scendere nello stanzino e affacciarsi alla finestra. È sporco di calcinacci, coperto di polvere, ha le mani sanguinanti. — E morto il barone! — egli
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storia del mago. Guardi che viviamo nel Secolo Ventesimo. Anselmo piange. Anche di lontano, se uno ha per le mani un buon cannocchiale da marina, può
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a salutare un'altra volta, stringendosi le mani sopra il capo, nel gesto dei pugilatori vittoriosi. — Viva Lamberto! — gli risponde la folla. Poi
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questo caso, lei aveva tre orecchie, non due. — Le dirò... — Ci mostri le mani, per favore, — lo interrompe il direttore generale. Il barone esegue
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nemmeno contare i punti, le sue mani contano per lei. In un'altra stanza delle soffitte il giovane Armando ascolta le riflessioni della signorina Delfina
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le mie mani, Anselmo. Le loro cinquanta e passa ossa non sono mai state piú agili. Non parliamo degli otto ossicini del polso: smaniano addirittura
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cuore, preme il grilletto e lascia andare sette colpi. Tornando a letto si frega le mani: «Stavolta voglio ben vedere!» E chi gli dà la sveglia, la
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. Anche i ventiquattro segretari cessano un istante di prendere appunti per battere le mani. All'unanimità l'assemblea decide che il messaggio non è
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. — Se non glielo avessi tagliato io stesso, con queste mani... — Se non l'avessi infilato io stesso nella busta... — aggiunge il capo, perplesso. — Be
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che fa il signor Anselmo è ben fatto. Ottavio li guarda mangiare, fregandosi mentalmente le mani. A metà cena il signor Armando dà il cambio alla
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fallita. Non ci rimane che squagliarcela. — E cadere nelle mani della polizia che circonda l'isola? — L'aviatore che doveva venirci a prelevare con il suo
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negozio a mani vuote. Ma Duilio è irremovibile. Si fa per dire, perché si muove di corsa e va in cerca del sindaco. — Signor sindaco, cosí e cosí: che
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