Don Pietro Sbano si era affacciato alla finestra della sua villetta, com'egli aveva la vanità di chiamare quella casa rustica a due piani, con stalla
in giorno gli appariva sempre più certa e sicura. E quando don Emanuele Cerrotta, pur ammirandolo per la tenacità, gli rispondeva bruscamente, seccato
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accecato, e forse non sarebbe sopravissuto alla disgrazia! - È la mano di Dio! - aveva risposto il barone a don Emanuele Cerrotta, incaricato di
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aveva mangiato soltanto un po' di pane! - Che fate più qui, barone? gli aveva detto don Emanuele Cerrotta. - Ora aspettiamo la sentenza.... favorevole
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nell'acqua di una catinella di terracotta posata sur una seggiola. Don Pietro sentì borbottare qualche cosa al suo indirizzo, e non sembrava un
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, lasciatagli nel carattere dal passato. Un altro, al suo posto, avrebbe messo superbia. Invece di mastro Giovanni Liardo, si sarebbe fatto chiamare don Giovanni
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Il cavaliere don Mimmo Li 'Nguanti era tornato a casa con un diavolo per capello, accompagnato da tre o quattro dei suoi più fidi partigiani che
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venti passi di distanza, i trombettieri si schieravano fuori, e tatà, taratatà, quasi don Mimmo fosse stato Re Umberto in persona. Egli si accostava
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E così don Pietro Sbano si trovò su le braccia, come diceva lui, la figlia dello Storto. Era tornato alla villetta a capo chino, con le mani dietro
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che si credevano tanti Ferdinandi Secondi, e non rispettavano nessuno. Infatti don Pietro, il capitano, se ne stava chiuso in casa sua, prigioniero
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Lo chiamavano don Pietro il Gobbo, ma il gobbo veramente era stato suo padre che, pur avendo duo gobbe, una davanti e l'altra di dietro, aveva
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Donna Ortensia era una brava donna, proprio quella che occorreva per un sant'uomo come don Pietro, ma aveva il difetto di chiacchierare troppo con le
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, i facchini di piazza, Beppe del Cancelliere, il Pantano, il Macchinista, come li chiamavano, e don Piddu il palermitano, andavano e venivano dalla
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In quei giorni don Pietro era assorbito dai preparativi per una delle tante feste della sua parrocchia, dov'egli soleva dirigere l'addobbo dell'altar
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invidia.... Lo vestiremo da angiolo per la Festa dei Pastori, la prossima domenica di maggio. Don Antonio, il poeta, mi ha dotto che gli darà una bella
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Da più di un anno c'era l'inferno in casa dell'usciere di Pretura don Franco Lo Carmine, per via della figlia che s'era incapricciata di quel bel
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Così Zitu s'introdusse nella famiglia Lo Carmine, e potè far visite anche quando non c'era don France. E un giorno che donna Sara lo aveva lasciato
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Un anno d'inferno! In quella casa più non si mangiava nè si dormiva in pace, da che la signorina Maligna (don Franco ora non chiamava altrimenti la
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Donna Sara capì molto tardi che la Santa benedetta non c'era entrata per niente. E don Franco, che dovette piegare la testa e cascò malato dal
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quell'animaccia storta di don Basilio Cuti. Ora toccava a lei agire da uomo: sollecitare gli avvocati, dare schiarimenti al Tribunale, alla Corte, buttarsi ai
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Vedendo il viso sconvolto di donna Ortensia, don Pietro le aveva domandato: - Che cosa c'è di nuovo? - Niente; badate a mangiare voscenza. Andava
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Ci mancava ora quel buon cristiano del cavalier Ferro! Gli si era piantato davanti, mentre don Pietro, a capo chino, ruminando la risposta di Tinu
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Nè domani, nè dopo otto giorni! Era sparito anche Tinu Mèndola. La madre protestava ad alta voce in faccia a don Pietro andato a chiederle notizie
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risponderanno allo stesso modo: - Tientela tu; non sappiamo che cosa farcene? - Sì, sì; sono capaci di questo e peggio, - confermava don Pietro. - E così dunque
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Donna Ortensia lo aveva visto partire con diffidenza. Don Pietro non aveva voluto dirle niente. Dove andava? Solo solo? - Giacchè non parla, vuoi
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bestie.... Destino, signor don Pietro! E così, quando càpita qualcuno deve compensarci. Uno paga per tutti.... Che è stato? Scattava da sedere per
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, don Pietro per poco non credeva d'aver fatto un brutto sogno. La mancanza della mula bastava, pur troppo, per convincerlo che la strana triste realtà
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La casa di don Pietro era nello stesso stato in cui gliel'avevano lasciata i nonni quasi tre quarti di secolo addietro, assegnandola nel testamento
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Don Pietro era rimasto talmente rimescolato di quella sua audacia, di quel suo atto inqualificabile (lo giudicava così) che la sera aveva dovuto
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Don Pietro, ceduto il suo lettino alla ragazza, si era buttato senza svestirsi sur un pagliericcio che si trovava per caso nella stanza accanto. Non
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io? A buscarsi il pane. - Entriamo in casa un momento. Devo parlarvi. Lo fece entrare di mala voglia. Don Pietro si sedette, ed essa rimase in piedi
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tavolino e stese una mano per sorreggerlo. - Che cosa è stato, don Pietro? Vi sentite male? - Voglio confessarmi.... voglio! - balbettò a stento
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Il procuratore legale don Emanuele Cerrotta apriva il suo studio assai prima dell'alba pei clienti provinciali, mattinieri e solleciti, che avevano
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come lui si fosse lasciato invischiare da una contadinaccia e non si curasse di vivere in peccato mortale, don Pietro rispondeva: - Aggiusterò tutto
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, parte ceduti, parte perduti per la leggendaria storditaggine del barone don Calcedonio, padre di don Pietro-Paolo. Le scritture erano disposte per
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Il barone don Pietro-Paolo non si era mostrato in famiglia meno despota del barone don Calcedonio. Come egli era rimasto zitto e quasi tremante
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Don Luigi Sturzo è certo uno dei migliori del «centro», perché è di quelli che i giovani avevano maggior diritto di reclamare per sé. Egli fa molto
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quale teneva la barra del timone, Mendoza, don Ercole e il guascone, i quali manovravano i remi. Lo schifo, leggiero come una baleniera moderna
I due drappelli, mandati certamente da don Juan de Sasebo per catturare anche i tre spadaccini del conte, si erano accostati di parecchie centinaia
Mendoza? ... Volete offendermi? - Niente affatto, don Barrejo. - Perché i guasconi non tollerano offese. - Lo sappiamo da un pezzo, don Barrejo, - disse il
della bella castigliana per gettarsi sulla via di Guayaquil, prima che venisse loro tesa qualche nuova imboscata da parte del marchese e di don Juan de
. - Sarebbe ridicolo che un gattaccio, sia pur grosso come un toro, tenga in iscacco tre spadaccini famosi. - Non vedete che ci chiude il passo, don
don Juan de Sasebo, Consigliere dell'Udienza Reale. Dire che il corsaro fosse tranquillo sarebbe una bugia. Si sarebbe detto che per istinto presentiva
consiglieri dell'Udienza Reale di Panama. - Signor conte, - disse il guascone, mentre s'incamminavano verso l'abitazione di don Juan de Sasebo
regalatogli dal fiammingo. - Non è prudente abusare troppo delle loro forze. - Temete sempre un inseguimento, don Barrejo? - chiese Mendoza. - A quest'ora quel
fortino con qualche barile di polvere. Tutti si eran voltati. Era don Barrejo che aveva pronunciato quelle parole. - Se volete farvi mitragliare, siete
. - Pare che gli spagnuoli si siano accorti che noi cerchiamo di scappare; non è vero, don Barrejo? - Non sono mai stato sordo, signor conte - rispose
Mentre il marchese conduceva prigionieri a Guayaquil il conte di Ventimiglia, il basco ed il fiammingo, don Barrejo fuggiva a gran galoppo verso
questa botte. Sono curiosissimo di sapere quali vini beve la marchesa e quali offre ai suoi ospiti. Vi pare, don Barrejo? - Un guascone non rifiuta
, fingendosi indignato. - Dare del ladro a me? Non sapete che io sono il nobilissimo don Aramejo dei Mendoza y Alicante, y Bermejo de los Angelos e