Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Otto giorni in una soffitta

204651
Giraud, H. 12 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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È una vera fortuna che tu abbia i capelli tagliati, - dice a Nicoletta. - Coi riccioli sarebbe stato impossibile. - La fanciulletta è pazza dalla gioia. Questa passeggiata di sera, in giardino, assume l' importanza di un'avventura fantastica, d'una spedizione lontana e pericolosa per la quale le precauzioni non sono mai troppe. E i quattro fanciulli attendono, con impazienza, l'ora della cena. Quando risalgono, trovano Nicoletta vestita da ragazzo, ed è per essi, benchè se lo aspettassero, una sorpresa. Il vestito di Maurizio le sta a maraviglia. - Potranno benissimo prenderla per me. - Salvo i capelli, - dice Alano. Poichè, nonostante il taglio di Maurizio, Nicoletta è sempre pettinata da bambina. Il piano è fatto: bisogna metterlo in esecuzione. Intanto è giusto che lascino alla fanciulla il tempo di cenare. Francesco e Nicoletta aspettano che Alano e Maurizio scendano, per vedere se la via è libera. Arrivato in giardino, Maurizio andrà subito a nascondersi e Alano fischierà per dare il segnale che Nicoletta può venire. E infatti tutto procede così. Ma il fischio di Alano sì fa aspettare tanto. Francesco è inquieto e Nicoletta ha paura. Infine, dopo qualche minuto, si sente il segnale. Francesco trascina Nicoletta correndo. Eccoli tutti e quattro riuniti in giardino. - Non potevo fischiare, - dice Alano - perchè Maria era nel vestibolo. Non voleva più andarsene. - A che cosa giochiamo? - domanda Maurizio. - A nascondino, sotto gli alberi; così Nicoletta si divertirà e potremo correre. - Viene in tal modo organizzata una grande partita, e i quattro fanciulli sono così intenti a giocare che dimenticano tutto. Ma Maria non dimentica l'ora, e viene sull' ingresso per chiamare i fanciulli e metterli a letto. Ma siccome essi non la sentono, aspetta un istante e li sente ridere. Guarda in fondo al giardino; è quasi buio e distingue soltanto

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Aveva fatto rizzare una scala per rimettere il vetro del flnestrino che era rotto, e mentre il vetraio era in cucina sono scappata senza che mi abbia vista, sono sallta sul tetto e mi sono nascosta dietro un comignolo. Essa non si è immaginata che fossi là: ho visto che ha chiuso il finestrino. Allora sono venuta camminando carponi, perchè avevo un po' di vertigine, e fortunatamente sono capitata subito davanti al finestrlno buono. - Allora abbiamo il tetto in comune con quella vecchia strega? - Non lo so, - risponde Nicoletta. - Ho dovuto salire un po'.... c' è framezzo un tetto più piccolo. - lo stesso: - dice Maurizio - per essere una bambina è stata coraggiosa a venire per il tetto. - È nostra figlia, - risponde con dlgnità Francesco, come se per questo ne avesse acquisito anticipatamente le virtù. - Bene! - dice Alano. - Allora quella vecchia non verrà a cercarti qui. - Ma intanto, a qualunque costo la difenderemo! - esclama in tono bellicoso Maurizio. - Nicoletta è nostra! - Francesco scuote la testa. - Sì.... ma io penso che sia più prudente nasconderla, perchè, sai.... alle persone grandi, e per di più cattive come mamma Duflet.... - Sì.... ebbene? - Ebbene, anche se hanno torto, tutti danno loro ragione. - È proprio vero, - approva Nicoletta in tono sconsolato. - Intanto, - dice Alano che si dà daffare per mettere insieme la camera di sua figlia - bisogna andare a cercare dei lenzuoli nel guardaroba. Ma blsognerà tenere occupata Maria durante questo tempo, poichè essa è sempre lì. - La terrò occupata io, - risponde Maurizio. - Che cosa farai? - domanda Nicoletta incuriosita. - Fingerò di andare a rubare un po' di dolce nella stanza da pranzo, e lei allora mi seguirà.

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Ma alla fine s' intendono, e i tre babbi, lieti di ritornare fratelli, sono ancora più felici che la mamma abbia accolto così bene Nicoletta. - Sì, - dice la mamma un po' severa - non voglio sciuparvi questa bella giornata sgridandovi, e rattristare Nicoletta, ma sono però molto afflitta di tutte queste menzogne. - L' intenzione era buona, però, - obietta Alano. - Non erano bugie cattive, - aggiunge Maurizio. - Una bugia è sempre cattiva, - riprende la mamma. - Perchè non mi avete scritto? - Francesco riprende la parola: - Avevamo paura di farti interrompere la cura, mamma; ed eri così sofferente, quando partisti! - Infine, - dice la mamma - per oggi non ne parliamo più: è giorno di gioia. - Ma ecco che arriva Maria, la quale non riesce a capire la storia se non dopo molto e molte spiegazioni. La sua

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. - Ed è il solo che ne abbia avuto davvero. I nove anni di Maurizio, gli undici di Alano, non si erano mai resi conto, come si rendeva conto lui, della loro responsabilità. Quanto a Nicoletta, ha avuto sempre fiducia, ma era talvolta un po' sola.... e consente volentieri a divenire la sorella di Francesco, poichè in tal modo ha una mamma che, così le dice il suo cuore, prenderà il posto della sua. E il tenero bacio che essa riceve, coricata nel suo lettino, glielo conferma. FINE

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- Prima che Nicoletta abbia il tempo di rendersi conto di ciò che succede, i tre fanciulli sono scomparsi come fantasmi. La fanciulletta siede sulla graziosa poltroncina un po' zoppa che Alano ha scovato per lei, appoggia la testa bionda sulla spalliera e riflette. Pensa alla sua nuova famiglia, ch'ella stessa si è scelta; pensa che non sarà forse sempre molto piacevole stare rinchiusa in quella soffitta. Ma che importa? Tutto è preferibile a quella mamma Duflet così cattiva. Sente che i suoi nuovi amici le vogliono già bene, e, senza cercare altro, il suo povero cuoricino tenero, bisognoso di affetto, sussulta di felicità. A sette anni non si può riflettere alle conseguenze di un'adozione in una soffitta; e i tredici anni di Francesco non hanno dimostrato di rifletterci di più. C' è un'altra cosa alla quale Francesco non ha pensato e che comincia a impensierire Nicoletta. E quando Maurizio arriva tutto scalmanato porgendole la maravigliosa bambola, che non è affatto un giocattolo, ma un oggetto artistico, Nicoletta può appena esprimere la sua ammirazione. Misteriosamente, a voce bassa, la fanciulletta confida il suo tormento a Maurizio. Questi la prende per la mano e la conduce fuori della soffitta. - Là, - indica il ragazzo, mostrando una porta che dà sulla scala tra la soffitta e il piano inferiore. - Ma non andarci di sera; Maria e Leonia ti sentirebbero. Capisci, è quello delle domestiche.... Ma non fa niente, vero? - chiede con voce ansiosa. E, rassicurato da Nicoletta, egli la riporta dietro il paravento con la sua bambola e se ne va. Quando arriva alla porta un' idea lo trattiene, torna indietro correndo, passa le braccia intorno alle spalle di Nicoletta e la bacia teneramente. - Oh, Maurizio, - dice la fanciulletta, con gli occhi brillanti di lacrime di gioia - come vi voglio bene a tutti e tre! - E Maurizio, convinto, risponde: - Anche noi, sai, Nicoletta; e ti custodiremo bene. - Una bambina!... Se Maria li vedesse! Intanto Nicoletta è in estasi davanti alla bambola. Non ne aveva mai sognata una così bella! È quasi troppo bella! Nicoletta è un po' intimidita:

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Ma la sua contemplazione viene interrotta bruscamente: Maurizio non ha ben richiuso la porta della soffitta, e Nicoletta la vede riaprirsi pian pianino, e prima che essa abbia il tempo di spaventarsi, scorge un superbo gatto nero d'Angora. Nicoletta congiunge le mani in atto di ammirazione. Essa ha tutte le felicità in quel giorno: i suoi tre babbi, la bambola e il bel gatto.... Ma che cosa vorrà da Nicoletta? Immobile, la fanciullina lo guarda. Anche il gatto, immobile, guarda la fanciulla che non conosce.... Misterioso e agile, si avvicina lentamente, gravemente, studia quella sconosciuta. Non bisogna mai fidarsi! « Tiene sulle ginocchia la bambola del salotto.... Allora è di casa?... Andiamo a vedere più da vicino se è proprio la bambola. » Con un balzo leggero, il gatto è sul bracciuolo della poltrona. I grandi occhi turchini di Nicoletta sono la sola cosa vivente. La fanciulla non osa muoversi per paura d' inferocire il suo visitatore. Il gatto avvicina la testa, fiuta la personcina e, soddisfatto dell'esame, lo dichiara. - Mau! - dice. Allora Nicoletta allunga una mano, lo carezza; il gatto fa le fusa. Anche lui ha adottato Nicoletta.... E a poco a poco la bambola ha perduto il suo posto: il gatto è sulle ginocchia della fanciulla. Quando i fanciulli tornano la trovano così. Maurizio porta come una cosa preziosa una bella fetta di pane con la conserva. - Oh! - esclama Francesco. - Matù è venuto a trovare Nicoletta. Sai, Nicoletta, Matù vuol bene soltanto alla mamma; si burla di tutti, non può vedere lo zio Fil e sopporta Maria e Leonia soltanto perchè gli danno da mangiare. - Vorrà bene anche a me, - dice Nicoletta baciando la testa serica del gatto. - Tieni, - dice Maurizio porgendo la fetta di pane. - Ti piace la conserva di albicocche? - È quella che mi piace di più, - risponde Nicoletta. - Ma, è la tua merenda, Maurizio? E tu? - Noi abbiamo già fatto merenda, stai tranquilla: abbiamo avuto ognuno la nostra fetta di pane con la marmellata, e Maria non si è accorta di nulla. - Francesco spiega a Nicoletta che, mentre Maria si voltava indietro, ha tagliato una fetta di pane e lo ha nascosto. Alano poi è riuscito a prendere la marmellata dal vaso, quasi sotto il naso di Maria. - Vedrai, - esclama Maurizio con aria disinvolta - ci sapremo disimpegnare! - Nicoletta è infatti molto tranquilla: ha fiducia nell' iniziativa dei suoi amici. Senza poter esprimere i suoi sentimenti, si rende perfettamente conto che quello che avrà dai suoi tre amici sarà sempre migliore del pan secco e condito di cattiveria della Duflet.

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E prima che Maria, in ginocchio per abbottonare le scarpe ad Alano, abbia avuto il tempo di muoversi, Maurizio le salta addosso, la rovescia all' indietro e le stampa un grosso bacio sulla guancia. - Via, via, signor Maurizio, non fate il matto, - brontola Maria, che, in fondo, è contenta poichè

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È da credere che Maurizio abbia indovinato la noia di Nicoletta, perchè, arrivando come un pazzo, con le braccia cariche di scatole, grida ansante: - Nicoletta, ho ritrovato un mucchio di costruzioni, di figure da ritagliare, e di album da colorire. Ti divertirai? - Nicoletta salta dalla gioia. - Oh, come sono contenta! Cominciavo proprio ad annoiarmi.... un pochino soltanto, sai, - confessa. - Come mi divertirò con tutte queste belle cose! - Ne cercherò ancora, - dice Maurizio. - E poi.... sai per caso cucire? - No, - risponde Nicoletta - so soltanto lavorare all'uncinetto. - Che cosa occorre per questo? - domanda Maurizio. - Un uncinetto, - risponde Nicoletta - e della lana. - Aspetta.... anderò a vedere nella

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. - Arrabbiato, no.... ma credo, sì, credo di esser dispiacente che tu non abbia più i tuoi capelli. - Io, invece, - dice Alano - trovo Nicoletta molto graziosa così. Rassomiglia a Giovanna d'Arco del tuo bel libro, Francesco. - È vero, - mormora Francesco. La somiglianza della fanciulla con la sua cara eroina non lo lascia indifferente, e sorride. - Ebbene, - dice - vado a chiuderli. - Dove? - domanda Alano. - In un cassetto della mamma, dove Maria non andrà a cercarli, - dichiara Francesco. - E la mamma che cosa dirà? - Li toglierò prima che arrivi. Di qui ad allora troveremo un nascondiglio. - Mi par d'esser più leggera, - dice Nicoletta scotendo la testina - e più fresca. Sono noiosi questi capelli, sai, Francesco.... - Francesco prende le ciocche seriche legate con uno spago e se le nasconde in tasca. Nell'andarsene ha un ultimo sguardo rattristato per la testina rotonda, senza il suo bell'ornamento, ma poi pensa a Giovanna d'Arco e se ne va un po' consolato, seguìto da Alano, che, meno sentimentale, dichiara: - Sarà più comodo, dopo, quando giocherà in giardino con noi. Egli è molto contento che lo zio Fil non chieda di vedere ogni giorno i loro compiti delle vacanze; si accorgerebbe, in quei due giorni, di una trascuratezza e di una negligenza inverosimili, poichè anche quella mattina passa senza che i ragazzi abbiano concluso gran che. Francesco, seduto davanti alla piccola biblioteca, che contiene, oltre i loro libri divertenti, anche i primi libri di lettura, cerca gli alfabeti, coi quali darà lezione a Nicoletta. Maria, tranquilla, apparecchia la tavola. La brava vecchia riflette, lavorando, che i tre fanciulli hanno avuto poche distrazioni da quando la loro mamma è partita. Non sono stati mai invitati i loro piccoli amici, non sono mai state fatte grandi passeggiate.... E Maria si propone di fare una bella sorpresa ai suoi padroncini. Va a parlare con Leonia e tutt'e due discutono. - Un bel coscìotto e dell' insalata russa, - dice Leonia. - Sì, - risponde Maria. - Ma in che giorno? - Il cosciotto, bisogna che lo abbia il giorno prima, - dichiara Leonia. - Giovedì prossimo, allora, - risponde Maria. - Andrò a trovarli oggi. - Da chi andrete? - Dai piccoli Aubry e dal piccolo Giovanni Bord che è così gentile. - Non ne portate troppi; - consiglia Leonia - se siete sola, faranno un tal fracasso.... Soltanto ragazzi, soprattutto. - Ohimè! - sospira Maria. - Non c' è mezzo d' invitare una bambina. Diventano insopportabili quando ce n' è una, e così odiosi che c' è da vergognarsene. - Leonia alza le spalle. - È un capriccio, e dovrà ben passare! - Sicuro, - replica Maria, ridendo. - E tuttavia amano tanto la mamma e non pensano che anche lei è stata una bambina. - Via, - conclude Leonia - sono idee da ragazzi viziati. Avrei voluto vedere, in casa nostra, dov'eravamo sei bambine e tre ragazzi, che non fossero stati gentili con noi! Avrebbero ricevuto una di quelle lezioni da far loro passare la voglia di rifarlo. - Bene, - dice Maria, che si rifiuta di ammettere che i suoi padroncini siano viziati, e se ne va ogni volta che entrano in simile argomento. - Vado a finire di preparar la tavola. Non so quello che hanno in questi giorni: divorano. Specialmente Maurizio non riesco a saziarlo. Ieri gli detti due grosse fette di arrosto, e lo inghiottì tutto. Non faccio in tempo a voltarmi, che ha già finito. - Bisogna stare attenti, - replica Leonia - perchè mangiar troppo alla svelta fa male. - E il tramesso, la sera? Eppure li servo abbondantemente. Ebbene, si rifanno daccapo. Non parlo poi del dolce e delle frutta, che fanno come la neve al sole! - Dovreste dare a ognuno la sua parte, - consiglia Leonia. - Potrebbe far loro male, mangiar troppo. - Oh, no! - ribatte Maria. - Preferisco vederli riprendere le pietanze che bere medicine. E poi m' imbrogliano. Ieri, del salame, ne avevo tagliato come sempre; ebbene, me ne mancavano quattro

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Nicoletta, che sta meglio, è anch'essa impaziente, benchè non abbia fame. E l'ora della minestra viene anticipata, poichè nessuno ha più la pazienza d'aspettare. Finalmente il fornello è acceso, e la cazzaruola, piena d'acqua, ci vien messa sopra. Ce n' è per tre Nicolette; ma il senso delle proporzioni non si acquista in una sola volta. - Bisognerà mettere tutto il sacchetto? - domanda Maurizio. Francesco dubita di no e Alano, che ha l' idea di leggere sul pacchetto, vede che un solo cucchiaio deve servire per una persona. È evidente che c' è troppa acqua per così poco semolino, ma forse dev'esser così. Aspettano che l'acqua bolla, e poi Alano versa il semolino, mettendone più di quanto ne occorre; ma il semolino si ostina a rimanere tutto in un mucchio, da una parte. - Bisogna dimenare, - dice Maurizio. Dimenano energicamente, ma l'acqua, nel bollire, sale fino all'orlo della cazzaruola come se fosse latte, e va di fuori, spengendo il fornello. I ragazzi sono costernati. - Bolle troppo forte, - dice Nicoletta. - Bisogna abbassare la fiamma. - Forse è cotto, - aggiunge Maurizio. - No, non è cotto. Guarda com' è diventato brutto, - risponde Alano. Riaccendono il fornello, e ricominciano abbassando la fiamma. Questa volta non vuol più bollire, e quando infìne si decide, non va affatto meglio. Il semolino è tutto un grumo. Credi che sarà buono? - domanda Maurizio. Alano non è ben sicuro, Francesco alza le spalle per far capire che non lo sa. Non c' è che Nicoletta che è già sicura del resultato. - Sarà molto buono, - decide essa. Povera Nicoletta! Quando, alla fine, la minestra è cotta, bisogna che la mangi; ma allora sembra che cambi parere. Comincia col bruciarsi un poco. - È buona? - domanda una voce ansiosa. E Nicoletta risponde, con voce lamentosa: - Sì.... ma credo che non abbiate messo il sale. - Il campo dei cucinieri è costernato. Hanno dimenticato perfino di portarlo, il sale. Maurizio propone di andare a prenderlo. Ma prima propone a Nicoletta di portare dello zucchero al posto del sale. - Sarà più buona, - egli dice. Ma ad ogni modo non potrebbe esser più cattiva. Nicoletta è stoica: mangia la sua minestra. La mattina ha preso una limonata purgativa e un decotto d'erbe, e quella minestra completa la giornata. Quando ha finito, Alano getta un grido: hanno

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Scende a precipizio, prima che Nicoletta, sorpresa, abbia avuto il tempo di raccapezzarsi, ed esce dalla stanza da studio zoppicando un po', per andare incontro ad essi. Maria è molto inquieta sulla sua sorte e perciò sono ritornati più presto. Francesco dice che sta meglio e che Leonia l' ha quasi guarito con l'acqua fredda.... è sicuro che domani non avrà più nulla. Maria è un po' dispiacente perchè il dottore non è venuto. - È sempre meglio, - afferma. Essa s' intenderà fra poco con Leonia che, certamente, le riderà sul naso. I due fratelli cominciano a raccontare a Francesco come hanno passato la giornata. È stata una giornata magnifica. Hanno giocato a nascondino, hanno inventato aggressioni ai viaggiatori, hanno trovato un albero dove potranno giocare al Robinson. Hanno fatto colazione sul margine

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. - La fanciulla ride: - Non so se abbia tutti questi nomi. So che la mamma la chiamava «mamma Duflet». Fintanto che è vissuta mia madre, mamma Duflet era gentile, mi chiamava signorina Nicoletta e mi preparava delle pietanzine speciali. Ma quando la mamma non e' è stata più, è diventata così cattiva!... Stamattina mi ha picchiata.... Guardate! - Nicoletta solleva la manica e mostra un braccino tutto livido. - Oh! - I ragazzi sono indignati. - Gliela faremo pagare.... La picchieremo, la graffieremo, - propone Maurizio. - Oh, non potrete! - dice Nicoletta. - Non si può farle nulla. Io credo che sia una vecchia strega. Oggi non mi ha dato che pane, per desinare, e mi ha detto che stasera non avrei avuto che acqua.... e Allora ho detto che me ne andavo, e lei mi ha risposto che sarebbe un impiccio di meno.... Allora io ho detto che volevo prendere le mie robe e andarmene subito, e lei mi ha risposto che se partivo bisognava che non mi vedesse e che non mi ritrovasse, perchè altrimenti l'avrei pagata cara.... Allora ho risposto che il babbo sarebbe andato in collera con lei, quando fosse ritornato, e lei ha detto.... ha detto.... - riprende Nicoletta, tutta commossa a questo ricordo - che un babbo che parte così, non ritorna più. - E Nicoletta non resiste più e si mette a piangere e a singhiozzare da far pietà. I suoi tre amici cercano di consolarla. Maurizio ha passato un braccio intorno al suo collo, e tutti la baciano e cercano di farle dimenticare le cattive parole della Duflet. - È una megera, - dice Francesco - non sa quello che dice. - Dov' è andato il tuo babbo? - domanda Alano. - In America, - risponde Nicoletta tra due singhiozzi - per guadagnare molti soldi.... E la mamma doveva rimanere a Versailles.... E poi, un giorno, la mamma disse che in provincia, da mamma - Duflet, che era stata cuoca dal mio nonno, avremmo speso meno. E quando la mamma morì, quella brutta vecchia mise tutto sossopra e trovò

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