C'era due volte il barone Lamberto
. — Col suo permesso, signor barone, al pancreas abbiamo assegnato il numero undici. — Cosa mi dici! Il numero undici non è la cistifellea? — Cistifellea
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! Ma quanto abbiamo dormito! Che cosa è successo, insomma? — Mi sembra, — dice il signor Bergamini, — di sentire la fanfara dei bersaglieri. Belle
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e in italiano: La Nigoglia va all'insú e la legge la facciamo noi. Mi sembra detto molto bene. Sempre pensare con la propria testa. Si capisce che
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. — Questo lavoro, — dice Delfina, — non mi convince. — Io lo trovo facilissimo, — ribatte Armando. — Pensi se avessimo dovuto ripetere la parola
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, bensí di un capello naturalmente ondulato, forse ricciuto. — Quand'ero piccolo, — sussurra il barone, commosso, — la povera mamma mi chiamava «il mio
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speranza, per prendere il posto di quelle vecchie che tramontano malinconicamente. — Anselmo, — dice il barone, — non mi diventare poeta. A me la mia
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decida a morire e mi lasci erede del suo patrimonio. Almeno di un paio di banche... Ormai deve avere quasi cento anni. Sarebbe bene che mi facessi vedere
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distinta: — Lamberto, Lamberto, Lamberto... — Signorina, guardi che io mi chiamo Ottavio, — dice il medesimo. — Spiritoso, — osserva il giovane Armando
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quando mi hanno detto che nessuno poteva scendere e che dovevo fare marcia indietro? Parlavano italiano. — Bene? — Non sono mica il maestro, per dare i
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di una palestra, mi andrai a cercare un pugile disposto ad allenarmi. Direi un peso medio, che te ne pare? O sarà meglio un medio-massimo? Per la paga
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chi, se la domanda è lecita? Non vorrà che mi arrenda al primo sconosciuto. Si presenti, mi presenti i suoi amici, poi si vedrà. — Lei, — ha ripreso
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targato Mi, che significa Milano. Ne scendono per primi ventiquattro signori vestiti di grigio scuro. Poi ne scendono altri ventiquattro signori, un po' piú
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, — dice il capo, — hanno tutto quello che vogliono. gliono. Se non mollano i soldi, mi dispiace per lei, ma il prossimo capitolo sarà piú doloroso
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quell'altra foto non si vedeva bene. — Sarà, — conclude il capo, — ma io non mi lascio prendere per il naso. Ora le faremo la fotografia di profilo, ma
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boxe. — Ottavio, facciamo un paio di riprese, — dice, sempre con il punching ball mi annoio. — Troppo onore, zio. — Dài, non voglio picchiarti sul
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esattamente come la «elle» di lumaca, lucertola, lecca-lecca. È deprimente. Mi domando come abbia potuto tollerare, il grande Napoleone, che la «Enne» del
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signora Merlo, che attacca a sua volta la minestra. — Buona, — essa dice, — pare condita con le albicocche. — Bisognerà che mi faccia dare la ricetta dal
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esibisce cinque o sei rotolini di nastro autoadesivo di diverse misure. — Mi dia questi. Dove posso trovare il resto? — Dai casalinghi, qui accanto
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