Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184934
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Si lavorava poco e con calma: l'industriale poteva fare il suo comodo, perchè era ignota la concorrenza; l'impiegato non aveva che poche ore da stare in ufficio per sbrigare le sue mansioni e l'obbligo dell'orario non era così ferreo come oggi; il medico, l'avvocato passavano le loro giornate chiacchierando coi loro pochi clienti, dai quali ricavavano abbondantemente di che vivere con decoro. Oggi, purtroppo, le cose sono cambiate: la giornata non basta più alle nostre occupazioni, e siamo costretti a sottrarre molte ore al riposo e al sonno; il nostro lavoro non ha tregua, ma ci consuma incessantemente il pensiero e il cervello. E la nevrastenia, questa malattia terribile e dolorosa, ha finito col diventare epidemica, mentre un tempo era, si può dire, ignota. Ora, una passeggiata giornaliera, che oltre a rinvigorire il corpo sia anche una tregua al nostro lavoro, è rimedio sovrano contro tanti mali. Un illustre igienista, e medico di gran valore, parlando del riposo necessario all'uomo, soleva dire: - Un'ora al giorno, un giorno alla settimana, un mese all'anno. - Consiglio veramente aureo, che noi proponiamo alla meditazione dei nostri lettori. A questo punto, qualcuno m'interrompe: - Ma come si fa? Le necessità della vita sono terribili, il tempo non basta, le spese crescono ogni giorno.... Come si può pensare al riposo, alle passeggiate? - Che dirti, povero infelice? Se veramente tu hai una famiglia numerosa, dei gravi doveri da compiere, che non ti lasciano un momento di libertà; se tu sei costretto a un lavoro improbo per dar da mangiare ai tuoi bambini, ai tuoi vecchi..., lavora, povero infelice; sarai uno di quegli eroi oscuri, uno di quei martiri ignorati dalla moderna società, che sacrificano la salute e la vita all'adempimento del proprio dovere. E se nessuno riconoscerà i tuoi grandi sacrifici, avrai almeno la coscienza e l'orgoglio d'aver fatto quello che dovevi, più di quello che dovevi. Ma, accanto a questi umili paria della società, c'è un'infinità di gente che lavora accanitamente non per vivere, ma per viver meglio; che sottrae parte delle ore di riposo per accumulare più denaro, per salire più in su, per raggiungere un posto ambito e agognato. Badino costoro a quel che fanno: non di rado, quando i denari sono finalmente accumulati, quando il posto è raggiunto, quando si crede di poter finalmente godere i frutti dell'improba fatica durata..., ecco che la vecchiaia è sopraggiunta, e non la vecchiaia vegeta e arzilla, ma la vecchiaia piena di acciacchi, l'indebolimento di tutto il corpo, la nevrastenia, l'arteriosclerosi, la paralisi. Allora, dando uno sguardo al passato, si vedono tutti gli errori commessi, si toccano con mano tutti i danni di quel lavoro insensato e continuo, che ha logorato i muscoli e il cervello. E si vorrebbe tornare indietro, per vivere una vita più regolare. Chi ha lavorato troppo è soggetto a rimorsi, come chi ha lavorato troppo poco! Abbiate dunque cura, anche se siete giovani e vi sentite forti, della vostra salute, alla quale oggi non pensate, ma che sarà un giorno la vostra preoccupazione. Lavorate; lavorate con impegno, con serietà, con intelligenza; il lavoro è, si sa, la più nobile occupazione dell'uomo, nè io intendo in alcun modo incitarvi all'ozio. Ma sappiate non esagerare, sappiate fermarvi a tempo; sappiate soprattutto intramezzare nel vostro lavoro periodi di riposo assoluto e completo, che vi ristorino a vi ricreino, come all'assetato viandante le oasi in un deserto. Soprattutto, non aspettate per riposarvi di non poterne più; chè allora il riposo dovrà essere infinitamente più lungo e potrà anche non essere più sufficiente. Il consiglio del mio amico igienista è probabilmente il più saggio di tutti: un'ora al giorno, un giorno alla settimana, un mese all'anno. È una pessima abitudine quella di render la domenica un giorno come tutti gli altri. Si pensi che in tutti i paesi, in tutti i tempi, in tutte le religioni, un giorno della settimana è dedicato al riposo. Gli ebrei avevano il sabato, e tutti conoscono a quali gravi punizioni andava incontro chi lavorava in quel giorno: Dio stesso, secondo la Bibbia, si riposò dopo sei giorni di lavoro. Sia dunque la domenica, anche per noi moderni, un giorno di riposo e di svago, nel quale la mente e il corpo si rafforzino per il lavoro che ci attende. E cerchiamo di passarla serenamente e senza preoccupazioni. Alcuni amano fare, la domenica, lunghe passeggiate, e quest'abitudine, veramente eccellente, va prendendo piede ogni giorno più. Si vedono giovinetti, signorine, uomini maturi, partire la mattina col loro sacco in ispalla, e ritornar la sera, sorridenti, ilari, disinvolti. Hanno fatto miglia e miglia in campagna; si son seduti a mezzogiorno in mezzo a un bel prato o nel folto d'un bosco, accanto a una sorgente d'acqua pura, e hanno mangiato allegramente le provviste portate con sè; hanno giocato, hanno cantato, hanno respirato dell'aria buona, si son divertiti: che volete di più? Quanto meglio hanno costoro provveduto alla loro salute, che non quelli che hanno passato ore e ore nella sala buia d'un cinematografo, nella platea d'un teatro o in mezzo al fumo acre d'un caffè! Ci sono gli appassionati allo sport. Essi attendono con ansia la domenica per giocare la loro partita al calcio, al tennis, alla palla, per esercitarsi nel canottaggio, per andare a caccia. Siano benedetti anche loro! Ogni sport all'aria aperta è degno d'essere incoraggiato, senza eccezione. La gioventù che si dà allo sport, alle passeggiate, alla vita libera e allegra sotto il sole, non conosce il vizio, disprezza le sozzure della vita cittadina, rifugge dalle società equivoche, dai loschi raggiri, dai giuochi d'azzardo. Aria, luce, sole, moto: ecco gli elementi necessari alla vita del corpo e dell'anima; ecco i rimedi sovrani contro il sordo logorio della faticosa vita di tutti i giorni.

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