Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbazie

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

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Eva Regina

203280
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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« Beata solitudo, sola beatitudo » scrivevano un tempo i monaci sulla porta delle loro abbazie, fabbricate con profondo sentimento poetico nei luoghi più deliziosi per panorama e per bellezze di natura vergine e romita. La vita solitaria e appartata dà infatti, nella sua severità, dei compensi e delle soddisfazioni spirituali che non conosceranno mai coloro la cui esistenza si svolge tutta fra il contatto della folla e il movimento febbrile delle città popolose. « Bisogna saper vivere in compagnia, ma più ancora saper star soli » ha detto un grande spirito, il Tommaseo. Infatti è una scienza che bisogna acquistare, che le anime frivole, tutte date alla vita fittizia ed esteriore dell'attimo che passa, non impareranno mai, ma che rinvigorirà, invece, e maturerà altre creature che abbiano nel cuore e nell'intelletto i germi fecondi d' una ricca fioritura di sensibilità e di pensiero. La solitudine insegna a riflettere, insegna a meditare, insegna a bastare a noi stessi, sviluppa tutte le tendenze del nostro ingegno, ci fa più attivi e utili, rende la vita più intima e profonda. Soli, ci apparteniamo di più, la corrente non trascina, la nostra individualità morale si afferma con maggior originalità. Tutte le grandi cose: azioni, opere, sacrifizii, conversioni, furono preparate e compiute nella solitudine. Essa ridona la pace e talvolta la salute, perdute fra gli uomini: insegna a contemplare, ad amare la natura, a vincere le battaglie dell' anima, ad adorare Iddio... Eppure so che la solitudine fa orrore alla maggior parte delle donne. E non la solitudine assoluta ma, per esempio, la vita di famiglia in qualche villetta remota, in qualche villaggio abitato da gente zotica che obbliga all' isolamento. Molte sposine prendono degli atteggiamenti di vittime perché il marito, medico condotto, ingegnere, maestro rurale, o agente di campagna, le rapisce alla città per seppellirle, coi vestiti nuovi del corredo, in qualche landa inospite o in qualche « borgo selvaggio ». E pensare che io, quando ho sognato la felicità, l'ho sognata proprio così : la solitudine in due, fuori dal mondo ! Ma non sentite voi la dolcezza, l' ebbrezza, l'orgoglio di essere tutte al nostro amore, tutte alla nostra opera di felicità? di fare della piccola casa che abitiamo un porto di pace per le fatiche del nostro compagno, un faro di luce per il suo intelletto, un' oasi per il suo cuore? Tenersi vece l' un l' altro di società, di amicizie, di divertimenti, di distrazioni: concentrare tutte le energie fisiche e morali per il nostro ideale di dedizione, per il nostro nido, per la tenera famiglia ch' è già composta o che si comporrà! Beata, beata solitudine, dove l'arte e l'amore brillano, dove le romite passeggiate lasciano le anime espandersi e fondersi, dove nessuno interrompe le lunghe, le soavi intimità, dove insieme si leggono i libri buoni e belli e nessuna corrente malsana, nessuna tentazione perfida turba e disgrega e separa; dove nessun pettegolezzo maligno, nessun esempio pericoloso, avvelenano la nostra pace, dove s' accolgono solo i veri, i fedeli amici che vengono come a un pellegrinaggio e partono con la visione della vera felicità che noi abbiamo lor data — nel cuore...

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