“I nomi la confondono eppure la ua attenzione si è moltiplicata, lo sguardo si è fatto prensile, cpace di rischiare il pensiero: vai verso la morte
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Fa un caldo terribile, la stanza diventa una pozza sanguinosa, la bolla che si era formata all 'occhio destro occupa adesso tutta l'aria, inonda la
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"È la prossima.
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Adesso che il freddo é diventato gelo e avvinghia la città nel più crudo silenzio, adesso che la colpa di quanto sta accadendo ricade interamente su
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Due piccoli pappagalli, comprati per un bambino. Di lì a poco il bambino parte con la madre, che lascia casa e marito. Con l°uomo rimane la vecchia
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frase si affollano animali sfuggiti al recinto della zoologia fantastica. L'infinito abita la lingua, l'assilla con la sua infigurabile passione del
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dall'aItra parte del fiume. Come te, di là dal Po. Che sfreghi la tua (la vostra) pietra focaia. Un bacio anche a lei, tuo Ermanno
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Lungo la strada, cataste di legna sotto la neve. Di la dal villaggio, salendo, boschi con acque e sentieri, con dirupi e radure. In alto, pinnacoli
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A vestire la morta è la più vecchia delle cugine, che la chiama e lei erutta e si rilassa. Così possono infilarle l'abito nero e le scarpe, secondo
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Non c'è più il pulpito con la scaletta intarsiata e la porta cigolante. Non c'è più la statua della santa incollanata di rose. All'eucarestia le
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Sospira guardando la luna tonda sul tiglio. Con un vestito di seta azzurra siede davanti allo specchio dell'armadio. Ricorda la strada lungo il fiume
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Scopri che nella cantina addetta a dormitorio c'erano giocattoli, rnaterassi, taniche d'acqua, riserve di cibo. Da occidente guardi la distanza tra
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A distanza e indietro c'è il sanatorio dove viene ricoverata a vent'anni. Indossa sempre la stessa giacca di lana a quadri ruggine e neri. La neve
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Lei dorme con un berretto di pelo e il petto chiuso mentre la strada scricchiola di gelo. La notte ha mille astucci. Uno per ogni fiala.
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È triste, il fidanzato lontano non scrive da tanto. Va dalla madre di lui e la trova in cucina a lustrare pentole di rame. Parla con la vecchia, le
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Torna a discorrere sullo zen, è lì che intravede la salute, certa dell'illuminazione finale. E ripete che la verità è nell'andare, nell'accettare i
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A volte, in pochi righi, appare l'allegria, passa velata la morte. Una folla, in cammino verso il giorno o la notte, verso il ricordo o la
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Ci sono piante che una volta strappate appassiscono subito.Così la menta cede la sua forza a chi la coglie, e forse non èun caso che tonifichi e
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Dopo che ho preparato da mangiare mi riposo e aspetto, fu- mo una sigaretta, cammino per la casa, sbocconcello dalla tavola qualcosa il cui sapore mi
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Sulla via della Clusaz, oltrepassato l'ultimo lampione del paese, la stessa luna che alle nostre spalle illumina il monte e il torrente e le case
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L'inclinazione dello schermo del computer che è la stessa del leggìo di plastica poco più avanti, la lampada sui fogli e sul quadrato nero della
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Sembra che la chitarra appesa mandi una nuova luce, e che lo specchio rifletta se stesso in un ombra chiara, e che l'argento si sia preso la tenda
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E tutto si trasforma: la casa non è più occupata, O non c'è, o è diversa, o siamo diversi noi che adesso comprendiamo solo il mare e la sua fluidità
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, quando il non pensare si è tradotto in non sentire. Ho cercato allora di tomare a sentire, mai sensi sono della vita, e la vita non basta, almeno così mi
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La sola voce altrettanto salda ma priva di parole ti assomiglia e credo che mi avverta, spegne la luce e chiama al posto mio, come una volta ma da
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L'uomo ha una gamba di legno, ma ha la voce gentile. La bambina spinge la porta e quello subito chiude e manda il chiavistello. La precede nel buio
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La morte, ribatti, in quanto fine di tutto è anche la fine deld olore, del tempo logorato di ogni giorno, l 'abisso spalancato nel respiro. La morte
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Nel tepore della luce rossa, dentro le chiuse aule dove la luce affonda uguale dentro gli specchi all'infinito fioriscono sfioriscono bianchezze di
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La Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un enorme cavallone pietrificato, che lascia dietro a sé
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Poi che la nube si fermò nei cieli Lontano sulla tacita infinita Marina chiusa nei lontani veli, E ritornava l'anima partita Che tutto a lei
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Il mio cuore è una rossa macchia di sangue dove io bagno senza possa la penna, a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove e la carta
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Vita, morte, la vita nella morte; morte, vita, la morte nella vita. Noi col filo col filo della vita nostra sorte filammo a questa morte. E più forte
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Tutta la forza dal tuo seno, o terra, il sole ha tratto che salendo avvampa, e l'estate trionfa. Due volte l'erba ti recise avaro il prudente bifolco
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amar la sua vita. E i parenti - che allor nel neonato, nella creatura fragile impotente, della speranza lor videro il frutto, e con pavido amore a
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Dato ho la vela al vento e in mezzo all'onde del mar selvaggio, nella notte oscura, solo, in fragile nave ho abbandonato il porto della sicurezza
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che vive il core mio tace o fanciulla. - E quando pel fosco piano cui plumbeo il cielo incombe divampa la fiamma ribelle sospinta dal vento dell'odio
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mare Itti e Senia si risvegliaro dei mortali a vivere la morte. Fra le grigie lagune palustri al vario trasmutar senza riposo al faticare sordo
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Costei, la bionda dagli occhi procaci, costei, la bella che ha fralezze di fior, raggi di stella, io la vorrei compagna e schiava dei dolori miei
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Sunt lacrimae rerum. Rideva la lampada, dai candidi ceri specchiando l'orpello nei lunghi bicchieri; la tavola, piena di trilli argentini, ridea col
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Amo la voce chioccia e poverina dell'errante bambina ; amo il canto del cieco, e il ritornello del vecchierello ; amo tutta la musica che ho intesa
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Colma il mio nappo, giovinetta bruna!... Vedi, la bianca e spensierata luna vi infilza un raggio... viva lo specchio, l'incubo e il miraggio! Questi
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la mia perla fina, questa infelice giovinezza mia, profanò la sua luce adamantina per bieca via! Lo sa Iddio se ho vegliato al mio gioiello, se mai
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Giovinettina bruna come una bruna notte, e malinconica come la luna! Io mi chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il raggio e il gaudio del primo
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Domus et placens uxor. La bella neve! scendete, scendete, leggiadri fiocchi danzanti nei cieli; come perluccie coprite, pingete i tetti, i tronchi
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Versate amici il nettare divino! Bruna è la notte, e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino la musa brilla! Splende la face e
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Vi conterò la storia della morta per cui suonano adesso la campana - era una tosa piccolina e smorta che abitava vicino alla fontana. Toccava appena
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Ma bello è quando parlano, seguendo del pennello la corsa affaccendata, e fra loro in famiglia discorrendo, di tutti i casolar della borgata. - To
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cavalieri: una truppa di guerrieri che la morte insiem colpì! Ecco vergini e matrone dalla nobile sembianza, che di sguardi malinconici intersecano la stanza
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Ma ritornato dalla lunga gita alla casa paterna, a' tuoi diletti, d'alme memorie l'anima arricchita, e la valigia piena di abbozzetti: come lieto
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E or già comincia ad esser bianco il crine, e più spessa sul core cade la neve... - Svaniron le larve, il sogno sparve. Quante stoltezze in questa
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