b) Noi ne abbiamo seguito di lontano le fasi: il fermento proletario — la creazione di opere economiche — il sentimento morale — la trasformazione della nostra cultura — il bisogno di un organismo nazionale; tentativi falliti: la D[emocrazia] C[ristiana] I[taliana] — l'organizz[azione] nazionale professionale — l'Opera dei congressi — l'autonomia.
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La crisi è apparente, perché molto si è trasformato in questi 14 anni — e specialmente dal 1898 in poi — di cultura, di mentalità; ci siamo avvicinati alla realtà; abbiamo fatto la dovuta distinzione fra rinascenza cristiana della società e organismi religiosi; — sono cadute le forme o fittizie o sussidiarie di organizzazione cattolica per potere trovare la via maestra degli organismi umani, dove noi dobbiamo portare la voce e la vita, e ci si è aperto il campo dell'avvenire.
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Qui sta oggi il pernio della questione politico-ecclesiastica in Italia: la tacita ed effettuale rinunzia della quale abbiamo parlato sopra è politica di grandissimi risultati, ma negativa e spontanea; e ci si è offerta come un rallentamento di resistenza, poiché a questa venne a mancare ogni fiducia nel successo più che come positivo orientamento nuo vo. Ma la politica negativa può essere un risultato o una crisi, non può essere un programma di azione; e se oggi noi non riesciamo ancora a discernere le linee d'un nuovo programma di politica ecclesiastica, adatto ai tempi e coerente, non dobbiamo meno per questo spiare ed indagare i fatti, per vedere che cosa essi ci dicono e che cosa vanno preparando.
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