Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184837
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Può darsi che, in qualche particolare, essi abbian ragione; si sa, tutto non può andare sempre per il suo verso, ma, in generale, oggi si vive meglio di un secolo fa, un secolo fa meglio d'un secolo prima, e così via. Nella sua costante aspirazione verso il meglio, l'uomo ha inventato continuamente nuove comodità, nuovi oggetti utili, o ha perfezionato quelli già esistenti. Se si dà uno sguardo al passato, si vede subito l'abisso profondo che lo separa dal presente; e nessuno di noi vorrebbe neanche per idea riviverlo un'altra volta. La storia è lì, e parla chiaro. Chi, fra le persone civili, rinunzierebbe oggi ad avere una casa, modesta sì, ma solida e sana? Eppure per tutto il medio evo, le case delle famiglie borghesi, anche ricche, erano con pareti di legno e coperte di paglia; il pavimento non c'era: sulla terra battuta si stendeva un po' di fieno, e basta. Le finestre eran piccole e senza vetri; non c'erano nè stufe nè camini: quel po' di fuoco necessario per cuocere gli alimenti si accendeva nel mezzo delle stanze, su una pietra, e il fumo si spandeva dappertutto. Chi usciva poi di casa e andava per la città, non trovava nè vie selciate, nè pulizia, nè illuminazione, nè vetture. Fango d'inverno e polvere d'estate; sudiciume dappertutto, perchè nelle case non c'erano gabinetti, e tutto si buttava nella via. E poi, pensate: nè poste, nè telegrafi, nè ferrovie. Una lettera, per andare di qui a Milano, ci metteva un mese, se pure arrivava; i viaggi, poi, erano un vero disastro: lunghi, incomodi, pericolosi. Ad ogni passo, la paura dei banditi, ad ogni passo, strade rovinate, fiumi da guadare, boscaglie da traversare. E noi, che andiamo in cinque ore di qui a Roma, ci mettiamo a gridare se il treno arriva con mezz'ora di ritardo! Ci sono certi oggetti d'uso comune che molti credono ingenuamente che ci siano sempre stati: per esempio i sacconi e le materasse! Eppure si legge in un'antica cronaca che nel 1234 fu messa per la prima volta della paglia nel letto del re d'Inghilterra, il quale fin allora dormiva su nude tavole di legno. Anche oggi che tutto è così caro, con cinquanta centesimi si compra una forchetta di stagno o di ferro, che serve benissimo all'uso a cui è destinata: e della forchetta non potrebbe fare a meno neanche un contadino. Eppure essa non fu inventata che nel secolo XVI, e nel 1610 gl'Inglesi (dico gl'Inglesi!) consideravano come una stranezza del viaggiatore Tommaso Corjate l'averne introdotto l'inutile uso dall'Italia in Inghilterra. Quale donna potrebbe oggi fare a meno degli aghi e degli spilli? Si comprano e si consumano a centinaia, si buttano via o si perdono con indifferenza. Eppure, fino al secolo XIV, gli spilli e gli aghi erano di legno o d'osso, e costavano cari. Tutte le donne che vissero nel mondo da Eva fino alla metà del secolo XVI non conobbero le calze di seta. Fatene le maraviglie, o signore moderne! Atteggiate la vostra bocca a una smorfietta di disgusto. Ma è proprio cosi: le prime calze di seta furono tessute in Italia dopo il 1500, e passarono in Francia nel 1533, col corredo di Caterina de'Medici, che andava sposa a Enrico II. Chi è che non possiede oggi un orologio da tasca? Prima della guerra europea ce n'eran di quelli che si compravano con tre lire, e andavan bene per anni e anni. Eppure, fino al secolo XVII, chi voleva saper l'ora doveva regolarsi col sole. E i libri? E i giornali? Al tempo del Petrarca, una Divina Commedia costava un patrimonio, e, su mille persone, forse due sapevano leggere e una sola scrivere. E i giornali, che ognuno di noi compra ogni mattina e non è ancora abituato a farne a meno il lunedì, furono ignoti fino a due secoli fa. Che dire delle così dette regole d'educazione e di buona creanza? Che dire della morale? Per tutto il medio evo si ebbe grande stima di coloro che erano gran mangiatori e gran bevitori. Andare a un pranzo e ubriacarsi fino al punto di ruzzolare sotto la tavola, era cosa normale: e l'anfitrione, se era persona previdente, preparava in antecedenza camere e letti per farvi trasportare i commensali quando non ne potevan più. I bagni, così diffusi nell'antichità, furono, si può dire, dimenticati in tutta l'età di mezzo; erano diventati un lusso, o piuttosto una medicina: li ordinavano i medici, in certi casi gravi! Lavarsi le mani e il viso non era abitudine giornaliera: le persone più pulite si lavavano la domenica, le altre.... quando se ne ricordavano. Quante belle castellane, di quelle che noi amiamo raffigurarci coi capelli d'oro, gli occhi color del cielo, vestite di tuniche di broccato con ricami d'oro e d'argento, non toccavano l'acqua per settimane e mesi! Quanto alla pulizia degli indumenti, basterà ricordare quella regina Isabella che, per non so qual grazia ricevuta, fece voto di non cambiarsi la camicia per un anno intero: quando finalmente se la levò di dosso, era diventata di quel colore che prese appunto il nome della poco pulita regina! Si dirà: ma quello fu un caso speciale. Senza dubbio; ma come dovremo giudicare un'età, nella quale fu possibile fare e mantenere un voto simile? Certi animali parassiti che oggi abbiamo orrore perfino di nominare, furono comunissimi non solo nel medio evo, ma anche in seguito, fino alla Rivoluzione Francese; e le cólte dame della corte di Francia ne parlavano tranquillamente fra loro, come oggi si parlerebbe di mosche o di zanzare. Certe schifose malattie, che oggi le persone civili conoscono soltanto di nome, come la tigna, la rogna, la scabbia, non risparmiavano neppure i principi e i re, e nessuno ne faceva caso. Quanto alla morale basterà ricordare quello che Dante dice delle sfacciate donne fiorentine, la cui foggia di vestire sarebbe scandalosa anche oggi in questi tempi moderni in cui gli scrupoli in fatto di moda non sono davvero eccessivi; basterà ricordare la strana moda del guardinfante, quella specie di gonnella rigonfia, tenuta lontana dal corpo da una serie di cerchi elastici; la quale, come il nome dice, aveva lo scopo di nascondere agli occhi altrui la più nobile deformazione che corpo di donna possa subire; basterà ricordare la corruzione della nobiltà nei secoli del Parini e dell'Alfieri, le mode scandalose del cicisbeismo e dei cavalieri serventi, tutte cose dalle quali, se Dio vuole, siamo ormai lontani. Si potrebbe seguitare all'infinito; ma crediamo che il lettore non abbia bisogno di più parole per convincersi che oggi, per ciò che riguarda la civiltà, la morale e la decenza, si sta molto meglio di prima. Ma non vorremmo che egli per questo si credesse in diritto di riguardare con indulgenza le persone immorali o incivili che esistono purtroppo anche oggi, pensando che, ad ogni modo, esse sono sempre più morali e più civili dei nostri antenati; e molto più ci dispiacerebbe se si credesse autorizzato, per la stessa ragione, a lasciarsi un po' andare, a trascurare le norme presenti della buona educazione. No, per carità! Il mondo progredisce continuamente, e quel che una volta bastava, oggi non basta più. Per aver la fama di persona maleducata o villana, è sufficiente non attenersi alle regole sancite dalla moderna civiltà, e nessuno, nel giudicare il suo prossimo, si mette a far confronti con le età passate. C'è poi o ci deve essere in ognuno di noi quel rispetto alla propria dignità, quel desiderio del proprio perfezionamento, che ci spinge a fare quello che è giusto e doveroso fare, e ci tien lontani da ogni atto che possa incorrere nel biasimo della società in cui viviamo. Curiamo dunque la nostra educazione. Una persona bene educata possiede già una delle primissime qualità per conquistarsi la stima dei suoi simili e per percorrere con successo la via della vita.

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