Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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X Legislatura – Tornata del 24 aprile 1869

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Mari 14 occorrenze
  • 1869
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Ma non basta: da Genova per andare a Venezia abbiamo i convogli diretti che si fanno passare per Bologna, e da Genova a Venezia transitando per Bologna vi sono 19 chilometri di più di quello che non vi sia passando per Milano e Verona, aggiungete a questi 19 chilometri altri 25 di più per il giro di Alessandria, e si ha così l'inconveniente e lo sconcio che i viaggiatori i quali partono da Genova per andare a Venezia devono percorrere 44 chilometri di più di quello che sarebbe necessario.

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Evidentemente noi abbiamo già un danno in questa cosa, in quanto che la Francia, la quale non può veder di buon occhio che la valigia si svii dal porto di Marsiglia, cercherà di fare il possibile perchè le sue ferrovie e diligenze non arrivino in coincidenza colla nostra ferrovia a Suga, Ora, se noi per trascuranza non procureremo almeno di rendere più celere il servizio

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Quando noi abbiamo stanziati in bilancio 2 milioni pel corpo del Genio civile, lo ripeto, signori, non so come si possano spendere altre 700 mila lire per mantenere un secondo corpo le cui funzioni potrebbero essere assai bene disimpegnate dal primo.

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Noi abbiamo qui una grande compagnia padrona della maggior parte della rete, poi abbiamo due piccoli tronchi innestati in questa rete principale, i quali sono i tronchi da Voghera a Pavia, e da Pavia a Cremona, che appartengono ad un'altra società. È bensì vero che la società dell'alta Italia esercita anche questi tronchi; ma è altresì probabile che abbia una preferenza per le linee che a lei appartengono e da essa sono possedute, e che in luogo di sviluppare il traffico sul tronco di Voghera che mette a Pavia passando il Po a Mezzanacorti, cerchi di attirare il movimento sul tronco di Torreberretti a Pavia, e in avvenire su quello da Vigevano a Milano, che pure diverrà di sua proprietà.

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Prego l'onorevole ministro dei lavori pubblici d'affrettarne la presentazione anche per questo, che la società dell'alta Italia si è obbligata ad assumere l'esercizio di questi tronchi secondari in forza dell'ultima legge che abbiamo votata, ma solo pel termine di cinque anni. Ora io temo che, se si ritarda di troppo la presentazione di questa proposta di legge, possa scadere il termine fatale e diventi poi impossibile esercitare questi tronchi quando essi fossero costruiti. Trattandosi di piccole linee, non può esercitarle una compagnia speciale, è mestieri che l'esercizio ne sia assunto da una grande compagnia fornita di poderoso materiale mobile.

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Siccome nè l'onorevole Valerio nè io abbiamo avuto risposta dall'onorevole ministro dei lavori pubblici (come ieri osservava nel bellissimo suo discorso l'onorevole Sormani), così desidero sapere dall'onorevole Pasini se, sì o no, egli intende di mettersi d'accordo colla società dell'alta Italia e con quella delle meridionali per avere un treno espresso che corra dai piedi delle Alpi al mare, vale a dire da Susa a Brindisi.

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Io mi sono permesso di entrare in siffatti particolari per mettere bene in sodo questa questione e stabilire questo fatto, vale a dire che abbiamo ottenuta una velocità tale da rispondere alle esigenze del nostro movimento.

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In quanto a me, accettando in principio la teoria così bene illustrata ieri dall'onorevole nostro collega Sormani, credo nondimeno che, in ordine alla questione della velocità, noi, nelle condizioni commerciali e di traffico in cui ci troviamo, non abbiamo gran fatto da desiderare.

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Evidentemente con tali prodotti è impossibile pretendere che queste società abbiano a raddoppiare il numero dei loro treni; e noi stessi, nel nostro interesse, non abbiamo da desiderarlo, perchè, ove l'onorevole ministro dei lavori pubblici trovasse modo di far raddoppiare i treni, il suo collega ministro delle finanze, dovendo poi fare i conti alla fine dell'anno, invece di 55 milioni di garanzie, dovrebbe pagarne 60 o 70.

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In Francia invece, la ragione principale di questi risultati, l'accennava l'onorevole mio amico Sormani-Moretti, ed è quella che il Governo non ha dei canonicati di sorveglianza come abbiamo noi, ma il commissario ferroviario è realmente un'autorità superiore, attiva e rispettata, la presidenza del quale, se non erro, è affidata al prefetto, che sa esercitare il maggiore prestigio per ben condurre quelle società.

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tanto è vero che non abbiamo più in vigore molte di quelle dell'anno scorso che erano pel commercio di certi luoghi alquanto vessatorie, e furono mutate,

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Soggiungerò a questo proposito che abbiamo mandato in Germania da molti giorni e per la seconda volta un nostro incaricato, il cavaliere Biglia, per trattare colle amministrazioni di tutte quelle ferrovie ed istituire, se fosse possibile, una corsa celere speciale che da Ostenda giunga a Verona, e prosegua poscia verso Brindisi. Sembra però che questa corsa celere settimanale non si sia potuta stabilire, ma invece abbiamo ottenuto che una corsa quotidiana da Ostenda verso Verona sia resa più celere che sarà possibile, e così noi avremo ben presto, per la via di Ostenda per Verona a Brindisi, attivata all'Inghilterra una comunicazione che si avvantaggerà sopra quella per Marsiglia di 24 ore almeno, e sarà certamente preferita per chi deve recarsi dall'Inghilterra in Egitto e viceversa.

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Questo treno speciale, o signori, gioverà ad assicurare il passaggio, attraverso l'Italia e verso i paesi di levante, dei passeggieri e delle corrispondenze provenienti specialmente dall'Inghilterra, che saranno assai sollecitamente condotte per il Cenisio a Brindisi; ma non servirà ancora al trasporto della valigia delle Indie, perchè al trasporto di questa valigia attraverso il Cenisio abbiamo un'opposizione sì viva e durevole che esso probabilmente non potrà avere principio se non quando il traforo del Cenisio sarà terminato. Ciò però non toglie che non si debba fin d'ora attivare questo treno speciale e celere da Susa fino a Brindisi e facilitare quindi tutte le relazioni commerciali col Levante.

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È un grande ufficio dei Ministero dei lavori pubblici che si chiama con questo nome, e potrebbe esser chiamato direzione generale delle ferrovie, come abbiamo direzioni generali per le poste, per i telegrafi, per le acque e strade, ecc., che tutte insieme costituiscono il Ministero dei lavori pubblici. Se il commissariato delle ferrovie fosse stato semplicemente considerato come una direzione generale del Ministero dei lavori pubblici, e gli fosse stato dato questo titolo, nessuno si lagnerebbe in particolare del commissariato delle strade ferrate; si direbbe soltanto che la direzione generale del Ministero incaricata di sorvegliare le strade ferrate non fa il suo dovere, ma non si proporrebbe mai l'abolizione di quella direzione.

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X Legislatura – Tornata del 16 marzo 1869

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Mari 23 occorrenze
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Abbiamo poi potuto ottenere, senza soppressione di corsa, dalla compagnia Florio un'altra economia di circa 54 mila lire sul servizio fra Palermo e Livorno; ma, malgrado questa riduzione, mancherebbero ancora più di 50 mila lire per compiere tutte quelle economie che sono state prescritte dalla Camera.

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Quest'economia il Ministero non poteva farla che sui contratti Florio e Rubattino, perchè gli altri contratti erano assoluti e non si prestavano a scioglimento o variazioni; abbiamo consultato anche il Consiglio di Stato; e la compagnia Peirano e Danovaro, se si avesse voluto ridurre le sue corse, avrebbe potuto intavolare una lite, e l'erario sarebbe stato costretto a pagare.

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Dobbiamo adunque conservare ciò che abbiamo, ma anche migliorarlo assiduamente. Se è mestieri

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Verrà tempo in cui l'Italia primeggierà anche sui mari; ma ora abbiamo maggiore bisogno di provvedere all'armata di terra e ad assicurare i nostri confini attorno alle Alpi,

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Io non verrò già alla conclusione di distruggere o vendere il naviglio militare che abbiamo. Ma dirò: teniamo solo tante navi da guerra che bastino a far fronte, occorrendo, all'Austria ed alla Prussia (la Prussia fa ogni sforzo per divenire potenza marittima), e quanto basti oltracciò a proteggere il nostro commercio, i nostri agenti diplomatici e i nostri consoli.

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D'altro canto dobbiamo notare parecchie circostanze sfavorevoli: molte delle nostre città sono in riva al mare, alcune delle nostre isole sono in possesso degli stranieri; abbiamo difetto di cantieri ed arsenali militari (soprattutto la Spezia richiederebbe urgenti e larghi provvedimenti); manchiamo di legnarne da costruzione, di legna da fuoco e combustibili fossili. Non possediamo neppure una colonia, e la nostra marina mercantile è molto al di sotto anche di quella della Francia.

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Abbiamo due grandi isole, una delle quali la Sardegna che fu sempre ritenuta come la chiave del Mediterraneo. Parmi che tali interessi dovrebbero bastare per animarci ad organizzare potentemente la nostra marina.

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Non so se la Camera sappia che, allorquando i nostri marinai disertano, per esempio, in America dove noi abbiamo un grandissimo commercio, si presentano ai consoli per avere un certificato di nazionalità: e, ottenutolo, che cosa fanno? Si recano da un capitano e cercano di imbarcarsi.

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In Italia abbiamo la rilevante cifra di 155,747 inscritti marittimi, dei quali 131,497 addetti alla navigazione e 24,250 occupati nelle arti ed industrie marittime. Questo personale è distinto per sobrietà, coraggio ed intelligenza, tanta fama si è acquistata presso le altre nazioni, che essendo molto bene retribuito e ricercato, troppo sovente abbiamo a lamentarne le diserzioni. Il ministro della marina ha creduto dover suo nominare una Commissione per vedere appunto quale potrebbe essere il mezzo d'impedire questi fatti i quali recano incaglio e danno non lieve al nostro commercio.

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Ma a queste nuove stazioni che vi propone la Commissione io ne aggiungerei, se non in quest'anno, per non aggravare di troppo il nostro bilancio, ne aggiungerei, dico, altre due, le stazioni di California e d'Australia, nelle quali noi abbiamo numerosissime colonie.

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Ma, se dobbiamo aspettare ancora qualche tempo per ottenere quest'intento, possiamo almeno migliorare di qualche poco la nostra marina, come vi è raccomandato dalla Commissione del bilancio, col fare qualche nuova costruzione e col riparare i bastimenti corazzati che abbiamo, i quali presentano una forza di circa una metà di quella della marina francese.

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Se noi non abbiamo questa squadra, le massime di lord Jervis, tanto importanti pel bene della marina, le quali sono citate dall'ammiraglio Jurien de la Gravière, evidentemente non si potrebbero applicare.

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Abbiamo la Roma, abbiamo la Venezia, le quali sono due bellissime ed ottime fregate corazzate. Ma io vorrei che su questo punto si andasse un poco più adagio.

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Certo noi abbiamo degli ingegneri costruttori i quali si distinguono per aver fatti eseguire magnifici bastimenti, dei quali hanno dotato la marina militare.

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Leggendo la relazione scritta così forbitamente dall'onorevole D'Amico, mi fece una penosissima impressione lo scorgere come noi abbiamo 100 guardie marine in più del nostro attuale bisogno, e che sopra un personale di 420 ufficiali di vascello, se non erro, noi contiamo press' a poco la metà di guardie marine, ossia 194, se non vado errato.

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Cento guardie di marina noi le abbiamo in più, secondo che rilevo dalla relazione; frattanto abbiamo sempre le scuole di marina, le quali tutti gli anni danno il loro contingente.

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Che abbiamo di fronte a questi sei milioni e mezzo?

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L'onorevole Casaretto, che è qui mio vicino, potrà dirvi quante lotte abbiamo dovuto sostenere onde far sì che a Chiavari ed a Recco sorgesse un cantiere, perchè il ministro dei lavori pubblici o, meglio, i suoi ingegneri si erano fitte nella mente le idee le più straordinarie, volevano, per esempio, che i comuni facessero i cantieri a loro spesa e poi li regalassero allo Stato.

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Noi abbiamo, se non erro, quattro compagnie, le quali hanno un contratto determinato che dura per un certo tempo; locchè vuol dire che, quando quelle compagnie crederanno conveniente di non più continuare nel servizio postale negli ultimi anni, non rinnoveranno più il loro materiale e disdiranno il contratto, e così, malgrado che l'Italia nel periodo di dieci o dodici anni abbia speso sessanta o settanta milioni per sussidiare questi vapori postali, può darsi che un bel giorno essa

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Io debbo ricordare, e qui lo nomino per titolo di giustizia ed a cagion di lode, che tutte le volte che per l'affare dei cantieri noi ci siamo rivolti al ministro della marina, abbiamo sempre trovato presso il medesimo un valido appoggio ed un'efficace protezione. Io devo citare precisamente l'onorevole mio amico Pescetto, il quale, a proposito di questi cantieri, anzi di quello di Lavagna, rappresentava al ministro dei lavori pubblici, come per le disposizioni del Codice della marina mercantile sacre fossero le spiaggie, e dovessero essere esclusivamente conservate agl'interessi di quella potente industria che è la navigazione, e non fosse lecito per un meschinissimo e mal combinato calcolo volerle sciupare ed anzi rovinare.

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Verrà tempo, soggiunsi, in cui l'Italia brillerà anche sul mare, ma per ora abbiamo bisogni più urgenti e dobbiamo andare adagio in queste spese, tanto più che i cambiamenti continui, che si fanno negli armamenti navali, rendono incerto se ciò che è buono oggi sarà buono anche domani.

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È vero o non è vero quello che risulta dalla relazione stessa che abbiamo sotto gli occhi, che, cioè, questa relazione fu fatta e pubblicata con assenso del ministro? È vero o non è vero ciò che non risulta dalla relazione, ma che mi fu affermato, che, cioè, la medesima sia stata stampata a spese dello Stato?

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X legislatura – Tornata del 18 febbraio 1869

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Mordini 1 occorrenze
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Signori, è altamente necessario che sia tenuta alta quanto più puossi l'autorità delle istituzioni che abbiamo l'onore di rappresentare; e per tenersi alta è supremo bisogno pensare alla nostra dignità di rappresentanti la nazione.

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X Legislatura – Tornata del 17 maggio 1869

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Mari 3 occorrenze
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Ed ecco perchè, vedendo come dai primi dì del gennaio, epoca nella quale tutti ci attendevamo, promessa in dicembre, l'esposizione finanziaria, noi siamo giunti a poterla udire appena oltre la metà d'aprile, e come abbiamo già varcata la metà del quinto mese dell'anno senza che le conseguenze pratiche di questa esposizione finanziaria vengano paranco tradotte nei disegni di legge da sottoporsi alla sanzione della Camera, io ravviso la necessità ineluttabile che non sia differito più a lungo l'adempimento delle promesse fatte alla Camera dall'onorevole ministro delle finanze.

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Mi permetterò di richiamare la sua attenzione sulla convenienza di esaurire questa pratica al più presto; è mestieri che noi abbiamo sott'occhio quei conti affinchè, dopo il loro esame, nell'apprezzamento della sua condotta, come amministratore dello Stato, possiamo ravvisare se egli abbia tenuto cura dei veri interessi dello Stato medesimo, nel modo con cui permise l'emissione di quelle obbligazioni.

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Ora, io mi ricordo benissimo che l'onorevole generale Menabrea quindici giorni fa ci diceva: noi ieri abbiamo rassegnate le nostre demissioni nelle mani del Re, che le ha accettate. Dunque tutti e nove i ministri ebbero la loro nomina, epperciò i sette ministri deputati debbono essere sottoposti ad una nuova prova per parte degli elettori, il cui diritto è sacro.

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