E allora molti di questi sacerdoti sottratti, nei più fervidi anni della loro giovinezza, alla manutenzione ecclesiastica, passati attraverso la vita militare, abituatisi a sorridere alla giovane figlia della vivandiera od a passare a drappelli ed a coppie per le vie della città tentatrice, nelle prime ore notturne; e quelli che continuando, pure fra gli ospedali e nel campo, una vita austera e raccolta, hanno tuttavia veduto se stessi e la società e la ditta ecclesiastica con occhio nuovo, e impa¬rato a sorridere un poco, dentro di sé, dei loro superiori celibatarii, non avrebbero che una via innanzi a sé; rivolgersi ai loro superiori, alla loro Chiesa, e dire apertamente ad essa: liberateci da questo peso che é troppo grave per noi, da questo tormento interiore nel quale la nostra giovinezza rischia di esaurirsi. Voi sapete in quali circostanze, con quali mezzi, ci avete indotto a giurare la castità perpetua. E noi sappiamo che essa non fu chiesta da Cristo ai suo apostoli, non fu chiesta, per secoli, ai sacerdoti cattolici, non è chiesta, oggi stesso, nella stessa Chiesa cattolica, a sacerdoti di altro rito. Liberatecene, e l'esser buoni mariti ci salverà dallo strazio o dall'ipocrisia, non c'impedirà d'esser buoni parroci, ci permetterà forse anzi di esser migliori parroci.
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