Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitudini

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Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 15 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Le quali dottrine religiose, massime nella loro originaria autorità, ispirano, dominano, assorbono tutte le idee, le organizzazioni, le abitudini politiche, sociali, quelle stesse economiche, ma soprattutto l'etica ed il costume. La morale grave e severa fra gli egizi, dignitosa e operativa (per l'alta coscienza di responsabilità personale) fra le razze ario-persiane, ascetica e caritatevole nel buddismo, temperatamente utilitaria col confucianesimo cinese, — segue perciò stesso le vicende storiche di quelle fedi corrompentesi; corrompendo alla sua volta e spegnendo inesorabilmente a lungo andare nella mollezza, nell'egoismo, nella brutalità feroce (sacrifizi umani, orge) fino all'abominazione, quelle popolazioni e la loro cultura. Anche economicamente oggi pochi pastori vaganti, bande di beduini predatori, e rade agglomerazioni civiche rompono la uniformità e il silenzio di quelle vastissime e desolate regioni, già colla scienza, coll'armi e colle ricchezze dominatrici del mondo.

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Cesare e di Augusto), ma non già le abitudini e le arti produttive della ricchezza nei suoi svolgimenti normali. E ciò in nessun dei tre caratteristici momenti: né nella primordiale economia agraria;né dopo la seconda guerra punica, col crescere di una economia capitalistica;né da ultimo con una panteistica economia di Stato,che toccò il sommo con Diocleziano.

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IV), instaurando i principi fondamentali dell'ordine sociale cristiano contro le persistenti istituzioni ed abitudini pagane della schiavitù, dell'ozio corruttore, delle usure flagranti, dell'oppressione dei poveri ecc. (Benigni). L'ultimo dei santi Padri e primo dei Dottori, s. Agostino (m. 430), seguito da Salviano,illustrando il concetto di un ordine sociale provvidenziale,aveva con esso assodato il presupposto di ogni scienza e della stessa economia;fino a che Boezio (m. 525), al tempo di Teodorico in Italia, traducendo Aristotele, iniziò quella serie di studi intorno all'etica e alla politica del grande filosofo peripatetico, la quale preparò il risorgimento della cultura cristiana, così detta scolastica,pervenuta poi al suo apogeo nel XIII secolo.

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in prima il meraviglioso incremento delle industrie e dei traffici presso gli inglesi, eredi del primato sui mari della Spagna e dell'Olanda: ciò che moltiplicava materia ed impulso a studiare ex professo la ricchezza, sceverandola da altri fatti congeneri; — la maggiore larghezza della vita politica in Inghilterra, specialmente dal 1688, anno in cui, dopo l'assolutismo, l'anarchia e le guerre civili che accompagnarono la riforma, essa restaurava parte delle antiche libertà parlamentari, in ispecie l'autonomia privata (habeas corpus)e locale («self government»); la quale circostanza doveva ricondurre le menti alla concezione dei fatti economici come risultato precipuo di libere energie umane piuttostoché di autorità regolamentare di Stato; — lo spirito utilitario trapassato nelle abitudini e nel sentire di quelle popolazioni, col decadere degli ideali religiosi e col sovraimporsi degli interessi materiali sotto forma di capitalismo:ciò che sospingeva gli animi a distaccare l'economia dall'etica.

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Provvidenze e abitudini sociali favorite da applicazioni scientifiche meravigliose, che a tali trasformazioni economiche ed espansioni mondiali fornirono potente sussidio: le ferrovie, il telegrafo, i piroscafi, la meccanica industriale, le esplorazioni continentali, ecc. donde il tipo grandioso della economia liberale-capitalistica del secolo xix.

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I tempi di decadimento, in cui la ricchezza si concentra in poche mani o degrada, si contrassegnano per abitudini di servile adulazione. I forti caratteri morali raramente si possono educare nei volghi, che vivono tuttodì alla necessaria dipendenza di coloro che col lavoro porgono ad essi i mezzi indispensabili di sussistenza. Viceversa nei ceti aristocratici, p. e. in Inghilterra, specialmente se ricchi del possesso fondiario (il più stabile fra tutti), la originalità di pensiero, la fede nelle tradizioni e la indipendenza del carattere, formano quasi un privilegio di quelle classi doviziose.

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Ma passano talora secoli e millenni in cui questi bisogni e rispettivi costumi rimangono inalterati: come la vita delle tribù germaniche descritte da Tacito, confermate dagli storici odierni (Lamprecht) o come le abitudini semplici ed uniformi delle famiglie pastorali dell'Asia centrale, dipinte dalla Bibbia. Ma questa stessa media di bisogni può sempre discendere; nè solo ai costumi sontuosi e corrotti dei romani succedette la rozzezza vergine e feroce dei barbari, ma anco nell'Europa moderna i bisogni e le consuetudini elevate delle cittadinanze francesi, di cui gloriava Enrico IV, poterono scadere a quello stato di deiezione, per cui si disse che ai prodromi della rivoluzione francese il lavoratore dei campi mal serbava la figura di uomo (vedi Taine).

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L'alimentazione p. e. per noi varia di continuo per qualità, quantità, ordine dei pasti, a seconda dei nostri redditi, delle nostre conoscenze di sostanze nutritive, dei gusti personali, della sobrietà o della ghiottoneria o delle abitudini sociali; seguendo le mutevoli norme igieniche, le nostre virtù, le leggi civili, morali, religiose; e per mezzo della alimentazione noi, fino ad un certo punto, diveniamo autori del nostro benessere o malessere, della salute o delle malattie, della vita longeva o della morte precoce. Per quanta parte le leggi della mortalità di un popolo non dipendono dai suoi costumi corretti o guasti, dagli esercizi di lavoro o dall'ozio, dalla agiatezza o dalla miseria, da cure terapeutiche, da istituzioni civili e militari, ecc., riflettendosi sulla società con curve le più diverse dall'uno all'altro momento storico? Vi ha nulla di simile fra gli animali inferiori?

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Per contrario presso i popoli in istato di natura questa organica tripartizione scompare; non si conosce quasi verginità, le vedove spesso muoiono sul rogo col marito; informi accoppiamenti invadono ogni gruppo; e come riflesso economico, questa selvaggia comunione delle persone è parallela ad una rudimentale comunione di beni (Roscher), protraendosi tali abitudini fra i popoli migranti, nei quali però i germani facevano una nobile eccezione (Tacito).

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Anzi l'età moderna, in onta alla perturbazione nelle leggi e nelle abitudini matrimoniali, recate (specie nelle classi superiori) dalla riforma luterana, poté oggi nei popoli presenti portare ad alta cifra il numero medio della nuzialità (dei matrimoni relativi alla popolazione).

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Ma anche nella rinascenza comunale, dopo Gregorio VII (secolo XI), in onta alle rinnovatrici abitudini cristiane, della cura ai bambini, del culto della vecchiaia, della stima delle forze lavoratrici, della beneficenza verso i poveri, combinate colla meravigliosa ripresa della ricchezza, — le cause di mortalità ordinarie e straordinarie non gravavano ancor terribilmente su quei nuclei cittadini, esuberanti di vita? Fra queste cause: l'addensamento delle famiglie in anguste abitazioni, in vie ottuse, fra ristrette mura cittadine; infelicissima l'igiene privata e pubblica; mediocre e spesso insalubre la alimentazione; soprattutto la carestia e la peste a breve termine ricorrenti e collegate, alla loro volta, collo stato delle campagne, colle fazioni militari, coi pellegrinaggi, col vagabondaggio, colle imprese mercantili e con guerre o crociate in levante (Cibrario). Condizioni letali che si accomunarono più tardi in gran parte ai Comuni d'altre nazioni, e che si protrassero, forse aggravandosi, a gran parte dell'evo moderno. Della sola storica peste nera in tutta Europa, dalla Russia all'Inghilterra e Italia, fra il 1345-50 morirono da 8 a 12 milioni di persone; e d'allora fino a tutto il secolo XVII le popolazioni europee si rassegnarono ad essere, al minimo ogni venti anni, «spazzate da grosse morie» precedute alla loro volta da guerre devastatrici fino alle ultime dei turchi nel 1711, e da carestie desolatrici fino all'ultima generale europea del 1816 (Cunningham, Rogers, Schmoller).

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Esse suppongono già, o accendono, presto o tardi, gli ideali di un miglioramento indefinito, insinuano abitudini di intraprendenza e di pertinacia nell'attività, che poi educano la fede nel progresso umano e la coscienza di una speciale missione di ogni popolo nell'incivilimento. Sono queste le «virtù colonizzatrici» le quali, coincidendo colle virtù cristiane di operosità e di abnegazione per fini superiori e generali, diventano dispensatrici di civiltà nel mondo.

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Momento decisivo per ogni popolo è quello in cui di mezzo alla distesa campagnola viene a sorgere e torreggiare la città,cioè una conglomerazione di genti e di rispettive dimore in un punto del territorio, nella quale per la contiguità stessa del soggiorno vengono a insinuarsi abitudini e coscienza di una distinta e più elevata funzione di civiltà. Duplice elemento materiale e psicologico, in cui quest'ultimo è preponderante; sicché nell'India, Cina, Russia, nel nostro Napoletano, vi hanno grossi addensamenti di abitazioni e di uomini, che tuttavia serbano tipo ed abito di campagna; e invece minori centri come quelli di Toscana e d'Italia del nord, che hanno spiccata impronta e spirito di città.

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. — La tecnica rudimentale, propria della vita fortunosa e randagia di genti cacciatrici nel bosco, in cui lo stromento di acquisto è quello stesso di difesa e di offesa, insinua abitudini guerriere e feroci. — L'arte dei re pastori custodi e guide di numerosi greggi vaganti, in mezzo a cui solo nesso durevole fra gli umani sono i grossi nuclei familiari, educa alla vita onesta e pacifica. — La tecnica agraria, specialmente dopo il suo passaggio dalla marra all'aratro,coi bovini addomesticati, colla lavorazione più continuata ed intensa, coi dispendi di stalle, d'ingrassi, di stromenti, rassoda il concetto giuridico di proprietà (collettiva e poi individuale), e legando stabilmente le popolazioni al suolo, favorisce l'affetto della patria e dell'ordine pubblico; sicché Cerere è salutata dea delle messi e dello Stato insieme. — E se la tecnica manuale dei nostri Comuni suscitò ivi lo spirito di associazione e di classe fra il popolo, la tecnica capitalistica moderna alimentò, insieme alla intraprendenza, il cupido spirito di predominio sociale e politico fra la borghesia procacciante; mentre il sistema meraviglioso dei trasporti ferroviari e navali in tutto il mondo, non solo unificò il mercato universale, ma poté talora contrapporre il sentimento di un ibrido cosmopolitismo e umanitarismo all'amor del luogo natio. Ma v'ha di più: alla rivoluzione tecnica presente venne seguace non solo la questione sociale, ma insieme una mutazione profonda, non ancor bene definita, intorno ai concetti ed agli ideali di un futuro incivilimento.

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Se, in onta alla piaga cronica della schiavitù e il preponderare di abitudini violente, vi furono fin dall'antichità inizi e sviluppi notevoli di arti produttive, di pastorizia, di agricoltura, di industrie tessili e suntuarie, tutto ciò si deve alla famiglia patriarcale. In questa la umanità operosa fece il proprio tirocinio del lavoro; in essa rinvenne lo stimolo massimo alla formazione della proprietà (che fu lungamente domestica e gentilizia); ed essa fu la prima e più costante scuola di ordinata gestione ed utilizzazione dei beni materiali, sicché da oicos (casa), lo stesso nome di economia.

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