Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Concentrazione per il partito o per l'amministrazione cittadina? La rappresentanza proporzionale degli interessi - appello al buon senso

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Alcide de Gasperi 9 occorrenze

Noi abbiamo nel Trentino nove collegi elettorali per le elezioni politiche. Se tutti formassero un sol corpo, come sarà ai 6 per le elezioni comunali, che cosa succede? Quel partito il quale riceve un voto più che la maggioranza assoluta dei voti, conquista tutti nove i mandati. Noi nel partito popolare abbiamo avuto un 40.000 voti su circa 59.000 e dovremmo quindi avere in mano tutti i mandati trentini. Li abbiamo? No: perché? Perché il Trentino è suddiviso in nove corpi elettorali e tale distrettuazione crea una rappresentanza delle minoranze (seguendo sulla carta il collegio delle città meridionali). Osservate che lungo giro vizioso hanno compiuto i liberali di Rovereto: sono andati a cercare i liberali di Mori, di Arco e di Riva e poi giù fino ai confini, ad Ala. Così si è salvato questo collegio per il partito liberale. Si è poi circondato di un muro ideale anche Trento e dissero: A Trento diamo un mandato, quantunque a Trento, badate, secondo l’ultimo censimento, vi fossero la metà abitanti di quelli che formavano un collegio di campagna, cosicché si può dire che per far riuscire un candidato agli anticlericali di Trento, hanno dovuto prendere un cittadino e farlo pesare sulla bilancia più che il doppio di due candidati di Pergine o Vezzano! Con tali metodi artificiosi hanno salvato agli anticlericali la rappresentanza e create delle eccezioni al principio maggioritario. Orbene, noi non pretendiamo che a Trento ci facciate valere per due liberali, ma vogliamo che diate in proporzione, secondo quello che pesiamo. Non parliamo poi della Dieta! Alla Dieta i nostri avversari godono privilegi! A Trento, per esempio con circa 500 voti eleggono due deputati. Abbiamo insomma tutto il diritto di chiedere: Non dateci i privilegi che avete voi, ma domandiamo giustizia non per noi soli, ma per tutti i partiti e tutti gli interessi. (Applausi vivissimi).

Abbiamo fatto la proposta della rappresentanza proporzionale, abbiamo detto: perché volete andare avanti così con questo vostro statuto del 1888, con tre corpi elettorali, coll’esclusione di molti cittadini dal diritto di voto, in modo che dal 1904 in qua abbiamo in Municipio degli eletti non dalla maggioranza dei cittadini, ma dalla minoranza di essi? Che dico? Non minoranza dei cittadini, ma minoranza degli elettori che hanno il voto, malgrado le restrizioni. Tanto è vero che il massimo dei voti ricevuti dai democratici si ridusse da un massimo di 600 a 415! Nessuno potrà dire che costoro possano rappresentare la maggioranza o governino la città in nome della cittadinanza. Eppure questa minoranza se fosse incaricata di esercitare solo funzioni politiche o di amministrazione ordinaria e di piccolo conto, se avesse semplicemente da godere, pazienza! Ma questa minoranza deve amministrare delle industrie pubbliche, fatte con denari pubblici non solo, ma deve governare con denari pagati per gran parte dalle imposte indirette e quindi da tutti i cittadini; non solo, ma dirige un negozio di produzione e di consumo, nel quale si fissano i prezzi della luce, del gas, dell’acqua. (Bravo, applausi calorosi). Ora tutti hanno interesse in questo negozio, anche quelli che non sono gravati dalle imposte dirette perché tutti pagano per la luce e per il gas e per l’acqua; ed è questa minoranza quella che ne stabilisce la tariffa.

Che cosa abbiamo fatto in Municipio?». Qui l’oratore riassume ed illustra le proposte della minoranza, concludendo ch’essa è riuscita a: «l) muovere la discussione sulle finanze comunali, mentre prima, secondo una confessione insospetta del Popolo, ogni discussione era abolita. A Trento c’è un Consiglio comunale in cui prevalgono i poltroni, inerti, gli eremi muti. Le discussioni sono state abolite… (Popolo, novembre 1909). 2) ravvivare l’interesse dei cittadini per l’amministrazione pubblica. Prima si addormentarono con paroloni, ora si risvegliano colle cifre. E questo clericalismo? 3) costringere la maggioranza a rivedere e a correggere in buona parte le proposte della Giunta. Si risparmiarono così ai cittadini quasi la metà delle imposte minacciate e si sospese il locativo, perché la minoranza dimostrò che almeno per quell’anno non era stabilito che l’imposta fosse necessaria. E questo clericalismo? Abbiamo anche presentata una proposta perché entro un dato tempo si costituisca una commissione indipendente per l’amministrazione delle imprese municipalizzate. E questo clericalismo? No davvero, perché la proposta venne votata da tutti. Vero però che non s’è fatto nulla. E veniamo al quarto punto.

«Cosicché — conclude applaudito l’oratore - invece della riduzione della tassa sul pane abbiamo avuto una riduzione del pane su cui è aumentata la tassa». Un’altra proiezione mostra le entrate progressive dell’addizionale sul casatico, l’ultima un quadro riassuntivo in cui si vedono le imprese municipalizzate ed i 16 milioni di debiti che gravano sulle spalle dei cittadini. Da tale incubo bisogna liberarsi, bisogna risollevare Trento al posto eminente che le compete. Volete voi affidare tale compito al solo partito politico che fece così bella prova di sé o non ritenere piuttosto che sia necessario uno sforzo combinato di tutte le energie?

Ai 25 aprfle 1910 abbiamo presentato una proposta, che si elegga una commissione con l’incarico di compilare un progetto di riforma elettorale con criteri della rappresentanza proporzionale. Questa commissione viene eletta, e con grande meraviglia mia la proposta ebbe l’approvazione autorevole dell’on. Bertolini ed il' voto di tutti quanti i suoi colleghi. So che quella sera ho detto al dr. Cappelletti: Basta, mi pare che la fortuna sia troppa! Difatti la commissione è stata eletta, ma… non ha fatto niente. Parecchi mesi dopo faceva capolino l’idea di sciogliere il Consiglio comunale ed allora, per precauzione, presentai la mozione, che si rinforzasse la commissione elettorale, essendo entrati in Comune nuovi membri. Non l’avessi mai fatto! Balzò in piedi il dr. Bertolini e dichiarò che la cosa non era urgente, che d’altro canto per la proporzionale intendeva questa e non quell’altra cosa, che intendeva insomma una proporzionale senza proporzione, ossia una sproporzionata proporzionale. Qui ci volle della malafede! (Applausi).

Abbiamo domandato che si introducesse il voto femminile diretto percheé quella delle procure è una vera miseria morale. Si dice: che volete, che le donne vadano a votare? Che roba spaventosa! Sarebbe una cosa antiestetica! — dicono i liberali che dell’estetica e dell’intellettualità sono i paladini. “Turberebbe non poco la famiglia e le usanze riservate delle donne”. Noi rispondiamo: è meglio che le donne vadano colla loro scheda in un luogo per loro prescelto e gettino questa scheda nella urna elettorale, come fanno per esempio nella Svizzera e nel vicino Vorarlberg, o che si continui la bella pratica che tutti i partiti facciano della donna un oggetto di conquista e d’insidia? (L'oratore mostra a questo punto una proiezione che rappresenta le pratiche dei vaneggiamenti colle procure femminili). E conclude: combattendo per il voto femminile diretto, noi combattiamo per una causa di libertà e di democrazia. Signori democratici liberali, c’è in tutto questo del clericalismo?

Nel 1905, quando abbiamo presentato tre soli candidati (3 su 36!), allora dall’«Alto Adige» risonò il grido: fuori i clericali! E fra i nostri tre candidati c’era la persona del dr. Guido de Gentili, sull’«Alto Adige» si ghignava fingendo orrore: Un prete, un gesuita addirittura! (Ilarità) E di lui si metteva in dubbio il sentimento nazionale. Ora io affermo che il comitato elettorale incaricato di presentare le candidature, una cosa deve deplorare sopra tutte, che il dr. Gentili sia sovraoccupato in altri incarichi ben più importanti, affidati a lui dal partito e dagli elettori, e che del resto la sua volontà in riguardo sia così decisa, da non permetterci di presentare questa volta la sua candidatura per il terzo corpo. La faremmo con entusiasmo per dimostrare anche a L’Alto Adige che dopo l’attività spiegata dal dr. Gentfli alla Dieta e al Parlamento, dopo che a lui in buona parte si deve se il prestigio nazionale degli italiani specialmente ad Innsbruck si è risollevato, vorremmo vedere se a Trento non si trovasse una grande maggioranza che desse ragione a quest’uomo, il quale già in quel tempo aveva tanto lavorato per la vita pubblica! (fortissimi applausi e acclamazioni al d.r Gentili).

Ce la prenderemo forse coi radico-socialisti, coi socialistoidi come li abbiamo chiamati a suo tempo nel periodo del loro fiore, che all’inizio dell’era democratica nel 1904 s’auguravano dalle colonne del Popolo che: a Trento invece di guglie di chiese e di campanili si vedessero fumaioli e camini di fabbriche, che poi, assieme coi rossi, inaugurarono la rude campagna anticlericale, promettendo di purgare le vie di Trento dai nomi dei santi, o ce la prenderemo invece con quelli altri che allora stavano fuori e con un programma contrario si unirono coi cattolici combattendo con loro nelle elezioni del 1907? Con chi dobbiamo discutere, con chi dobbiamo lottare? L’oratore rileva altre contraddizioni di principio fra i candidati della concentrazione e continua: Forse queste persone però sono in tali contraddizioni fra loro, e su d’un campo lontano dalle discussioni che nascevano in Municipio, lontano dalla amministrazione cittadina, forse hanno un programma chiaro, stabilito, coerente con tutta la loro condotta in quanto riguarda l’amministrazione; e basterebbe?

Abbiamo fiducia che il buon senso trentino finirà col superare l’egoismo delle fazioni politiche. L’oratore termina ricordando una parabola del Mickievicz: «Una donna era caduta in letargia, e suo figlio chiamò i medici. Uno disse: “Io la curerei secondo il metodo di Brown”. Ma gli altri risposero: “È un metodo cattivo. La donna resti in letargia e muoia, piuttosto che essere curata secondo il Brown”. Allora il figlio disse: “Curatela in un modo o nell’altro, purché guarisca”. Ma i medici non volevano mettersi d’accordo né cedere uno all’altro il figlio allora per dolore e disperazione, gridò: “Oh, madre mia!”. E la madre alla voce del suo figliolo, si svegliò e fu sanata. La donna è la nostra alma città che giace prostrata e languente. L’hanno voluta curare coll’anticlericalismo, poi colla democrazia politica, poi col radicalismo, ora colla concentrazione liberale. Ma sono medicine sbagliate. Bisogna che il popolo levi alta la voce del suo buon senso, ed allora l’augusta donna si riscuote, si risolleva e scaccia tutti i medici. Questa parola del buon senso noi la invochiamo dai nostri lettori il dì dei 6 marzo» (Grandi applausi).

L'anima del militarismo

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Ben altri, come abbiamo visto, sono i motori di questo treno, e non nel campo nostro vanno ricercati i macchinisti.

Criteri direttivi

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

., nell’Austria superiore ed inferiore, il Bauernbund è essenzialmente politico e sostituisce quell’organizzazione che noi abbiamo nell’Unione politica popolare. In questo campo noi abbiamo quindi il compito non di fondare nuove società ma di organizzare più democraticamente e dare più larga base all’Unione politica popolare. In Baviera invece, p. es., e nelle altre provincie della Germania il Bauernbund è economico, cioè si occupa dello smercio e della compera dei generi di economia rurale. In tali paesi però non esiste una cooperazione del nostro indirizzo, cosicché le associazioni di contadini vengono colà ad esercitare solo una piccola parte delle funzioni che esercita la nostra cooperazione. In queste adunanze abbiamo conchiuso quindi che, in quanto ai loro scopi economici, le leghe non si presentano come necessarie. Se però per altre ragioni d’opportunità si ritenesse utile il promuoverle, si avvenisse bene, che non venissero a collidere con le funzioni e con l’ambito delle società economiche esistenti. Per soddisfare poi ad un eventuale bisogno di organizzazione di classe, che dopo accurato esame delle condizioni locali si ritenesse esistere in una data regione, venne consigliata l’organizzazione professionale ossia il sindacato agricolo di mestiere analogo a quello già esistente per gli operai industriali. Nacque così e con questo carattere, l’Alleanza dei contadini di Valle Lagarina della quale a suo tempo fu pubblicato nella Squilla il manifesto proclama. Lo stesso si fece per il bacino di Vezzano. Parallelamente il d.r Carbonari, in qualche caso per espresso incarico nostro, molte altre volte per iniziativa sua personale continuava la sua propaganda per le leghe dei contadini. Senza dubbio in tutto questo movimento non venne seguito sempre un criterio direttivo eguale, ma ritengo che l’adunanza generale non debba oramai decidere come principio se tali società si debbano fare o non fare; prima perché parte del problema è praticamente già risolto, secondo perché non è possibile applicare un principio generale a tutte le condizioni locali. Noi dobbiamo affermare alcuni criteri direttivi e poi imporre nella pratica a tutti i propagandisti che vogliono farsi iniziatori di tali società, di sottoporre all’esame di un organo a ciò stabilito, le condizioni particolari di ogni singolo caso. Per le società di carattere professionale è senz’altro chiamato a decidere il Comitato Diocesano mediante la sua Direzione o il suo Segretariato. Per le organizzazioni di carattere consorziale dovremmo pregare la Federazione dei consorzi che si assuma l’incarico di disciplinare tale movimento. Ma frattanto poiché si tratta anche dell’opportunità o meno di fondare l’uno o l’altro tipo, sarà meglio invitare i propagandisti e i fattori locali a rivolgersi senz’altro al Segretariato del Comitato Diocesano, il quale a seconda dei casi si rivolgerà per parere anche ad altre persone. L’oratore termina presentando un analogo ordine del giorno.

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