Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbate

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

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Nuovo galateo. Tomo II

195306
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 279

Galateo della borghesia

202118
Emilia Nevers 1 occorrenze
  • 1883
  • Torino
  • presso l'Ufficio del Giornale delle donne
  • paraletteratura-galateo
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Così ai sacerdoti: signor parroco, signor abbate, ecc., meno quando si dica Monsignore. I frati, le suore, si chiamano frate e suora, con l'aggiunta del casato: frate Merlino, suora Gianoli, ecc. Reverendo, si dice ai superiori. Al medico si dirà: signor dottore, ma se ha tenuto una cattedra od ottenuto il diploma, si chiamerà: signor professore. In Francia gli avvocati si chiamano Maître nel resoconto dei processi ed al tribunale, non nei rapporti di società, in cui si chiamano Monsieur, come gli altri. I bottegai si chiamano col cognome, cui si aggiunge il titolo di signore; gli operai col cognome soltanto, e in molte città d'Italia riterrebbero derisione che vi si aggiungesse il termine di signore, mentre in Francia e Germania perfino gli spazzini e le ciane vogliono essere detti Monsieur et Madame, Herr und Frau. Da noi la servitù si chiama col nome di battesimo; in Inghilterra col cognome: all'istitutrice si dà il titolo di signorina senz'altro, o, se maritata, quello di signora, col nome di battesimo; dire: signora istitutrice, non starebbe bene: si dice però: signora maestra. I bottegai si ricevono in sala da pranzo, nel salotto di lavoro, o nello studio; si può rimaner seduti, mentre essi stanno in piedi, ma se vecchi, sta bene s'offra loro da sedere. Anche alle sarte o crestaie, se la conferenza è lunga, si offrirà una seggiola, e ciò sarà un far prova di buona educazione e non un derogare. Gli operai si ricevono in antisala. È dovere trattarli con la massima urbanità. Trascender con essi a modi sgarbati od espressioni triviali è un compromettere la propria dignità, è mettersi a pericolo di ricever affronti che non si potranno poi cancellare in niun modo: è, in una parola, un abdicare al proprio decoro di persona civile! E dire che taluni, parlando con durezza ed arroganza alla gente bassa, credono di dimostrar che appartengono alla aristocrazia! Ma i veri gran signori sono urbani perfino coi mendichi. D'altra parte però la intrinsechezza con chi è di condizione inferiore va evitata, perchè non può che condurre a cattivi risultati, provocar da un lato l'invidia e dall' altro l'arroganza. Con i proprii compagni di scuola, qualunque sia la condizione cui appartengono e la professione che esercitano poi, si scambierà sempre un saluto cortese. Sarebbe scioccamente vanitosa la ragazza che nella pompa dei suoi primi vestiti da signorina, fingesse non vedere o non ravvisare l'amica dell' anno prima, se la scorgesse in vesti dimesse o dietro al banco della bottega. Alle maestre ed ai professori, fossero vestiti con la massima povertà, fossero ridotti a condizione miserrima, si parlerà sempre con rispetto. Sono maestri, il che significa che compiono quella nobile missione che è una seconda paternità, che si dedicano all'opera santa e paziente dell'educar al bene le menti tenerelle: meritano dunque ogni deferenza. Nulla è più disdicevole che il motteggiarli: i genitori devono redarguire severamente i ragazzi se hanno la sconvenienza di farlo, e dal canto loro, non permettersi mai nessuna critica che possa scemare l'autorità, quel che francesemente si direbbe, il prestigio del professore. I bimbi ammirano per istinto la scienza, e rispettano chi sa, senza por mente alle sue imperfezioni fisiche: non si deve metterle in evidenza davanti di loro, non si deve ridere degli occhiali del maestro o canzonare la sua pronunzia ed i suoi gesti. Il bimbo ripeterà quei motteggi e perderà l'assoluta stima e fiducia pel professore. È disdicevole anche dibattere il prezzo delle lezioni col professore in presenza dell'allievo, o, non avendolo pattuito prima, discuterlo poi. In generale, le lezioni perdute per colpa dell'allievo vanno pagate: se l'interruzione deve durare, si avverte. Non si deve uscire all'ora in cui s'aspetta il maestro e pretendere che torni o farlo attendere a lungo. L'aia ed il precettore vanno trattati come maestri e non come persone di servizio; tocca ai genitori dare l'esempio della deferenza. Mi venne chiesto alcune volte se in un pranzo con ospiti ragguardevoli si possano ammettere l'aia ed il precettore; a ciò rispondo, con le migliori autorità, sì, se vi sono i ragazzi, ed allora l'aia sarà servita, dopo gli altri, ma prima dei suoi allievi; però, nei pranzi di quel genere, si escludono solitamente i bimbi, per cui chi li invigila desinerà con loro. I professori in campagna s'invitano come ospiti: in loro però è delicato offrir qualche lezione se vi sono ragazzi. S'invitano sempre alle nozze dell'allievo, ed essi, secondo la cosa di cui si occupano, offrono un dipinto, un lavoro nuovo di musica o di poesia. La balia va sempre accolta come una persona di casa, non come una ex-salariata. Il medico, per lo più, è anche un confidente, un amico. Nel chiamarlo, ci vuol un po' di discrezione. Dico una cosa che forse farà sorridere taluni: però è positivo, che la famosa risposta: Eh, si paga! non vale a scusare le chiamate intempestive ad ora di pranzo o a tarda notte, per un nonnulla. Si paga; d'accordo: ma che cosa si paga? La scienza, il tempo. - La salute, la vita, chi le paga quelle? Chi desidera molte visite deve dirlo, perchè i medici dignitosi non ne fanno ora che il numero necessario. È sconveniente incontrando un medico da terzi, mettersi a parlare dei proprii malanni, sì da obbligarlo a darvi, lì per lì, un consulto gratuito. Non si fa venir altro medico in segreto, tacendolo al proprio. Se un medico non ispira fiducia, si cambia o si chiede un consulto. Mutando medico, è indelicato e peggio l'andarlo a proclamare, dando a quel dottore la taccia di poco valente. Senza volerlo, gli si toglie così la fama ed il pane di bocca. Se, davvero, lo si ritenesse inabile, si potrebbe avvisarne gli intimi, sotto riserva, ma giudicare e ciarlare alla leggiera, in tal caso, sarebbe un grave torto. Il medico va pagato secondo il suo merito, l'uso del paese, ed i proprii mezzi, ma con puntualità, e sta male il lesinare. Molti però che non lesinano quando si tratta del teatro o del vestire, lesinano nel pagare il medico, perchè è una spesa ignorata che non serve a figurare! Un medico che, trovandosi in villa, neghi il suo uffizio, fa atto inurbano verso chi può pagare e crudele verso chi non può; se lo presta, avvertendo che è per far un piacere e non come professionista, convien offrirgli un ricordo a seconda del servizio reso. I medici, in illo tempore, assumevano una gran prosopopea; ora, in generale, più sono valenti e più sono semplici di modi. La levatrice è una specie di medico; le vanno usati molti riguardi: il padrino e la madrina le offrono un regalo, la si invita al battesimo ed a colazione. Se delle persone da noi conosciute mutano stato, non bisogna rammentar loro il passato. Per esempio, se la vostra sarta o cameriera diventa, maritandosi, una signora, e viene a visitarvi, non baderete a ripeterle: quando eri in casa mia,quando mi facevi i vestiti, od altre cose consimili, perchè ciò potrebbe spiacerle; essa avrebbe torto, certamente, ma ai visitatori non si deve far corsi di morale: si deve offrire un cordiale benvenuto, e ricordando quel mercante, padre di fra Cristoforo, a cui davan ombra perfino i proverbi in cui la parola mercante c'entrava, evitare ogni allusione che possa offenderli. Così, se un amico è salito a condizioni superiori alla vostra, non sta bene ricercarlo, stargli sempre al fianco, ostentando famigliarità eccessiva, alludendo sempre all'epoca in cui s'era in pari stato. Se quell'amico è degno della sua fortuna, vi ricercherà lui, e sarà il primo a parlare, senza falsa umiltà, del passato e senza boria del presente; se non ne è degno, perdete poco non possedendo più la sua amicizia. Chi per un motivo o l'altro sale in fortuna, è ridicolo vantandosene, sia col ricordar l'umile stato di prima ed attribuirsi il merito delle mutate condizioni, sia col nascondere la propria origine. Però, se produce cattiva impressione chi fa il millantatore, non è fedele alle leggi della vera urbanità, nemmeno chi inveisce contro la gente facoltosa o contro i nobili e li deride. Quelle critiche paion mosse da invidia. I ricchi si godano il denaro ed i nobili il titolo; ciò non toglie che un onesto ed intelligente borghese, una signora colta e gentile, anche se in modesto stato, possano star a pari di ognuno, ora che s'è riconosciuto che la vera ricchezza sta nell'ingegno, la vera nobiltà nel cuore, la vera superiorità nell'educazione! E con ciò chiudo, care lettrici, i miei appunti,sperando, come ho espresso nell'esordio, di non aver fatto un lavoro assolutamente inutile e di non avervi troppo annoiate, e richiamando la vostra attenzione sul fatto che, se anche un po' d'uggia l'aveste sentita.... il mio argomento era tale da non poterglisi prestar la grazia variata e la vivacità d'una novella.

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