Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIOR

Risultati per: accolte

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il discorso dell'on. Degasperi a Milano

387759
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Non so, dice l’oratore a questo punto, se le riforme Bianchi verranno accolte dal capo del governo. Le previsioni non sono mai caute abbastanza quando si pensi al dinamismo dell’on. Mussolini e al fatto che questa estate pareva possibile una collaborazione colla Confederazione del lavoro. Ma se il concetto imperialista prevalesse, non è dubbio che i popolari alla Camera, pochi o molti che saranno, fra Veuillot e Montalembert, sceglieranno l’atteggiamento di Montalembert.

Parla l'on. Degasperi

387825
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Se fossero state accolte le proposte socialiste avremmo la libera ed illimitata concorrenza della carne estera contro l’allevamento interno, avremmo i confini aperti ad ogni sorta d’epizoozie. Ed i nostri rappresentanti dei contadini genuini fraternizzano coi nemici della classe agricola? (applausi). Venendo alla votazione pel divorzio e spiegandone il significato si domanda se in tal riguardo i leghisti di Trento hanno fatto qualche riserva di fronte al contegno dei loro alleati o hanno mosso loro dei rimproveri. Nessuno ha zittito. Dobbiamo dire che i leghisti hanno il rispetto umano di propugnare le proprie convinzioni o forse che chi tace conferma? (applausi) Il congresso di Trento si è soltanto sfogato contro i popolari. Perché? Ammettiamo che anche in noi ci sia qualche mancanza, che anche il nostro partito non le abbia proprio indovinate tutte, ma tutti anche gli avversari dovranno pure ammettere che il grande lavoro fatto finora per educare, organizzare, sollevare economicamente e moralmente la classe dei contadini fu opera dei popolari. Perché allora centrare tutti gli attacchi contro di noi e risparmiare gli elogi per coloro che dei contadini non si sono entrati che per sfruttarli o ne combattono gli interessi? (grandi applausi). Qui c’è della malafede e dell’anticlericalismo (applausi). L’oratore conclude col promettere a nome dei deputati di tener sempre presente che la maggioranza degli elettori è costituita dai contadini, ma mette in guardia i contadini dal riporre troppe speranze nell’attuale parlamento che vive stentatamente. La fiducia prima va posta sulle nostre braccia, sul lavoro delle nostre organizzazioni e delle società popolari nel nostro paese. Termina applauditissimo.

Un discorso dell'on. Degasperi a Merano. L'istituzione di un segretariato a Bolzano

388079
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Degasperi in Gardena — furono accolte da grandi applausi. L’on. Degasperi, che nello stesso giorno conferì coi dirigenti della Sezione sui vari problemi locali, si abbia la nostra particolare riconoscenza per il suo vigile interessamento.

La prova dei fatti. I cattolici nell'evoluzione sociale

388095
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

I cattolici non sono nemici del progresso, ma ne sono i fautori, le nuove forme della cultura del secolo ventesimo non vengono ostacolate, ma accolte e la Chiesa, secolare maestra delle genti, domina sovr’esse. Si vorrà forse ancora obiettare che l’atteggiamento dei cattolici trentini non fu più di una felice mossa tattica, senza logico nesso coi nostri principii. Ma anche qui noi riaffermiamo senza tema di smentite, che il nostro atteggiamento progressista venne preso in logica continuità col pensiero della Bibbia e del cristianesimo e con la storia della Chiesa. Il primo comando di Dio nella Bibbia è un comandamento sociale e di coltura: Crescite ac multiplicamini, et replete terram et subjicite eam (Gen. 1, 28). Conquista questa terra col progresso, col lavoro, con le arti e con la scienza. Non rinchiuderti nel tuo microcosmo individuo, disse il Creatore all’uomo, ma vivi una vita sociale e dedica le tue cure alla terra e alla collettività. Il mondo, dice ancora l’Ecclesiaste, coi suoi beni, con le sue ricchezze, coi suoi misteri affidò Iddio agli uomini, alle loro disputazioni, ai loro sforzi di progresso e di ricerca del vero e del buono. E dopo la lunga storia del popolo eletto, che è pur storia di coltura e di progresso sociale venne Cristo, non per modificare, ma per completare il testamento antico. Si oppone all’influsso civile della Chiesa e all’attività sociale dei cattolici che il nostro Maestro disse: «Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia». «Ma non aggiunse, risponde Leone XIII nella sua enciclica sul Rosario (1893): Lasciate stare tutto il resto. Ché anzi — continua il Pontefice —— l’uso dei beni terreni può servire anche per aumentare e ricompensare la virtù. Il fiore e la civiltà dello stato terreno sono anzi un’immagine dello splendore e della magnificenza del regno celeste». No, Cristo, quantunque ci inculchi l’interno distacco dalle cose terrene, non ci comanda l’assenteismo da ogni attività sociale, né la stasi di fronte alla continua dinamica delle cose e delle classi, Egli che disse: «Bisogna versare il nuovo vino dell’Evangelo in otri nuovi, altrimenti il vino nuovo rompe gli otti vecchi, il vino viene sparso e gli otri vecchi vanno a male. Così invece si mantengono entrambi». E tutti i grandi santi sociali da Paolo ad Agostino, da Leone il grande a Gregorio Magno, da Tommaso a Francesco Saverio, intendono questa dottrina e si valgono dei mezzi che offre la cultura a loro contemporanea. A buon diritto quindi anche noi asseriamo di fronte ad avversari malevoli o a cristiani pusilli che vorrebbero opporci come ideale un loro cattolicesimo incorporeo, segregato da tutto quello che non è puramente individuo o è contingente, che l’azione sociale non diviene solo un voluto argomento di fatto per l’apologia dei principi e delle tendenze della religione, ma è un movimento che trova la sua ragione d’essere nella stessa missione morale e civile del cristianesimo, come va svolta nelle attuali condizioni della società umana. Su tale via possiamo procedere sicuri verso attività nuove e nuove conquiste sì che il nostro pensiero cammini parallelamente alla diffusione della cultura, il nostro lavoro ai progressi della tecnica e dell’economia, il nostro influsso civile proceda parallelo ai gran passi della democrazia. Una cosa, una gran cosa, però, dobbiamo qui avvertire, o amici. Il tram della nostra azione sociale non procede non potrà correre alacre e superare le curve difficili e le ardue pendenze senza il funzionamento regolare della centrale, ove la forza si crea e si rinnova. E la sorgente dell’energia per il nostro treno sociale è il cristianesimo creduto, applicato, praticato anzitutto in noi stessi. Non dobbiamo essere come il trovatello smarrito sulla via che del padre ricorda appena il nome. L’azione sociale nostra si chiama cristiana non solo perché si dirige secondo i principii del cristianesimo, ma perché deve svolgersi con la cooperazione di cristiani integri, sinceri, praticanti secondo l’ideale evangelico e i precetti della Chiesa. Quel medesimo cristianesimo che giustifica ed ispira la nostra azione sociale c’impone durante tutta la nostra attività un sacro dovere: il ritorno costante dalla periferia delle nostre azioni pubbliche al centro morale del nostro interno, all’educazione del nostro spirito, alla rigenerazione della nostra volontà. Solo se preceduta da tale cristianesimo interiore e pratico la nostra opera di riforma sociale sarà logicamente ed intimamente cristiana. Poiché rimane sempre vero che il più grande contributo che può dare il cristianesimo alla soluzione della questione sociale è la rigenerazione dell’individuo, il suo affrancamento dal predominio della materia e dell’interessato egoismo, l’amore a Dio e per l’amore a Dio l’amore al suo prossimo. Di tali uomini e non d’altri si può formare la falange dei riformatori. Ricordiamolo anche nella nostra propaganda: senza la rigenerazione interiore dell’individuo non ci riuscirà la riforma delle istituzioni e dell’organismo. I nostri padri, i primi cristiani, i più grandi riformatori del mondo, non incominciarono con l’organizzazione degli schiavi, dei poveri, del proletariato, ma elevarono in mezzo al disordine sociale, al dominio degli sfruttatori una croce e dissero all’uomo, chiunque fosse: Fratello, Cristo è morto per te! E dalla croce venne poi il concetto dell’umana fratellanza, la riorganizzazione sociale, il vincolo di quella grande solidarietà che noi, venti secoli dopo, cerchiamo di ricostituire sulle rovine di una società rifatta pagana nell’anima e nelle istituzioni.

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404094
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Alla Camera, poi, le vedute di Briand furono accolte da deputati che, nella massima parte, non sono anticlericali di proposito, benché imbevuti d'uno spirito profondamente laico, e che desideravano veramente di finirla con la questione religiosa, risolvendola, una volta per sempre, in senso democratico e liberale.

Pagina 222

In Francia, come altrove, il cattolicismo ha bisogno di ripiegarsi su sé stesso, di raccogliersi nella considerazione dei suoi veri interessi, di fare una accurata revisione critica di tante opinioni ricevute e trasmesse ed accolte già, senza che vi si esercitasse intorno l'attività viva del pensiero, di veder più chiaro, nella cultura e nella vita moderna, che cosa gli ripugna e che cosa risponde meglio alle sue interne e native vocazioni, di cacciar lontano da sé quello che non è esso e di coltivare quello che è veramente esso, di rimuovere uno spirito di dominio assoluto e di passività cieca che si è annidato nelle connessure dei suoi organi gerarchici e fa rigidi e difficili i movimenti. La separazione crea condizioni enormemente favorevoli a una simile revisione critica.

Pagina 235

Cerca

Modifica ricerca