Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ABRAKADABRA STORIA DELL'AVVENIRE

676096
Ghislanzoni, Antonio 1 occorrenze
  • 1884
  • Prima edizione completa di A. BRIGOLA e C. EDITORI
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Mia madre, all'atto di allontanarsi, chiese al Levita se di nulla abbisognasse. «Troverò il mio posto per riposarmi - riprese quegli, e accennando al compagno che si appoggiava alla muraglia per sorreggersi, ci fece comprendere che la nostra presenza cominciava a divenire importuna. Ci avviammo per salire agli appartamenti superiori. Io non proffersi parola; le lacrime agglomerate sul cuore facevano intoppo alla voce. Prima che noi fossimo entrate nelle nostre stanze, uno scoppio fragoroso di tuono annunziò lo scatenarsi dell'uragano». L'Immolata si interruppe. Il tremito convulso onde l'infermo era assalito lo avvertiva che i dettagli spaventevoli di quella scena potevano ucciderlo. La crisi fu passeggiera. Il sembiante dell'Albani si ricompose, una leggiera tinta di rossore traspirò dalle pallide guance, gli occhi si animarono di viva luce. L'Immolata raccolse tra le braccia il bel capo che per un istante si era scostato da lei, e riprese a parlare di tal guisa: - Le grandi commozioni della natura non durano a lungo. Di là a pochi istanti, la tempesta era cessata, e il cielo raggiante di stelle, gli alberi ed i fiori rinfrescati dalla pioggia si scambiavano un saluto di luce e di profumi. La notte riprendeva la sua calma solenne, e tutto il creato pareva gioire. Ciò che non poteva placarsi era il turbamento, l'agitazione, la febbre del mio povero cuore. Io non mi era coricata. Durante l'uragano, io non aveva cessato di pregare, di piangere, di baciare col desiderio della pietà e dell'amore il bel volto dell'ospite infelice. L'atmosfera della stanzetta mi soffocava. Apersi la finestra; la dolce frescura e le esalazioni del giardino non valsero a confortarmi. Sotto la finestra che sovrastava al porticato, io vedevo al soffio dell'aere agitarsi una tenda. Dei singulti affannosi giungevano al mio orecchio, e penetrandomi nel cuore, parevano tradursi in richiami e rimproveri. Sorpassando quel debole riparo di tela, il mio pensiero penetrava nell'andito lugubre, ove un bello, un giovane uomo, reietto dalla società, implorava nei tremiti della febbre quella stilla ravvivatrice che è una parola di perdono e di amore. E mentre nell'animo mio si dibattevano le esitanze e i desiderii; mentre i pregiudizii contrastavano a quegli istinti di pietà e di sacrifizio che fanno santa la donna, io aveva sorpassata la soglia della stanzetta; ero discesa al piano terreno, ero caduta in ginocchio presso il giaciglio di un infelice ... - E quegli? - domandò l'Albani con voce animata. - Sollevò il capo e mi stese le braccia, profferendo la parola del Cristo morente ... «ho sete!» - Gli sventurati hanno sete di pietà e di amore - interruppe l'Albani. - Infatti - proseguì l'Immolata - l'acqua che io gli porsi non valse a dissetarlo ... - Oh! mi sovvengo- riprese l'Albani contemplando con espressione di viva riconoscenza e di affetto il bel volto della donna; mi sovvengo di tutto ... Eppure, in quella notte gli ardori del mio labbro furono ammorzati! ... - Ti rammenti di qual maniera? - chiese Glicinia sollevandosi e affiggendo amorosamente la bocca a quella dell'infermo. - Tu mi attiravi al tuo petto esclamando: «io ti ringrazio ... io ti benedico ... I tuoi baci mi daranno la forza di vivere ... e di soffrire.» La reminiscenza di una ebbrezza sovrumana, ravvivata dall'aspetto, dalla voce, dalle ardenti carezze di una donna incomparabilmente leggiadra, operarono il miracolo. Ripetendo con voce sussultante le parole della enfatica narratrice, l'Albani aveva ripreso, colle illusioni del passato, tutta la energia del suo temperamento giovanile. Quel lungo duetto di amore si chiuse con una cabaletta che il gusto musicale dell'epoca nostra ci impone di sopprimere. L'impeto della passione non poteva durare a lungo nella fibra estenuata dell'infermo. Quando il Virey e fratello Consolatore rientrarono poco dopo nella stanza, l'Albani era ricaduto nel letargo; ma il pallido volto supino ai guanciali pareva tuttavia irradiato di felicità, e il labbro atteggiato al sorriso rivelava la calma serena degli organi intelligenti. Il Primate si accostò al letto. Posò la mano sul cuore dell'infermo, e guardando fissamente la donna, colla espressione di chi si attende una risposta affermativa, le chiese a bassa voce: «ha creduto?» - Ha creduto - rispose l'Immolata. E la porpora delle guance, lo splendore degli occhi, l'ansia del petto, prestavano alla pudica parola il più espressivo dei commenti. - Voi potete ritirarvi - disse il medico all'Immolata; - la vostra missione è compiuta; dopo il breve letargo, avremo la reazione febbrile, e in seguito a quella potremo operare sul sangue con sicurezza di riuscita. In quel punto entravano nella stanza gli alunni e alcuni subalterni della villa. - Ho l'onore di annunziarvi - proseguì il Virey solennemente - che fra dodici giorni l'illustre Albani avrà ricuperata l'integrità del suo essere e potrà presentarsi alla Assemblea elettorale del nobile Dipartimento che intende elevarlo alla carica di Gran Proposto. L'Immolata esitava ad uscire. Fratello Consolatore la prese per mano e traendola in disparte: - Sorella - le disse all'orecchio; - al sacerdote e all'Immolata non è mai permesso di obliare che la vita è un sacrifizio. - No! no! - rispose la donna colla vivacità di un fanciullo contrariato; - noi viviamo di amore, e ogni voto, ogni legge sociale che si oppone a questo sovrano istinto della natura, è una mostruosità di cui Dio deve inorridire. Io amo quest'uomo! ... Egli mi ha insegnato i più intensi piaceri e i dolori più tremendi della vita..» per lui divenni madre! ... Il Levita levò gli occhi nel bellissimo volto soffuso di lacrime, e quello sguardo gli ravvivò nel pensiero mille memorie assopite. E traendo seco la donna oltre il vestibolo per passare nel giardino: - Non era dunque - esclamava - un sogno di inferma fantasia ciò che il mio povero compagno di viaggio ebbe a rivelarmi dopo quella notte angosciosa che noi passammo a Losanna. Ma voi ... ? Come avviene che io debba rivedervi fra le Immolate, dopo che Iddio vi aveva fatta santa col maggiore de' suoi benefizii, rendendovi madre? ... - Io perdetti mio figlio - rispose la donna con un sospiro. - Morto? ... - Rapito in età di due mesi. Fratello Consolatore giunse le mani esclamando: - E Iddio vorrà permettere che duri eternamente impunita questa tratta misteriosa di neonati per cui piangono tante madri! ... Duemila e cinquecento bimbi scomparsi dall'Europa in meno di tre anni ... e nessun indizio ... nessuna traccia ... - Tacete! ... - interruppe la donna rabbrividendo. - Che è stato? ... - Vedete ... quell'uomo? ... - Un orribile uomo! - disse il Levita, guardando verso la cancellata del giardino. - Ebbene ... quel terribile nano ... quel mostro ... in un momento di esaltazione amorosa ... mi avrebbe promesso ... - Vi avrebbe promesso? ... - Di restituirmi la mia creatura a patto che io infranga i miei voti, a patto ch'io mi sacrifichi a lui per tutto il resto de' miei giorni. Fratello Consolatore alzò gli occhi al cielo e dopo breve silenzio esclamò con fatidico accento: - È necessario che il sacrificio si compia; i figli sono la redenzione dei padri. Così parlando, il sacerdote e la donna erano giunti alla porta maestra del gran parco. - Sorella di amore! - ringhiò il nano che stava ad attenderli oltre il cancello - i termini della estradizione sono spirati - vorrete voi permettere, o bella fra le belle, che io vi riconduca all'ovile nella mia gondola? ... L'Immolata si ritrasse con ribrezzo; ma appena il sacerdote le ebbe mormorato all'orecchio una misteriosa parola, abbandonando il suo braccio a quello del mostro, ella salì con lui nella gondola e disparve.

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