, il Re cominciò a ingrassare, a ingrassare, e in poco tempo diventò così grasso e grosso, da pesare due quintali con quel suo gran pancione che pareva
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, Palazzo per me! — Il Re dal gran ridere, teneva aperta la bocca; la Cecina, dentro e giù per la gola: — Pancione del Re, Palazzo per me! — Figuriamoci lo
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lì; bisognava procurarsi la fatatura. E tornò addietro. Ma sbagliò strada. Quando s'accòrse d'essersi smarrito in un gran bosco e non trovava più la
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vale. — Pensa e ripensa, un giorno il Re, visto che il suo servitore era tutto sudato dal gran lavorare che aveva fatto: - Vien qua, — gli disse — vo
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cipolletta e la cavò di tasca. — Comanda! comanda! — Un bel piatto di baccelli! - Ed ecco un bel piatto di baccelli. Il Reuccio se li mangiò con gran
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boschi pieni di animali feroci. E c' era un gran pericolo: chi lo sentiva cantare, moriva. Dopo mille fatiche e mille stenti, una mattina il Reuccio
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, che conduceva un gran carro con su un cavallo di bronzo, che pareva proprio vivo. — O quell'uomo, dove lo portate cotesto cavallo di bronzo? — Lo
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— Mi piace tanto, — rispose lei — che sento una gran voglia di cavalcarlo. — Fecero portare una scala, e la Reginotta montò sul cavallo di bronzo
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giornata di meno degli altri. Allora il Reuccio lo mandava dal Gran Turco per la sua figliuola. Ma l' ambasciatore arrivò troppo tardi: la figliuola
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voleva dire, provava rossore, ma sentiva una gran voglia di far chicchirichì! Chiamarono i medici di corte; chiamarono anche quelli di fuori del regno
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. — Non lo voleva dire, provava rossore, ma sentiva una gran voglia d'uscir fuori a razzolare. Tornarono a chiamare i dottori, ma non ci capivano niente
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lo fate? — Reginotta, non ha prezzo, ma prenderò quel che vorrete. — Gli diedero una gran somma e quello andò via. La Reginotta s' era messo in dito l
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strada, ecco alle sue spalle un gran rumore, come di cavalli che corrano di galoppo: — Bada! bada! — Presa dallo spavento, si volta, e si trova di nuovo
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conficcava gli sproni nei fianchi del cavallo: avrebbe voluto che volasse. Ma quando fu in mezzo al bosco, vide una gran fiamma: — Serpentina, dove tu sei
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vide il gran palazzo della Fata gobba; ma bisognava dirle Fata Regina; se no, se avea a male. — Ben venuta, figliuola mia! T' aspettavo da un pezzo
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ridevano in viso. Quel giorno della disgrazia, la vicina le aveva dato il soldo bucato messole in mano dal cenciaiuolo; ma la povera donna, dalla gran
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di terra cotta bello é saldato si vedeva collocato nel mezzo del salone e, attorno attorno, ministri, principi, cavalieri in gran gala che
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scale, e invece del contadino, gli viene incontro un bel vecchio con tanto di barba bianca: era il gran mago Sabino. — Non ti scoraggiare! — gli disse
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canile, dovette quasi piegarsi in due. — Ed è questo il tuo gran palazzo? — Questo: non ve lo dicevo? - La Regina, indispettita, uscì fuori brontolando
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io stesso in persona. Se non v' ubbidirà, vorrà dire che in quel momento io corro un gran pericolo. Allora, lasciatevi guidare da essa e venite a
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capo. — Questa è opera di Topolino! — Maestà, — disse il Ministro che aveva suggerito di far divorare Topolino dai gatti — si costruisca una gran
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un ramo, e comincia a cantare. Il Re avrebbe voluto tirargli, ma faceva buio come in una gola. Intanto aveva una gran voglia di dormire! — Cardellino
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fiaba gli usciva filata, come se l'avesse saputa a mente da gran tempo. E fu la fiaba di Spera di sole. La fiaba Piacque ai bambini: — Un' altra
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il tuo padrone! Per mantener la parola ora patisco tanti guai! - Il Re di Francia arrivò con un gran séguito, e prese alloggio nel palazzo reale. — E
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Ranocchino! L' aquila lo aveva già digerito da un pezzo! — Si presentò la vecchia: — Maestà, Ranocchino ve lo farei trovare io; ma ci vuole un gran coraggio
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cima alla montagna, s' era messa a piangere e a strillare; poi, povera bimba, s' era addormentata. Si svegliò in un gran palazzo; ma per quelle stanze e
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attorno impazienti, che diventavano muti e tutti occhi ed orecchi appena incominciavo: C' era una volta..., mi davano una gran suggezione. Pochi autori
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testa di rospo. — Oh Dio, che orrore! — Benchè fosse figlia unica e le volesse un gran bene, quella testa di rospo le facea schifo, e non volle più
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una gran fortuna; e temendo la collera del Re, già pensava di mutar paese. Intanto, poichè il figliuolo era spoppato, quando le capitava di fare
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albero, per dormire; ma non potè chiuder occhio: aveva una gran paura. Gli pareva che le piante, colto stormire delle fronde, parlassero sotto voce fra
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un gran rumore, come di cavalli che corrano di galoppo. — Bada! bada! — Spaventato, stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione della
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! perchè mi strappi? — Il Re, con tutto il suo gran coraggio, rimase atterrito. — Chi sei tu? Se sei anima battezzata, rispondi, in nome di Dio! — Sono la
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cosa è stato, lucertolina — Mi hanno rotto la coda e non ritrovo il pezzettino. O, se tu me lo trovassi, ti farei un gran regalo. — La Reginotta
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stati eseguiti! E se la prese coi ministri. Ma appena questi gli riferirono che le povere guardie, dal gran scalpicciare di quella nottata, non si
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un gran superbo. Quando incontrava per le scale Tizzoncino, coll' asse sulla testa o colla cesta sulle spalle, si voltava in là per non vederla. Gli
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di sè dal gran dolore. Fece subito un bando: — Chi riporta la Reginotta, gli si concede qualunque grazia. - Ma eran già passati sei mesi, e al palazzo
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grossolanamente. Fate soffriggere a gran fuoco, ma senza far prendere colore, poi gettate dentro le vongole ben lavate. Circa la quantità di vongole è questione di
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Ciò non toglie che una triglia di mezzo chilo sia una gran bella cosa.
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Coprite la casseruola e fate bollire a gran fuoco per 20 minuti.
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, aggiustandolo con garbo mediante la lama di un coltello, disponeteli quindi su un piatto ricoperto o da salvietta o da un gran disco di carta intagliata, e
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. Erano contadini che ricordavano come da esseri bruti quali erano or sono trent'anni, mercè in gran parte l'opera sua, erano divenuti altrettante
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