la mia misera dispensa sono a
- È Xeres o Alicante questo? - Per la mia morte non me ne intendo piú, compare. - Avete bevuto troppo? - Un guascone! ... Che cosa dite, signor
bordo della mia fregata. Sarebbe come gettarsi in bocca al lupo. - Credete di poter uscire dalla città, signor conte? - Io non ne dubito. - Ho una
alla mia bella, - rispose il guascone. - Una splendida catalana, sapete, con due occhi che brillano come stelle e ... una bocchina, miei cari signori
indicandogli il conte, - condurrai questo signore alla mia casetta della Punta Blanca e lo lascierai parlare colla señorita. Veglia su di lui. - Sí
alla mia pelle che alla loro. - Ben detto, - disse Mendoza - E noi siamo uomini da non aver paura nemmeno del diavolo, - aggiunse il guascone. - Se si
necessario salvarvi un'altra volta, perciò ho lasciato San Domingo. Gli ospiti che hanno diviso con me la mia tavola, siano pure dei nemici della mia patria
presto. Questa commedia non può durare a lungo, e la mia impresa potrebbe finire qui. Ah, se potessi vedere la marchesa per dieci minuti soli, mi
sia fornita d'una vela, e ve ne sarò riconoscente, Panchita. Si tratta di salvare il conte. - Aspettate la mia risposta - rispose l'ostessa. Il
, gattaccio, assaggia un po' la mia draghinassa! Il giaguaro si era accovacciato, pronto a slanciarsi. Mendoza si era messo a fianco del guascone, temendo che
tanto lavoro. La mia draghinassa, a forza di picchiare sugli elmi e sulle corazze, è diventata una vera sega. Sarà necessario che io scovi in qualche
mia nave. Disgraziatamente dubito di essere ancora qui domani. - Ma voi mi diceste che vi avevano mandato per proteggere la città da un assalto
osservando attentamente l'orizzonte con un buon cannocchiale. - La mia draghinassa si lagna continuamente e ha già un mezzo pollice di ruggine