Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbellire

Numero di risultati: 11 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Come devo comportarmi?

172141
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Alcune signorine, di quelle che si fanno un dovere di abbellire la casa, mi scrissero volgendomi le seguenti domande: « Le piante da appartamento sono dannose?... sono velenose ?... sono pericolose ?» Lascio rispondere a quell'egregio igienista e brillante scrittore che è il prof. dott. Carlo Anfosso.. «Vorrebbe fare di sua casa una fiorita per sè e per gli altri?... prudenza... anche nell'arte! «Ha ragione la lettrice artista di preferire le piante e i fiori a quel furore di mania giapponese, che fa oggi ricoprire di ventagìi, ombrelli, carte, armi e simili giapponerie i muri, i mobili e le mensole, per non parlare dei globi giapponesi che pendono dal soffitto. «Le orchidee, che lasciano cadere una chioma argentea, penzigliante di radici aeree, il verde perenne delle felci dalle fronzure frastagliate, siano il volgare sclopendrio dei boschi o il prezioso cibozio, il comune capelvenere dei pozzi o dei ruderi o l'adianto macrofillo dalle ampie foglie tremolanti ad un soffio, simili a ventagli giapponesi agitati da una fata invisibile, la felce femmina delle siepi o gli pteris esotici tinti di roseo o di giallo, i calladi e le begonie dalle foglie spruzzate di tinte vivissime e di chiazze di madreperla, le selaginelìe ricadenti e i coleus dalle foglie bizzarre, che hanno sempre nuovi capricci effimeri di colori, sono ornamenti graziosi assai dei gingilli dell' articolo giapponese o di quello di Parigi. «I fiori possono produrre un po' di mal di capo e dei sogni angosciosi se troppi ce ne sono nella stanza in cui si dorme. Questo avviene un po' per il profumo ed un po', forse, per la diminuzione dell'ossigeno. La verità sarebbe, che dormendo si abbisogna di aria pura più ancora che di giorno per abbruciare le sostanze ponogene che dànno stanchezza ai muscoli e sonno al cervello e che non v'ha bisogno di questo sibaritismo dei profumi. «Utili invece saranno i profumi al mattino nella camera da letto, giacchè questi profumi sono anche dei veri disinfettanti che sviluppano dell' azono, questo re dei disinfettanti, che non ha l'odore del catrame, dell'acido fenico, nè le proprietà velenose del sublimato corrosivo nè il lezzo del cloro e dello zolfo abbruciato. Oggi tutti sanno che le parti verdi delle piante, le foglie, esalano alla luce dell'ossigeno dopo di avere assorbito dell'acido carbonico. Così la pianta lavora a mantenere le proporzioni dell'ossigeno dell'aria, ed in una camera assai illuminata le piante faranno quello che fanno in natura; purificheranno l'aria dal soverchio acido carbonico. «Se la luce diminuisce, cessa questa funzione e rimane solamente la respirazione per cui le piante esalano nell'aria dell'acido carbonico come gli animali. «Ma questa esalazione di acido carbonico non ci deve mettere paura. «Il maggior danno delle piante negli appartamenti ove si abbondasse in questo adornamento, sarebbe l'umidità soverchia dell'aria, giacchè le foglie esalano dell'acqua e traspirano del vapore. « Ma le piante possono assorbire per le foglie i vapori ammoniacali, che si trovano sempre nell'aria delle stanze.»

Pagina 138

Il tesoro

181945
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
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Si usano anche i regali utili, i ninnoli che poi serviranno ad abbellire la dolce casa. I doni che si fanno in occasione di onomastici sono di due specie: doni imposti da relazioni formali, ove non entra il sentimento, ma solo il dovere di ricordarsi alla persona festeggiata, e allora il campo è ristretto, giacchè nulla autorizza alla libertà d'un dono di valore e per sua natura intimo. Generalmente soccorrono i fiori, in questi casi, grandi mazzi, splendidi mazzi di fiori, costosi come gioielli, talvolta, oppure vasi con piante rare o fiorite. Si può variare, donando un libro, la novità libraria, d'una certa importanza. Alle donne piacciono i romanzi; se si vuol fare buona figura, quanto a sostanza, non mancano i libri omnibus, vale a dire voluminosi e costosi. Agli uomini possono piacere i romanzi, ma anche libri politici, storici, di attualità in generale. Il marito, se può, donerà alla moglie un gioiello, e sarà sicuro di far cosa oltremodo gradita. In compenso la moglie gli offrirà... una cravatta, una giacca a maglia, una camicia di seta. Si sa che gli uomini amano le cose pratiche, e la signora ha il borsellino sempre sguernito (per la tircheria del consorte, ella dice). Talvolta il marito dona anch'egli oggetti utili; qualche paio di calze di seta, ad esempio, una pelliccia, una bicicletta. È la signora che dà il nome di utili a questi oggetti. Ella poi non sottilizza se sono più o meno costosi. L'amica donerà un gingillo; sarà una graziosa ceramica, un vaso per fiori, una cartella da scrittoio, una tovaglietta da tè ricamata. A un uomo si regala l'immancabile penna stilografica, la matita a più colori, la racchetta da tennis, l'orologio da polso, i bottoni da camicia, un borsellino, un portafoglio.

Pagina 611

L'angelo in famiglia

182883
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
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Pagina 492

Galateo ad uso dei giovietti

183808
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
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La donna è creata da Dio per abbellire la vita, temperarne le amarezze, raddoppiarne e santificarne le gioie. In qualsiasi condizione della sua esistenza, figlia e sorella, sposa e madre, ella vuol essere sempre esempio di bontà operosa, di virtù sincera, di soavità, di costume, circondandosi di quel profumo di grazia e di amabilità che è il solo, l' unico elemento iu cui può adempiere degnamente all'alta missione assegnatale dalla provvidenza.

Pagina 24

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188229
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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I figliuoli devono in tutto consolare e abbellire la vita dei genitori, il chè principalmente dalla religiose e dalla morale deriva; ma anche la civiltà vi ha molta parte. I doveri dei padri e delle madri verso i loro figliuoli sono cosa della maggiore importanza; non s'appartiene a questa operetta il parlarne; ma non sarà fosse inopportuno ricordare che la educazione, affinchè non apparisca goffa e affettata, vuol essere annoverata fin dal bel principio tra le utili istruzioni da dare all' adolescenza. Quest'avvertenza è viepiù a proposito per le convenienze della società, imperocchè facilmente si acquistano con la imitazione: perciò la gioventù educata sotto gli occhi di genitori o di precettori, che le buone usanze conoscono e seguono, a poco a poco vi si assuefà e vi si conforma, senza che, per così dire, sia necessario farlene la spiegazione. Sonovi da osservare questi doveri anche verso i parenti prossimi, come zii, zie, cugini, ai quali già ci lega affetto di famiglia. Invero i diversi gradi di parentela, d'età e di stato possono indurre qualche differenza nella nostra condotta riguardo a ciascuno di essi, quanto al rispetto, alla familiarità, all'intimità; ma a tutti dobbiamo voler bene, usare attenzione, portar rispetto quand'anco la nostra condizione ci facesse essere al di sopra di loro nella scala sociale. Chi sfuggisse di riconoscere parenti che il caso abbia posto in istato inferiore, darebbe indizio di orgoglio ridicolo e imperdonabile. Non dovete dunque studiarvi di tenerli lontani da voi, o di farli accorti che vi reputate da più di loro; chè anzi quanto maggiore vi sembrerà la distanza, tanto più vi conviene usar con essi delicati riguardi, procurando di far dimenticare la differenza di condizione che passa tra voi e loro. Se aveste maggior trasporto d' affetto per alcuni che per altri, non dovreste addimostrarlo in presenza di questi, che sarebbe lo stesso che mortificarli. E da ciò nascono talora quelle avversioni di famiglia che fanno divenir nemiche le persone tra le quali esser dovrebbe affettuosa e durevole amicizia. In una parola, non dimenticate mai questa massima: Onorare la famiglia, è lo stesso che fare onore a noi medesimi. Dobbiamo: Portar rispetto e usare attenzione ai genitori; ascoltare i loro consigli; mostrare riconoscenza delle loro cure paterne; essere affetto per tutti i parenti, e darne lor prova in ogni miglior modo e occasione. Non dobbiamo: Far trapelare agli estranei quelle dissenzioni leggiere che talora si suscitano in seno della famiglia; diportarsi con orgoglio verso i parenti di condizione inferiore; mostrare più affetto verso gli uni che verso gli altri.

Pagina 34

Le buone usanze

195518
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
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Anzi adesso è assai più prezioso questo genere di regali; per i gioielli occorrono forti somme, e poichè il gusto della casa si va sviluppando tutti i giorni, si preferisce il dono destinato ad abbellire il regno gentile della donna. Un amico della famiglia deve essere più severo nella scelta; se è artista può regalare un'opera del suo ingegno altrimenti mostrerà buon gusto se limiterà le sue preferenze ai gingilli, escludendo le cose di uso domestico. Vige adesso il costume che gli amici dello sposo o della sposa, i giovanotti che frequentano la casa della sposa, si riuniscano per offrire un ricordo; sarebbe meglio abolirlo, impone sovente un sacrifizio a giovanotti che hanno appena quel tanto necessario alla loro vita materiale. Gli sposi debbono a questi donatori, oltre la partecipazione delle nozze celebrate, un invito a pranzo o ad una serata nella nuova dimora. Trattandosi di una sposa non ricca è delicato cercar di saper che cosa le tornerebbe più gradito e utile; sarebbe ridicolo offrirle un ventaglio di piume o un oggetto artistico, quando si sa che la sua vita è destinata ad essere casalinga e laboriosa; ma bisogna andare molto guardinghi, ed è necessaria una grande intimità per non urtare la sua naturale fierezza coll'offerta, per esempio, di una pezza di tela o di un servizio da tavola. Per i parenti: fratelli, nonni, cugini, ecc., oramai di prammatica il dono di oggetti per uso della nuova famiglia, quali argenteria, porcellane, mobili; ed è una bellissima e pratica abitudine, che permette di utilizzare cose antiche e spesse volte vere ricchezze; e poi francamente tra una collana di perle scadenti, e un bel servizio in porcellana di Ginori, io non esito un istante. L'arte di chi riceve un regalo sta nel mostrare ugnale compiacimento, tanto per la ricca offerta quanto per il modesto ricordo, frutto di pazienza, di economia, di lavoro personale. Se il dono fu portato da un domestico, da un fattorino, magari da un facchino; chi lo riceve è obbligato ad una mancia. Se il donatore porta in persona la propria offerta, colei cui è destinata, apre subito il pacco, e non si rivela troppo entusiasta se il dono soddisfa i suoi gusti, come non resta fredda e indifferente se esso urta il suo senso artistico; lo allinea con grazia e con compiacimento accanto agli altri precedentemente ricevuti. Chi ha voluto ricordarsi a lei nella circostanza che decide del suo avvenire prova di nutrire a suo riguardo una certa affezione, e sarebbe sconveniente che ella mostrasse di attenersi solo alla manifestazione di questo affetto trascurandone la parte sentimentale. Mi è piaciuto tanto il pensiero di una novella sposa dei nostri giorni, che esponeva il regalo delle sue cameriere, due piccoli orrori, negazione assoluta di buon senso e di gusto, vicino ad un quadro del Delleani, e ad una quantità di oggetti artistici e di cose di valore. In molti paesi una fidanzata negli ultimi giorni che passa nella casa paterna, regala alle sue amiche d'infanzia i minuscoli gioielli, i gingilli che le furono compagni durante la sua vita giovanile. Per questa cerimonia ella riunisce qualche giorno prima del matrimonio tutte le sue amiche. Ella ha già disposto sopra una tavola del salotto i piccoli ricordi, quei tanti nonnulla che le furono cari, e nel dì del convegno li distribuisce affidando la scelta alla sorte per evitare urti e gelosie. Se lo sposo ha i mezzi, dà alle compagne della sua futura sposa in questa stessa circostanza una medaglietta, un porta-fortuna qualsiasi, colla data del giorno e le iniziali della coppia fortunata. È un'usanza molto gentile, poco comune finora, e che corrisponde al pranzo d'addio dato sovente dallo sposo ai suoi compagni di gioventù. A questa festicciuola di congedo data dalla sposa non assistono i genitori di lei, ma solo lo sposo che si presenta in abito di società: ella indossa una veste chiara e può portare qualcuno dei gioielli offerti dal fidanzato. È un modo grazioso di mostrarli e che soddisfa la vanità del suo futuro signore e padrone. La sposa deve un ricordo ai suoi maestri, alle maestre, alla sua bàlia, se le è rimasta affezionata, infine a tutti quelli che hanno avuto cura della sua infanzia, fisica ed intellettuale; non si fa mai abbastanza per farsi amare; ora io credo giusto il proverbio francese: Les petits cadeaux entretiennent l'amitié. Cambiano alquanto le cerimonie, se la sposa ha oltrepassato i trent' anni; in questo caso ella darà prova di buon senso non facendo pompa dei suoi sentimenti; il suo matrimonio, anche se ispirato soltanto dall'affetto, ha, per il mondo piuttosto scettico, l'apparenza di un affare; quindi ella evita tutto ciò che aggiunge grazia al matrimonio di una giovinetta. Non annunzia il suo fidanzamento, non fa visite, salvo che agli amici intimi, i quali per la tenerezza che li lega a lei, capiscono che qualche ruga, qualche capello bianco non invecchiano il cuore e che ai suoi trent'anni, fossero pure suonati, non è negata tutta la poesia, l'entusiasmo di un primo amore. Lo stesso dirò per una vedova che si rimarita; fortunata o no nelle sue prime nozze, ella, se anche giovanissima, non fa sfogo di sentimento per il nuovo imeneo; mette a parte della notizia pochi intimi, Per lettera, non in istampa; non parla di regali, di viaggio nuziale; la società che è disposta a perdonarle la sua, magari giustificata, infedeltà, riderebbe delle puerili, per quanto sante manifestazioni, che sono giustificabili appena in una sposa giovanetta.

Pagina 52

Galateo morale

196478
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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L'intimità con cui viviamo colle persone di casa nostra ci avvezza a trattarle con soverchia veruna per essere con loro amabili, per abbellire la loro esistenza. PELLICO - Doveri degli uomini. Alla famiglia noi diam nome di Santuario. Essa racchiude infatti ciò che vi ha di pù prezioso, di più venerando dopo Iddio fra gli uomini, le domestiche affezioni. Allorché dici famiglia, il tuo labbro pronunzia un non so che di soavemente grato che ti va dentro nell'anima; sembra che questo nome debba escludere ogni idea che non sia di rispetto, di tenerezza, e non possa andar accoppiato che alle più sublimi e più amabili qualità del cuore in colui che ne risente la benefica influenza. «Più la società è perfetta, e più si fa simile a buona famiglia. Chi cerca le origini della società civile in uno Stato selvaggio, ove i vincoli della società domestica, sognansi o ignoti o rotti, crea penosamente un tristo e brutto romanzo smentito dalle tradizioni dei popoli, dal buon senso e dalla coscienza umana, dal cuore de'figliuoli e da quel delle madri». (Tommaseo). Lo studiarsi di render prospera con leggi ed ardinamenti una nazione in cui le famiglie fossero tra loro in guerra, in cui i santi e soavi affetti dei padri e dei figliuoli fossero tenuti in dispregio, sarebbe lo stesso come un voler innalzare un edifizio senza solido fondamento, sopra un mobile ed infido terreno.

Pagina 36

«Le occupazioni dell'ingegno crescono grazia ed utilità alle donne: prima, hanno quella di occuparle innocentemente, poi quella di abbellire l'ingegno che è la parte più amabile di esse; compagne dell'uomo,l'accompagnano tanto più quanto sono capaci d'innalzarsi con esso ai più nobili, al più alti pensieri: riposo, consolazione e ricompensa dell'uomo, tanto più adempiranno siffatti amorevoli uffici, quanto più sapranno apprezzare le loro azioni, le loro parole generose e spronarli ad esse, e, riuscite o no, ricompensarli della loro dolcissima approvazione».

Pagina 65

Siamo dunque civili in famiglia; procuriamo di abbellire per quanto sta in noi l'esistenza di quelle persone, che tante volte pur troppo piangeranno in silenzio dei nostri errori e soffrono, ignorati, di quei domestici dispiaceri che per essere volgari e comuni hanno per altro il triste potere di torturare, talvolta di uccidere chi sen trova troppo duramente colpito. Quando, trascorsa in lavori di corpo o di mente la giornata, noi rientriamo per rinfrancarci, per ristorarci le forze fra le domestiche pareti, non facciam conto, no, d'entrare in un albergo, con quei modi freddi, burberi, dispotici che non son proprii d'un padre, di uno sposo, d'un fratello, ma di uno straniero e di un padrone. Anche se la tristezza c'invada il cuore, sforziamoci di diradare, entrati in casa, le rughe della fronte, le nebbie che c'intristiscono l'anima. Il volto sereno, il saluto affettuoso mostri agli amati nostri che la loro vista ci rianima e ci allieta: il bacio dei nostri cari sia per noi il più soave, il più prezioso compenso alle nostre fatiche: e se qualche lacrima sulle loro ciglia ci rivela l'esistenza di qualche secreto rammarico, studiamoci con quei caldi, accenti che ci suggerisce l'affetto di discoprirlo, di consolarlo; studiamoci di ricondurre in quelle anime oppresse la gioia, la speranza, la rassegnazione.

Pagina 78

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200649
Simonetta Malaspina 1 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Se è la prima volta che andate a un cocktail in casa d'amici, ricordate di mandare dei fiori alla padrona di casa: mandateli prima anziché dopo, serviranno alla signora per abbellire i locali dove si svolgerà il ricevimento. Il cocktail si offre tra le ore 18 e le 22, e di solito con parecchi invitati. Questi devono rispettare i limiti dell'orario e non possono trattenersi oltre, poiché la padrona di casa non li ha invitati per la cena. Questo ricevimento è di importazione anglosassone. Non consente a nessuno di fare una lunga pacata conversazione, ma permette a molte persone di conoscersi o rivedersi dopo tanto tempo. Sotto questo punto di vista è il tipo di ricevimento più consigliabile a chi voglia avere molti rapporti sociali. Non è d'obbligo per la padrona di casa assicurarsi che tutti gli ospiti abbiano da sedersi. Di solito, anzi, gli invitati preferiscono stare in piedi per passeggiare e incontrare il maggior numero possibile di persone. Per gli invitati non è obbligatoria la puntualità. Tutti possono concedersi un certo ritardo e trattenersi appena una mezz'ora. La padrona di casa deve prevedere queste eventualità, perciò fare in modo che il numero degli invitati sia superiore a quello di qualsiasi altro tipo di ricevimento. Più gente c'è e si rinnova, più l'atmosfera diventa gaia e festosa. Il buffet di un cocktail è abbastanza semplice. Vengono serviti cocktail, bevande analcoliche, salatini, tartine e qualche pasticcino. Niente torte. Quando ci sono due o tre camerieri (come nel caso di chi affidi l'organizzazione di un cocktail a una ditta specializzata in ricevimenti), le bevande vengono servite su un vassoio, già versate nei bicchieri, e offerte agli invitati. Soltanto quando si può contare su una sola persona di servizio, il cocktail può essere servito al buffet insieme ai salatini e ai dolci, e ciò per semplificare il servizio. Quando il cocktail è molto numeroso occorre preparare più di un buffet. In questo caso, è chiaro, bisogna disporre di locali molto grandi e di un servizio accurato. Se il cocktail invece viene servito a pochi ospiti, manca il tono del ricevimento.È allora lo stesso padrone di casa che prepara e serve le bevande ai suoi amici insieme con qualche salatino. È logico che sia l'uomo a occuparsi di tutto ciò, perché si presuppone che egli abbia più pratica della moglie nel preparare bevande alcoliche. Bisogna tener presente che non tutti amano l'alcool, e quindi bisogna avere sempre nel frigorifero qualche bottiglietta di succo di frutta o altra bevanda analcolica. Non è necessario abbondare con salatini e olive: bastano due piattini, tanto per accompagnare il liquido. A un cocktail gli uomini vestiranno di scuro, e le signore indosseranno abiti da pomeriggio elegante. Se il cocktail è di poche pretese, le signore potranno indossare un semplice abito di tessuto elegante, o un tailleur da pomeriggio ravvivato da un bel gioiello. Naturalmente se il cocktail ha un tono molto elegante, bisogna regolarsi di conseguenza. Le signore, potranno indossare un abito un po' scollato e portare in testa un'acconciatura-cappello: quest'ultima, oltre tutto, è quasi obbligatoria se la signora non è più molto giovane. Le giovanissime, per un cocktail molto elegante, potranno sfoggiare qualche scollatura più audace, meglio se accortamente velata. Nessuna donna, comunque, deve dimenticare che la propria eleganza si misura dal suo saper adattarsi alla circostanza, all'ora e al proprio fisico. Ragazzi e bambini sono esclusi dai cocktail, e non solo quelli degli invitati, ma anche i bambini dei padroni di casa saranno allontanati.

Pagina 102

Eva Regina

204349
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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LA VELETTA La veletta è un' appendice del cappello, appendice non necessaria, ma opportuna per preservare il volto dal freddo, dalla polvere, dal vento, dal sole, e per abbellire, anche. Infatti certi veli pare non abbiano altro ufficio: per esempio quelli così detti « illusione » per sapiente antonomasia, perchè come le illusioni si lacerano subito, e attraverso ai quali il viso acquista una delicatezza gentile, una freschezza nuova, specie se lo avvolgono in una nube vaporosa. Anche i veli a rete contesti di fili fini come quelli che si vedono luccicare sui campi di grano nelle asciutte giornate estive, non riparano molto, ma dànno al volto morbidezza e leggiadria. E i tulle punteggiati di palline bianche come minuscoli bioccoli di neve, o neri come i capricciosi nèi settecenteschi che si posano all' angolo delle labbra, sulla guancia, sulla fronte, pieni di malizia e di suggestione ?... Vi sono anche le foltissime garze o i fittissimi tulle ricamati di cotone, lavabili, che proteggono la faccia, come una maschera lasciandone soltanto indovinare in modo vago i lineamenti. Ho notato che sono questi i veli che più attirano gli sguardi maschili, forse per il mistero, grande o piccino, che sembrano nascondere. Vi sono le garze di tutti i colori : rosso per le brune e pallide; celeste per le rosee e bionde; violetto per chi ha una carnagione di cardenia; rosa per le giovanissime, giallino e bianco per tutte. Vi sono i fini veli con la trina intorno da ricacciare indietro sul cappello, l'estate, e i lunghi veli da automobile nei quali così poeticamente s' avvolgono le belle signore acquistando una vaga somiglianza con le odalische che passano lente sul Bosforo nei bei tramonti di giugno. Vi sono delle donne che non vogliono o non sanno portare la veletta. Le prime hanno torto, giacchè se la veletta copre un poco il cappello e non lo lascia esposto in tutta la sua pompa all' ammirazione del pubblico, la veletta lo armonizza meglio col viso, tiene a posto la pettinatura, lo spiritualizza, quasi, lo fa più personale. Un cappello posato sui capelli senz' altro, ha sempre un po' l' aria di appartenere più alla modista che alla legittima proprietaria. Ma alcune — è vero — non sanno mettere il velo; lo annodano troppo lungo, troppo corto, gli fanno fare delle pieghe false, riuniscono i lembi in un grosso viluppo che toglie l' armonia delle linee al cappellino. Giacchè l' arte di mettersi la veletta è tutt' altro che facile e richiede assai più tempo e maggior attenzione che puntare il cappello. Il velo é una poesia della femminilità. Conserviamolo. Esprime modestia e dà agli occhi un più vivo splendore, attenua le offese del tempo, del dolore, delle sofferenze fisiche; spiritualizza la giovinezza, cancella pietosamente la vecchiaia, finalmente dona il fàscino di ciò che s'intravede, tanto più squisito della cruda esposizione. Anche i poeti hanno cantato il velo. Ricordate il noto verso:

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