ENRICO. Manuale della Religione e Mitologia dei Greci e Romani ad uso dei ginnasi, tradotto per la prima volta in italiano, col consenso dell'autore
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ultimi due tavolini del caffè dell'Europa, verso la porta dell'albergo, si trovassero in quel punto Enrico O'Stiary e il marchese Sappia, che eran
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- alludendo all'antico progetto - Testa falsa lei, testa falsa lui. No, no, no; cento volte no! Non c'erano che l'Enrico e il marchese d'Arco, i quali la
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volessi farmi dire tutti que' nomi, saresti bravo. Mi ricordo di quello di un solo: del conte Enrico O'Stiary. Lo conosci? - Di vista, - rispose Marliani
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O'Stiary ci ho messo il Giacomo come palafreniere. Egli mi ha dato nuove informazioni sullo stato delle sostanze del conte Enrico suo padrone, che ha
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quella del conte Enrico O' Stiary. A lui Nanà rispose così: " Signore Signore"Voi desiderate essermi presentato? Io straniera, libera di me stessa
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Lo studio di Enrico era piccino e modesto, un vero studio da dilettante di buon gusto; ma quanta luce e quanta bella roba in esso! Il sole vi entrava
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inutile domandarlo, è maggiorenne, non è vero? - domandò Marliani rivolto al conte O'Stiary. - Ho ventitre anni e dieci mesi - rispose Enrico Non debbo
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dissuaderla dal pensare ancora a quello scapigliato di Enrico, ed essa faceva di tutto per compiacere a sua madre e non ci riusciva. Chè anzi, il martello
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La storia della lotta fra la passione d'Enrico e la calcolata freddezza di Nanà - è inutile dissimularlo - non potrebbe essere cosa nuova, per la
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Nanà riceveva in casa gli amici ai venerdì; quel giorno era appunto di venerdì, Enrico decise di non lasciarsi vedere. Gli seccava di mostrarsi
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don Ignazio - e le risponderò francamente. La Elisa infatti aveva un certo attaccamento per il conte Enrico, mio pupillo, ed io e mia moglie
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, accogliendo consigli e propositi dianzi sconosciuti. Elisa all'annuncio della partenza di Enrico con Nanà, sentì d'essere stata scossa nel più profondo di
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milione al suo unico figlio Enrico, di passa vent'anni, col patto espresso nel testamento, ch'egli non potesse andar in possesso assoluto e dispotico della
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pollo che Enrico di Francia desiderava ai suoi sudditi come il maggiore splendore del suo regno; e mangiato il pollo, può piantarsi un garofano