E finalmente, bellissimo, quasi infantile, appare il Principino di Persia. Alla vista della vittima che procede smarrita, trasognata, il bianco collo
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Poi, l’urlo della folla, rapido e violento come una vampata.
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Incensi cominciano a salire dai tripodi che sono sulla sommità della scala.
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E in cosi dire, forte della coscienza del suo diritto e della sua passione, rovescia nelle sue braccia Turandot, e freneticamente la bacia. Turandot
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Con religiosa pietà il piccolo corpo viene sollevato, tra il rispetto profondo della folla.
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Turandot vacilla, arretra, rimane immobile ai piedi della scala impietrita dallo sdegno e dal dolore.
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Il vecchio si avvicina, stringe teneramente una mano della morta e cammina vicino a lei, dicendo:
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Il Principe Ignoto è ai piedi della scala. Timur e Liù a sinistra, confusi tra la folla.
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Ma il grido si spezza sulle sue labbra, perché dall’alto della loggia imperiale si mostra Turandot.
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Alcune fanciulle chiarovestite – le Ancelle di Turandot – si affacciano alla balaustra della loggia imperiale, e bisbigliando ammoniscono:
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Tra i caduti è il vecchio Timur. E la giovanetta Liù tenta inutilmente di proteggerlo dall’urto della folla.
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Appare il vasto piazzale della Reggia. Quasi al centro è un’enorme scalèa di marmo, che si perde nella sommità fra archi traforati.
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E allora, quasi per affascinare e stordire il Principe, scende rapida fino a metà della scala. E di là propone il secondo enigma.
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L’oro degli sfondi s’è tramutato in un livido colore di argento. La gelida bianchezza della luna si diffonde sugli spalti e sulla città.
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Ma, dall’interno, il rumore della Reggia che si risveglia, richiama i tre ministri alla triste realtà. E allora Ping, balzando a terra, esclama:
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Il giardino della Reggia, vastissimo, tutto rialzi ondulati, cespugli e profili scuri di divinità in bronzo, lievemente illuminate dal basso in alto
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Ed ecco alcune ombre appariscono strisciando fra i cespugli: figure confuse col buio della notte, che si fanno sempre più numerose e finiranno col
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palazzi della Reggia, dal lato delle stanze di Turandot.
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, al centro della scena, l’Imperatore circondato dalla corte, dai dignitari, dai sapienti, dai soldati.
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Sul sommo della scala, altissimi e pomposi si presentano gli otto sapienti. Sono vecchi, quasi eguali, enormi e massicci. Il loro gesto è lentissimo
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Le mura della grande Città Violetta: la Città Imperiale. Gli spalti massicci chiudono quasi tutta la scena in semicerchio. Soltanto a destra il giro
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della scala appare, seduto sull’ampio trono d’avorio, l’Imperatore Altoum. È vecchissimo, tutto bianco, venerabile, ieratico. Pare un dio che apparisca di
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