Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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XII Legislatura – Tornata del 27 aprile 1875 (2a sullo schema in discussione)

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Biancheri 15 occorrenze
  • 1875
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Qui abbiamo degli interessi opposti che si contendono il campo. La strada da Gragnano ad Agerola, per Amalfi, è una strada di difficile costruzione, e forse ancora di più difficile esercizio. Essa ha di bisogno di una galleria di 900 metri.

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Anch'io desidererei una strada romantica, strada amena che passasse fra i due golfi, ma le nostre finanze ora non ci permettono di votare di queste strade: noi abbiamo bisogno di strade utili, di strade commerciali.

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Se due anni sono, quando avevamo un disavanzo triplo di quello che abbiamo oggi, si proponeva questo progetto di legge, e la Commissione faceva un rapporto favorevole, oggi che abbiamo in prospettiva un disavanzo di 42 milioni per questo anno, ridotto a soli 24 milioni per l'anno venturo, vi sembra questo il momento in cui noi possiamo essere esitanti ad approvarlo?

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Per verità, quando tra quell'epoca e il giorno d'oggi abbiamo il grande avvenimento delle elezioni generali, non so fino a qual punto possono invocarsi questi impegni.

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Ma le spese per altre strada che abbiamo votate, tutte quante hanno avuto un lungo periodo: talune tredici, talune quattordici anni, altre ancora più della legge di cui oggi parliamo. Il Gottardo stesso è un impegno che abbiamo preso, e che da alcuni anni andiamo osservando, e di cui la fine non è per anco prestabilita.

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Ieri stesso, pel restauro del palazzo di Venezia, abbiamo votato 540,000 lire divise in 14 anni. Perchè? Perchè non abbiamo voluto aggravare il bilancio tutto in un anno. Secondo la teorica dell'onorevole Chiaves avremmo dovuto venire a domandare ogni anno le 45,000 lire che occorrono per quel lavoro.

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Dissi parziale perchè, come osservai ieri, non solo il bilancio delle opere pubbliche straordinarie non sorpasserà mai il limite del bilancio del 1875, di quel bilancio che abbiamo preso a comparazione per fare tutti i nostri ragionamenti, ma diminuirà di molto e lascierà in pochi anni un margine larghissimo.

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In sostanza, a me pare che qui si tratti di stabilire per l'appunto una legge colla quale diamo affidamento di concorrere colle provincie alla costruzione di strade là dove più difettasse la viabilità; che però è necessario che si determinino le strade e il tempo in cui dovranno farsi e la spesa occorrente, che a ciò non si oppone lo Statuto, nè il regolamento, nè la legge di contabilità; che infine nessuna pratica antecedente si oppone a ciò, anzi tutta la esperienza conferma il metodo che noi abbiamo seguito. Finalmente che il bilancio non viene aggravato per la cessazione progressiva di altri impegni che avevamo, anzi rimarrà sempre al disotto del bilancio di prima previsione nella parte delle opere pubbliche straordinarie che sono votate pel 1875.

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È un fatto che abbiamo votato in passato molte proposte di leggi, colle quali si stabiliva che nelle provincie meridionali si eseguissero dei lavori in certe date epoche, e che l'esecuzione di questi lavori è stata grandemente ritardata. È un altro fatto che per legge si sono votate delle ferrovie in quelle Provincie, ma che le medesime non si sono costrutte: la linea di Conza, la linea di Benevento-Campobasso-Termoli, la linea di Aquila-Rieti.

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Altri 360 chilometri sono in corso di costruzione, e di altri 100 chilometri fu cominciata e poi sospesa la costruzione, di altri 950 circa chilometri vi sono i progetti esecutivi, e poi per 1500 chilometri manchiamo anche dei progetti esecutivi e non abbiamo che progetti di pura massima.

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Io ringrazio anzitutto la Camera di avermi usato la cortesia di lasciarmi la parola per potere spiegare il concetto, per cui noi della Commissione abbiamo accettato l'emendamento dell'onorevole Lanza.

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Ha soggiunto ancora: io desidero tanto più che queste 500,000 lire siano stanziate unicamente per gli studi, in quanto che nel 1877, qualora noi non abbiamo raggiunto il pareggio, la Camera sarà libera di poter rivocare la sua deliberazione.

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Quando il Parlamento non s'impegni nella costruzione delle strade stabilite in questo progetto di legge, e d'altronde uomini autorevoli di questa Camera vogliono lasciarsi liberi per l'avvenire, io riconosco la probabilità che un giorno o l'altro veniate a dirci: ma alfine noi non abbiamo fatto altro che degli studi; non abbiamo inteso che d'impedire il deperimento di opere cominciate; noi possiamo rimandare ad un altro anno il cominciamento dei lavori.

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Noi abbiamo una mira diversa dalla vostra; e non soltanto guardiamo a favorire lo sviluppo del benessere materiale e morale delle provincie nelle quali vanno ad eseguirsi queste strade; ma noi abbiamo un altro intento; noi vogliamo restare uniti come partito; noi sappiamo che abbiamo una condizione sola per restare uniti; noi sappiamo che il concetta del pareggio ci unisca e quello delle spese ci divide. Or bene, signori, tutto il nostro contegno che esprime vero tormento per ottenere una riduzione di spesa, non traduce già la incertezza di divisamente non lascia supporre concetti insidiosi, ma è il risultato di ricerche faticose per mantenere l'accordo tra di noi, e potere ad un tempo mostrarci bene volenti a spendere fin dove le nostre forze lo permettono senza mai fare ii sacrificio dell'intento principalissimo che ci muove e che ci è guida, il pronto pareggio.

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Noi non solo vorremmo incominciare dal 1877, ma effettivamente abbiamo già incominciato e continueremo ad eseguire le strade comunali nelle provincie meridionali.

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XII Legislatura – Tornata del 3 marzo 1875 (2a sul bilancio in discussione)

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Zaccheroni 30 occorrenze
  • 1875
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Secondo me, non ci sono che due metodi: o presentare tanti progetti di legge speciali, ed è quello che abbiamo fatto in passato; oppure approvare un piano organico che ripartisca la spesa in diversi anni, e sia talmente determinato da far conoscere alla rappresentanza nazionale in qual modo la spesa dovrà essere erogata.

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E pur troppo anche nella nostra storia abbiamo potuto imparare che con navi di mediocrissimo valore militare, in confronto alle nostre, si possono ottenere dei risultati abbastanza felici.

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Ebbene, io dico che nel plano organico queste mutazioni si possono prevedere, e poi noi abbiamo la discussione dei bilanci, durante la quale si può provvedere a queste insolite emergenze, cui potrebbesi rimediare con speciali disposizioni legislative.

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E questo ordinamento studiato, meditato, è tanto necessario nel nostro paese, perchè qui non solo siamo costretti ad affrontare quello che in Francia fa detta una della più difficili imprese, cioè costituire nel tempo stesso un grande esercito ed una poderosa marina: impresa davvero ardua, perchè una cosa sola si può far bene, farne bene due è difficile; ma noi abbiamo da combattere un altro nemico; abbiamo non solo queste due difficoltà, ma ne abbiamo una terza da vincere, ed è la guerra che abbiamo da fare al disavanzo.

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Abbiamo una marina, ma una marina debole, come ho detto nella seduta dell'altro ieri. Noi dobbiamo procedere ad averne una più forte.

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Ora, siccome abbiamo pochi quattrini, impieghiamo un lungo tempo ad imitare questo bastimento, e quando questo stesso bastimento viene ad essere varato, è già vecchissimo. Seguendo questo sistema, si verrebbe quindi ad avere un arnese vecchio invece di averne uno nuovo e buono. Questo sistema adunque, che sembra prudente, in realtà non lo è, ed io non lo consiglierei.

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Di corazzate, noi ne abbiamo due in cantiere e vi si lavora con tutta l'energia possibile.

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Un bastimento come il Dandolo o come il Duilio vale da sè tutta una flotta di queste vecchie corazzate che abbiamo.

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Inoltre, o signori, contro le corazzate c'è un altro intoppo, i cannoni che noi abbiamo ed avremo; i cannoni del Duilio foreranno facilmente a 2500 metri le più forti corazze come quella dell'Inflexible. A che giovano dunque queste corazzate?

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Come vedrete, è una questione in gran parte oziosa, perchè non abbiamo scelta: denari non ve ne sono.

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Io accennava soltanto alla necessità di diminuire gradatamente alcuni servizi secondari della marina, onde erogarne le somme nell'aumento delle nostre forze navali, che sono runico scopo per cui noi abbiamo un bilancio ed un Ministero di marina. Tutto deve essere sino ad un certo punto sacrificato al fine precipuo di avere una flotta navale massima.

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E noi, Ministero e Parlamento, che da tanti anni abbiamo speso tesori, non solo non siamo ancora giunti ad avere cantieri delio Stato utili abbastanza da emanciparci dall'industria straniera, ma nulla abbiamo fatto perchè l'industria nazionale privata possa anch'essa essere alimentata e progredire.

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Quando noi abbiamo pregato l'onorevole ministro della marina di intervenire ad una riunione della Commissione, lo abbiamo allora interrogato circa il Cristoforo Colombo, e l'epoca in cui questa nave poteva essere varata, allestita e dichiarata pronta a servire. L'onorevole ministro della, marina rispose, che abbisognava ancora pressochè un anno perchè il Cristoforo Colombo potesse essere varato. Ora tutti sanno che dal giorno del varamento, all'epoca dell'allestimento completo di una nave, corre ancora un periodo abbastanza lungo. Anzi i tecnici, da noi interrogati, ci dissero che si richiedeva almeno un anno e mezzo per allestire il Cristoforo Colombo, cominciando dal tempo in cui la nave era stata messa in mare.

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Noi nella marina militare abbiamo un numero di giovani ufficiali ricchi di studi e forti di cuore, che, se fossero sotto un buon comando, potrebbero rendere grandi servizi all'Italia e purgarla dalla macchia la quale restò incancellata dopo il 1866.

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Come io ho fatto osservare abbiamo tutto impegnato, tutte le costruzioni che possiamo fare sono già sui cantieri, e i pochi milioni che rimangono è opportuno che siano impiegati tutti a spingerli avanti. Io domandavo appena grazia per un misero porta-torpedini, onde poter iniziare quello che io credo un savio mezzo di difesa, confortato in ciò dal ministro della marina americana.

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E questi concetti devono tanto più essere prontamente applicati, lo ripeto per l'ultima tolta, in un paese dove dovendosi combattere la guerra del disavanzo, abbiamo lo strettissimo dovere di evitare qualsiasi spesa inutile.

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Come osserva la relazione, noi non abbiamo in paese fabbriche d'artiglieria; le nostre artiglierie di grande portata si costruiscono all'estero, e ci vengono di là. Noi non abbiamo fabbriche d'armi; ed io comprendo che il ministro della guerra possa avere una direzione generale per le armi speciali, perchè con tutti gli arsenali di terra, i quali sono esclusivamente arsenali d'artiglieria, con fabbriche d'armi e con laboratori^ il servizio medesimo acquista una grande importanza, diversa affatto da quella che ha nella marina. Ma la stessa questione per la marina si presentava alla vostra Commissione sotto un altro punto di vista. Gli ordinamenti della marina hanno distinto sempre il Ministero della marina in vari rami speciali, che si chiamavano prima divisioni, poi direzioni generali; direzione generale del personale e del materiale, direzione generale di contabilità e quella della marina

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Nè vale l'esempio delle direzioni generali che noi abbiamo accordato, o per meglio dire, che la Camera ha accordato all'onorevole ministro dell'istruzione pubblica. In primo luogo là si trattava del complemento di un ufficio separato che corrisponderebbe quasi all'adesione che la Commissione del bilancio diede alla proposta dell'onorevole ministro della marina per cambiare l'attuale direzione della marina mercantile in direzione generale. Anzi si

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Noi abbiamo credito che sia preferibile di tenere

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Noi non ne abbiamo veduto la necessità, perchè in Italia non abbiamo fonderie di grossi cannoni, e perfino i fucili per la marina furono ordinati all'estero, e di un calibro diverso da quello dell'esercito, ciò che ad alcuni parve tutt'altro che opportuno. Non avendo dunque fonderie di cannoni, e non avendo fabbriche d'armi, non vi è ragione sufficiente per istituire una direzione generale.

Pagina 1758

Le ragioni, per le quali noi non abbiamo creduto opportuno di istituire questa direzione generale, sono chiaramente espresse nella relazione, e furono molto bene ripetute dall'onorevole relatore.

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Io dirò che sono venuto in questa conclusione per un senso piuttosto opposto, che cioè sia necessario di assicurare questo servigio delle artiglierie e torpedini nel mentre abbiamo appunto un ministro tecnico, ma essenzialmente per averlo bene organizzato per quando non ci sia più un ministro tecnico. Nei regimi costituzionali domani possiamo avere dei ministri della marina che non siano non soltanto tecnici, nemmeno marinari, ma amministratori e uomini politici; ne avemmo degli esempi, l'onorevole nostro presidente e l'onorevole Depretis, che hanno retto tutti e due il Ministero della marina, e potrebbero essere chiamati nuovamente a questa carica, nè credo che le cose della marina non possano procedere se non sono rette da un officiale del corpo della marina; sono dell'opinione anzi che un uomo politico può reggere benissimo quel dipartimento, ed è essenzialmente per questo caso che io credo che sia bene che tutto il servizio speciale delle artiglierie e torpedini abbia alla sua testa un uomo, il quale, essendo direttore generale, si senta una forza molto superiore che se non sia un semplice capo di divisione; poichè se c'è un tecnico come l'onorevole ministro della marina attuale, chiamerà questo capo a sè, e lo dirigerà; ma se non vi è un tecnico, o se il ministro della marina sarà astratto in altre cure, questa divisione dipendendo dal direttore generale del materiale, cioè di un ingegnere navale, verrebbe a trovarsi alla dipendenza di un uomo tecnico bensì, ina dedito ad altre specialità, il che mi pare un inconveniente, poichè sembrami bene che due servizi speciali così distinti facciano capo direttamente al ministro senza venire assorbito uno dall'altro.

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Non abbiamo ancora discusso ed approvato il sistema delle torpedini, e creiamo la direzione generate delle torpedini, prima di sapere so questo nuovo sistema funzionerà.

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L'onorevole ministro della marina deplorava la scarsezza degli ufficiali e ci faceva sapere che, per mantenere le navi che restano, occorrerebbero 600 e più ufficiali, e che ne abbiamo in realtà poco più di 400. Se egli vorrà anche da questi prenderne una parte e portarla alla direzione generale di artiglieria e torpedini, allora i 400 si andranno sempre più assottigliando, e neppure la metà delle navi saranno provviste di ufficiali.

Pagina 1760

Relativamente al timore che le navi difettino di personale, giova notare che è bensì vero che non abbiamo di certo esuberanza di personale per le navi, onde conviene procurare di aumentarlo: ma, come è pure a notizia dell'onorevole Nicotera, quelle navi non sono un aumento di forza. Esse sono tenute presentemente come un mezzo di esercizio per gli ufficiali, come un ammaestramento alla guerra. Ora, nessuno ammaestramento migliore per gli ufficiali che quello di esercitarsi nelle materie di artiglieria, come faranno essendo addetti al Ministero della marina.

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Ora noi, dopo questo voto, dobbiamo considerare che abbiamo due grandi categorie di spese nel bilancio della marina: una per mantenere e riprodurre il materiale che resta, l'altra per le nuove costruzioni.

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Noi abbiamo già cominciato colla legge stesse, votata ieri, a portare nella parte straordinaria del bilancio ed a mettere con questo atto in evidenza la spesa che il Parlamento deve stanziare per le nuove costruzioni navali: questo voto ci porta a ciò che il bilancio della marina vuol essere in molte parti rifatto.

Pagina 1764

Io non ho preso la parola nella parte del personale, perchè quest'anno non credo convenga farvi mutazioni; ma, arrivati al materiale, siccome, secondo lo stesso progetto del Ministero, sta che per due milioni e mezzo o tre milioni la spesa della manutenzione e del[l]a riproduzione del materiale esistente viene risparmiata, perchè riguarda quei 50 milioni di materiale che abbiamo deliberato di alienare, questi tre milioni bisogna unirli ai sei milioni stanziati nel capitolo 28 per la riproduzione del naviglio, e formarne una somma sola con quella che abbiamo ieri mandata ad iscriversi nella parte straordinaria del bilancio. Mi pare che, dopo il voto di ieri, questo sia inevitabile.

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L'osservazione fattami dall'onorevole ministro, che noi non possiamo tener conto della legge che abbiamo ieri votata, finchè non sia passata al Senato e firmata dal Re, è giustissima. Io peraltro non aveva fatto che una semplice riserva od un'avvertenza; ma la questione verrà poi al capitolo 23. Io mi riservo quindi di parlare sulla proposta della Commissione quando saremo all'articolo 23.

Pagina 1765

XII legislatura – Tornata del 12 maggio 1875

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Biancheri 5 occorrenze
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Onorevole relatore, questo argomento è molto comodo quando non si vuole eseguire rigorosamente la legge, poichè lo spirito della legge l'uno lo intende in un modo, altri in un altro, e ne abbiamo degli esempi recentissimi.

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Ma, quando il Parlamento dà una somma limitata al potere esecutivo perchè se ne serva in casi imprevisti, e si riserva inoltra il diritto di approvare caso per caso il prelevamento fatto, il dire che se ne può servire in un tempo anzichè in un altro, sarebbe spingere le cose all'estremo, per finire poi col ritornare al sistema di contabilità, che abbiamo abrogato.

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Onorevole ministro, la questione non consiste nel confronto della legge antica colla nuova, consiste invece in questo: se data la legge che noi abbiamo, intesa questa legge secondo la sua lettera ed il suo spirito, applicati i principii che l'hanno dettata, l'interpretazione datavi dal potere esecutivo sia corretta.

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Creda pure l'onorevole ministro che se furono molti i risultati ottenuti negli ultimi anni a confronto di quelli che si ottenevano nel tempo precedente; che se l'amministrazione carceraria ha ragione di lodarsene, tenuto conto che si partiva quasi dal nulla, ciò non di meno non abbiamo luogo a rallegrarci di tali risultati se li poniamo a confronto con quelli che si ottengono negli altri paesi.

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Pagina 8187

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