È certo però che dal secolo XVIII, e più dopo il periodo napoleonico, la mortalità si ridusse a rapporti più favorevoli e normali.Dal primo autore di demografia (Süssmilch) ai grandi fondatori della statistica moderna (Bernoulli, Wappäus, Quetelet) fino a Bertillon, questo è un fatto dei meglio accertati. Rawson dà come medie attuali (1896), per l'Europa orientale decessi 35,7; per la centrale 28,3; per la meridionale 25,5; e per l'Europa nord-occidentale 20,5 per mille abitanti (Schmoller); — con un massimo nel 1900 in Ispagna di 29 e un minimo in Norvegia di 15 (l'Italia 23) per mille (stat. uff.). Ed è più decisiva la generale e sensibile diminuzione delle morti,che in Germania scese da 28,2 morti su mille abitanti nel 1850, a 24,5 nel 1895; e in Isvezia (che conta le più antiche tabelle dal 1750) la mortalità da 27,6 nel 1770 declinò a 23,4 nel 1840, a 17,3 nel 1903; in poco più di un secolo la mortalità era scemata ivi d'un terzo (Schmoller).
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