Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Turandot

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49 occorrenze

C’è in tutti un senso di pietà, di turbamento, di rimorso. Sul volto di Turandot passa una espressione di tormento. Se ne avvede Ping, che va

melodramma

Il Principe non ha quasi più la forza di reagire. Ma ecco richiami incerti, non voci ma ombre di voci, si diffondono dall’oscurità degli spalti. E

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Un chiaro corteo di donne appare dalla Reggia e si distende lungo la scalèa: sono le Ancelle di Turandot.

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Il Principe esita. Lo sguardo di Turandot sembra smarrirlo. Egli cerca. Egli non trova. La Principessa ha un’espressione di trionfo.

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Alti squilli di tromba

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Il piazzale è pieno di una pittoresca folla cinese, immobile, che ascolta le parole di un Mandarino. Dalla sommità dello spalto, dove gli fanno ala

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Si fa un grande silenzio, pieno di terrore.

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E l’uno dopo l’altro, lividi di terrore:

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e simultaneo. Hanno ciascuno tre rotoli di seta sigillati in mano. Sono i rotoli che contengono la soluzione degli enigmi di Turandot.

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Allora un terrore superstizioso prende la folla: il terrore che quella morta, divenuta spirito malefico perché vittima di una ingiustizia, sia

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Sulla porta delle mura appariscono le guardie vestite di lunghe tuniche nere.

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Le fanciulle, sospinte, circondano il Principe, che con un movimento di ribellione grida:

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In piedi rimangono soltanto il Principino di Persia, il carnefice il Principe Ignoto.

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Nel tumulto molti cadono. È un confuso vociare di gente che arretra impaurita.

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È l’ultima invocazione del Principino di Persia morente. Poi un colpo sordo.

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Ai piedi del loggiato, sostenuto da due archi, è un gong di sonorissimo bronzo.

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Un raggio di luna la illumina. La Principessa appare quasi incorporea, come una visione.

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della scala appare, seduto sull’ampio trono d’avorio, l’Imperatore Altoum. È vecchissimo, tutto bianco, venerabile, ieratico. Pare un dio che apparisca di

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Una lugubre nenia si diffonde. Il corteo si avanza, preceduto da una schiera di ragazzi che cantano:

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Tra gli incensi si fanno largo i tre ministri che indossano, ora , l’abito giallo di cerimonia.

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Liù ha un grido disperato, s’aggira come pazza cercando, inutilmente, di aprirsi un varco, implorando, supplicando.

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Alcune fanciulle chiarovestite – le Ancelle di Turandot – si affacciano alla balaustra della loggia imperiale, e bisbigliando ammoniscono:

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È notte. Dalle estreme lontananze giungono voci di Araldi che girano l’immensa città intimando il regale comando.

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Poi tornano, insieme, a sedere. Nella folla corre un mormorio di stupore, subito represso dal gesto d’un dignitario.

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Il Principe è tuttora immobile, estatico come se la inattesa visione di bellezza lo avesse fatalmente inchiodato al suo destino.

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Quando il Principino di Persia è in scena, appare, enorme, gigantesco, tragico il carnefice, recando sulla spalla lo spadone immenso.

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Tra i caduti è il vecchio Timur. E la giovanetta Liù tenta inutilmente di proteggerlo dall’urto della folla.

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Squillano più alte le trombe. Il cielo ora è tutto soffuso di luce. Voci sempre più vicine si diffondono.

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Appare il vasto piazzale della Reggia. Quasi al centro è un’enorme scalèa di marmo, che si perde nella sommità fra archi traforati.

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E allora, quasi per affascinare e stordire il Principe, scende rapida fino a metà della scala. E di là propone il secondo enigma.

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L’oro degli sfondi s’è tramutato in un livido colore di argento. La gelida bianchezza della luna si diffonde sugli spalti e sulla città.

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A un cenno di Ping gli sgherri l’afferrano, le torcono le braccia. Liù grida. Ed ecco Timur si scuote dal suo terribile silenzio.

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Il giardino della Reggia, vastissimo, tutto rialzi ondulati, cespugli e profili scuri di divinità in bronzo, lievemente illuminate dal basso in alto

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Un gruppo di sgherri trascina il vecchio Timur e Liù, logori, pesti, affranti, insanguinati. La folla ammutolisce nell’ansia dell’attesa. Il Principe

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Rimangono soli, l’uno di fronte all’altra, il Principe e Turandot. La Principessa, rigida, statuaria sotto l’ampio velo, non ha un gesto, non un

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Timur è riafferrato, ma prima che il Principe abbia tempo di muoversi per buttarsi avanti e difenderlo, Liù si avanza rapidamente verso Turandot e le

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Bellissima, impassibile, guarda con freddissimi occhi il Principe, il quale, abbacinato sulle prime, a poco a poco riacquista il dominio di sé stesso

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’ antenna il capo mozzo del Principino di Persia:

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Siedono tutt’e tre presso il piccolo tavolo sul quale i servi hanno deposto dei rotoli. E di mano in mano che enumerano, sfogliano or l’uno or l

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Al suo cenno vengono portati davanti al Principe sacchi, cofani, canestri ricolmi d’oro e di gemme. E i tre ministri fanno scintillare questi

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Principessa muto, con gli occhi sbarrati e un’espressione di supplica disperata.

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E finalmente, bellissimo, quasi infantile, appare il Principino di Persia. Alla vista della vittima che procede smarrita, trasognata, il bianco collo

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palazzi della Reggia, dal lato delle stanze di Turandot.

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Il Principe che s’era dominato per non tradirsi, ora, a udir lo scherno crudele e la minaccia, ha un movimento di impetuosa ribellione. Ma Turandot

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Infatti sulla sommità delle mura, vestiti di luridi cenci insanguinati, appariscono, grottescamente tragici, i servi del carnefice tracinando l

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L’esterno del palazzo imperiale, tutto bianco di marmi traforati, sui quali i riflessi rosei dell’aurora s’accendono come fiori. Sopra un’alta scala

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è rotto da un grande loggiato tutto scolpito e intagliato a mostri, a liocorni, a fenici, coi pilastri sorretti dal dorso di massicce tartarughe.

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Turandot fissa Liù stesa a terra; poi con gesto pieno di collera strappa ad un aiutante del boia che le è vicino una verga e percuote con essa in

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– sotto tanto impeto – non ha più resistenza, non ha più forza, non ha più volontà. Il contatto incredibile l’ha trasfigurata. Con accento di supplica

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