Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Manuale per i dilettanti di pittura a olio, acquerello, miniatura, guazzo, pastello e pittura sul legno (paesaggio, figura e fiori)

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Ronchetti, Giuseppe 13 occorrenze
  • 1902
  • Ulrico Hoepli Editore Libraio della Real Casa
  • Milano
  • manuale di pittura
  • UNIFI
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Coloro che volessero tentare una pittura di primo getto, persuasi di applicare ogni tinta e tono giusti di valore e al loro sposto, non avendo ancora abbastanza pratica della tavolozza, cadrebbero inevitabilmente in un lavoro crudissimo, d’effetto ripugnante, di ombre opache e di lumi stridenti; poichè è un’impresa superiore alla loro forza trovare il giusto valore delle tinte, il quale valore, è il risultato costante del reciproco contrasto dei colori e dei toni. Coloro poi, che volessero rimediare a tale insuccesso, col modificare e correggere, si ingolferebbero in un pantano di impasto di colori snervati e sozzi, da non uscirne più; apportando, ai meno perseveranti, disgusto tale, da far loro abbandonare sfiduciati il lavoro.

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Quando avrete compreso abbastanza il chiaroscuro dei solidi, passerete alla copia dal gesso.

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Infine, coprite il fondo secondo il vero, e, con brio, abbozzate i vestiti, per poi sospendere il lavoro, fino a tanto che i colori non siano abbastanza asciutti, da potervi applicare le velature.

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La Hardin e la Canson sono abbastanza buone, più morbide della Whatmann se si vuole, ma non sopportano bene le lavature colla spugna.

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Il tempo impiegato per far questo, dipende naturalmente dallo spessore della carta; e per accertarsi se essa ne è abbastanza imbevuta, rovesciate uno dei suoi angoli, che, se esso conserva ancora la propria elasticità riprendendo la posizione primitiva, allora è segno che la carta non è bagnata abbastanza; ma se l’angolo, anche senza essere troppo carico d’acqua, non torna indietro, allora considerate il foglio come bagnato abbastanza.

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Si copra tutto il dipinto con un foglio di carta sostenuta, nel quale si avrà intagliato un foro grande abbastanza da lasciar vedere tutta la macchia inopportuna. Poi, colla spugna bagnata d’acqua calda, si strofinerà, senza paura, la parte esposta, fin tanto che, col colore, si leverà anche la macchia.

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Qualora la prima tinta di ocra gialla non vi risultasse abbastanza luminosa, aggiungetevi del cadmio; mentre la porzione rossastra dell’aria, può essere rinforzata con una velatura di garanza rosa; e se volete dare al rosso ancora maggior profondità di tono, velatelo allora colla garanza porpora.

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Gli alberi d’esecuzione larga, si dipingono così: Colla tinta locale abbastanza liquida, coprite tutto l’albero; lasciando però fuori i numerosi lumi fra le frondi — in ispecie quelli esterni — e, a preferenza, un po’ più grandi del bisogno, potendoli in seguito rimpiccolire facilmente con dei toni brillantissimi, d’effetto molto naturale.

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Per alberi e arbusti decisi d’intonazione cupa nel primo piano, è vantaggioso seguire il metodo seguente: disegnate i contorni a tratti abbastanza decisi; poi, con una tinta neutra, disponete le ombre più profonde. Passate sul tutto la tinta locale, sulla quale metterete le mezzetinte; per poi cercare le finezze nel modo sopradetto.

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Per conoscere se il colore è gommato abbastanza, stendetene un po’ sulla carta, e quando sarà essiccato completamente, strofinatelo col dito, che, se la polvere del colore vi si attacca, allora è segno che esso non è gommato sufficientemente.

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Coloro che non conoscessero abbastanza il disegno o non avessero sufficiente famigliarità cogli stili ornamentali per poter comporre e inventare, possono aiutarsi facilmente valendosi delle pubblicazioni d’ornato policromatico tanto estere, quanto nazionali. Fra le prime, le migliori sono quelle di Racinet, e L’art pour tout; costose se si vuole, ma ricchissime, ove vi ha campo a una scelta svariata di motivi bellissimi, adatti appunto per la pittura sul legno. In italiano c’è la «Decorazione Policroma» del Prof. Boito. All’ornato si possono felicemente anche collegare soggettini di figura simbolica, stemmi, monogrammi, ecc., che abbiano relazione Col donatore o colla persona alla quale è destinato il regalo; come pure, piccole fotografie di busti e statue antiche in forma di medaglione, per esempio, possono benissimo essere utilizzate, dopo averle liberate dal cartoncino, e incollate accuratamente sul legno greggio, al posto voluto, con della colla fortissima e bianca. Questi soggettini staccano a meraviglia sul campo nero. D'altronde, anche le più semplici bordatare lineari, se sviluppate con gusto, possono benissimo offrire delle composizioni leggere, d’effetto assai grazioso.

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Ma è da guardarsi di non peccare nel contrario, perchè se la pennellessa è troppo scarsa di vernice, essa non ne lascia abbastanza; le setole si aprono e lasciano degli spazi ove la vernice non ha preso.

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L’ultimo, e generalmente anche il secondo piano di un quadro, sono di un’importanza tale, che non si ha mai consultato abbastanza il vero, prima di accontentarsi del proprio lavoro. Gli oggetti, in special modo i più lontani, sembrano così indistinti, che bisogna vedere e rivedere prima di arrivare a concepire la loro giusta apparenza, la quale deve bensì sembrare indecisa nel dipinto, ma distinta quel tanto da poter rilevare, a prima vista, la proprietà dell’oggetto raffigurato.

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Manuale di cucina

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Prato, Katharina 3 occorrenze

Acciò il ripieno non s’attacchi al fondo si versa tra foglie e pareti della marmitta alcune cucchiaiate d’acqua, separandosi più tardi da per sè abbastanza liquido. Coperto ermeticamente si lascia stufare il tutto per 2 ore a fuoco moderato.

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Qualora a stenderla si occupassero due persone, entrambe passino la parte esterna delle mani infarinate sotto la pasta leggermente spianata, per distenderla in questo modo fin tanto che nel mezzo sia abbastanza fina; la si ripone poi sulla tovaglia per assottigliare anche l’orlo finamente colle dita. Coperta col ripieno la pasta, si solleva cautamente un lato della tovaglia con ambe le mani onde farla avvolgere su se stessa; indi la si rivolta per lo più a chiocciola.

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Divenuta la pasta abbastanza morbida e scoppiettante sotto la mano, le si da la forma di un panetto, e coperta con un pannolino la si lascia riposare per 1/4 d’ora. Viene poi spianata in quadrato e postovi sopra il burro asciugato con una pezzuola, si piega la pasta (Fig. 16) Fig. 16. pasta sfogliata a guisa di busta da lettera, battendola col matterello un po’ in largo acciocchè non vi resti dentro dell’aria e il burro venga ripartito egualmente. Indi si spiana la pasta cautamente dinanzi a se sempre in direzione eguale sino alla grandezza di 1 1/2 foglio di carta, (Fig. 17) Fig. 17. badando di spolverizzare poco la tavola e il matterello, levando la farina con una fina scopetta dalla superficie della pasta, la quale, ripiegata da ambi i lati, cioè il lato destro in sopra ed il sinistro in sotto, in modo che si trovi piegata in triplo, la si mette a riposare in luogo fresco. Dopo 1/4 d'ora la si ripone sulla tavola polverizzata di farina con le parti strette e aperte verso la destra e sinistra, (Fig. 18) e la si spiana dinanzi a se più sottilmente che sia possibile, senza romperla, perchè il burro non deve escirne. Lo spianare però deve esser eseguito con precauzione ma lestamente, più battendo la pasta col matterello che spianandovela, affinchè questa non s'asciughi. Poi viene ripiegata di nuovo in triplo, per metterla in riposo, ciò che devesi ripetere ancora 4 volte. In fine la si lascia ripiegata riposare più a lungo, e se tuttavia fosse divenuta un po' molle, la si pone sul ghiaccio oppure in cantina durante la notte. In questo caso la si lascia riposare la mattina, dopo averla spianata ancora una volta, prima di finirla per il forno. In tal modo si può per risparmio di tempo cominciare a fare la sfogliata di sera e finirla l'indomani mattina. Secondo l'occorrenza si distende ora la pasta alta un dito o più sottile ancora. Qualora venisse arrostita sulla lamiera si copre questa con diversi fogli di carta oppure la si immerge in acqua fredda, senza ungerla col grasso. La superficie della pasta deve ungere coll'uovo sbattuto con un po' di sale e per le pietanze dolci con un po' di zucchero. Per ungerla si adopera un pennello o una penna di pollo, cautamente perl, acciò l'uovo non scorra oltre gli orli della pasta, poichè questo le impedirebbe di crescere uniforme durante la cottura. La sfogliata richiede da principio un forte calore, altrimenti non cresce; la crosta bruna sotto piccoli pezzi si può togliere via; la pasta è cotta quando cessa di schiumare.

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