Così egli diè impulso a quella che fu chiamata la politica del disastro; allentò il non-expedit, e permise ai cattolici di accedere alle urne politiche, non apertamente come cattolici, ma come conservatori, fautori dell'ordine costituito. Egli tendeva la mano ad ogni elemento di eteronomia e di reazione che fosse nei partiti borghesi e nello Stato. Strinse più ferreamente i cattolici nelle organizzazioni ufficiali e favorì gli accordi elettorali con uomini di ogni colore, per la tutela dell'ordine. Capolavoro di questa politica fu il patto Gentiloni-Peano, per le elezioni del 1913.
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