Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbracci

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Galateo della borghesia

201708
Emilia Nevers 2 occorrenze
  • 1883
  • Torino
  • presso l'Ufficio del Giornale delle donne
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Poi la cosa finiva con baci ed abbracci e singhiozzi sinceri da tutte le parti... e gli sposi andavavo a casa loro. Oggi invece le nozze si celebrano in diverso modo. Secondo l'uso più moderno, o, se volete, l'uso recentissimo, vi sono poche feste. Chi ha una villa e si sposa in mesi a ciò adatti, preferisce celebrar le nozze colà.Naturalmente allora gli inviti sono ristretti, le nozze si celebrano prima al Municipio del villaggio, poi nella propria cappella (o nella chiesa parrocchiale). Si dà una colazione ai pochi invitati dopo la quale sposi ed ospiti partono. Ora il genere più chic non è di fare un viaggio. I gran signori, e quelli che vogliono imitarli, si ritirano in una loro villa qualunque, oppure in qualche casina solitaria e passano colà, a loro scelta, uno o due mesi di luna di miele. Non posso dire che questa idea mi spiaccia. Ma a chi ha pochi mezzi ed è trattenuto solitamente in città dalle proprie occupazioni, consiglio di preferire il viaggio che a quell'epoca potrà fare, mentre più tardi le cure di famiglia o gli affari glielo vieterebbero. Comunque, segnalo l'uso, perchè chi non vuole viaggiare capisca che può con tutt'onore esimersene. In città, la fashion preferisce recarsi al Municipio di sera; celebrate le nozze civili, la sposa torna a casa e si ricevono gli amici. Alla mattina, lo sposo viene a prendere la sposa per andare in chiesa, poi, dopo una colazione, a cui non assistono che i parenti ed i testimoni, la giovine coppia parte pel viaggio nuziale. Due o tre giorni prima delle nozze, certuni danno un gran pranzo. Per lo più il contratto si firma in famiglia con piccola riunione di intimi. Nei giorni che precedono le nozze, la sposa va a prender congedo dalle amiche che le rendono subito la visita, se intime. I regali, nonchè il corredo, vengono esposti in apposita stanza, e tutti quelli che vengono, possono vederlo; non si toglie che dopo le nozze. Al Municipio la sposa porta un vestito di raso o damasco di tinta chiara, sì che serva per la susseguente veglia, ma metterà il cappello, un cappellino di fantasia, tutto fiori; sceglierà di preferenza il rosa o l'azzurro; le signore di famiglia, che sole avranno accesso al recinto speciale, chiuso da sbarra che isola gli sposi ed il magistrato dalla folla cui è lecito penetrare nel salone del Municipio, metteranno anch'esse toletta da veglia e cappellino; recheranno in mano un gran mazzo di fiori. Ai parenti la famiglia manda le carrozze del Municipio. La veglia non si protrarrà oltre alla mezzanotte, non vi vi si farà musica; il trattamento sarà quello solito: acque gelate, sorbetti, the, punch, paste, confetti. Per la chiesa, il vestito sarà quello consueto: tutto \ bianco, con velo e corona di fiori d'arancio; lo sposo sarà in marsina, o, per parlare italianamente, in giubba a coda di rondine. Tornando dalla chiesa per la colazione, la sposa metterà il vestito da viaggio. Dopo il matrimonio, si spediscono gli avvisi, concepiti come segue: Mario e Rosa Veri hanno l'onore di annunziare alla S. V. il matrimonio di loro figlio PAOLO con la signorina ANGELA MONTI, seguìto a Padova il 20 aprile 1880. Luigi e Pierina Monti hanno l'onore di annunziare alla S. V. il matrimonio della loro figlia ANGELA col signor PAOLO VERI, avvenuto a Padova il 20 aprile 1880. Agli amici si spedisce poi, non più una scatola di confetti, ma un sacchettino di raso bianco, rosa o ceruleo, con suvvi, a scelta, il nome di battesimo della sposa in oro, oppure il nome ricamato con intorno una ghirlandina. Al ritorno, e quando la loro casa è in ordine, gli sposi vanno a visitare quelle persone con cui vogliono rimaner in relazione. In parecchie città d'Italia, è uso che gli sposi al ritorno siano visitati da tutti i conoscenti della loro famiglia; se accettano la relazione, restituiscono la visita, altrimenti, mandano soltanto il loro biglietto. Però l'uso di non aspettar la visita degli sposi è contraria alle norme del galateo ed all'uso di Francia. In Francia, il matrimonio in chiesa si fa con più pompa che quello al Municipio. Se c'è ballo, alla sera del contratto, la sposa balla prima col fidanzato, poi col notaio. Per le nozze in chiesa, lo sposo viene a prender la sposa e le reca un mazzo di fiori bianchi. In sagrestia, nel ricever la penna per firmare dopo di lei sul registro, le dice: Merci, madame. Dopo il matrimonio, spesso si fa la questua in chiesa. Chiamano in Francia la signorina, amica o parente che accompagna la sposa, demoiselle d'honneur, ed il giovane, che è con lo sposo, garçon de noce. Dev'esser un celibatario. Per la questua si sceglie la demoiselle ed il garçon de noce. Il padre della sposa, o chi ne fa le veci, le dà la mano per condurla all'altare. Poi vengono, lo sposo con la propria madre, la madre della sposa col padre dello sposo, la demoiselle ed il garçon de noce, i testimoni coi parenti. I congiunti ed amici dello sposo si collocano a destra dell' altare, quelli della sposa a sinistra. La sposa deve camminar raccolta e non guardar intorno, però deve anche frenar la sua commozione se fosse eccessiva, essendo poco lusinghiero pello sposo una signorina che singhiozzi e sembri trascinata all'altare. La sposa si toglie il guanto per ricever l'anello. Gli sposi si recano poi in sagrestia, e colà gli amici ed in genere tutti gli invitati vanno a salutarli. Se sono amici dello sposo, questi li presenta alla moglie: se della sposa, sono i genitori di questa che fanno la presentazione. Ben inteso che non è luogo di lunghi complimenti: una stretta di mano, un augurio, ecco tutto. Nell'uscire, la sposa dà il braccio al marito. Una volta essa saliva in carrozza colla suocera e qualche parente, ora invece va nella stessa carrozza del marito. Alla veglia per le nozze si invita, secondo l'importanza che si vuol dare alla festa, tutti i conoscenti proprii e dello sposo o soltanto gli amici, oppure solo le amiche della sposa e le due famiglie. Vi si aggiungono sempre certe persone considerate come intime, come i professori o le maestre della signorina, il medico di casa. Bisogna evitar più che possibile le esclusioni che potessero offendere e dar luogo a rancori. Nessun parente, per quanto povero e vecchio e difforme, va lasciato da parte. Tocca a lui stesso a rifiutare l'invito se, per gli anni e gli acciacchi, gli pesa uscir di casa e trovarsi in società. Non si dica mai per scusa del non aver invitato un amico o congiunto: Sapevo che quella persona non poteva venire..., temevo di imporle una seccatura, ecc., ecc. Un invito è una cortesia: e la persona che lo riceve ne è sempre lusingata. Tocca a lei il decidere se verrà o no. In caso di nozze si faccia l'invito anche ai lontani. Sul contegno della sposa dopo il ritorno vi sarebbe molto da dire. Nulla, per esempio, è più brutto che il veder una sposina che sembra inebbriata della sua emancipazione ed invece di ricordare i doveri del nuovo stato, non si mostra felice che di potersi esimere dagli antichi, esce sola per metà del giorno, compera gingilli senza discernimento, legge romanzi poco morali, corre ai teatri ed alle veglie, ricercando l'occasione di farsi vedere ed osservare, risponde con leggerezza ai discorsi leggeri dei giovanotti, ed insomma, per farla breve, si presenta sulla scena della società come una stordita, una vanerella, una testa vuota. Quella sposina non si curerà della casa, ed il povero marito non troverà mai il desinare pronto, nè cotto a punto, perchè - s'abbiano pur cuochi e maggiordomi - nulla vale l'occhio della padrona; quella sposina sprecherà e sciuperà in un momento, o lascierà rubare tutte le belle cose avute pel matrimonio; non saprà crearsi un nido, insomma, e senz'avvedersene, perderà l'amore del marito e la pace. Poichè, se l'amore tra fidanzati si nutre di chiari di luna e profumi e sospiri, l'amore coniugale esige alimento più solido; ci vogliono per esso delle cure pazienti, dei riguardi delicati: la sposa deve da ideale diventar realtà, da dea diventar moglie, senza perdere per ciò il proprio fascino - anzi, nella trasmutazione, deve saper acquistar nuovi diritti all'affetto dello sposo - meritarsi la sua stima e come l'ha ammaliato per mezzo degli occhi, ammaliarlo poi per mezzo del cuore. Le sposine dovrebbero tutte leggere e meditare quell' episodio del libro di Dickens, David Copperfield, in cui l'autore, trascrivendo una pagina della sua vita, dipinse Dora, la moglie-bimba, che ama, ma presso cui non trova nè appoggio, nè pace - la moglie-bimba, che non è una compagna. Ma se è un errore la trascuratezza, va biasimata anche la prosopopea, il rifiutare ogni consiglio, il volersi emancipare affatto dalla tutela affettuosa dei genitori e degli suoceri; l'aussumere un far d'importanza ed il trascurar come troppo modesti gli antichi conoscenti della casa paterna. La sposina dovrà mostrare deferenza ed amorevolezza alla suocera, la quale, dal canto suo, avrebbe gran torto se censurasse con acrimonia o malignità la sua inesperienza. Pur troppo, questo torto non è raro! Vi ha una specie di gelosia materna, la quale spinge spesso la suocera a trovar mal fatto ciò che la nuora ha stabilito ed a metter in evidenza la superiorità del suo criterio. Spesse volte l'avvenire di una famiglia dipende dai primi mesi del matrimonio; la sposina deve assolutamente in faccia ai nuovi parenti ed alla società condursi in modo da meritar lode, tener conto dell'opinione che è spesso ingiusta, ma che una volta che ha pronunziato il suo verdetto, ben difficilmente lo ritratta. Vi sono donne che a quarant'anni scontano ancora le conseguenze della loro leggerezza giovanile.

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Baciamani ed abbracci sono poco in uso ormai, grazie all'ottima moda inglese della stretta di mano: shake-hand. Taluni si lagnano che si stringa la mano a tutti troppo alla leggera. Eh! Dio buono! Non era peggio forse baciar la mano alla leggera, o, fra signore, buttarsi ogni momento le braccia al collo? Ora il baciamano non lo usano più i signori in Italia (in Germania, sì); poco gli inferiori. in Germania, a cominciar quasi dalla stazione della ferrovia è un seguito di baciamani da far disperare; a momenti ve la baciano i fattorini! salvo ad ingiuriarvi un momento dopo se giudicano la mancia scarsa. Le signore abbraccieranno i parenti ed intimi partendo o tornando da viaggio, i bimbi sera e mattina, qualche antica prediletta, ma non tutte le visitatrici e men che meno lo persone non intime. Ricordo, poco tempo fa, essermi trovata chiusa nel tenero amplesso di una signora che conoscevo sì poco, che tra per la rarità dei nostri incontri ed il mio esser poco fisionomista, rimasi immobile ed allarmata sotto la pioggia dei suoi baci senza profferir parola. I bimbi altrui vanno abbracciati con moderazione. A molte mamme spiace che i loro freschi bebés vengano troppo bacciucati e non hanno torto. Baciare i cani, i gatti, i pappagalli, è cosa di cui non parlo; esce, secondo me, dall'ordine naturale delle cose e temo che la ripugnanza mi renda troppo severa contro le numerose signore cani e gatto-file, che se ne compiacciono, per cui mi contento di dire... che in nessun galateo si parla di quest'uso, ma che prego tutti quelli che si appassionano per gli animali, di reprimer la loro passione quando hanno visitatori che temono i cani, odiano i gatti e davanti ai pappagalli ripetono la facezia di quel tale che udiva un flauto: - Che cos'havvi di più insopportabile di un flauto? Due flauti! - Che di più importuno di un pappagallo? Due pappagalli! Le limosine vanno date senza ostentazione, e non in modo da umiliare chi le riceve. Vanno date eziandio con discernimento, in modo da giovare al povero e da studiarne l'indole; se biancheria, roba usata, pane e lavoro vengono accettati con gratitudine, siete in diritto di supporre d'aver a che fare con buona gente; ma se i poveri insistessero, con pretesti, per avere denaro, potete essere quasi certi che si tratta di viziosi o di oziosi. In generale, chiedere degli oggetti a prestito è poca discrezione: però, per musica e libri è lecito. Ma non bisogna trattenerli a lungo, e se per caso si sciupano o si macchiano non valgono le scuse: convien farli rilegare o surrogarli con altro esemplare. Chi poi chiede dei vestiti o dei cappellini per campione, veda di non sgualcirli, di non comprometterne la freschezza e di non copiarli troppo fedelmente. Rifiutare un oggetto che si domandi a prestito è scortesissimo: se anche dà un po' di noia il privarsene, è mestieri nasconderlo e concedere la cosa domandata. Però una signora che chiedesse un oggetto di vestiario, appena comperato, costoso e di genere nuovo e bizzarro, farebbe una vera sconvenienza. *** Vi sono in società due manie opposte da cui bisogna guardarsi e che ci nuocciono molto tutte e due nell'opinione. L'una è la mania del così detto chic. L'altra la mania del così detto sans-façon.. Quelli che sono afflitti dalla prima di queste manie fanno sul perenne studio per non offender il decoro.... e temono sempre di averlo offeso, mentre, per quel ticchio, offendono perpetuamente la creanza. In istrada camminano impettiti, evitano gli amici o parenti meno agiati di loro, e se uno di questi li ferma, arrossiscono, si turbano e si credono perduti nell'opinione degli altri caporioni del chic. Non vanno in omnibus, nè in tramway; a teatro non vogliono che palchetti; non si servono che dai primi fornitori; non vogliono frequentare che duchi, marchesi, milionari e gente celebre; amici della ventura, trovano tutti quelli che non appartengono a quelle categorie altrettanti zeri; immaginate un po' che zero sarebbe stato per loro Colombo quando parlava dell'America, Galileo quando, a dispetto dei pezzi grossi, si ostinava a dire che la terra si muove! Sono i fautori del successo, gli ammiratori dei bei pastrani, delle vesti di velluto e dei guanti nuovi. Non conoscono che una legge, il chic; un ideale, il blasone; un nume, il denaro... I protagonisti del sans-façon però, se moralmente valgono meglio, in realtà vi affliggono anche di più: Se - sudici, senza guanti, con le unghie in lutto - incontrano un amico, gli si appiccicano, dandogli del tu, sbraitando; richiamati all'ordine, affermano di non avere aristocrazia, confondendo così l'amor dei pettini e del sapone con la superbia e la creanza con l'ostentazione, e tirano via; a volte invitano l'amico a desinare alla buona, sans-façon. Se il malcapitato accetta, sta fresco! Piove in una stanza disordinata, dove tra una nidiata di bimbi, che, sudici come il babbo, si trascinano carponi, appaiono una sguattera, immusonita ed una padrona di casa arruffata, che lancia occhiate fulminee al marito. Il desinare è pessimo: minestra lunga, lesso affumicato, arrosto in miniatura; la serva butta la roba in tavola alla rinfusa, accompagnando il servizio col ciac-ciac delle ciabatte, i bimbi (nessun lusso! grida l'ottimo babbo sans-façon) i bimbi tuffano nei piatti delle mani da spazzacamino, dei nasini... umidi, oppure, se piccini, fanno delle scorrerie sulla tavola stessa; la mamma, stizzita perchè l'intruso la vede senza il vestito della festa, non smette il broncio; l'intruso... sventuratissimo, non può mangiare, un po' perchè il sans-façon in tavola non gli va, un poco per le invasioni dei bimbi: soltanto il signor sans-façon è contentone. A teatro, sans-façon ciarla e schiamazza sì da farsi zittir dalla platea. Al caffè grida, conta i fatti suoi, interpella tutti quanti senza conoscerli, strapazza i camerieri: in visita dice alle ragazze dei complimenti veristi... che fanno arrossire e stizzire le mamme, ed alle mamme invece dice delle verità... d'ogni specie, evoca date, calcola quanti anni ponno avere, e le fa diventare verdi di bile dopo averle fatte diventar rosse. Ma il suo trionfo è l'invitarsi in casa d'altri, il piombare ospite... di chi non lo vuole, criticando tutto, dando su tutto il suo parere: il suo trionfo è il perseguitare chi desidera stare quieto, mettersi a tu per tu con persone ragguardevoli, l'immischiarsi in ogni discorso, sempre col suo famoso: - non ho aristocrazia, io! non fo complimenti! - sulle labbra. Nulla lo frena, nulla lo umilia. Ai militari parla di strategia, dando senz'altro dell'asino ai generali; ai diplomatici di politica, dando del babbeo ai ministri; alle signore per bene, di ballerine o di celebrità del demi-monde. Se gli si affida una notizia che deve rimaner segreta la dice in piazza. Insomma, se i falsi chic fanno ridere la gente intelligente e superiore, i sans-façon fanno piangere tutti.

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