piedi la lontananza, non ti preoccupare, diceva, sapevo che stavi venendo, sapevo che stavi per arrivare, il maggio era un lenzuolo immenso di azzurro e
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infinito, saliti da caverne lontanissime... Un tempo interminabile. Poi la musica, chiara, veloce, poi lontana, svanita... Ancora quel rotolare immenso
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della fine, ma era solo un immenso lenzuolo bianco sotto cui dormivano bianche moltitudini, qua e là s'affacciavano parvenze vestite di bianco, disfatte
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