Bertoldo avea fatto cosa, che aveva assai irritato il Re Alboino, il quale, perduta addirittura la pazienza comandò che il povero uomo fosse
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l'esperienza avea mostrato verificarsi con grande frequenza, di risolvere quesiti, di cui si era visto nella pratica che mancava una precisa soluzione
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difesa: fu un rimprovero ch' egli fece alla loro fede, quando disse loro, che se egli avesse voluto usare de' mezzi violenti, non avea mestieri di
gli disse: « « Pasci le mie pecore » ». [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.46 Il P. Molinari mi avea pur troppo reso consapevole del pericoloso stato
bocca e vide che avea davvero un dente soltanto, un dente d'oro. Però, siccome non voleva che quella loro disgrazia si risapesse, fece dire che la
C'era una volta un Re che avea una bimba. La Regina era morta di parto, e il Re avea preso una balia che gli allattasse la piccina. Un giorno la
volea comprar delle gioie e lo mandò a chiamare. Quello andò, e in uno scatolino a parte ci avea l'anello. Dopo che la Regina ebbe comprato parecchie
quel cassetto e che vede? Il soldo bucato. Richiuse il cassetto con stizza. - Fossero almeno dieci lire ...! Mi comprerei uno straccio di veste! Non avea
? - Questo: non ve lo dicevo? La Regina, indispettita, uscì fuori brontolando contro il Reuccio, che le avea dato ad intendere tante sciocchezze; e appena
, all'alba, la gallina si metteva a schiamazzare; avea fatto l'uovo. La vecchia lo vendeva un soldo, e si comprava un soldo di pane. La crosta la
. Con gran rabbia di suo padre, avea preso quello di ferro. La vecchia non le disse nulla, e sparì. Per la strada il sarto continuò a brontolare
, indossava la carniera, e col fucile sulla spalla, e coi cani, via pei forteti e pei boschi. Chi avea da parlare col Re, doveva andare a trovarlo in mezzo ai
l'ambasciatore. Ma questi gli provò che avea spesa nel viaggio mezza giornata di meno degli altri. Allora il Reuccio lo mandò a domandare la
avea finito di dirlo, che gli cadde come una benda dagli occhi e si vide lì, colla granata in mano, mentre tutto il popolo rideva, perché Sua Maestà
Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e
attraverso a queste. Il Re non avea potuto chiuder occhio pensando all'accaduto: e la mattina, di buon'ora, fece chiamare i ministri. - Maestà, oh! Che
, Ranocchino? - gli domandò il babbo, che gli avea messo quel nomignolo perché era piccino quanto un ranocchio. - Io son contento - rispose. E la mattina
meraviglia, che avea le carni dure come il legno. Una di esse volò dal Re: - Maestà, la Regina ha le carni dure come il legno! - Possibile? Il Re e i
- prima dovete riprendervi quel che mi deste l'altra volta. - Che cosa ti diedi? - Un bel calcio nella schiena. Il Re esitava: avea vergogna di ricevere un
seminati, le vigne, gli alberi di quella fattoria eran distrutti. La Reginotta partì e arrivò in una città, dove c'era un Re che avea l'unico suo
coltellino, un gomitolo di refe e un pugno di grano, e venite con me. La Regina prese tutto quello che la vecchiarella avea ordinato, e partì insieme