, avran pensato che fosse piú prudente starsene quatti nei nascondigli della volta. Al chiaro del giorno ci siamo riviste in faccia. Eravamo uno
tutto non eravamo state proprio nel centro della terra. Fuori dissi ancora, sbattendo gli occhi nella gran luce: - Allora domani, eh, con gli stivaloni
rarissimi, degli introvabili, che non c'è oro né diamanti da poterli pagare. Era una cosa grossa. Non c'era da meravigliarsi se eravamo rimaste come
Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra
normali, le strizzate di dispiacere a tradimento per la bella vacanza che finiva e gli accessi di ridarella, perché eravamo eccitate. Ma come ho detto
cosa che gli dava proprio fastidio.) - Piuttosto, - disse, - mandiamo giú Remigio a vedere. Suonarono per Remigio. Ormai eravamo tutti in salone, anche
Ippolita non avevamo capito niente: era tutto più meno all'incontrario di come ci eravamo figurate. - Non solo il modo, anche il momento, - proseguÍ
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. Allora anch'io, allo stesso modo, feci finta di dimenticarmi che mi avevano chiamato vipera e guardata come un vile verme. Eravamo diventati tutti molto
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. Per un po' Ippolita rimase zitta. Stava seduta sulla sponda alta di un vialetto (eravamo nel parco) e dondolava le gambe. - Non capiscono mica un
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Eravamo tornate da un po' in città e a scuola e Ippolita viveva già con suo padre, quando si terminarono di valutare i francobolli dello zio Pio
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appuntito e come offeso, per la delusione, e spinse da parte la lettera senza aprirla. Non che la buttasse via, ma insomma eravamo quasi lí. Lo zio aveva
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E cosí, mentre eravamo scese in cantina zitte e quatte, siamo risalite con le bandiere spiegate, si fa per dire, cantando a squarciagola e battendo
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camera era un po' meno buia quando aprii di nuovo gli occhi. Cominciai ad aspettare che Ippolita passasse davanti alla mia porta. Ci eravamo messe
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, cavando di tasca il suo taccuino. — Avanti. — Numero uno, asma. — L'ultimo accesso è stato diversi mesi fa. Eravamo appena tornati dall'Egitto. — Numero
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gli ha fatto ricordare qualcosa che è successo nei primi giorni dell'occupazione. — Eravamo nelle cantine, io, il barone e il suo maggiordomo. — Avete
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DOVE ERAVAMO RIMASTI, SEÑOR COMMISSARIO?
«Quella vittoria è venuta un po' per caso. Eravamo in fila sulla banchina, a una ventina di chilometri dal traguardo. Io mi sono buttato sul pavé e
notizia mi ha un po' disorientato proprio perché l'ho dovuta apprendere da alcuni giornali. Con D'Urbano eravamo d'accordo di riunirci dopo il ritorno