. — Col suo permesso, signor barone, al pancreas abbiamo assegnato il numero undici. — Cosa mi dici! Il numero undici non è la cistifellea? — Cistifellea
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dire, appunto, nato due volte. E poi... e poi... col suo permesso, anch'io mi chiamo Renato. — Bravo, — dice il barone. — Ragazzo intelligente
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Una mattina il barone, guardandosi allo specchio, scopre che col favore delle tenebre gli è spuntato un capello. Un capello biondo. Eccolo li che
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era un vecchio tenuto su solo dalle medicine e dai suoi due famosi bastoni col pomo d'oro, e adesso eccolo lí, un uomo nel pieno vigore, quasi un
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favore. Quel giovane si ritira con un inchino. Poi torna, col sorriso di prima. — Con chi vuol parlare, prego? — Ma, insomma, mi sta prendendo in giro
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giro di vantaggio. Ottavio si scusa col dire che l'acqua del lago gli dà l'orticaria e resta in casa a riflettere. Riflette e gironzola. Fruga in
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ha novantaquattro anni e non si sa quante malattie. Col suo udito, non lo disturberebbero nemmeno le cannonate. E poi, a essere sinceri, non ha mai
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detto il barone, — il capriccio di un miliardario. Mi piace sapere che c'è sempre qualcuno col mio nome in bocca. Dà soddisfazione, come a grattare dove
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la polizia. Per tutto il lago, col bel tempo o con la pioggia, altri professionisti o dilettanti dell'informazione vanno e vengono in motoscafo o
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fotografie nelle quali fanno coppia col barone, e il barone non è un giovane sportivo dal ciuffo spavaldo, ma un vecchio signore che sta in piedi solo perché
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colline circostanti i cannocchiali da marina e i telescopi astronomici inquadrano la busta, Duilio col braccio alzato, il palazzotto della Comunità. Gli
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vocabolario a una pagina qualunque ed è rimasto li, col dito puntato e gli occhi spalancati. Sembra di sentire il ronzio del suo cervello che
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