Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

397680
Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Quivi si insedia di preferenza e quasi inevitabilmente, laddove il prodotto esige o comporta — una elaborazione in masse ingenti uniformi per il consumo generale a buon mercato, tipo massimo le industrie tessili — o un complesso sistema tecnico-automatico intorno ad un motore unico localizzato, come p. e. nella costruzione di macchine — o processi rigorosi escogitati e diretti da specialisti, come nelle industrie chimiche — o pericolosi come per la polvere pirica, per la dinamite sotto le più rigide cautele — o sapientissimi come per gli stromenti scientifici («feine Mechanik») di gabinetto, di nautica, di astronomia, dietro la guida immediata di uomini dotti — o preziosissimi come il conio delle monete, la lavorazione di metalli nobili o di diamanti dietro la più severa vigilanza — e finalmente essa signoreggia nei rami di produzione per lor natura (e in parte per accidenti storici) soggetti a più profonde e rapide innovazioni tecnologiche e quindi a più frequenti e dispendiose trasformazioni, sotto la dittatura di uomini illuminati, intraprendenti e ricchi.

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Trattasi non già di definire accidenti estrinseci della prestazione di lavoro (regolamento di fabbrica), ma il valore intrinseco di esso e quindi la quantità del compenso.Ma tale definizione, con tenace pregiudizio liberalesco, si pretese di lasciare alla piena libertà degli interessati, col rimovere da essa ogni regola anche procedurale per tutelarne la giustizia nell'interesse delle due parti. Così, escluso ogni contratto esplicito, il salario rimase determinato dalla unilatere assegnazione di esso da parte dell'imprenditore e dalla tacita accettazione di singoli operai che entrano in fabbrica, all'infuori di ogni mutua discussione di offerta e domanda preventiva, salvo di far valere poi terribilmente in nome della proclamata libertà di coalizione le pretese reciproche col mezzo meccanico, spesso violento, della serrata («lock-out») e degli scioperi («turn-out»). La storia dirà che il problema della giusta mercede del lavoratore, cui sono comminate divine sanzioni nella bibbia e nel vangelo, e che preoccupava dottori e filosofi nell'evo medio, nel secolo dell'operaio per eccellenza e in tanto rifiorire di leggi rimase fino ad oggi pressoché abbandonato all'anarchia e alla prepotenza. — Da ultimo si prepararono alcuni elementi di soluzione. In taluni paesi e Stati il regolamento di fabbrica si estende alle condizioni per la cessazione del lavoro,cioè a comprendere i preavvisi da ambo le parti. Il Belgio (1887) e la Francia (1900) introdussero in ogni stabilimento i «conseils d'usine ou d'atelier», eletti dagli operai con facoltà consultiva presso il padrone nelle questioni inerenti al regolamento. Oggi nuove e vive discussioni fra dottrinari e legislatori intorno all'obbligo di adire commissioni di conciliazione (dei «prudhommes»; probiviri) o anche di arbitrato,all'occasione di conditti per il salario, commissioni in forma libera già adottate in Gran Bretagna e Francia. E molto si parla e scrive oggi sul contratto collettivo di salario e sui modi di comporlo e guarentirne l'osservanza. Ma mentre i fatti precipitano in proposito, ancora timide e lente procedono le leggi. — Le quali piuttosto si volsero ad imporre altre provvidenze di Stato, che riguardano la organizzazione, la tutela, e la elevazione delle classi operaie, p. e. le unioni professionali, gli infortuni, gli istituti di previdenza, («le relèvement de l'ouvrier»), giovando al futuro contratto di lavoro,che frattanto rimane poco più che un voto. Ma della legislazione sociale, la quale si riferisce a tutti i rami della produzione e che si svolge parallela al crescere della crisi sociale-civile, non si può formare adeguato giudizio che nei temi finali dell'economia.

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