facciano i fatti loro, la gente, come io mi faccio i miei. Voscenza si prende sempre certe gatte a pelare! È venuta lassù a scomodarla? E voscenza, scusi
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ogni momento con le persone di servizio. Con le sciattone che ho - ne ho due, una peggio dell'altra - mi sono ormai rassegnata. Le sgrido, non faccio
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altro rabbioso tic-tac! - Martello da un pezzo! Ho qui, da mezz'ora, un dispaccio da trasmettere. Non avete orecchio costì? Non faccio un rapporto per
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mai voluto mutare il posto della mia passeggiata pomeridiana di ogni giorno.... Devono averglielo detto. Mi credono un po' matto. Eh! eh! Faccio il
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ripensare alla Trisuzza, a Tinu Mèndola e a un tale che il giorno avanti gli aveva detto, seherzando: - Che mi darà voscenza, se le faccio scoprire il nido
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nella grotta all'arrivo di quegli amici. - Faccio quattro passi, fino alla grotta del Sasso sonante - disse don Pietro al massaio. Questi non ebbe tempo
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prediletta, anche di entrare nella stanza di lui per rassettarla e rifare il letto. - No, mi arrufferesti ogni cosa; faccio tutto da me! E avea voluto
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interessa. Non sono moderato, ma, perché dei moderati vi devono essere, desidero, e faccio quel poco che posso affinché ciò sia, che i moderati sieno
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padre, che non ci vedeva dagli occhi per lei, rimproverò Cingallegra. - Le faccio la serva: non basta? Io spazzare, io spolverare, io fare il bucato
faccio ridere! ... Basta, se faccio piangere! Il meglio è che me ne vada! - No, Saltacavalla! No! Ma il Re ebbe un bel gridare - No! No! - Saltacavalla
che carne tenerina! Ne faccio due bocconi! - Per carità, buona Fata, risparmiate la mia creatura! Se avete fame, qui c'è la mia carne; se avete sete
. Se la incontri, non guardarla neppure in viso; da' retta a me. - Ma come faccio, col difetto di insudiciar di nero quel che tocco? - Per questo c'è
nel fiume questi lupini maledetti, e poi faccio il tonfo io. Lo fermò a mezza strada una bella signora: - Lupinaio, lupinaio! Datemi quattro soldi di
che pare! - Chi lavora cantando sente meno la fatica. Se ti dà fastidio, lo faccio tacere. - Anzi; ha una bella voce. Ma non appena la cèchina
baffi. - Io faccio una frittata di tutti questi pappagalli! ... - Badate che quei pappagalli hanno becco e artigli e che sono capaci di fare a pezzi un
perdere. O mi vendete il vostro vestito, o sul mio onore vi faccio uccidere con un colpo di pistola. Orsú, accomodiamoci e lasciamoci da buoni amici
noi, serviteci di scorta e vi pagherò tutti da vero principe, - disse il guascone. - Preferisco fucilarvi sul posto, señor. - Vi faccio un'altra
gentiluomo vi faccio le mie scuse. Voi dunque non sapete dove si trova mia sorella? - Io ho udito dire una sera dal marchese di Montelimar che l'aveva
. - Buttati giú e, se hai sonno, dormi. Faccio io il quarto. - Tu vuoi burlarti di me, cannoniere. Un vecchio marinaio della Folgore, che ha servito il
volete per cedercela? - Vi faccio osservare che in questi giorni il mare è sempre stato tranquillissimo. - Direte ai vostri superiori che faceva
certo di non ingannarmi. In quel momento una voce rauca gridò minacciosamente: - Chi vive? Rispondi o faccio fuoco. - Mendoza, - rispose il basco