Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il saper vivere

187193
Donna Letizia 28 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Dopo un pranzo, circa un'ora e mezzo o due ore, a meno che la padrona di casa non abbia organizzato delle tavole da gioco, il che prolungherà la serata oltre la mezzanotte. La padrona saluta gli ospiti in salotto. Il padrone di casa li accompagna nell'ingresso e aiuta le signore a indossare i mantelli, mentre il cameriere aiuta i signori. A Milano, e in generale nelle città del Nord Italia, è consuetudine dare una mancia al cameriere (o alla cameriera), alla fine di un ricevimento. A Roma e nel Sud Italia quest'abitudine è assai meno diffusa.

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E' essenziale che l'acqua abbia incominciato a bollire nel momento in cui la si versa nella teiera. Non si riempiono subito le tazze, ma si lascia riposare il tè per tre o quattro minuti. Si offre, a scelta, latte freddo o limone tagliato a ruote sottili. Se tra le invitate ci sono delle ritardatarie, non è necessario aspettarle: verranno servite appena arrivate. Poiché non tutti amano il tè, si può tener pronta anche una caraffa di succo di grape- fruit o di aranciata, d'estate; caffè o cacao, d'inverno. Il tè freddo, ottimo d'estate, si serve così: si prepara un tè forte (un cucchiaino e mezzo per persona); lo si lascia in infusione cinque minuti; poi lo si versa in una caraffa passandolo da un colino. Si aggiungono una o più fettine di limone, zucchero e, volendo, qualche piccola foglia di cedrina. Poi lo si lascia raffreddare in frigorifero. Ottima ricetta per il tè estivo: lasciar macerare, per un'ora o più, alcune pesche tagliate a spicchi, con la buccia, nel tè già pronto e zuccherato in caraffa. Si mette tutto in frigorifero per due o tre ore. Si porta la caraffa così com'è, con le pesche, in salotto.

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È importante, nei piccoli appartamenti dove c'è una sola persona di servizio e lo spazio è limitato, che la domestica abbia ugualmente una stanza - anche se piccola e modesta - tutta per sé, dotata delle comodità indispensabili. Non si può pretendere che sia di buon umore e svolga volentieri le sue mansioni in una casa dove - anche se è trattata con affabilità - è però costretta a dormire su una branda di fortuna e a tenere i propri abiti in una valigia, perché non dispone di un armadio dove appenderli o di cassetti per la biancheria. Se la sera i signori ricevono e la cameriera è costretta a coricarsi tardi, l'indomani le si concederanno due ore di riposo. Naturalmente, nelle case in cui c'è solo una persona di servizio, la signora non pretenderà di farle sbrigare tutti i lavori che andrebbero altrimenti suddivisi tra cuoca, cameriera ecc ma farà quanto è possibile per alleggerire i suoi compiti e per aiutarla nelle faccende domestiche.

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La cameriera non richiude la porta d'entrata prima che l'ospite non abbia disceso almeno una rampa di scale. Se c'è l'ascensore, glielo chiama, apre i battenti e provvede poi a premere il bottone. Se le vien data una mancia, l'accetta e ringrazia senza esaminarla. Nelle case in cui si dispone di cameriere e cameriera, tocca al primo rassettare il salotto, la sala da pranzo, la biblioteca, insomma la parte di rappresentanza. Alla seconda spetta occuparsi delle stanze da letto e dei bagni. Il cameriere apparecchia la tavola, serve i piatti, li asciuga dopo che son stati lavati. Porta la prima colazione in camera al signore e, se necessario, lo aiuta a vestirsi. Risponde ai campanelli, al telefono. Cambia l'acqua ai fiori, vuota i posacenere, provvede al servizio del bar. Lucida le scarpe, pulisce i vetri e l'argenteria, passa la cera sui pavimenti. La cameriera si occupa del guardaroba: stira, rammenda, lava la biancheria personale, rifà i letti e li prepara la sera. Serve la prima colazione alla signora e ai bambini, porta a ognuno gli abiti e gli accessori. Se ci sono ospiti in casa, appena questi escono dalle loro stanze, entra a metterle in ordine: verifica se c'è qualche vestito da stirare, qualche capo di biancheria da lavare. Non tocca le carte lasciate sulla tavola e, inutile dirlo, non legge le lettere lasciate in giro. Se c'è un ricevimento, la cameriera aiuta le signore a togliersi il mantello, eventualmente le accompagna alla toilette o nel boudoir della padrona. Durante il pranzo, aiuta nell'office il cameriere, a meno che la sua presenza non sia necessaria in sala da pranzo.

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Se appare l'inevitabile fioraia, e non riesce, fulminandola con un'occhiataccia, a dirottarla verso altri tavolini,faccia buon viso a cattivo gioco: anziché accoglierla con un secco « no » che, per un attimo almeno, raggelerebbe anche la signora, compri il mazzetto che viene offerto e abbia, nel pagarlo, la forza di sorridere. E quando si avvicinerà il solito canzonettista, capitoli ancora, con buona grazia, e chieda alla signora qual è la canzone che preferisce. Il conto verrà esaminato con assoluta impassibilità. Se è esagerato o inesatto, non si discuterà davanti alla signora. Tutt'al più, si farà chiamare il maître e gli si dirà: « Abbia la cortesia di esaminare il conto: ci deve essere un errore ». Il maître capirà a volo e quasi certamente il conto tornerà debitamente smorzato.

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Il cappello è ammesso, purché abbia proporzioni ragionevoli. Se il cappello di chi siede davanti disturba, si potrà chiedere con gentilezza che venga tolto. Se la signora rifiuta di levarselo, è meglio non sollevare una questione, mettendo a disagio i reciproci accompagnatori i quali si sentirebbero costretti a intervenire, ma avvertire piuttosto la "maschera" che dovrà provvedere al da farsi. Alla "maschera" che accompagna gli spettatori ai posti viene data una mancia. Lo stesso vale per la signorina del guardaroba.

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La signora apre il corteo, il signore la segue e si spera che non abbia un orrendo stuzzicadenti penzoloni tra le labbra. Seguono compostamente i ragazzi.

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Chi va in un posto di cura abbia il buon senso di non recarvisi come certi ragazzi si recano a scuola, e cioè con l'intenzione di farla in barba al professore. Chi trasgredisce alla dieta imposta dal medico reca danno solamente a se stesso e avrà buttato via, al momento di tornarsene a casa, parecchie decine di biglietti da mille per nulla. Nei posti di cura ci si veste come in qualsiasi luogo di villeggiatura, secondo il tono dell'albergo. In generale, abiti sportivi fino all'ora del tè o dell'aperitivo serale, poi vestiti da pomeriggio elegante. In certe circostanze, abito da mezza sera.

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E' sperabile che abbia abbastanza giudizio per saper discernere se sia il caso, o no, di prolungare la conversazione col suo vicino di tavolo in albergo, o con il turista che ammira accanto a lei il soffitto della Cappella Sistina. Ci sono, tuttavia, alcune regole da cui la donna sola non può derogare: - Non si recherà mai da sola nell'appartamento di uno scapolo. Non vi si tratterrà per ultima, se vi si è recata insieme ad altre persone. - Non lascerà mai, la sera, entrare in casa il signore che l'ha accompagnata al ristorante o a teatro. I saluti si scambiano sul portone. - Non accetterà regali dai suoi corteggiatori: solo fiori, scatole di dolci, libri, ed eventualmente qualche "pensierino" di poco valore. - Non incoraggerà barzellette salate né confidenze intime. Non ne farà assolutamente: a circondarsi di un po' di mistero ha tutto da guadagnare. Naturalmente queste regole vanno interpretate con criterio: una nubile quarantenne non è obbligata a seguirle alla lettera.

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Abbia un cuoco francese, elargisca laute somme alle Opere benefiche capeggiate da dame autorevoli; inviti spesso qualche nobile, decaduto ma à la page, disposto a consigliarla e a pilotarla in cambio di un posto sempre disponibile a tavola. Abbia una casa arredata da un decoratore di gusto sicuro e piuttosto tradizionale (quadri moderni se crede, ma mobili antichi) e quando riuscirà a riunire nel suo salotto un mazzetto di marchese e contesse non imiti di colpo i loro modi di parlare; non inserisca a vanvera parole straniere nella conversazione; non inauguri un'aria annoiata e blasée; si dimostri invece felice di riceverle, di stare fra loro, dia a ognuna l'impressione che è quella, fra tutte, che lei ammira di più. Non evochi i "pensionnats svizzeri" della sua infanzia, "la collezione di porcellane cinesi" di suo padre, la "classe" che aveva sua nonna. Perderebbe di colpo la loro benevolenza. Meglio, piuttosto, inserire frasi di questo genere: « Io che non ho avuto un'infanzia privilegiata come tutte voi... », « Mio padre, che si è fatto da sé... » ecc. Si dirà di lei che ha l'orgoglio di essere quello che è, e il coraggio di non rinnegare le sue origini. Non si associ troppo presto ai pettegolezzi delle nuove amiche, non dichiari che « il cenino della duchessona era una barba ». Per molto tempo ancora questo linguaggio e queste malignità le sono vietate. Se qualcuno pronuncia in sua presenza un commento del genere, potrà tutto al più rispondere: « Può darsi, ma in tutti i casi io invidio alla duchessa i due Tiepolo del salone... », che non c'entra nulla, è vero, ma deporrà per la sua discrezione e per il suo amore dell'arte. Per concludere, se un giorno si accorgerà che nel mondo della "crema", non è tutto oro quello che riluce, non si atteggi a Grande Disillusa; dimostrerebbe solo leggerezza e malafede. In quel mondo lei ha voluto entrare non per cercarvi delle amicizie profonde, ma delle conoscenze brillanti. Non per riempire il vuoto dell'animo, ma per riempire il suo salotto. E' tutto sommato ha avuto quel che ha voluto.

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Se all'inizio di una scala incontra una signora che non conosce, la saluta e la precede: oppure aspetta a seguirla che essa lo abbia preceduto di una o due rampe. In ascensore il signore non fuma. Si toglie il cappello. Se si trova in compagnia di una signora evita di volgerle le spalle. Non ne approfitta però, per fissarla. Prima di premere il bottone, si informa a che piano lei desidera fermarsi e se tocca a lui uscire per primo aggiunge: « Se permette, io vado al secondo piano ». Se sono diretti tutti e due allo stesso piano, lui apre la porta, le cede il passo e provvede a richiudere l'ascensore. È doveroso salutare: - il SS. Sacramento durante le processioni; - la bandiera italiana durante una sfilata; - il Capo dello Stato ovunque lo si incontri; - il feretro duranti un corteo funebre.

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Più spesso, gli inviti tra giovanissimi (quattordici-sedici anni) vengono scritti sui biglietti da visita o sui cartoncini dei genitori, in modo che la famiglia della ragazza invitata, sappia chiaramente "chi" è che invita ed abbia la certezza che il ricevimento sia stato organizzato con il consenso degli adulti. Per esempio, sul biglietto da visita dei genitori, Carlina metterà come segue il suo nome: LUIGI e PAOLA VERDE (a mano) Carlina invita gli amici sabato 18, dalle 17 alle 20

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Se qualche ospite preferisce scendere a piedi, la porta di casa non viene chiusa subito alle sue spalle: si aspetta che abbia sceso almeno una rampa di scale.

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Prima di intraprendere al telefono il racconto di un pettegolezzo-fiume, la signora farà bene ad assicurarsi che l'amica, all'altro capo del filo, abbia tempo da perdere e che nessuno, in casa, abbia urgenza di telefonare. Se viene chiamata da un'interurbana tenga a mente che non toccherà a lei pagarne l'importo: lasci quindi a chi ha chiamato l'iniziativa di raddoppiare o no la comunicazione. Il signore non coprirà di contumelie le signorine del telefono se la comunicazione viene interrotta e ripresa. Per loro questi sfoghi sono un diversivo, mentre per il suo interlocutore sono una manifestazione di villania. Chi ha bambini piccoli non creda di far cosa gradita incaricandoli di rispondere all'apparecchio. Oltre a tutto, correrebbe il rischio di sentirli dire: « Chi è? La signora Rossi? quella che il babbo dice che ha la parrucca? », o qualcosa di altrettanto raccapricciante. Alla domestica si raccomanderà di non rispondere che « la signora è uscita » dopo aver chiesto il nome di chi parla. Facendo così lascerebbe l'interlocutore con il sospetto che la signora sia uscita solo per lui. Ecco un esempio di queste "telefonate sbagliate": Cameriera: Pronto, casa dell'avvocato Bianchi. Voce: C'è la signora? Cameriera: Chi parla, prego? Voce: L'ingegner Rossi. Cameriera: Mi dispiace, ma la signora non è in casa. E il povero ingegner Rossi riaggancerà il ricevitore, covando il sospetto che la signora Bianchi non sia in casa, solo per lui.

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Ho scritto "normalmente" perché può darsi che la signora della porta accanto abbia il telefono guasto e venga a chiedere il permesso di usare quello nostro: sarà subito accontentata e si spera che abbia il buon gusto di esser breve e di non allungare il collo, mentre telefona, verso una porta semiaperta, né di sfogliare il libretto dei numeri telefonici, sul tavolino. Se accade che annaffiando il terrazzo si inondi l'inquilino del piano di sotto, non ci si ritira precipitosamente, ma ci si profonda, invece, in scuse mortificatissime che smonteranno subito il suo malumore. Una mancia mensile al portiere, anche modesta, è sempre consigliabile e, passando davanti alla guardiòla, non si dimenticherà un cortese saluto: i portieri sono delle Divinità potenti e vendicative di cui conviene garantirsi la benevolenza, anche se vi consegnano un telegramma con due giorni di ritardo e alle vostre obiezioni rispondono (come è accaduto a chi scrive): "Non vedo proprio perché se la prende tanto... Dopo tutto era solo un telegramma di auguri!"

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Se è costretta a presentarsi da sola e se il professore che la esamina non si comporta correttamente, per esempio esigendo che si spogli da capo a piedi senza necessità, lei non si lasci intimidire: abbia la presenza di spirito di dichiarargli chiaro e tondo che non ritiene affatto necessario mettersi nuda per un foruncolo nel naso.

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Una vedova che durante l'esistenza del marito ha condotto una vita non precisamente esemplare, abbia il buon gusto e la prudenza di non ostentare di colpo una disperazione sviscerata, perché ovviamente si dirà di lei che piange e rimpiange non tanto un marito adorato quanto un marito comodo. Il lutto del signore va semplificandosi sempre più limitandosi alla cravatta, alle calze e alle scarpe.Un vedovo che voglia seguire regole più severe, veste per sei mesi di nero e poi per altri tre mesi, porta la cravatta, le calze e le scarpe nere. Per la morte di genitori, suoceri e figli, ci si regola allo stesso modo: sei mesi di lutto stretto, tre mesi di mezzo lutto.Per zii e zie il lutto non è obbligatorio, ma tre mesi di mezzo lutto sono consigliabili se i rapporti con la persona defunta sono stati particolarmente affettuosi. Al contrario, non si ostenterà un lutto esagerato per la morte di un parente sempre vissuto in America, di cui ci si ricorda appena. Ai funerali, la madre, la vedova, le sorelle del defunto possono apparire velate. Solleveranno il velo per ricevere l'abbraccio dei congiunti dopo la funzione religiosa.

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Chi preferisce presentarsi con dei fiori abbia cura di sceglierli poco profumati e preferibilmente chiari. La puerpera svolge il pacchetto in presenza dell'amica. Ringrazia commossa, anche se si tratta del ventesimo bavaglino della giornata.

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Sconsigliabile il costume a due pezzi a qualsiasi donna che abbia l'addome funestato da salcicciotti o da grinze. Il costume a pagliaccetto, a gale, a nastri e altre leziosaggini vanno lasciati alle giovanissime. Non se ne rammarichino quelle che non lo sono: la linea classica del costume a un pezzo ha uno stile sicuramente signorile. Gli uomini, specie se non più giovanissimi, debbono portare costumi decenti, evitare copricapi e accessori stonati.

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Personalmente non mi dispiace che un giovane vesta con una certa fantasia né che abbia una pettinatura romantica, a patto beninteso che sia di taglio impeccabile e pettinatissima (il che ahimè è raro). Ma tutto ciò si addice soltanto ai giovani. L'uomo "fatto" resiste alle tentazioni sgargianti, veste con sobrietà in ufficio e soltanto al mare o in montagna si concede qualche originalità di abbigliamento. Tuttavia anche il "classico" ha i suoi trabocchetti: il vero signore baderà bene a non inciamparvi: niente quadrettoni per recarsi alla partita, né rigoni bianchi su fondo marrone per recarsi al cocktail. Se ha il tipo marcatamente "meridionale" non aspira a passare per un gentleman inglese : lascia da parte panciotti fantasia e calze scozzesi e preferisce lo stile classico a quello sportivo. Profuma leggermente alla lavanda i suoi fazzoletti, ma se costretto a far uso di brillantina, pretende che sia assolutamente inodore. Non porta gioielli; portasigarette e accendisigari né massicci né troppo vistosi. Si concede un anello al mignolo solo se ha bellissime mani. Se è freddoloso indossa la canottiera, magari a mezza manica, ma i mutandovi alla caviglia, mai. I mutandovi sono uno squallido addio

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Prima di assumerla, ci si accerta che abbia buone maniere, buona istruzione e non parti in dialetto. Se straniera, si dovrà essere ancora più cauti: le svizzere-francesi e le svizzere-tedesche, per esempio; raccomandabilissime come governanti, sono a volte sconsigliabili come istitutrici per la loro pronuncia regionale. L'istitutrice prende i pasti con il bambino, a tavola o a parte, secondo le consuetudini della famiglia. In nessun caso mangia in cucina. Va trattata con riguardo e si eviterà di farle qualsiasi osservazione in presenza dei bambino o del personale di servizio. Se dimostra cattivo gusto nell'abbigliarsi, la signora le regalerà vestito, soprabito e tutti quegli accessori che desidera sostituire nel suo guardaroba. A tavola l'istitutrice è servita dopo gli adulti, ma sempre prima dei ragazzi. Ci si rivolge a lei chiamandola "Signora" o "Signorina". Non si pretenderà che lavi gli indumenti del bambino, ne che provveda alla pulizia della sua stanza, però si esigerà che la mantenga in perfetto ordine. Se arrivano visite ed ella si trova in salotto, verrà presentata ad ognuno: da parte sua, avrà il buon gusto di non trattenersi troppo, ritirandosi discretamente.

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Temo di averti offesa e che tu abbia preso sul serio tutte le sciocchezze che mi sono uscite di bocca. Non so darmene pace e ti prego di perdonarmi, considerando che simili bisticciate avvengono solo tra... sorelle, o tra persone che si vogliono bene come sorelle. Aspetto qualche tua parola che cancelli tutto, e intanto ti abbraccio con un affetto più vivo che mai!

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Non si fa il gesto di tendere la mano prima che l'Altezza Reale abbia tesa la sua. Di Principi oggi se ne incontrano un po' dappertutto: ai ricevimenti, nei luoghi di villeggiatura e di cura, sui transatlantici, ecc. Per quanto affabili e di facile approccio possano essere, il buon gusto vuole che si osservi nei toro confronti un contegno deferente e corretto. Il signore che viene a trovarsi alla presenza delCapo dello Stato, aspetta che gli venga tesa la mano. Nel prenderla, s'inchina. Una signora non fa la riverenza né al Presidente né alla Consorte del Presidente della Repubblica, ma marcherà la sua deferenza aspettando, anche lei, che le venga tesa la mano. Fatto il saluto, aspetterà ancora: non tocca a lei aprire il discorso. Non si rimane seduti al passaggio o in presenza del Capo dello Stato: gli si deve lo stesso rispetto che si deve alla bandiera. COME CI SI RIVOLGE: -a un Ministro del governo Signor Ministro -a un Senatore Senatore o Onorevole Senatore -a un Deputato Onorevole -a un Ambasciatore Signor Ambasciatore -a un Ministro Plenipotenziario Signor Ministro -a un Cardinale Eminenza -a un Vescovo Eccellenza -a un Nunzio Apostolico Eccellenza a un Prefetto Signor Prefetto -a un Sindaco Signor Sindaco -al Presidente del Consiglio della Corte di Cassazione della Corte dei Conti del Tribunale Signor Presidente -a un Curato Signor Curato -a un Ecclesiastico in generale Reverendo o Padre -a una Madre Generale Madre o Reverenda Madre -a una Madre Superiora Madre o Reverenda Madre -a una Suora Sorella -all'istitutrice italiana Signorina francese Mademoiselle tedesca Fräulein ingleseMiss -a un Pastore protestante Signor Pastore -a un Rabbino Dottore o Rabbi Rivolgendosi a un Capitano, a un Maggiore, a un Ufficiale superiore in genere, si dice soltanto il grado se i rapporti sono da pari a pari, o se chi gli parla è una signora: « Capitano, posso offrirle una tazza di tè? ». Ma a un anziano generale la giovane signora dirà: « Signor Generale ». Agli Ufficiali di Marina ci si rivolge con la qualifica di « Comandante », dal grado di tenente di Vascello in su. Ma a un Contrammiraglio o a un Ammiraglio ci si rivolge chiamandolo Ammiraglio.

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Chi riceve uno di questi cartoncini è tenuto a rispondere con un biglietto, sia che accetti o non accetti, sia che il cartoncino abbia o non abbia nell'angolo le tre lettere che vogliono dire "Si prega rispondere" (alcuni preferiscono le iniziali R.S.V.P., che corrispondono alla frase francese "Reponse s'il vous plait". Si può anche scrivere "P.C.R.", cioè: per cortesia, rispondere).Chi non riceve, inserito nella partecipazione, il biglietto d'invito al rinfresco, si astiene dal presentarcisi. Alle partecipazioni di nozze si risponde almeno con un telegramma di auguri, la vigilia della cerimonia. L'invito al rinfresco può essere limitato a pochi intimi se, alcuni giorni prima, è stato offerto dalla famiglia della sposa un ricevimento agli amici: cocktail o ballo. Può accadere che la famiglia dello sposo sia in condizioni molto più agiate di quella della sposa e che questa non sia in grado di offrire un ricevimento di nozze come si vorrebbe; i genitori dello sposo, in questo caso, possono proporre di assumersi le spese del rinfresco, che avverrà in un buon albergo. Saranno gli sposi ad accogliere nel salone gli amici: le consuocere, leggermente in disparte, distribuiranno sorrisi e strette di mano, senza che l'una cerchi di prevalere sull'altra. Se lo sposo possiede una villa o qualche tenuta, si potrà, col pretesto di un matrimonio in campagna, scaricare egualmente di tutte le spese la famiglia della sposa.

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Per tutti gli altri (e si tratta della maggioranza) il galateo chiude indulgentemente un occhio: la sposina modesta vesta dunque l'abito lungo dei suoi sogni e abbia pure un velo; e lo sposo l'accompagni senza complessi nel suo solito doppio petto blu. Non sarà forse inutile, del resto, ricordare che si possono affittare senza arrossire, dei l tights di buon taglio presso ditte specializzate.

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Sarà lui che provvederà al ritiro dei bagagli, che accompagnerà la coppia alla stazione (dopo essersi accertato che lo sposo abbia i biglietti e i passaporti in tasca), che controllerà il numero dei bagagli e i posti prenotati, ben sapendo che, eccitati e distratti come sono, gli sposi, se abbandonati, potrebbero finire sull'accelerato di Rieti anziché sul rapido di Parigi, con due o tre valigie di meno.

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Alla famiglia dello sposo sarà stato chiesto quante bomboniere occorrono e si sarà provveduto a fargliele recapitare già confezionate e pronte per la spedizione, senza dimenticare d'inserire in ognuna il cartoncino con i nomi degli sposi, a meno che lo sposo abbia dato la sua lista perché la famiglia della sposa provveda direttamente anche alle spedizioni che lo riguardano. È ammesso ordinare due tipi di bomboniere, uno di lusso e uno più economico. Il primo, per chi ha fatto un regalo, il secondo per chi ha inviato solo dei fiori, per i subalterni e per le persone verso le quali non si hanno obblighi, ma a cui si vuole usare una cortesia. In certi matrimoni, si ordina anche un numero limitato di bomboniere supplementari extra-lusso per i testimoni, i parenti e gli amici che hanno fatto dei regali particolarmente importanti. La bomboniera vera e propria oggi non è più obbligatoria. Si potrà preferirle qualche oggetto elegante e utile: per esempio, una pinza da zucchero, un vasetto di porcellana per la marmellata, fregiato con le cifre degli sposi, un fermacarte o un tagliacarte d'argento, un portauova di Biscuit, ecc. Qualsiasi oggetto, purché di buon gusto. Se non si ha eccessiva fiducia nel proprio gusto e si è costretti a fare le cose con economia, meglio rinunciare alle iniziative originali e scegliere il solito piattino d'argento, oppure una coppetta.

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la padrona di casa avrà alla sinistra l'invitato e alla sua destra il marito, il che può sembrare scorretto; ma è l'unico modo di permettere che l'invitata sieda alla destra del padrone di casa, ed abbia quindi la precedenza sul marito. Se la tavola è rettangolare, invece, la padrona e l'invitato siederanno su un lato (lui alla destra di lei) e il padrone e l'invitata di fronte a loro (lei alla destra di lui). Se una coppia invita una signora sola, questa siederà alla destra del padrone di casa. Se l'invitato è un uomo siederà alla destra della padrona. Se una signora sola invita una coppia, avrà alla destra l'invitata, a sinistra l'invitato. Tra invitati di uguale importanza e circa della stessa età, si dà la precedenza a chi è meno intimo della casa.Un forestiero ha sempre la precedenza sugli altri commensali. Volendo usare pari riguardo a due coppie di invitati(in un pranzo numeroso), si potranno alternare gli onori del posto. Il marito di una delle signore siederà a destra della padrona di casa. La moglie dell'altro signore a destra del padrone di casa. Per le precedenze a tavola si legga quanto è scritto a pag. 118 nel capitolo dedicato a questo argomento. Qui mi limiterò a ricordare che è meglio rinunciare ad invitare a un medesimo pranzo persone importanti e suscettibili in fatto di precedenze se la designazione

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