Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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XVII Legislatura – Tornata del 12 marzo 1892

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Biancheri 14 occorrenze
  • 1892
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Anche ammettendo che nei prossimi quattro mesi voi abbiate ad introitare ciò che avete introitato lo scorso anno, ossia che d'un tratto abbia a cessare la curva discendente delle nostre entrate doganali, avrete un'entrata al massimo di 223 o 224 milioni, mentre l'altro giorno avete sostenuto che giungerà a 231.

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Ma l'Amministrazione stessa, interpellata dalla Giunta del bilancio, aveva risposto che non vi è nessuna ragione fondata per presumere che questa entrata abbia a verificarsi; onde io davvero non comprendo perchè si mantenga questo stanziamento.

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L'onorevole Sonnino ha invocato ieri nuove imposte; anzi ha invocato 50 milioni di nuove imposte; poichè mi pare che abbia concluso,

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Le difficoltà alle quali voi vi trovate dinanzi, e che siamo chiamati a risolvere Governo e Parlamento, trovano piuttosto riscontro in quelle che fu chiamato a risolvere un uomo di Stato del quale ho udito in questi ultimi mesi evocare più volte il nome in quest'Aula; l'uomo di Stato il più geniale che nella prima metà di questo secolo abbia retto il Governo di un paese libero e grande: Roberto Peel. Anch'egli si trovò sulle spalle un'Inghilterra esausta, un'Inghilterra nella quale un enorme disavanzo della finanza pubblica non era se non la riprova del decadimento agricolo ed industriale del paese: una Inghilterra nella quale la questione dei disoccupati non appariva torbida e minacciosa, unicamente perchè un sesto della popolazione era iscritto nei registri della Legge pei poveri. Ebbene, Roberto Peel non ricorse al fiscalismo, non ricorse ad alcun mezzo diretto per pareggiare il bilancio. Egli pensò che la restaurazione della finanza doveva essere la naturale conseguenza del risorgimento della economia nazionale, e che egli doveva attenderlo da una riforma liberale tributaria ed amministrativa e da tutto un ordine di provvedimenti intesi a ravvivare le fonti della ricchezza. Le più grandi riforme a cui rimase per sempre legato il suo nome, furono l'abolizione della tassa sui cereali; l'abolizione di tutte le tariffe destinate a rincarare artificialmente il costo della vita; e quella tal legge bancaria che oggi, dopo mezzo secolo e dopo tre generazioni, dopo tanto mutamento di tempi e di bisogni, prosegue ad essere la “Magna Charta” che regge e regola tutta quanta la materia della circolazione inglese e dinanzi alla quale esita timorosa e titubante la mano riformatrice di Goschen.

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Mi pare che il Ministero abbia consentito nel parere della Commissione, che il disavanzo, per l'esercizio 1891-92, debba esser preveduto, tra disavanzo effettivo fra spese ed entrate e disavanzo nel movimento dei capitali, in 19 milioni e rotti.

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È vero che qualche cosa di più si sarebbe potuto fare nelle economie, credo, per esempio, che il Ministero non vi abbia messo tutta l'energia che era necessaria. Ma tutto non si può fare in un giorno; ed indubitatamente di economie se ne sono fatte una tale quantità che ciascuno di noi se ne può dichiarare sodisfatto. Sono, già, tre anni che Camera e Governo combattono per fare economie. Continuiamo ancora su questa via; ma non sgomentiamoci se non abbiamo ancora raggiunta la mèta.

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E qui torna acconcio di far avvertire all'onorevole presidente della Commissione del bilancio, come egli abbia a più riprese accennato negli importantissimi documenti, che ha presentato alla Camera, alla tesi del contrabbando e ai danni che arreca all'erario. Io non ho notizie che bastino a smentire questi suoi apprezzamenti; ma se dovessi

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Ed io credo che abbia veramente ragione. Chi guardasse unicamente alle cifre aritmetiche delle riscossioni effettuate nei primi otto mesi di quest'anno, dovrebbe concludere che noi giungeremo in fondo all'esercizio con tre milioni di più nelle tasse di fabbricazione. E non ci sarebbe da stupirne; questa cifra riuscirebbe sempre inferiore al complesso delle previsioni; perchè noi abbiamo voluto aumentare il prodotto delle polveri, abbiamo raddoppiato addirittura la tassa di fabbricazione della birra, abbiamo cresciuto di venti lire col catenaccio l'aliquota degli spiriti. Quindi, se si l'accogliessero tutti questi elementi, e si sommassero con le previsioni del bilancio, e si tenesse conto del tempo in cui hanno potuto esercitare la loro azione, si dovrebbero trovare più di 3 milioni; ma, purtroppo, non si troveranno. Ed ecco perchè.

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Qui si tratta di una materia alla quale si applica la legge dei grandi numeri e sarebbe assolutamente assurdo di sostenere adesso che la riforma, proposta e vinta dal ministro delle finanze, abbia smentite le promesse.

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. … il convertire in moneta le cedole del Debito pubblico; tutto ciò, mi sembra abbia nociuto, abbia contribuito a spargere una grande sfiducia, così all'interno, come all'estero.

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Reputo che il ministro abbia obbligo di dirci, quando dichiarerà i suoi proponimenti finanziari, se accetta, o no, la proposta della Commissione.

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Allorchè noi assorbiamo i tre quarti almeno delle imposte per le spese intangibili, per le spese militari, per tutte le altre spese che il contribuente non vede; è doveroso di chiedere se egli abbia tutti i torti di lagnarsi, quando si vede togliere una prefettura o una sotto-prefettura.

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«I sottoscritti desiderano interrogare l'onorevole ministro della pubblica istruzione per sapere, se egli, a tenore delle dichiarazioni fatte il 30 novembre 1891 abbia preso dei provvedimenti circa la esclusione dei maestri elementari dai concorsi ai posti di segretario comunale.

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Abbia la bontà di domandare delle informazioni in proposito e provvedere, perchè sarebbe ben grave che dopo una prima frana ne dovesse venire una seconda, la quale mettesse in maggior pericolo i passeggieri, che percorrono quella linea.

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XVIII Legislatura – Tornata del 9 dicembre 1892

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Zanardelli 3 occorrenze
  • 1892
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Io amerei che l'onorevole guardasigilli mi dicesse se intorno a questo argomento abbia portato o creda di portare il suo studio in seguito alla esperienza che ormai si è fatta dell'applicazione di quella legge.

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Presso il Ministero di grazia e giustizia pendono molte domande per condono di pene di confino, e credo che il ministro facilmente accolga simili ricorsi, commosso appunto dalla pietà dei casi; ma ritengo che come pena aggiunta alla condanna pei reati di contrabbando possa giovare piuttosto la vigilanza preveduta dalla legge di pubblica sicurezza, dimodochè la persona non abbia a muoversi dal Comune dove ha l'ordinaria sua residenza. Lo aggiungere la pena del confino, specialmente per periodi lunghi, equivale a spingere chi va ad abitare lontano da casa sua, ad un genere di vita che sicuramente non può essere un impulso all'operosità ed al buon costume.

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«I sottoscritti chiedono interrogare il ministro guardasigilli sui provvedimenti che intende adottare perchè l'amministrazione della giustizia abbia a Napoli una sede sicura e conveniente.

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XVII Legislatura – Tornata del 15 gennaio 1892

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Biancheri 10 occorrenze
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Egli è perciò che noi abbiamo creduto di proporre che il vincolo dei terreni boschivi e saldivi abbia ad avere un compenso nel condono del tributo, e che il vincolo dei terreni coltivi abbia ad avere un compenso nel pagamento di somma in denaro.

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Per togliere di mezzo quest'inconveniente consentiamo ai Comitati di proporli, ai Consigli provinciali di approvarli, al ministro di correggerli, di modificarli in modo che rispondano ai fini della legge dopo che abbia sentito il parere del Consiglio di Stato e del Consiglio forestale.

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Dunque io riconosco la verità di quanto ha detto l'onorevole Stelluti-Scala, ma l'assicuro che ho fatto tutto quello che era umanamente possibile per pagare, e che il ritardo è avvenuto non perchè io non me ne sia avvisto, o perchè non abbia cercato di pagare, ma per la opposizione della Corte dei conti, giustificata dalla mancanza dei fondi. E stato assai doloroso sentirmi più volte accusare di negligenza, d'indolenza, di confusione, di noncuranza dei diritti più sacri dei professori, quando io studiavo tutti i mezzi per riparare ai loro giusti lamenti. In questo momento però, lo ripeto, io credo che i mandati siano stati già registrati dalla Corte.

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Io comprendo che la Commissione spagnuola per le nuove tariffe abbia potuto suggerire a quel Governo l'inclusione di un simile patto, nei nuovi trattati, perchè la Spagna tiene l'occhio costantemente fisso al vecchio suo sogno dell'Unione iberica, e vi si prepara. Comprenderei che facessero lo stesso la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, aspiranti con legittima ambizione ad una forte unione scandinava.

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E mi sorprendo ancora di un altro fatto, che il Governo non abbia consultato uno studio precedentemente fatto sui vini italiani del D. Ferdinando Springmüll, il quale analizzò 1023 vini italiani, analisi che darebbe questo risultato, cioè che per quattro quinti dei vini italiani difficilmente si potrebbero ottenere questi caratteri dei quali il Governo avrebbe assegnata la determinazione di vini da taglio.

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Credo che non abbia attinto gli scopi che doveva raggiungere: cioè rimediare alla crisi dei vino, difendere meglio i prodotti agrari del paese e continuare a difendere le industrie.

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Mi duole dover dire che anco il paese vi abbia la sua parte di responsabilità.

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Quando essa insiste in quella via, sulla quale ha fatto il suo cammino per raggiungere la meta che essa ha già raggiunto, non bisogna riguardarla quasi come un paese di pazzi, come un paese che abbia perduto la testa. Noi non dimostriamo maturità e serietà di giudizio quando nei nostri giornali, nei nostri discorsi, deridiamo la condotta di un paese che è giunto ad una grande potenza economica e che con grande coraggio e con grande calma affronta le soluzioni dei più ardui problemi di pubblica economia.

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Io però mi auguro che la voce di coloro che hanno biasimato questi trattati abbia almeno l'effetto di impedire che se ne conchiuda un altro più cattivo ancora. C'è un piccolo popolo sulle Alpi, il quale, diventato beniamino dell'Europa per le sue condizioni politiche e topografiche, crede d'imporsi a tutti i suoi vicini, e questo popolo in questi ultimi giorni ha imposto delle condizioni molto dure al nostro Governo per il trattato di commercio che questo vuole con lui stipulare. A quel paese che a noi è tanto fatale in questioni doganali, che ci dà tanto da fare lungo i suoi lunghi confini, a scapito della nostra finanza, io mi auguro che il Governo del Re vorrà fortemente resistere. Così almeno le parole dell'opposizione potranno giovare a qualche cosa, se non giungeranno a far respingere i due trattati già stipulati.

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E mi domando se una interpellanza di questo genere e di questa gravità, si possa lasciar andare alla coda delle altre, in maniera che il fisco abbia tutto l'agio di raggiungere e pienamente il suo scopo.

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