classe sociale distinta, alla quale il popolo guardava con riverenza.
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chino e occhi socchiusi. Patrizio non diceva nul- la. Guardava fisso, in fondo alla grotta, la lapide murata nel centro, contornata di rami di alloro e
insistenti del solito. All'improvviso alzò la testa per accertarsi se s'ingan- nava. Ruggero, che la guardava fissamente, a quell'atto si era voltato
bene, la crisi è terminata. Niente di grave; si rassicuri." Patrizio guardava, inebetito, quella strana figura alta, magrissima, e che pareva avesse
disparte con Ruggero, guardava un ritratto appeso alla parete. "È del nonno, da senatore comunale" spiegava Ruggero. "Alla spagnola, ogni assessore era
facendolo piegare. "Cattivo!" ella esclamò. E si ritrasse dalla finestra. Però guardava dall'interno, allungando il collo, pregando: "Scenda! Scenda!". E
guardava i neri nuvoloni che montavano, spinti dal libeccio, oscurando il cielo, rapi- damente incendiati da lampi frequenti, ai quali seguiva da lì a
verso di lei, la guardava con lieve sorriso d'invidia e le mani abbandonate in grembo, piena d'ammirazione per tanta gaiezza, tanta spensieratezza e
fisime, con le nostre stoltezze, ce la rendiamo difficile e dura!" Patrizio lo guardava, traboccante di gratitudine. Quel vecchietto, risecchito dagli
, per vederli ancora fino alla svolta della cantonata. E, torvo, aggrappato alle sbarre della ringhiera, guar- dava, guardava, confusamente sentendo
minacciose dal mare, spinte su dal libeccio che aveva comincia- to a soffiare. Patrizio guardava giù, attorno, lontano, abbandonandosi a quella specie
era un brutto sogno! Poteva non credere ai propri occhi vedendo giacente nel letto il corpo mal vivo che guardava fisso? Poteva mai dubitare udendo la
lampada a olio ardeva in un canto. Le signore si erano inginocchiate. Eugenia, quantunque impaurita della statua che guardava con quegli occhi così lucidi
la nostra tavola sia troppo piccola." Mentre Eugenia preparava il caffè, Patrizio, affacciato alla finestra, guardava la selva che, inargentata dal
di lui, accostatosi in punta di piedi. Sentendosi stringere inattesamente alla vita, diè un grido: "Ah! ... Che paura mi hai fatto!" E lo guardava
cenere o carbone?" Ella lo guardava con tanto d'occhi, senza poter dire una sola parola; e il cuore le batteva così rapido, e un nodo le stringeva
attorno per la chiesa e udendolo parlare, sentiva dileguare dal cuore il sentimento voluto effondere a piè di Dio e della Madonna. Guardava le sue
soggiunse. E gli stese la mano. Ruggero li guardava perplesso, con un sorriso di curiosità sulle labbra, imbarazzato alquanto da quel fare misterioso
fila di casette antiche ritinte di rosa, con balconi spagnuoli pieni di garofani e di stracci stesi ad asciugare al sole; ma egli non guardava laggiù; i
responsabilità della sua posizione; guardava la casa, scopava, preparava da mangiare, lavava la biancheria. Spesso Anania lo aiutava di gran cuore; in cambio
, mentre l'altro lo guardava con un baleno d'odio nelle pupille melanconiche. Rientrato a casa Anania riferì ogni cosa a zia Tatàna, mentre la donna
melanconici; la classe di Anania, al pianterreno, guardava sulla strada solitaria; molta polvere copriva le pareti, la cattedra del maestro sembrava
di Anania, coperto da una stoffa di lana grigia filata da zia Tatàna; e fra il lettino e la finestruola, che guardava sul sambuco del cortile, un
cominciò a sbadigliare, sollevando i grandi occhi gialli verso Anania. Egli si guardava attorno quasi con stupore. Ah, nulla era mutato; eppure egli
Rettore, e verso il tramonto percorse la strada che guardava sulla immensità delle valli. Vedendo le donne fonnesi che andavano alla fontana, strette nelle
il pretore?». «Andiamo; ti dirò tutto, vieni», ripeteva zia Grathia, dirigendosi verso l'uscio. Ma egli non si mosse: guardava sempre i capelli della
a chi la guardava. «Ma dov'è questo diavolo di luogo?», chiese Anania, volgendosi a sua madre con le manine aperte, e fingendosi sdegnato. «Subito